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Autore: AlnyFMillen    26/05/2016    5 recensioni
Warning!spoiler retrace XC/CIV
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Nell'universo parallelo sognato da Oz, non perdetevi i piccoli happy ending fatti di the e biscotti, tra ricordi, crescite, lacrime, morti e resuscitati, segreti, gelosie, rivelazioni, divertimento e tanti, tanti, tanti casini. Buona lettura e grazie per essere qui!
~Un po'tutti, rigorosamente vivi e vegeti {Vincent; Ada; Leo; Elliot; Oz; Gil; Alice; Echo; Sharon; Break; Reim; Sheryl; Rufus; Lottie; Lacie; Jack; Oswald}
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❦dal primo capitolo❦
"Ed è forse paura quella che vedi ad incrinare la perfezione dei suoi occhi smeraldo, la stessa che hai cercato di farle provare nei tuoi confronti ma non si é mai presentata. Eccola lì, finalmente ha capito chi sei veramente.
Sorridi senza un briciolo felicità tra i denti.
Un rifiuto.
Un ingannatore.
Un ladro.
Un burattinaio ma assieme una marionetta.
Un assassino.
Un...
Un... Uomo? Anche tu? Persino tu?"

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||raccolta di oneshot happlyeverafter ispirata a long non ancora pubblicata||
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Elliot Nightray, Oswald Baskerville, Oz Vessalius, Vincent Nightray, Xerxes Break
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Come se fossero desideri irraggiungibili



 
E'bastato un semplice sguardo per...
 
Presente. Non le piaceva quando era bambina, non le piace adesso e non crede le piacerà mai. Le storie narrate al presente sono troppo forzate, è una costrizione parlare di un accaduto come se ci stessi affondando la testa proprio al momento. Servirebbe a far immedesimare meglio il lettore, obbligandolo a seguire la trama fin alla fine, ma questa risulta spesso null'altro se non estremamente faticosa e noiosa.
Il passato è la scelta opposta: in primo luogo, si può avere una maggiore padronanza dell'ordine cronologico, nel quale si ha la possibilità di far comparire i fatti come piace e pare allo scrittore, e sicuramente c'è anche libertà più ampia per quanto riguarda il mostrare ma non raccontare. Tutti i più grandi romanzi sono scritti al passato, basti pensare ad Orgoglio e pregiudizio, Jane Eyer. Quindi, quale dovrebbe essere il problema? Nessuno, eppure c'è. E' lì davanti che si fa beffa delle sue capacità, ridendo di lei. Per la questione della narrazione in prima o terza persona ha risolto subito, si è messa a scrivere con la seconda, ma ora?
Pensare che "questi non sono pensieri degni di una Baskerville ma al massimo attribuibili ad una Rainswoth" non subisce l'effetto desiderato su Charlotte che, calamaio pericolosamente in equilibrio tra le pieghe della gonna e piuma ancora pregna d'inchiostro, sbuffa. Senza troppi complimenti lascia ciondolare la testa indietro, tirando ritmici colpi sulla corteccia del grande albero alle sue spalle. Per fortuna, non c'è nessuno che può vederla così rintanata tra i cespugli e le foglie a quell'ora di mattina. Si è svegliata di buon'ora, anche troppo presto per i suoi gusti. Se solitamente è una persona mattiniera, oggi avrebbe fatto meglio a non andare a dormire affatto. Per un po', ha pensato di rimettersi a dormire, ma poi un'idea si è impossessata del suo cervello e non ha potuto far a meno di assecondarla e metterla su carta. Poco dopo però, dato che il foglio continuava ed essere ininterrottamente bianco, si è costretta a lavarsi, vestirsi e poi uscire, determinata a farsi svegliare dall'aria frizzantina della residenza e invece... Tiene gli occhi fissi sul foglio ingiallito e scarabocchiato, come se le parole potessero apparire magicamente l'una dopo l'altra. Ma non lo fanno, ovviamente, e lei si ritrova a leggere per la centesima volta in quei due minuti lo stesso identico stralcio che è riuscita a buttare giù con stentatezza.
 
...Capire che nei tuoi occhi mi stavo perdendo...
 
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Era finalmente  arrivata alla festa dopo tut
Entra nella sala e si guarda attorno: nessun viso a lei conosciuto ne tantomen
“Buonasera” salutò galantemente Mr Kant appena la vide
LISCIA LE PIEGHE DEL SUO ABITO MALCONCIO
 
“Elizabeth, aspetti”
 
Chiamò Esclamò una voce poco distante dietro di lei poco distante.
Era una piacevole sorpresa avere l'opportunità POTER vedere il signor Henry venirle incontro, ma convenne fosse più cospicuo non destare sospetti su quella strana ed inusuale simpatia che provava nei confronti dell'uomo. Sia mai gli venissero in mente strane idee sul loro suo conto ma non le ricambiasse pienamente! Sarebbe diventata lo zimbello di tutti ed avrebbe dovuto rinunziare per/sempre al suo orgoglio femminile. Non ebbe la volontà di pensarci nè stette a rifletterci a lungo poiché Mmr Henry era arrivato a raggiungerla con poche falcate ben piazzate.
 
“Mi permetta di disturbarla ma... Oh, state andando via? di già?”
 
Nel suo tono apparve un che di deluso e lei ma Elizabeth ma a quella stupida di una ragazzina depressa non poteva interessare di meno perchè era, come ho appena detto, una ragazzina stupida e depressa ma facciamo anche insensibile, è più chiaro così? Lui ti ama e tu che fai? Ma andiamocene e ignoriamolo che ho paura, e TU, TU ancora che gli vai dietro, non sei da meno allora! ed ella non ebbe cuore di negargli un sorriso, per quanto mesto e contenuto.  
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“E' solo un dannatissimo pezzo di una dannatissima festa” pensa passandosi una mano sul viso in cerca di un misero rimasuglio di ispirazione. Si impone di pensare, torce le mani nervosa. Tutto quel putiferio per una semplice, mediocre festicciola da quattro soldi alla quale Elizabeth, la protagonista di quella maledetta storia che si è ripromessa di portare a termine, neanche vuole andare! Se non fosse stato per quell'idea grandiosa che la sera precedente le ha portato, ora sarebbe ancora al letto al calduccio, e non magnificamente incastrata in un vestito troppo stretto per una ventenne appallottolata su se stessa a cui manca l'aria ad ogni singolo respiro. Figurarsi se poi la ragazza in questione è proprio lei, che si infastidisce per un nonnulla ed ora è nel pieno di una crisi di nervi. Qualunque rumore, benché minimo potrebbe farla scattare.
Allenta i lacci del corpetto e sfila da testa quelle forcine che le stanno infilzando il cranio, mugugnando uno stizzito "Al diavolo". Si perché, fin quando è in pubblico può benissimo comprendere il perché di tutto quell'abbigliamento, ma questo non è certamente il caso. Passa le mani tra i capelli non tanto per pettinarli e rendersi presentabile quanto per ridargli una loro disordinata forma, il fiocco troppo stretto le ha fatto scoppiare un mal di testa atroce ed ora la cute pulsa insistentemente. Punzecchia con i polpastrelli la base del naso, poi torna ad appoggiare il capo sulla quercia, disperata.

...Sensazione che non provavo da tempo...
 
"Perché diamine non mi viene!" urla serrando i pugni in aria con rabbia.
E'andato tutto liscio fin a quell'istante ma all'improvviso non riesce più a scrivere quattro righe messe in croce. Squadra il giardino da cima a fondo, almeno fin dove riesce ad arrivare dalla sua scomoda posizione. Le serve una foglia, un filo d'erba, una colonna, qualunque cosa possa smuoverla da quello stato di fermo. La vista non le rimanda nulla, quindi decide di chiudere gli occhi, così che i saloni possano dipingersi nel buio della sua mente, le dame possano danzare nelle loro vesti ampie e le candele possano accendersi. Al mormorio degli uccelli che cinguettano sui rami sopra di lei, al suo respiro calmo e pacato si sostituiscono le voci e la musica. I violini – oh, quanto adora i violini- stanno intonando una suoneria fin troppo conosciuta, armonizzata per più strumenti, non proprio proviene da un vecchio carillon dorato ma poco ci manca.
Confidence.
E' una variante un po' più complessa e lavorata di Lacie, più una gemella che una rivisitazione, ascoltata nettamente di rado ma che Lottie ricorda perfettamente ed è riuscita anche ad imparare. Ogni tanto, quando il silenzio è sovrano e poche persone sono all'erta, sgattaiola verso uno strumento e lo lascia parlare, più volte, fin quando non sente che la melodia è perfetta e potrebbe andar avanti per l'intera giornata. Lì smette, non ha spartiti da sistemare perché le uniche sue compagne sono la memoria e le orecchie, solo si accerta di non essere stata vista o sentita, mentre con passo furtivo torna nella propria camera. Certo, perché non ci ha pensato prima! La musica, la musica è la giusta dose di ispirazione che le serve! Dischiude le palpebre attenta a non perdere l'idea. Dovrebbe recarsi nel salone principale, lì dove l'immaginazione potrebbe lavorare meglio. Fa per alzarsi, pulisce la gonna dalla sporcizia e... IL NOBILE GLEN!
Con uno slancio, torna a raggomitolarsi dietro i cespugli, quasi si stende. Non può averla vista, no? E' una macchia rosa nel mezzo del verde ma pur sempre nascosta! E' saltata, ha la guancia a contatto con l'erba bagnata di rugiada ma è ancora rossa come un peperone. Si affretta a stringere il corpetto e arrotolarsi i capelli, ma non trova le forcine, probabilmente perse da qualche parte nella stoffa del vestito, così decide di legarli alla bell'e meglio con il fiocco, lasciando qualche ciocca ad incorniciarle il viso. Riluttante, si sporge di qualche centimetro verso la direzione della villa.
 
...E che ora vivo per te...
 
E' lì, con la solita uniforme nera. Stivali alti fino a pochi centimetri sotto al ginocchio, gilet sopra la camicia bianca, leggermente più chiaro con quattro bottoni sul davanti, fazzoletto bianco a due risvolti. Ma, no, non ha indosso il cappotto a collo alto tanto lungo da toccare terra. Strano, non l'ha mai visto senza, in veste di capo dei Baskerville deve sempre avere un'aria impeccabile e mantenersi superiore. Non che adesso abbia qualcosa di meno, è solo... diverso. Forse, ma solo forse, più uomo che padrone. La solita espressione neutra stampata sul viso dai lineamenti delicati, gli occhi viola scivolano pacatamente sul giardino. Lo sguardo si sofferma qualche tempo in più sulla direzione in cui ha trovato rifugio Charlotte, poi con tranquillità, dopo aver dato un'occhiata veloce all'orologio da taschino, si avvia verso di lei.
Panico.
Non capisce perché stia venendo proprio lì, solitamente avrebbe osservato per un po' il panorama e poi continuato a camminare come se nulla fosse -lo sa perché è capitato più volte che facesse cadere qualcosa mentre sbirciava di nascosto i suoi movimenti e lui l'avesse scoperta. Ma ora è tutto completamente diverso!
Con uno scatto, si tira a sedere, cercando di eliminare completamente le foglie che le si sono impigliate addosso, recupera il taccuino e cerca di darsi un'aria meno agitata, poggiando le mani fredde sulle gote per raffreddarle. E non funziona, si sente più nervosa che mai.
E' sempre più vicino, a separarli ci sono solo pochi passi veloci. Lo vede camminare con compostezza, come ad annunciare il suo arrivo. Ancora non capisce come possa essere amico di quel Jack, il suo completo opposto, eppure sembra che ci sia un legame d'amicizia tanto forte da risultare indissolubile. Sarà merito della tanto famosa Lacie? Da quanto ha capito, è un argomento tabù, che si domandino informazioni su di lei oppure no. Ovvio che Lottie non ha mai chiesto nulla al nobile Glen sul conto di quel nome misterioso, ma quando ha provato a parlarne una volta con il Vessalius, lui si è fatto subito serio -cosa più unica che rara- e con aria trasognata ha accennato a qualcosa come al fatto che fosse la persona più importante delle loro vite. Facendo poi qualche ricerca indiscreta, è venuta a sapere che è la sorella minore del suo padrone. Cosa centri il biondo non le interessa, la sua ricerca è finita quello stesso giorno: un conto può essere nutrire forte ammirazione nei confronti del proprio capo, la propria guida e avere il desiderio di conoscerlo, un altro ficcare il naso in affari troppo privati. Se non se ne discute mai, un motivo ci sarà. Ha avuto ciò che cercava perché, si, deve ammetterlo, un po' era gelosa di questa donna senza volto a cui quei due sono tanto affezionati. E' arrivata al punto di costruirsi storie inverosimili fatte di amanti, tradimenti e chi ne ha più ne metta. Invece, l'unico riflesso che pare esserci di lei è quella malinconica melodia scritta da un fratello a cui è stata strappata la sua unica famiglia. Non ha mai visto quel lato di Glen.
 
...Che prendi posto nei miei pensieri...
 
Improvvisamente si riscuote dai suoi pensieri.
Fai qualcosa non puoi restare a fissarlo! urla dentro di sé, rischiando seriamente di pronunciare le parole ad alta voce e passare per una squilibrata. Apre il quadernino ad una pagina qualunque e comincia a scarabocchiare frasi senza un senso compiuto. Continua a passare e ripassare lo sguardo su quei segni informi, mentre cerca di mantenere una parvenza di disinteresse.
“Charlotte…?”
Nel momento esatto in cui la voce le arriva alle orecchie, sente i passi dell'uomo arrestarsi e scorge la punta delle sue scarpe a pochi metri da lei. Non deve fingere, lui, di non essere minimamente incuriosito da quello che gli accade intorno, la voce ha la stessa, perenne neutralità di sempre.
“N-nobile Glen...?!”
L'esclamazione le esce eccessivamente stridula, come se stesse parlando in falsetto, e non ha bisogno di dimostrarsi forzatamente sorpresa perché lo è già abbastanza. Per quanto fosse stato lampante il fatto che stesse venendo proprio lì, non si aspettava di certo che si presentasse seriamente davanti a lei. Non sul serio. Deve star sognando perché è una situazione totalmente inverosimile che ha paura di crederla concreta. Passa la mano desta sul lato del braccio sinistro e stringe un lembo di pelle tra il pollice e l'indice in un lieve pizzicotto. No, non sta sognando, ha fatto un male cane.
Si alza, fa un veloce inchino, poi due e tre e quattro. Le parole sgorgano fuori dalle sue labbra senza nessun controllo, con una velocità a dir poco impressionante.
“WAAAAAA mi scusi, mi scusi, mi scusi, mi scusi tantissimo, non mi sono nemmeno alzata per salutarla! Buongiorno, ha dormito bene? Spero di non aver disturbato la sua usuale passeggiata mattutina! Non che io sappia se la fa spesso, ma sembra il tipo! Mi scusi, la sto trattenendo ancora, scusi!”
Leggermente shockato, l'altro si limita ad ascoltarla mentre le fa cenno di tranquillizzarsi con una mano. Ma niente, sembra priva di controllo, così che la ragazza, per cercare di fermare il fiume di scuse che ha travolto il capo dei Baskerville e non accenna a terminare, pensa di gettarsi a capo fitto verso il porticato alla ricerca di una fuga disperata. Invece rimane con i piedi incollati al terreno, punta gli occhi sul fiore lì accanto. Lo osserva senza realmente vederlo, ma le sembra che abbia un centro giallo e dei petali bianchi.
Ed eccola arrivata in tutta la sua gravità: la quiete dopo la tempesta. Silenzio, non uno di quelli piacevoli che sono lasciati cadere spontaneamente quando ognuno si perde nelle proprie riflessioni, no, questo è il tipico "sto zitto perché non so cosa dire" o, nel caso più specifico, "sto zitta perché ho paura di dire cose oscene".
Alza lentamente lo sguardo per controllare cosa stia realmente succedendo e incontra due ametiste viola intente a scandagliarle l'anima con una sola occhiata. Distoglie in fretta l'attenzione mentre lui inarca lievemente un sopracciglio. Quello destro, la fronte marmorea è increspata. Tutta quell'assenza di conversazione non sembra infastidirlo troppo, ed anzi, si trova talmente a suo agio che dopo pochi minuti domanda con quanta più glacialità ha in corpo se può accomodarsi lì accanto. O forse è lo stesso tono di sempre, non riesce a capirlo. Magari ha solo voglia di sedersi da qualche parte e lei gli ha rubato il suo nascondiglio preferito, ma si limita ad annuire.
“Con permesso” mormora poi appoggiandosi appena all'erba sottostante, il più lontano possibile da lui ma non poi tanto, come se fosse pronta ad andarsene appena richiesto.
“Mi sono sempre chiesto perché tu e Jack stiate sempre a rincorrervi” dice ad un tratto l'uomo “Ogni volta che cerco tranquillità c'è sempre lui di mezzo”
La schiena della ragazza ha un lieve sussulto nel sentire nuovamente la sua voce. Le sembra scortese non rispondere, sa che non è un tipo di troppe parole, ma le vengono i brividi al pensare che la prima vera e propria conversazione che hanno è basata su Jack, per cui cerca di spostare l’attenzione.
“Sembrate molto legati” azzarda dischiudendo leggermente le labbra.
Occhiata furtiva, respiro trattenuto.
L'altro si rigira tra le mani il vecchio carillon dorato lasciando scattare la molla così che le note di Lacie possano diffondersi per breve tempo in quel vicolo d'erba prima di essere tagliate con uno scatto secco.
“Forse lo siamo. E' un uomo strano, tanto strano che a volte nemmeno io riesco a capirlo” continua “La prima volta che ci siamo incontrati gli dissi che per me era come acqua. Quando lo si ha davanti si prova la fastidiosa sensazione che non ci sia nessuno. Tutt’ora é così”
Lottie soppesa le sue parole, domandandosi perché venga a dire quelle cose così personali proprio a lei, con la quale avrà scambiato si e no due battute, sottoforma di ordini da parte del primo e scuse da parte della seconda. Sembra che quel discorso abbia una notevole importanza per lui.
 
…Come se fossero desideri irraggiungibili…
 
“Quando ero piccola avevo un'amica” 
Chiude gli occhi e lascia che i primi raggi del sole le scaldino il viso. Sa cosa sta per raccontargli, sa di non averlo mai detto a nessuno prima di allora, ma in qualche modo si sente in colpa per aver sbirciato il passato altrui senza ricambiare. 
“Si chiamava Jessy. Eravamo grandi compagne, facevamo gran parte delle cose assieme. Poi un giorno, bussai alla sua porta per chiederle di giocare ma mi venne risposto che non c'era e aveva altro da fare. La stessa scena si ripeté il giorno seguente, poi quello dopo ancora, finché una mattina non la trovai per caso mentre tornavo a casa. Le chiesi perché non mi avesse più cercato, lei mi rispose che l'avevo ferita e non voleva più vedermi. Non seppi mai cosa le avevo fatto né quando, so solo che persi un'amica, che forse neppure era tale” si interruppe un attimo per riprendere fiato “Quel che voglio dire è che la cosa importante non è capirsi, ma accettarsi. Ci sono molte cose nella vita che non possiamo comprendere, che riteniamo comunque degne di attenzione. Non vuol dire che dobbiamo smettere di provare a trovare le nostre risposte ma...”
Aprì finalmente gli occhi, senza più paura di essere giudicata. Stirò le labbra in un sorriso volse il volto verso destra.
“...Se qualcuno le è sempre rimasto fedele, non crede meriterebbe un po' più della sua fiducia?”
Sperò capisse che quel discorso non era assolutamente riferito a quell'idiota di Jack -va bene, forse un minimo lo era- bensì a lei stessa e alla sua cieca devozione verso quello strano individuo che sedeva poco lontano. Ma era ovvio che sarebbe restata a guardarla con il suo solito sguardo, senza un accenno visibile della scintilla che lei sperava apparisse. Probabilmente già sapeva com’era fatta, lo riteneva un più che abile lettore di anime e non doveva averci impiegato molto tempo prima di inquadrarla.
Dal canto suo Glen non poteva far altro se non restare a guardarla. Come dirle? Come dirle che il problema stava proprio nel fatto che non sapeva se Jack fosse restato o meno al suo fianco, se non l’avesse soltanto usato come tramite e sfruttato? Come dirle che aveva sospettato fin dal primo istante di quell’uomo tanto deviato da non poter essere carpito ma il suo cuore debole aveva finito per reputarlo un amico? Come? Non lo sa, forse il modo lo troverebbe, lo trova sempre, fatto sta che, quando fa per aprire la linea fina delle labbra, una voce lo blocca.
Charlotte si volta alla ricerca del suono, un po’ allarmata.
Da sotto le colonne una donna si sta sbracciando urlando il nome di qualcuno. Forse... Oswald? Non conosce nessuno con quell'appellativo dentro la residenza, magari un nuovo arrivato. Segue la linea tracciata dagli occhi di sangue della ragazza, brillanti di curiosità persino dalla distanza media a cui si trova, fino a raggiungere la suddetta persona a pochi centimetri da dove si trova lei stessa.
Oswald si alza silenzioso avviandosi verso la sorella e il proprio migliore amico, sopraggiunto da pochi secondi. Lo sguardo leggermente scocciato, eppure acceso di un amore fraterno, lancia quella che dovrebbe somigliare ad un'occhiata di rimprovero ma non riesce ad esserlo. Prima che sia troppo lontano dedica un ultimo sguardo alla dama sotto l’albero, poi viene preso sottobraccio da Lacie e trascinato di peso fin a chissà dove.
Charlotte si limita a sorridere abbassando lo sguardo, appuntando mentalmente di ringraziare Fang per averle lanciato quella frecciatina secondo la cui non sarebbe in grado di scrivere neanche un misero racconto.
 
 
...E regalarti il giardino più bello
Che c’è nel mio cuore per te
E come i fiori
Hanno bisogno d'acqua

Modà
 .
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A(l)n(y)golino:Buooondì a tutti:) Finalmente è arrivata la Oneshot su Elliot??Ma che domande,certo che NO.Chiedo venia,so che dovevo pubblicarla già la volta scorsa ed alcuni di voi la stanno aspettando(qualcuno è anche passato alle minacce pesanti O_o hahaha)ma...Non so seriamente quando arriverà.Come ho scritto anche in una risposta di recensione,voglio aspettare che la mia situazione scolastica si calmi un po' prima di scriverla per cui spero solo abbiate pazienza e che poi non vi deluda;.; Mi scuso anche per il ritardo, mancavo di computer-.-" Andando avanti,'sta volta ho deciso di buttarmi su Lottie e Oswald.Non sono brava a scrivere in 3^persona,nè al presente,quindi non ho idea di come sia venuta(mi sono rifiutata di rileggere)E' un po'uno sclero post studio quindi help, SPERO NON SIANO OOC!!Boh,in pratica 'ho usata un po'come valvola di scarico per la frustrazione che ti senti addosso quando hai un blocco dello scrittore:vai così Charlotte!E'cattivo come Jun non parli molto degli interessi dei personaggi per esempio per quanto riguarda la lettura,per cui mi sono chiesta...Perchè lei no?Insomma ha già dimostrato di essere un personaggio molto più profondo di quello che sembrava,quindi ho pensato fosse una cosa carina che per una volta,magari anche sfidata da qualcuno,avesse trovato un bell'hobby.Che dite?Buona idea?Pessima?Note troppo lunghe?Per ora ho la risposta solo all'ultima domanda!Ringrazio seriamente chiunque legga,ricordi,preferisca,segua,recensisca*-*Non nomino un po'di gente solo perchè ho paura seriamente di fare l'angolino troppo angolone.Ok ok,battuta orribile,mi do all'ippica.
Ippica 4ever(?),
AlnyFMillen


 
   
 
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