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Autore: Bubbles_    27/05/2016    6 recensioni
When the moon fell in love with the sun
All was golden in the sky ~
.
"Posso farla innamorare di te in un batter d’occhio e tu potresti ricambiare il favore"
"E trasformarti nella ragazza dei sogni di Bright?"
"Io sono già la sua ragazza dei sogni, deve solo rendersene conto"
"Quindi mi stai offrendo il tuo aiuto, quando in realtà sei tu a voler qualcosa da me"
"Siamo sulla stessa barca, sfigato"
"La tua sta decisamente affondando per chiedere aiuto a me, principessa"
.
All was golden when the day met the night ~
La solita vecchia storia - Blue Moon.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Salice significa
Pazienza
 
 
 
 
 
Ti si vedono le mutande
Il mio primo appuntamento con Bright iniziò con queste esatte parole. Ovviamente proferite dal suo migliore amico, ovvero la mia personalissima pena terrestre per entrare in paradiso.
“E tu non guardare” mi abbassai la gonna del vestito senza batter ciglio, i miei occhi puntati all’orizzonte, alla ricerca del mio bel principe.
“Difficile non farlo quando il tuo sedere è a dieci centimetri dal mio viso.”
Mi allontanai immediatamente lanciandogli un’occhiataccia. Non avevo di certo indossato quel vestito microscopico per lui, non si meritava affatto nessuna panoramica del mio fondoschiena. Seduto sul marciapiede a gambe larghe continuò a fumare con tutta tranquillità la sua sigaretta per niente turbato dal mio sguardo furioso. 
“Per una volta comportati bene… per favore” la mia supplica non ottenne risposta se non tanti piccoli anelli di fumo.
“Tu proprio non vuoi capire! Questa è la serata più importante della tua e, soprattutto, della mia vita” mi piazzai davanti a lui, mani sui fianchi e un’espressione serissima sul volto. 
“Se stasera va male, è finita. Niente seconde occasioni. Bright è l’amore della mia vita, l’uomo che sposerò e il padre dei miei figli – niente smorfie! – non sarai tu a rovinare questa serata. Quindi, lo dico ora e non intendo ripeterlo mai più: un solo passo falso e sei morto”.
Proferii ogni singola parola il più lentamente possibile così che quel semplicissimo concetto entrasse nella sua piccola testolina. Shade per risposta buttò la sigaretta a terra e, dopo averla schiacciata col piede, con tutta la calma del mondo alzò lo sguardo e lo fissò su di me. Il suo viso era serissimo e per un attimo mi illusi di avercela fatta.
E fu un attimo bellissimo.
Poi, aprì bocca.
“Il vero passo falso è stata la scelta di quelle mutande”.
 
 
 *
 
Ero appena riuscita ad afferrare il cappuccio di Shade dopo averlo rincorso per l’intero parcheggio quando in lontananza mi sentii chiamare. Subito notai la chioma magenta della mia migliore amica, la quale stava saltellando allegramente verso di noi. Bright le camminava accanto, un sorriso divertito sul volto e entrambe le mani in tasca.
Shade doveva ringraziare la sua buona, buonissima, sorte, se Bright e Fine fossero arrivati un secondo più tardi lo avrebbero trovato con molti meno capelli e un occhio nero. Mollai a malincuore la presa e indossando il mio sorriso più falso mi preparai ad accogliere i nuovi arrivati.   
Bright sembrava appena uscito da una rivista. Indossava una polo bianca che fasciava perfettamente i suoi bicipiti abbronzati, facendoli risaltare ancora di più e i suoi capelli dorati risplendevano alla luce del tramonto. Le mie ginocchia si fecero improvvisamente deboli e il mio stomaco si capovolse. Altro che farfalle, avrei vomitato anche quelle se non mi fossi data una calmata.
Una gomitata nella milza da parte del mio vicino interruppe quella piccola crisi esistenziale riportandomi con i piedi a terra.  
“Metodi più delicati sono decisamente più apprezzati” sussurrai senza mai smettere di sorridere.
“Attenta, hai un po’ di bava sul mento”
Immediatamente portai una mano alla bocca trovandola perfettamente asciutta. Shade ridacchiò beffardo e io cominciai ad appuntarmi mentalmente più modi possibili per farlo soffrire.
Soffocarlo nel sonno era esagerato? La mia domanda stava ancora cercando risposta quando mi sentii travolgere da un piccolo terremoto dai capelli magenta. Fine mi si buttò al collo stringendomi forte a sé e facendomi dimenticare completamente di Shade. Terminato l’abbraccio si allontanò di un passo e mi squadrò dalla testa ai piedi.
“Sei bellissima con questo vestito! Non è bellissima, Bright?”
Ecco a cosa servivano le migliori amiche: a metterti in imbarazzo e a farti desiderare di non essere mai nata.
Bright sbatté più volte le palpebre e un leggero rossore gli colorò il viso.
“Io? Sì! No! Cioè, sì! Non che di solito non lo sia. Perché lo è. Voglio dire, lo è sempre. Cioè-”.
Ecco a cosa servono le migliore amiche parte due: a far ammettere alla tua cotta che ti trova bellissima.
“Entriamo a comprare i biglietti?” Shade lo interruppe, probabilmente impietosito nel vedere il suo miglior amico ridotto in quello stato. Lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro scuotendo rassegnato la testa.
Non appena fummo sole sia io che Fine scoppiammo in uno squittio decisamente imbarazzante, una mamma con un bambino si allontanò di qualche metro guardandoci storto.
“Hai visto la sua reazione? Non pensavo di metterlo così in imbarazzo” urlò prima che potessi farlo io.
“Ti è piaciuto però”
“Da morire” ridacchiò contenta battendo eccitata le mani. Fine poteva essere incredibilmente sadica quando voleva.
“Sei malefica”
“Lo faccio solo per te!” mi fece l’occhiolino ed entrammo anche noi. I ragazzi erano ancora in fila e io Fine ci dirigemmo verso il bar alla ricerca di popcorn.
“Sono contenta che Shade sia qui, almeno non dovrò fare da terza incomoda tutta sola” tirò un lungo sospiro e afferrò una manciata di popcorn da una delle due buste giganti che avevo appena comprato e che con un equilibrio magistrale tenevo in mano.
“A proposito di questo, dopo il film...”
“Io e Shade spariremo. Non preoccuparti, conta su di me” mi sorrise furba e finalmente prese una delle due buste prima che le facessi cadere entrambe rovinosamente a terra.
“Shade naturalmente non sa niente, quindi-”
“Mi inventerò una scusa, abbi un po’ di fiducia donna!” e ancora si portò una manciata di popcorn alla bocca senza mai smettere di sorridere. Dovevo aver fatto qualcosa di incredibilmente nobile in una vita passata per meritarmi Fine. Non solo mi avrebbe permesso di passare del tempo da sola con Bright, ma mi avrebbe aiutato a mantenere la mia parte del patto passandone lei con Shade.
“Te l’ho già detto che sei la migliore amica del mondo?”
“Solo un migliaio di volte. Ma continua, non sono mai abbastanza” se non avessimo avuto entrambe un enorme busta piena di popcorn tra le mani l’avrei abbracciata forte. Dovetti limitarmi ad un colpetto alla spalla, che lei imitò subito con decisamente più forza.
“Ehi ragazze, abbiamo i biglietti! Pronte ad entrare?”
“Prontissime!” risposi con la spalla ancora dolorante e ritrovata energia.
Avevo pianificato quel appuntamento nei minimi dettagli e ora che Fine era dalla mia parte tutto sarebbe andato liscio come l’olio.
Indossavo l’outfit perfetto, avevo passato ore a sistemarmi i capelli ed ero pronta a condividere i miei pop-corn con Bright con annesso romantico tocco di dita. Nessuno sarebbe riuscito a rovinarmi quella serata.
Neanche Shade.
Soprattutto Shade.
Tutto sarebbe stato perfetto.
 
 *
 
Tragedia.
Una vera e propria tragedia.
Seduta su uno dei tanti tavolini disposti all’entrata aspettavo silenziosa il ritorno di Bright dal bagno e di Fine e Shade dal banco di caramelle. Quel tavolo era una tentazione enorme, avevo voglia di sbatterci la testa fino a dimenticare l’ora appena passata. 
Come previsto il film era stato pieno di colpi di scena e di azione e, come previsto, mi ero ritrovata a saltare più volte sulle sedia.
Quello che non avrei potuto prevedere era che il mio corpo, automaticamente, avrebbe deciso di cercare conforto non nelle braccia del mio futuro marito, ma in quelle di Shade.
Sì. Shade. Davvero.
Mi ero ritrovata stretta a lui, il viso premuto contro il suo petto, gli occhi serrati e le mani chiuse a pugno intorno alla sua maglietta.
Cosa ancora peggiore, Shade mi aveva abbracciato. Non mi aveva respinto o deriso, con il braccio intorno al mio corpo mi aveva accarezzato lentamente i capelli e stretto forte. E per lunghissimi minuti non ero riuscita a trovare la forza di spostarmi, mi ero sentita così sicura e protetta che la mia mente non era riuscita a processare la gravità della situazione.
Solo seduta nuovamente nel mio sedile, con il profumo di Shade ancora tutto intorno e il cuore che piano piano tornava a battere regolarmente mi ero accorta di quello che era successo. Grazie a qualche forza mistica, né Bright né Shade erano stati minimamente turbati dalla cosa, totalmente catturati dallo schermo.
Io invece avevo passato il resto del film incollata al sedile nel tentativo di non fare altri exploit imbarazzanti. Avevo perso un’opportunità d’oro con Bright e fatto una figuraccia con Shade.
La risata di Fine interruppe ogni mio tentativo di amnesia autoinflitta. Ridacchiava contenta con in mano un sacchetto immenso di caramelle. Come avevo detto? “Se vuoi conquistarla, soddisfa il suo stomaco” e Shade sembrava avermi preso alla lettera.
“Rein io e Shade abbiamo esattamente gli stessi gusti!” esclamò una volta davanti a me sventolandomi sotto il naso il sacchetto pieno di caramelle.
Alzai curiosa un sopracciglio e incrociai le braccia al petto. I trecentoventitrè punti erano serviti a qualcosa, non vedevo l’ora di sbatterglielo in faccia una volta soli.  
“Non ho dovuto litigare come faccio ogni volta con te e le tue disgustose liquirizie rosse” il sorriso sul suo volto era enorme e non riuscii a non sorridere a mia volta davanti a tanta felicità per qualche caramella.
“Le ripetizioni sono servite a qualcosa” commentai divertita con gli occhi puntati su Shade, il quale non aveva fatto altro che evitare il mio sguardo per tutta la serata dopo la sua grande uscita sulle mie mutande.
“Come scusa?” chiese subito Fine mentre staccava la testa ad un coccodrillo blu.
“Rein sta parlando del film! L’epoca in cui è ambientato è proprio quella che abbiamo ripassato l’altro giorno” si affrettò a spiegare Shade trovando una spiegazione che aveva quasi senso.
“Vi è piaciuto il film?” Bright comparve alle mie spalle sorridente come sempre.
“Meglio il libro” io e Shade rispondemmo all’unisono e subito ci scambiammo uno sguardo misto tra il sorpreso e il preoccupato.
Leggevamo gli stessi libri?!
“A me è piaciuto molto! Soprattutto l’investigatore” a quella uscita di Fine non riuscii a trattenere un sospiro tra l’affranto e il disperato. L’investigatore era un vero tontolone, non ci sarebbe stata una storia senza l’aiutante!
“Il personaggio più importante è però l’aiutante” sbattei più volte le palpebre e ci misi un attimo a processare il fatto che non era stata la mia voce a parlare.
“A me sembrava un personaggio abbastanza marginale”
Non preoccuparti Bright, quando saremo sposati ti educherò io per bene!
“Scherzi? Salva l’investigatore una miriade di volte! E cosa più importante non se ne prende mai il merito” intervenni a quel punto non potendo più trattenermi. Shade alzò entrambe le sopracciglia sorpreso. Quanto avrei voluto dargli una pacca sulla schiena e scuotere con fare solenne la testa al fatto che avevamo finalmente trovato una cosa su cui eravamo d’accordo.
“Quindi il film non vi è piaciuto?” chiese Fine sempre più confusa e con il sacchetto di caramelle quasi vuoto.
“Scherzi?! Tornerò sicuramente a vederlo una seconda volta”
“Appena esce il dvd è mio!”
Parlammo uno sopra a l’altro. La mia bocca si spalancò più di quello che pensavo umanamente possibile e Shade indietreggiò addirittura di un passo per la sorpresa.
La situazione si stava facendo davvero inquietante. Essere d’accordo non su una, ma ben due cose era davvero troppo, avevamo sicuramente infranto qualche legge secolare dell’universo e saremmo stati presto puniti.
Era decisamente tempo di separarci.
Mi schiarii la gola e cercai di catturare l’attenzione di Fine, la quale sembrava molto combattuta nella scelta tra una bananina o un orsetto gommoso.
“Fine non dovevi fare quella cosa” esclamai dal nulla cercando di trasmetterle il messaggio forte e chiaro.
“Cosa? Quale cosa?” no, Fine non era mai stata un genio.
“Quella cosa che volevi chiedere a Shade di fare con te” Shade e Bright cominciavano a guardarmi come se mi fosse spuntata una seconda testa. Volevo bene a Fine, ma in quel preciso instante avrei tanto desiderato rubarle tutte le caramelle e buttarle fuori dalla finestra davanti ai suoi occhi.
“Ah! Quella cosa! Giusto… Shade devo assolutamente tornare a casa”.
Rimasi senza parole, completamente sconvolta mentre guardavo inerme la mia migliore amica scavarsi una fossa sempre più profonda.
“Subito. Dobbiamo andare, perché… Rein mi ha fatto ricordare di avere… una cosa da fare. Tu sei qui in macchina, non potresti darmi un passaggio?” Fine non era brava a dire le bugie o a inventar scuse, ma i suoi occhioni dolci erano in grado di muovere montagne. Non che ne avesse bisogno con Shade, quel ragazzo era cotto perso, l’avrebbe seguita in capo al mondo.
“Anche io sono qui in macchina posso accomp-” Shade bloccò l’amico con una pacca sulla schiena prima ancora che potesse terminare la frase e io mi ritrovai a sorridere silenziosa davanti a tutta quella fretta di zittirlo. Se solo Bright avesse saputo quello che il suo migliore amico provava per Fine di certo non avrebbe aperto bocca.
“Tranquillo amico. Tu goditi la serata, riporto io a casa Fine. Ci pensi tu a Rein?” Bright arrossì appena e mi lanciò uno sguardo in cerca di assenso e una volta ottenuto sorrise raggiante.
“Certo, ci vediamo a scuola allora”.
I ragazzi, quanto tali, si scambiarono una serie di pugni su vari punti del corpo come segno di saluto mentre io abbracciavo stretta Fine e le sussurravo all’orecchio tutte le milioni di scuse che sarebbe potuta inventarsi.
Erano già lontani quando Bright si girò verso di me con sguardo confuso.
“Voi ragazze avete sempre così tante… cose da fare”.
 
 *
 
Erano passati quasi dieci minuti da quando Fine e Shade se ne erano andati e a parte qualche breve commento sul film eravamo caduti in un bruttissimo silenzio imbarazzante.
Presto ci saremmo ritrovati a parlare del tempo e addio grande serata.
“Quindi siamo soli” esclamai dopo qualche secondo passato a fissare il tavolino che ci divideva.
“Già soli” Bright di certo non era d’aiuto.
“Io e te”
“È quello che soli vuol dire” a quel commento desiderai con tutto il cuore d’essere nel bel mezzo di una esercitazione antiincendio. Complimenti Rein, continua a comportarti come una cretina. Non vorrai smentirti e comportarti per la prima volta nella tua vita come una ragazza normale? La normalità, in fondo, è sopravvalutata.
“… giochi ti andrebbe?”  Bright aveva parlato e dal modo in cui mi guardava sembrava proprio lo avesse fatto con me e io mi ero persa ogni singola parola persa nel mio mondo.
“Scusa?”
“Ti andrebbe di fare un salto alla sala giochi giù al piano di sotto?”
La sala giochi! Perché non ci avevo pensato io? Era il luogo perfetto per sciogliere un po’ il ghiaccio.
“Certo! Preparati a essere sconfitto!” saltai in piedi e senza aspettare un secondo di più mi diressi a passo spedito verso le scale mobili.
“Posso diventare estremamente competitivo, ti avverto”
“Non riuscirai comunque a battermi” Bright dietro di me sorrideva divertito, decisamente più a suo agio di quanto lo era pochi attimi prima.
Finalmente la serata sembrava aver preso una piega decisamente più interessante.
 
 *
 
La sala giochi era davvero stata una idea geniale. Avevo subito scoperto Bright non scherzasse.  Era incredibilmente competitivo e più volte mi ero ritrovata a regalargli un punto o due, a volte anche tre, solo per vederlo gongolare tutto felice.
In fondo, perché avrei dovuto batterlo ad uno stupido videogioco quando potevo perdere e vederlo fare buffe danze della vittoria senza nessuna vergogna di trovarsi in luogo pubblico?
“Non scherzavi quando dicevi di essere bravo in questi giochi”
“Io e Shade ci abbiamo passato una buona parte del nostro tempo da piccoli” sorrise con un velo di imbarazzo e non potei far a meno di ricambiare il sorriso. Finalmente tutto stava andando come previsto. Quella sensazione di disagio iniziale ci aveva completamente abbandonati e Bright era tornato quello di sempre.
“Che ne dici di qualche foto ricordo?”
“Foto?” Bright alzò un sopracciglio confuso e io decisi che il modo migliore per spiegarmi era mostrarglielo. Così senza aggiungere nient’altro lo afferrai per la mano e lo trascinai verso la cabina delle fototessere a pochi metri dall’ultimo videogioco che avevamo provato. Il proprietario non aveva mai avuto il coraggio di buttarla finché non era diventato un pezzo storico, poteva quasi essere definita vintage. Avevo la camera tappezzata di foto di me e Fine in quella cabina e non vedevo l’ora di aggiungere alla mia collezione una foto con Bright.
Una volta dentro mi resi conto di quanto più piccola fosse in realtà. Nei miei ricordi era decisamente più spaziosa.
“Temo che ci posto solo per uno” commentai morsicandomi appena il labbro indicando con lo sguardo il piccolo sgabello al centro del cubicolo.
“Posso uscire, non devi preocc-”
“Non fare lo sciocco, voglio una foto con te non da sola” Bright impanicato stava diventando velocemente il mio Bright preferito.
Alle mie parole sembrò tranquillizzarsi io approfittati di quella ritrovata calma per spingerlo sullo sgabello e, senza lasciargli il tempo di protestare, mi sedetti a mia volta sulle sue gambe.
“Mi sbagliavo, c’è posto per entrambi” gli feci l’occhiolino e Bright arrossì come non lo avevo mai visto fare. Era bello avere tutto quel potere sulle sue reazioni. Bastava davvero poco per metterlo in imbarazzo e nonostante non avrei dovuto abusare di quel piccolo potere magico, era così divertente metterlo in difficoltà. Io e Fine condividevamo quella piccola tendenza al sadismo.
Così, cominciai ad muovermi lenta tra le sue braccia alla ricerca dalla posizione perfetta. Ogni qual volta il mio corpo sfiorava il suo più del necessario lo sentivo irrigidirsi sotto di me.
“Vuoi davvero uscire così teso nelle foto?” commentai divertita voltandomi per guardarlo finalmente in viso.
Bright era vicinissimo, come non lo era mai stato e all’improvviso ogni parola mi morì in gola. Tutta quella spavalderia scomparve e io realizzai di trovarmi tra le braccia del ragazzo sui cui avevo fantasticato per mesi. Stranamente non ero nervosa, né agitata, solo incredibilmente intrigata, quasi ipnotizzata, da quelle labbra così vicino alle mie.
Era il momento perfetto, quello che aspettavo da sempre. Eravamo soli, io tra le sue braccia, sarebbe bastato un minimo movimento da parte di uno solo di noi perché le nostre labbra finalmente si toccassero.
Le palpebre mi si fecero pesanti e involontariamente mi sporsi appena in avanti pronta ad accoglierlo.
“R-rein….”
“Sì Bright?”
“Devi inserire i soldi”.
Neanche a dirlo, non riuscii a sorridere in nessuna foto.
 
 *
 
La serata era andata bene.
Bright si era divertito, aveva vinto ad un paio di altri giochi e infine mi aveva accompagnato a casa.  Aveva sorriso per l’intero tragitto raccontandomi della sua ultima partita di scherma, di come aveva infilzato l’avversario come uno spiedino, conquistando la medaglia d’oro. Naturalmente non aveva usato né il termine infilzato né la parola spiedino.
Mi aveva persino accompagnato alla porta di casa, come un vero cavaliere. Mi aveva ringraziato per la serata e si era congedato con un timido sorriso e la promessa di uscire ancora tutti insieme.
Allora perché se tutto era andato bene, io mi sentivo così incredibilmente insoddisfatta?
La mia mente tornava a quei pochi minuti passati nella cabina: nessun bacio, nessun momento degno d’essere raccontato a Fine davanti ad un enorme fetta di torta, nessuna dichiarazione d’amore eterno.
Forse stavo esagerando.
Dopo un discorso motivazionale su quanto era stato perfetto quell’appuntamento davanti allo specchio mentre mi lavavo i denti, ero finalmente pronta a infilarmi sotto le coperte ed essere accolta nel mondo dei sogni. Non feci in tempo a mettere un solo piede sul letto che il mio cellulare cominciò a squillare illuminando tutta la stanza.
“Che vuoi Shade?” era bastato leggere il suo nome sul display per farmi tornare alla mente il suo commento poco carino sulla mia biancheria intima.
“Stai dormendo?”
“Ti sto parlando mi sembra”
“Bene. Aprimi sono qui” e attaccò.
Ci misi qualche secondo a processare le sue parole. Guardai l’orologio e quello non fece altro che confermare il mio totale stupore. Che diavolo ci faceva Shade a casa mia nel bel mezzo della notte?
Schiacciai veloce il pulsante del citofono per aprirgli e lo aspettai davanti alla porta di casa con addosso le mie ciabatte a forme di elefante e un pigiama pieno di tanti piccoli unicorni. Doveva solo provare a fare qualche commento maligno! Lo avrei preso subito a testate. Sì, Shade aveva il particolarissimo merito di riuscir a tirar fuori il mio lato più violento.
“Che ci fai qui?” chiesi a sottovoce per evitare di svegliare qualche vicino. Non avevo assolutamente bisogno di qualche ficcanaso che riferisse a mia madre che, mentre lei si spaccava la schiena la notte in ospedale, io ricevo visite a domicilio da ragazzi adolescenti dalla dubbia moralità.
“Non riuscivo a dormire”
Poverino.
“E dovevi disturbare il mio di sonno?”
“Ho portato delle caramelle” mi offrì un sorriso poco convinto e alzò il sacchetto che teneva in mano a supporto delle sue parole.
L’osservai diffidente e incrociai le braccia al petto.
“Che tipo di caramelle?”
“Un po’ tutte. Orsetti gommosi, coccodrilli, qualche marshmallow e liquirizie rosse, le tue preferite” Aveva decisamente passato il test.
Senza rispondergli rientrai in casa e quando lui non fece nessun movimento per seguirmi voltai la testa in cerca di spiegazioni.
“Non sveglieremo tua madre?” chiese con voce incredibilmente bassa, come se si fosse appena ricordata di quel piccolo, ma terrificante, particolare.
“È in ospedale, non preoccuparti” Shade sembrò riacquistare vita e si affrettò ad entrare.
Non feci in tempo a chiudere la porta di casa che Shade era già seduto sul divano in salotto.
“Fai come se fossi a casa tua” mi sentii dire con esagerato zucchero nella voce e tutto ciò che ricevetti fu uno sguardo confuso.
Lasciamo perdere.
“Com’è andata?”
Quella domanda mi prese per un attimo alla sprovvista e così decisi di prender tempo. Rubatogli il sacchetto pieno di caramelle dalle mani mi sedetti dalla parte opposta del divano, schiena contro il bracciolo e gambe strette al petto. Per quanto mi addolorasse ammetterlo, Shade era l’unico con cui potevo parlare apertamente di quello che stava succedendo. Certo, Fine mi aveva e mi avrebbe sempre aiutato ma c’era tutta quella storia del patto che rendeva parlare di Bright con lei così complicato. Ogni volta avevo paura di parlare più di quanto avrei dovuto. Quindi, se non volevo esplodere per sentimenti repressi, dovevo aprirmi con Shade, che mi piacesse o meno.
“Bene. Penso”
“Cosa vuol dire penso?”
 “È solo l’inizio, è un po’ presto per dare un giudizio, non trovi? Con Bright sto bene. È responsabile, dolce, premuroso… è perfetto
“Però?”  il fatto che Shade riuscisse a leggermi nella mente proprio come avrebbe fatto Fine mi dava ancora più fastidio.
“Perché deve esserci un però!” esclamai esasperata azzannando l’ennesima innocente caramella.
“Ti conosco, Rein”
“Un po’ troppo, Shade”
Un lungo silenzio si fece largo tra noi. Shade mi guardava dritto negli occhi con un velo di preoccupazione misto a qualcosa che non riuscii a decifrare. Poi, all’improvviso si avvicinò a me. Sentii lo stomaco contrarsi e mi ritrovai a trattenere il respiro. Solo quando mi rubò il sacchetto dalle mani e tornò a sedersi sul suo lato del divano, il mio corpo si rilassò e lasciò andare in un lungo sospiro.
“Mi aspettavo di più” ecco, lo avevo detto.
Shade alzò appena un sopracciglio e il suo solito ghigno beffardo comparve sulle sue labbra. Non prometteva nulla di buono.
“Quindi è per questo che hai scelto di uscire quando tua madre ha il turno di notte? Volevi fare le ore piccole?”.
Le sue parole ebbero un effetto istantaneo, arrossii di colpo e Shade sorrise soddisfatto. Quando avrei imparato a non reagire a quelle sue battutine?
“Non essere sciocco! Volevo… non so cosa mi aspettavo. Forse farfalle nello stomaco, mani sudate, il cuore a mille… forse un bacio. Sì, mi aspettavo un bacio e c’è stato il momento perfetto, ma… nulla” i miei occhi si erano incollati testardi a terra, non avrei mai avuto il coraggio di dire quelle parole guardandolo.
Ancora una volta un silenzio dannatamente pesante seguì le mie parole e quando Shade lo interruppe gliene fui infinitamente grata, ancora mezzo secondo e avrei tirato fuori la storia di quando alle elementari mi ero infilata un fusillo su per il naso.
“Evidentemente non era il momento, ma sono sicuro arriverà. Non preoccuparti, gli piaci deve solo metabolizzarlo. Ha iniziato a vederti come più di un’amica, lasciagli il tempo di accettarlo”.
Quelle parole mi furono di conforto, non avrebbero curato il mio malumore e quel senso di insoddisfazione, ma Shade aveva ragione.
“E a te, Casanova? Com’è andata?” c’erano due cuori innamorati in quella stanza e se Shade era venuto da me a mezzanotte passata, accettando il rischio di rimanere chiuso fuori o, ancor peggio, di incontrare mia madre, allora voleva dire che anche lui, quanto me, aveva bisogno di parlarne.
“I tuoi consigli sono stati perfetti”
“Ma?” questa volta era compito mio psicoanalizzarlo. Shade sorrise a quella domanda ma solo per un brevissimo attimo, si sfregò il viso con entrambe le mani prima di alzarsi e cominciare a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Non hai la sensazione di imbrogliarli?” si fermò davanti a me, gli occhi preoccupati e la mascella serrata.
“Sei sempre tu. Sapere che tipo di gelato le piace o che sport pratichi non ti rende meno autentico” e l’avrei ripetuto una, dieci, cento volte perché anche io avevo bisogno di crederci.
“E se per piacerle sarei disposto a non essere me stesso?” le sue parole aleggiarono pesanti nell’aria e io rimasi muta davanti a quel suo sguardo che quasi mi supplicava di dargli una risposta.
“Shade, vieni qui” gli feci segno di avvicinarsi e lui mi si sedette accanto. Subito gli presi entrambe le mani e lo guardai dritto negli occhi.
“Perché non dovresti piacerle?” chiesi cauta, calibrando ogni parola.
“Sono sicuro tu abbia una intera lista nascosta da qualche parte per rispondere a questa domanda” sorrisi a quella battuta e scossi appena la testa.
“Shade tutto ciò che ti ho detto, dal vestire o che tipo di dolce comprarle, sono sciocchezze. Certo, il tuo nuovo look è da urlo” Shade finalmente accennò un sorriso e io trovai nuova forza per continuare “Ma sono altre le cose importanti. È vero, sei incredibilmente lunatico, un po’ solitario e permaloso – non guardarmi così, lo sai che è vero! – ma sei un ragazzo d’oro… insomma mi hai portato delle caramelle all’una di notte come segno di pace. Chi altro lo avrebbe mai fatto?”
Bright lo avrebbe mai fatto? Il cuore mi strinse in petto e cercai con tutta me stessa di ignorare quel pensiero, Shade aveva bisogno di me non c’era tempo per i miei stupidi dubbi.
“Fine imparerà a conoscerti e quando lo avrà fatto non riuscirà a lasciarti andare”.
Shade aprì bocca per rispondere, ma la chiuse subito dopo. Mi guardò in silenzio e il mio cuore cominciò a battere sempre più forte. Poi, all’improvviso, sorrise. Un sorriso vero, tutto denti. E arrossì! Fino alle orecchie come era solito fare.
“Grazie Rein. Non me lo aspettavo”
“Sono una donna piena di sorprese, dovresti averlo capito ormai” scherzai alleggerendo un po’ la situazione. Le nostre mani ancora si toccavano e sembrammo accorgercene nello stesso istante. Ci staccammo come scottati e Shade si grattò la testa in imbarazzo.
“È tardi, forse dovrei andare”
“Sì o-”
“O?”
“O potresti restare.  Non te lo chiederei se domani avessimo scuola, ma mamma non c’è e faccio sempre fatica a prender sonno quando sono sola in casa. Potresti restare qui ancora un po’? Potremmo guardare un film, almeno finché non mi viene un po’ di sonno”.
La mia era stata una richiesta impulsiva. Odiavo quando mamma aveva il turno di notte e quella domanda era scivolata fuori prima ancora che potessi capire che cosa gli stessi chiedendo.
“Va bene”
“Va bene?” ripetei come una sciocca sorpresa da quella sua risposta affermativa.
“Sì, va bene, ma niente romanticherie strappalacrime”.
Ci misi poco a svegliarmi da quello stupore. Io e Shade litigammo per un buon quarto d’ora su quale film vedere, arrivammo persino a strapparci il dvd dalle mani (lotta che persi a priori, essendo un nano contro un gigante). Solo una volta seduta sul divano, con il sacchetto quasi vuoto di caramelle in grembo e i piedi freddi al calduccio sotto le sue cosce, lusso che mi aveva gentilmente concesso, gli lanciai un coccodrillo gommoso per richiamare la sua attenzione.
“Che c’è?” chiese portandoselo alla bocca e distogliendo per un attimo gli occhi dalla televisione.
“Grazie per la compagnia”
“Quando vuoi” mi fece l’occhiolino e ripuntò gli occhi sullo schermo.
E fu incredibilmente difficile seguire il film perché il mio sguardo tornava sempre, e inevitabilmente, su di lui.
 
 
 
 
 
 
 
Chi non muore si rivede parte 2.
Grazie a tutte le lettrici (silenziose o meno) dello scorso chap! Risponderò ad ogni singola recensione non appena finito di postare questo chap (sono pessima lo so!!!). La storia piano piano procede, i tempi sono quelli che sono ma com'è che si dice? Meglio tardi che mai? Sigh.
 
 
 
  
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