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Autore: neverenough    27/05/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Note pre-capitolo



Ecco l’undicesimo capitolo! Un po’ palloso e di passaggio, ma spero vi piaccia comunque.
Grazie mille a quelle poche persone che mi sostengono lasciandomi sempre una recensione con i loro pensieri e commenti, li apprezzo davvero tanto :)
Il prossimo capitolo lo pubblicherò venerdì prossimo, sperando che almeno riesco a concludere il quindicesimo che, per un motivo o per un altro, non vuole venir fuori come si deve ^^”
Non mi trattengo oltre, un bacione

Yogurt.

Capitolo 11


– Shizuo? Capiti proprio a pennello! – esclama Shinra non appena vede Shizuo oltre la porta d’ingresso. Il sorriso che rivolge non è come quelli che caratterizzano il Dottore. Il luccichio di pazzia è sempre lì presente, ma sembra una follia stanca e consumata. È solo una teoria del biondo: prendersi cura di Izaya lo sta struggendo. Crede di sapere vagamente il motivo. Se evita di fare domande è solo perché non vuole che domande peggiori gli siano rivolte e, conoscendo bene Shinra, sarebbe incastrato con meno di due parole. – Celty è andata via e ho bisogno di una mano per lavare Izaya. Posso farlo anche da solo ovviamente, ma se siamo in due risparmio tempo, fatica e disastri.
Shizuo lo guarda per un secondo, decidendo di aiutarlo. Ha addossato la responsabilità della pulce su di Shinra, e non lo sta nemmeno pagando come si deve. Ha l’impressione che si stia occupando Namie di compensare a tutte le spese, attingendo dai soldi di Izaya che al momento sono passati alle gemelle, ma che comunque non sono abbastanza grandi da poter gestire il conto in banca del fratello maggiore. Pensandoci, quelli non sono affari che gli riguardano.
Shinra esulta felice prima di dirigersi in bagno per preparare la vasca. – Solitamente non lo lavo nella vasca – urla dal bagno, mentre Shizuo è rimasto fermo in soggiorno. – Devo sempre lavarlo a pezzi ed è un lavoraccio. Non mi va molto a genio che Celty veda un altro uomo nudo oltre me. – Ridacchia, e il biondo ha un brivido lungo la schiena. Non è interessato alla vita sessuale del proprio amico d’infanzia con la propria migliore amica. – Comunque posso staccarlo dalle macchine per un po’ e renderlo perfettamente pulito – continua la sua spiegazione. Poi esce dal bagno e va verso la stanza di Izaya. Shizuo lo segue in silenzio e osserva mentre il Dottore inizia a togliere diverse cose dal corpo di Izaya: flebo, sistemi che controllano il battito cardiaco, catetere eccetera. Una volta terminato quel lavoro, Shizuo lo tiene fermo Izaya mentre Shinra gli toglie la maglia bianca e poi passa ai pantaloni e all’intimo. Quando è completamente nudo, il biondo lo solleva cercando di non guardare troppo quel corpo. Dopotutto Izaya non avrebbe approvato, e nemmeno Shizuo lo farebbe se non fosse strettamente necessario. Quando lo solleva, tuttavia, si accorge della sua leggerezza. Già al ritrovamento, quando lo aveva scosso, aveva avvertito una fragilità impossibile per il suo nemico. La denutrizione lo aveva fatto dimagrire molto. Shinra lo aveva informato che stava cercando di far riprendere peso a Izaya durante le prime settimane di coma, per poi dire che era riuscito a fargli aumentare di peso, anche se non poteva fare più di così.
Adesso che Shizuo l’ha sollevato, si rende conto che forse Izaya è ben sotto al di sotto del suo peso ideale. Quanto è cambiato il suo corpo nel corso di questi mesi? Quanto la prigionia, le torture e il coma hanno influenzato ognuna? Non saprebbe dirlo.
Lo trasporta in bagno, adagiandolo accuratamente nell’acqua tiepida e insaponata. Shinra ringrazia e, prendendo una spugna, inizia a pulire il corpo di Izaya. Shizuo si appoggia al muro vicino alla porta e osserva la spugna che attraversa il corpo del suo peggior nemico guidata dal Dottore. Silenziosamente, perlustra ogni centimetro di quel corpo come mai è riuscito a fare. Ricorda vagamente i lividi gonfi, i tagli, gli ematomi, il sangue coagulato e gli ossi rotti.
Si pente amaramente di aver ricordato ciò, poiché il fetore si fa’ di nuovo strada tra le sue narici, facendogli contorcere lo stomaco in uno spasmo. Anche la nausea si fa’ sentire, e perciò è felice di essere appoggiato al muro. Tuttavia Shinra sembra accorgersi di qualcosa, poiché alza di poco lo sguardo dal suo lavoro e lo osserva. – Qualcosa non va? – chiede e senza spostare lo sguardo dal biondo, parla prima che possa rispondere: – Vorona l’altra sera mi ha chiamato. Era preoccupata perché tu avevi vomitato dopo un incubo e non sapeva come prendere la cosa. – Shinra si zittisce in una breve pausa, riportando l’attenzione su Izaya e continuando il proprio lavoro. Shizuo pensa che Vorona deve averlo chiamato quando si è addormentato. – Sono preoccupato, Shizuo. Credo che dovresti vedere uno psicologo.
Il biondo s’irrigidisce. – Non andrò mai da uno strizzacervelli.
– Non ti sto obbligando – lo richiama Shinra mentre spazzola per bene uno dei piedi di Izaya. – Ma se si presentano altri episodi come quando hai passato la notte con Vorona, ti prego di dirmelo. Dovremo provvedere – dice seriamente e Shizuo non se la sente di ribattere, né di contare quante volte quel persistente odore nauseabondo si è fatto largo nella sua mente e nel suo naso. Ma non dubita sul fatto che, se si volessero contare le volte, bastino le dita di una mano. Il problema è cosa quegli episodi portano: diverse volte gli tolgono il sonno, una volta l’hanno fatto svenire e l’ultima volta vomitare.
– Se ho vomitato... è successo perché ho mangiato troppo – dice cercando una scorciatoia. Dopotutto, Shizuo mangia quanto un elefante quando è di buon umore.
Shinra si ferma, fulminandolo con lo sguardo. – Non sono uno stupido, Shizuo. Limitati a fare quello che ti ho detto, okay?
Sebbene riluttante, Shizuo è costretto ad accettare senza discutere oltre. Anche Vorona non ha nascosto la propria preoccupazione e perplessità riguardo a quanto è accaduto e, sebbene il biondo pensi che siano tutte paure infondate, non ignorerà i sentimenti di lei. Se è preoccupata vuol dire che farà attenzione anche lui stesso, così da evitare altre paranoie e tranquillizzare tutti. Soprattutto Shinra, che è quello di cui preoccuparsi di più in questi casi.
Il Dottore continua a lavare il corpo di Izaya, mentre Shizuo cerca di concentrare i propri pensieri altrove e cacciare via quel fetore che è l’unico ad avvertire. Ma non ci riesce. Per scrollarselo di dosso, prende dei flaconi di bagnoschiuma e shampoo che si trovano sul lavandino. Ne osserva la confezione e poi li apre, odorandone il contenuto. Il bagno schiuma sa di pino, mentre lo shampoo di miele. Due odori strani che, in qualche modo, riescono per un breve secondo a togliere il fetore dalle narici.
– Ti piace? – chiede Shinra, mentre si allunga per afferrare il flacone di shampoo. – Sono quelli che le gemelle mi hanno costretto a utilizzare. A loro dire, Izaya odia tutte gli altri tipi di fragranze al di fuori di queste. Non ho idea se ci sia davvero un motivo vero dietro questa loro fissazione, ma... – Il Dottore è interrotto dal suono del campanello. – Ah, deve essere arrivato il pacco che aspettavo. Shizuo, ti dispiace continuare a lavare Izaya? Devi fargli solo lo shampoo. Non ci metterò molto – dice e, senza aspettare una risposta, si asciuga le mani ed esce dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Il biondo sospira e, senza pensarci, si sciacqua le mani e poi passa a lavare i capelli a Izaya, accucciandosi ai piedi della vasca e mettendo una generosa porzione di shampoo sul palmo della mano. Inizia a massaggiare svogliatamente la cute della pulce. L’odore che ne viene è buono, ma Shizuo difficilmente lo assimilerebbe all’odore che avvertiva nell’aria quando Izaya era nei paraggi. Eppure, anche quello rientra a far parte del suo nemico.
Passa le dita tra i capelli ormai insaponati, e ne saggia l’amara morbidezza. Ha sempre avuto l’impressione che i capelli di Izaya fossero delle punte affilate che avrebbero potuto tagliare proprio come i suoi coltelli. Ma in questo momento, il biondo si rilassa mentre li scompiglia con il sapone. Nel frattempo pensa alle parole di Shinra e al fatto che le gemelle vogliano che siano utilizzati gli stessi flaconi che rientravano nelle abitudini del loro fratellone. Probabilmente, le ragazze vogliono che Izaya resti il più possibile simile al normale, a com’era prima della prigionia. Shizuo prova dolore per loro: anche questa è una fonte di speranza, e se il tempo continua a scorrere, quella scintilla si spegnerà in maniera brusca e straziante.
Quando Shinra ritorna in bagno, Shizuo sta già sciacquando i capelli, togliendo ogni residuo dello shampoo. – Credevo lo avresti affogato nell’acqua – dice con un mezzo sorriso.
L’interpellato gli lancia uno sguardo in tralice, fulminandolo. – Ti sembro talmente infame da uccidere una persona che non può reagire?
Shinra scuote le spalle, poi si appoggia al lavandino mentre Shizuo continua il suo lavoro. – Ho sempre desiderato di poter essere così, tutti e tre come migliori amici. Anche il poter restare nella stessa stanza come adesso mi sarebbe bastato – dice con un luccichio di malinconia.
Shizuo vorrebbe dire qualcosa, probabilmente scusarsi. Solo che non dovrebbe essere lui a scusarsi: sin dall’inizio, se lui e Izaya avevano avuto una profonda inimicizia, è stato sempre a causa del moro. – Non sarebbe mai potuto accadere – dice infine e sente Shinra sospirare. Anche lui sa quanto sono vere quelle parole. – Izaya è stato il primo a cercare questo rapporto.
– Lo so. Non capirò mai perché lo ha fatto. – Un altro sospiro, poi Shinra passa un altro flacone a Shizuo, che questi non ha notato prima. È balsamo.
Ripete gli stessi gesti che ha fatto con lo shampoo e, una volta finito anche di sciacquare, lo alza dalla vasca, reggendolo mentre il Dottore di premura di asciugare tutto il suo corpo. – All’inizio, in ogni caso, riuscivate a sopportare l’uno la presenza dell’altro. Almeno a scuola.
Shizuo sorride discretamente. Ha sempre ricordato quei momenti con nervosismo e odio: il ricordo di come s’incrociavano per i corridoi della scuola e un solo sorriso di beffa da parte di Izaya gli provocava l’adrenalina necessaria per poter uccidere qualcuno; il ricordo di quei teppisti che lo attaccavano e che gli erano costate ben tre sospensioni nel giro di due anni (una sola sospensione in più e sarebbe stato costretto a ripetere uno degli anni). Ed essendo minacciato da ciò, Shizuo dovette limitarsi a tollerare quella dannata pulce e ignorare le frecciatine e tutte le persone che lo andavano cercando. Ma ovviamente Izaya era il mago dello scherzo, e quelli citati erano solo una minima parte di quello che subiva.
– Non ricordo con piacere quegli anni.
– Lo so. Per me quelli sono i ricordi migliori che ho. Mi piaceva sentirvi litigare quando ti beccavamo sul tetto durante l’ora di pranzo, da solo. E tu non volevi la compagnia di Izaya, ma avevi incominciato a mangiare e non avresti mai ceduto il tuo posto a lui – ride lievemente Shinra. – Credevo che da quello sarebbe potuta sbocciare una bell’amicizia.
Shizuo non risponde mentre Shinra continua il suo lavoro di asciugare il corpo della pulce, poi afferra dei panni puliti e iniziano a vestirlo.
È un guscio vuoto, pensa Shizuo mentre muove liberamente i suoi arti per infilare pantaloni e maglia. Si sente rammaricato e un nuovo peso si poggia sulle sue spalle. È già consapevole che Izaya è in coma. Sa anche che probabilmente non si risveglierà, lasciando un cammino distrutto alle proprie spalle. Shizuo sa bene tutto questo. Eppure, ogni volta che ci pensa, o per meglio dire si rende conto di quanto è accaduto al suo peggior nemico per una colpa di cui il biondo si è macchiato ma che non riesce a ricordare, un nuovo peso si poggia sulle sue spalle e la voglia di scappare inizia a scalpitare in lui. Non capisce il motivo di tutto ciò: i fatti li conosce già, ma non riesce comunque a sollevarsi da quella sensazione ogni volta che fa’ una nuova scoperta su quella pulce (le vecchie cicatrici, la pelle pallida, il peso leggero...).
Si sente uno stupido.
Cerca di isolarsi dalle proprie emozioni, così che Shinra non possa vederle e interpretarle. Scacciando via tutti i pensieri, riporta Izaya in camera e lo mette seduto su una sedia mentre il Dottore gli passa il fono. – Occupatene tu, io preparo del tè – dice e, quando il biondo annuisce, si dirige in cucina. Asciugargli i capelli è un lavoraccio, poiché non può farlo stare a lungo con la testa che pesa tutta da un lato (Shinra gli ha raccomandato di fare attenzione). Per fortuna, i capelli non sono lunghi e quindi ci mette poco tempo per asciugarli. Richiama Shinra mentre lo mette a letto, ovviamente cancellando come può qualsiasi tipo di emozione che gli preme contro. Perché pensare oltre lo porterebbe di nuovo a quel fetore.
Il Dottore gli rimette tutti i fili collegati alle macchine, assicurandosi che tutto sia al proprio posto. Una decina di minuti dopo, Shizuo e Shinra sono in cucina a sorseggiare il tè preparato dal secondo. Non parlano molto, ma Shinra riesce facilmente a capire che Shizuo si sta chiudendo in se stesso, e la cosa lo preoccupa visibilmente. Sa cosa questo potrebbe portare, tuttavia non osa fiatare. Immaginava che prima o poi i suoi dubbi si sarebbero avverati, e sa anche che è inevitabile. Non si può sfuggire.

Il sole è ormai tramontato del tutto quando il biondo è di nuovo per le strade di Ikebukuro, camminando con le mani in tasca e gli occhi fissi davanti a sé. Nessun pensiero gli affolla la mente, e ciò lo rende sollevato.
Svolta a un incrocio con l’intenzione di fermarsi al Russia sushi per la cena, quando qualcuno gli si para davanti, bloccando momentaneamente la sua strada. – Heiwajima Shizuo – dice quella persona, che apparentemente è una ragazza sui venti anni. Lui la guarda incuriosito, cercando di ricordare dove ha già visto il suo familiare viso. – Avrei delle domande da farti – continua la ragazza, non aspettando nemmeno una risposta. Dal tono, sembra quasi che dia per scontato che Shizuo non rifiuterà.
E, infatti, non rifiuta.

Izaya sentì la porta aprirsi e, sbrigandosi, nascose diversi fogli in un cassetto della scrivania. Namie gli si presentò davanti, e alle sue spalle vi era un uomo che l’informatore aveva imparato a riconoscere. – Kuromo-san, grazie per essere venuto – gli sorrise, facendo segno di accomodarsi sulla sedia. Namie si diresse di nuovo verso la propria sedia, senza spiccicare una singola parola.
– Sono stato felice della sua chiamata, Orihara-kun – gli risponde l’altro. – Ha trovato le informazioni che cercavo?
– Sì – risponde Izaya, alzandosi dalla scrivania per dirigersi verso uno degli scaffali della libreria. Prese un fascicolo che aveva tenuto da parte, e lo porse al cliente. – Qui c’è tutto quello che mi ha richiesto su quegli uomini. Adesso potrei sapere per cosa intende usare queste informazioni? – chiese mentre riprendeva il proprio posto e scrutava quell’uomo. Non era riuscito a comprenderlo fino in fondo a causa di un luccichio che brillava costantemente nei suoi occhi. Sembrava follia, ma la lucidità con cui agiva quell’uomo era disarmante. Persino i discorsi che li avevano tenuti impegnati un paio di volte, lo avevano reso perplesso di fronte a quel luccichio. Sembrava sapere meglio di Izaya stesso come prendere le persone, tuttavia non aveva amici. Da quale buon informatore qual era, il moro aveva cercato più informazioni possibili su quell’uomo. I risultati erano stati vaghi e piuttosto chiari: cinquant’anni circa; aveva lasciato la famiglia con la maggiore età ed era entrato a far parte di una banda di criminali, che era vissuta a lungo prima che si sciogliesse circa quindici anni prima, ma il motivo non era ancora riuscito a trovarlo; non era sposato e non aveva figli; aveva un lavoro in una vecchia fabbrica e viveva in un luogo abbastanza malfamato. Tutto ciò che aveva trovato non andava oltre questo. La maggioranza delle informazioni erano sul passato, mentre nel presente le informazioni erano poche e pressoché basilari. Come se l’uomo avesse deciso, a un certo punto della propria vita, di far in modo di rendersi invisibile.
– Vorrei provare a rimettere insieme la banda di cui ero entrato a far parte – risponde Kuromo. – Ho bisogno di loro per il mio obiettivo.
– E sarebbe?
L’uomo sorrise affabilmente. – Tutto al proprio tempo, informatore-kun. Se gli dicessi già il mio fine, non sarebbe interessante – rispose, per poi passarsi la lingua all’angolo della bocca.
Izaya sorrise e scosse le spalle. – Se è qualcosa d’interessante, mi piacerebbe avere un ruolo portante.
Kuromo sembrò riflettere su quelle parole, poi il sorriso si trasformò in un ghigno. – Come uccidi un essere umano che non può essere ammazzato?
L’informatore scoppiò in una fragorosa risata. – Se non può essere ammazzato, non è un essere umano! – disse, prima di ruotare sulla propria sedia e alzarsi da essa per avvicinarsi alla finestra. – Un essere umano può morire in tanti modi. Ed essere tuttavia ancora vivo.
L’argomento attirò particolarmente l’attenzione di Kuromo. – Che tipo di morte intendi?
– Una morte psicologica.
– Cioè?
– Spingere una persona talmente vicino al limite da fargli sperare una realtà diversa da quella in cui vi si trova – spiega Izaya, senza pensarci. – Buttare sotto gli occhi delle verità che non si vogliono vedere, mostrare loro quanto la forza possa trasformarsi in debolezza. Renderli deboli e poi assestare il colpo finale! – quasi urlò mentre distendeva le braccia e teneva lo sguardo fisso sula città sul quale l’appartamento troneggiava.
Kuromo sorrise, un sorriso inquietante mal celato: prometteva guai. – Allora quale sarebbe il tuo modo di agire? Colpisci i punti deboli?
– Non i punti deboli. – Izaya si voltò sembrando tornare di nuovo normale mentre continuava a sorridere. – Andrei a colpire quel punto che non si trova in superficie. E lo farei nel modo più crudele ed esplosivo possibile, mostrando in modo drastico che esiste un punto debole che nemmeno il diretto interessato sa di avere – spiegò con calma, andandosi a sedere di nuovo sulla propria sedia. Kuromo lo stava incuriosendo come pochi, e avrebbe tanto voluto sapere cosa stesse architettando.
– Se è davvero come dice lei, per distruggere qualcuno basta distruggere un punto debole sconosciuto. Ho compreso bene?
Izaya annuì, poi sospirò. – In ogni caso, non penso che ai mostri si possa fare una cosa del genere. Se li vuole distruggere, li si deve ammazzare per bene.
– Questo è lo stesso motivo per cui hai intenzione di uccidere Heiwajima Shizuo? – chiese Kuromo, e Izaya riuscì a vedere di nuovo quel luccichio strano. Un luccichio che lo incuriosiva e, allo stesso tempo, lo rendeva agitato.
– Vi sono tanti motivi per cui voglio quell’uomo morto. – Lo sguardo dell’informatore si affilò mentre fulminava Kuromo. Non ha mai avuto dubbi sul fatto che le persone conoscessero le avversità che correvano tra i due, ma parlarne apertamente con quell’uomo lo rendeva irrequieto. Interessante, pensò. Kuromo ha un qualcosa che fa’ schizzare i miei sensori di pericolo.
– Orihara-kun, avrei un altro lavoretto per lei – disse infine Kuromo, non nascondendo l’espressione soddisfatta. – Deve trovare una donna.

   
 
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