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Autore: mgrandier    29/05/2016    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bagliori
 
Non gli era mai accaduto, prima di allora, di aprire lo sguardo ai bagliori del primo mattino, avvertendo un contatto morbido sul petto; abbandonandosi alla pace che interamente lo cullava, si soffermò per qualche istante a fissare il gioco di travi contorte e irregolari che ripartivano il solaio che lo sovrastava in un intreccio scuro e disordinato al quale non era per nulla avvezzo. Socchiuse appena le palpebre, sorpreso da quell’immagine insolita, e vi si abbandonò, muovendo il braccio per stringere un poco il corpo di calda seta che ora riconosceva premuto al torace.
Sorrise, nell’animo e poi con il viso, mentre disegnava una carezza sulla pelle della sua schiena, completamente esposta al suo tocco.
Un braccio incastrato al di sotto del guanciale e l’altro allacciato di traverso al suo corpo, con una mano insinuata dietro la sua nuca, Oscar pareva ancora abbandonata al sonno più profondo, stretta a lui e con il capo adagiato sul suo cuore.
André sollevò il braccio libero, prendendo a giocare con una ciocca dorata, avvolgendola all’indice e poi lasciandola scivolare da esso, osservando rapito quel viticcio setoso e il suo muoversi sinuoso tra le dita come mai prima aveva potuto permettersi di fare; arrestò il suo gioco ascoltando Oscar emettere un profondo respiro, intuendola sull’orlo del risveglio, e si mosse attento, cercando di scorgerne il viso tra i capelli sciolti sul proprio petto.
Restò incantato alla vista del suo viso d’angelo, delle palpebre e delle lunghe ciglia scure, custodi di iridi rubate al cielo, e poi abbandonò il capo sul cuscino, perdendosi nel ricordo della notte.
Bruciò ancora nel petto e nel ventre lo sforzo immane che gli era costato fermare Oscar nel suo abbandonarsi all’istinto, tra le sue braccia. Poteva ancora vedere i suoi occhi scuri e lucidi, mentre vibravano implorando spiegazioni e poi cedendo al silenzio.
Oscar lo aveva ascoltato, facendo proprie quelle poche e dense parole, nell’attesa che risuonassero come eco dentro il suo cuore, forse ripetendole più e più volte, cercando di leggere tra suoni e silenzi, la verità che non aveva voluto confidarle e dalla quale aveva scelto di proteggerla.
In quegli istanti infiniti, aveva temuto davvero che Oscar potesse cedere, lasciando che la fiducia scivolasse nel dubbio, violando l’abbraccio a cui si era abbandonata arresa e spogliata di ogni menzogna e finzione. Era perfettamente consapevole di aver forzato le sue certezze, e di averle imposto un nuovo silenzio … osando una sfida che non avrebbe voluto rischiare. Eppure, dopo l’iniziale immobilità, e forse incredulità, Oscar l’aveva sorpreso.
Dall’abbraccio stretto in cui l’aveva serrato all’udire le sue parole, si era poi mossa lentamente, mantenendo i polsi allacciati dietro la sua nuca e fissandolo con uno sguardo velato e scuro, ma incredibilmente denso, acceso di un fuoco che oltre la passione, gli aveva mostrato placida determinazione. Le labbra tumide e piene si erano dischiuse, inumidite dal quel gesto rapido e istintivo che André conosceva e in cui leggeva da sempre l’ultimo istante rubato all’attesa dalla ragione, e poi un soffio aveva raggiunto le sue stesse labbra.
- Hai ragione, André: io sapevo, anche se non comprendevo davvero, e udire le tue parole è stato come aprire gli occhi per la prima volta su di te … e riconoscere che anche in ciò che non posso comprendere, l’unica via possibile è affidarmi a te. Io …  – si era fermata, come se altre parole avessero dovuto giungere, ma fossero rimaste sospese tra animo e gola.
Poi le labbra l’avevano cercato ancora, sfiorando le sue in un indugiare nel fondersi dei respiri che si erano fatti sospiri e poi quasi ansimi, saggiando la forma e suggendone linfa, fino a lasciare, in un bacio, la sua resa.
- Amore … solo amore, hai detto ... e proprio per questo, mi fido di te. –
Di ciò che era accaduto dopo quelle sue parole, conservava un ricordo fatto di istanti, gemme di un gioiello forgiato nei sensi. Ricordava di essersi abbandonato sul letto, portandola con sé, e che il sapore dei suoi baci gli era parso più ricco, denso e inebriante; poteva ancora sentire la sua mano, prima incerta e titubante, che si era fatta curiosa di carezze proibite e oltre la stoffa spessa aveva certamente raccolto e custodito forme e fremiti; e avvertiva ancora il profumo segreto celato dall’ultimo strato dell’uniforme, ormai intrisa di desiderio e passione. Si erano mostrati, gustati e riconosciuti in ogni singolo istante, tra carezze, baci e morsi, gesti, contatti e strette voraci, incastri perfetti di gambe insinuate a cercare il tocco più ardito … fino a tremare, legati nell’ultimo abbraccio, che li aveva colti, stremati e increduli, consegnandoli al sonno.
Fece proprio, ancora una volta, il profumo dei ricci sciolti sul petto, prima di chiamarla in un sussurro.
- Oscar … -
Ne avvertì la stretta farsi più salda attorno al torace, mentre le gambe si tendevano rigide, per poi tornare morbide tra le sue, e il respiro profondo soffiava l’ultimo sonno del mattino. Muovendosi con attenzione, scivolò dalla sua presa, adagiandola delicatamente sul guanciale, per poi discostare da sé le lenzuola e ruotare fino a portare le gambe sul lato del letto e i piedi nudi a terra. Strinse le dita sul bordo del materasso, increspando la stoffa appena un poco ruvida al di sotto di esse e serrando le labbra, il capo chino tra le spalle, prima di volgersi verso di lei, lasciandosi trafiggere dalla sua immagine perfetta e contemplandola rapito, rubando istanti di pace, tra i fili dorati sparsi sulle lenzuola e le ciglia fitte a proteggere il riposo; fino a quando non riuscì a recuperare la propria volontà, sollevandosi dal giaciglio per aggiustarsi addosso le brache e recuperare la propria camicia. Con gesti lenti, quasi gli pesasse ogni movimento, indossò la blusa dando le spalle al letto, curandosi di accomodare al meglio i lembi dentro la cintola. Portò un palmo al mento e poi alla guancia, perdendosi qualche istante nel saggiare il proprio profilo appena ruvido e valutando la possibilità di recuperare la piccola sacca di cuoio che teneva assicurata alla sella di Alexander, nella quale custodiva il necessario per la rasatura … Una accortezza necessaria, considerata la dedizione con cui Oscar si dedicava da sempre all’incarico di Comandante delle Guardie Reali e che già in passato li aveva costretti a trascorrere la notte lontano da palazzo.
Un profondo sospiro attirò la sua attenzione, prima ancora che potesse decidere il da farsi.
- Buongiorno, André … -
Si voltò rapido per rispondere al saluto, ma non ebbe modo di pronunciare una sola parola, di fronte al sorriso con il quale Oscar lo accolse, distesa sul letto, con gli occhi brillanti, quasi ridenti, e le braccia strette al seno, celando appena la nudità nel conforto di un lenzuolo sgualcito, in una immagine incredibilmente sensuale e pudica, che lo portò in un palpito ad una immagine gemella di lei, stretta in un telo di lino, incerta e misteriosa, in un tempo che gli parve incredibilmente remoto[i].
 
Si asciugò il viso, tamponando con attenzione e togliendo ogni residuo di sapone, osservando la propria immagine nello specchio irregolare e storcendo le labbra di fronte al risultato ben lungi dalle proprie aspettative.
- Non sembri soddisfatto di ciò che hai fatto … - la voce di Oscar lo fece trasalire, inaspettatamente vicina.
Si voltò di scatto, realizzando che, concentrato nell’osservare la propria immagine, non si era accorto del fatto che lei lo avesse raggiunto. Tentò una risposta, scuotendo il capo, ma perse respiro e parole nel trovarla accanto a sé, con le spalle scoperte e la camicia avvolta su se stessa e stretta al seno, insieme all’intrico del lino. Cercò il suo volto, fuggendo dal suo corpo di latte accarezzato dalla sole del mattino, e fu quasi più forte l’emozione nello scorgerla candida e serena, con gli occhi brillanti del cielo più limpido e i capelli intrecciati nel disordine della notte. Uno scambio silenzioso, di sguardi e sorrisi appena celati, prima che lei gli volgesse le spalle, la schiena nuda completamente esposta, mentre con il braccio levato gli porgeva la matassa di lino.
- Se hai terminato con la tua rasatura, potresti aiutarmi, per favore? … - gli chiese e poi rimase in attesa, il capo basso e la mano sospesa perché lui potesse afferrare la lunga benda.
André comprese, allungò appena la mano e afferrò il lino, prendendo a districarlo per cercarne un capo. Si accorse di avere le mani tremanti e di faticare a svolgere la stoffa, nuovamente ferito dalla vista di quella segreta costrizione. Trovando un capo, sciolse meglio che poté il resto dell’intrico, lasciando che scendesse fino a depositarsi a terra.
- Come posso … - chiese imbarazzato.
- Metti qui e tieni fermo. – spiegò Oscar sollevando un gomito e puntando il capo del lino una spanna sopra il fianco, premendo poi le dita di André perché la benda non si spostasse – So farlo anche da sola, ma non essendo bende fresche, se mi aiuti il risultato sarà certamente migliore … -
André ne osservò i movimenti lesti e precisi, aiutandola nel distendere le pieghe del lino, scoprendo in quei gesti un orizzonte misterioso e facendo proprio un nuovo aspetto della vita di Oscar, in bilico tra due mondi. Di nuovo, si sorprese di quanto incredibilmente difficile potesse essere la sua esistenza e di quante pieghe nascoste ancora potesse ignorare di quella sua realtà, risultato dell’ostinata volontà di far sì che una donna vestisse la vita di un uomo, comprimendo anima e corpo in una corazza di regole e finzione, forzature impossibili da ammettere … necessarie da accettare.
- E’ … è un’idea di mia nonna? – balbettò - Come ha potuto importi una cosa simile? Io non avrei mai … -
- Non sono poi così male, sai? – rispose lei ultimando la fasciatura e assicurando il lembo tra altre pieghe, per voltarsi a lui e riprendere – Non sono peggiori di altre stoffe …  –
André soffocò la sua risposta in un sospiro, mentre il suo cuore tornava a disegnare nel suo segreto un arabesco di tenerezza, accarezzando con gratitudine il pensiero che lei gli avesse concesso di varcare una nuova soglia, di violare una ulteriore divisione, offrendogli quell’immagine di sé, alla luce del sole appena sorto.
- … e senza sarebbe anche peggio, credo. – riprese Oscar, chinando lo sguardo a terra. Si morse le labbra, la voce parve tremare – Sono necessarie ... per tenermi legata a quello che devo essere … né uomo, né donna … - e scivolò in un sussurro.
- Oscar … - la chiamò e un palmo corse a cullare la sua guancia, accompagnandola a risalire, fino a cogliere il suo sguardo – Cosa dici? Tu sei una donna … -
Il capo si scosse, forzando appena il contatto con il suo palmo; Oscar strinse le labbra e deglutì, gli occhi improvvisamente lucidi, finché l’animo non trovò le parole e la via per essere udite – Avrei … avrei voluto esserlo, questa notte … -
André sentì il cuore bruciare nel petto, la gola stringersi in un nodo; chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime per non mostrare il proprio tormento e senza governare il proprio istinto, la cercò, serrandola a sé in un abbraccio di anima e corpo.
La voce, flebile e tremante, tornò al suo cuore, in un soffio stretto sul petto - … sarei divenuta donna … e lo sarei stata per te … -
 
Per l’ennesima volta, saggiò il proprio mento e le guance, arricciando il naso in una sorta di smorfia, nel constatare come la rasatura della mattina non avesse ottenuto il risultato che era solito raggiungere potendo godere dell’agio della propria camera. Indugiò sull’opportunità di far affilare da mani esperte il rasoio che teneva nella sua sacca … e sulla necessità di sostituire la pezza di cuoio con la quale si era adoperato con impegno, e scarsi risultati, per migliorare il filo della lama. Passò più volte l’indice, con insistenza e disappunto crescente, su un preciso punto della guancia, appena al di sopra dello spigolo della mandibola dove avvertiva pungere e quasi graffiare … e quasi riuscì a concentrarsi su quel vibrare ruvido, tanto da isolarsi dal brusio che animava, come del resto era consuetudine, la Salle des Gardes de la Reine[ii]. Per sollevarsi da quel fastidio, si fece prossimo alla prima della alte porte finestre che offrivano uno scorcio del Parterre du Midi, osservando con forzato interesse il disordinato muoversi di dame e gentiluomini lungo i vialetti ghiaiosi del giardino. Sollevando lo sguardo, invece, si perse un poco nel gioco di nubi candide che si muovevano rapide nel cielo azzurro di quel pomeriggio infinito, lento di attese e consueti passaggi da un’udienza a una esercitazione, da una ronda ad una verifica del protocollo …
Al rigido cigolio del battente della porta che gli era poco distante, seguì l’eco di passi svelti, chiari e leggibili, come fossero staccati e nitidi, rispetto al denso brusio di fondo. Riconobbe il tono fermo tipico di quando a parlare era il Comandante delle Guardie Reali, notando una leggera sfumatura, forse appena un poco più fredda del consueto, e intuendo una sotterranea vena di inquietudine. Una risposta, concisa e obbediente, prima di udire falcate decise sfilare alle proprie spalle, per poi intuire, con la coda dell’occhio, la figura alta e celeste del Tenente Girodel mentre si allontanava verso il lato opposto della sala.
Passi serrati si fecero prossimi e un richiamo appena udibile, soffio soave e suadente celato nella consuetudine di un disporre degli altri, lo distolse infine dalla vista del parterre – André … -
André si volse immediatamente, incontrando la sua immagine snella a scivolare proprio appena oltre la sua posizione e incrociando per un istante il suo sguardo limpido. Era stato sufficiente un solo istante per ritrovarsi e allacciare gli sguardi, legarli l’uno all’altro come potessero avvolgersi e farsi uno, per poi sciogliere rapidamente ogni indugio e ritirarsi nel composta parvenza di indifferenza che reggeva da anni il loro incontrarsi entro i confini della reggia. Si accinse a seguirla, lanciando solo un’occhiata rapida alla schiera di uomini, alcuni eleganti e altri in uniforme, o anche riconoscibili nella livrea di servizio, tutti assorti in discorsi sommessi e movimenti consueti che si perdevano nello sfondo variopinto e geometrico di marmi dai colori intensi.
Prese il passo di Oscar, seguendone il ritmo deciso, e fissando lo sguardo a lei, concentrato e rapito dall’ondeggiare morbido dei capelli sulle spalle larghe e magre, delle quali ricordava la spigolosa precisione. Guidato dall’incalzare dei suoi passi, disegnò ancora una volta la china della schiena morbida celata dall’uniforme, sentendo vivido e quasi pungente il ricordo della pelle sotto i palmi …
Inspirò a forza, recuperando lucidità e fuggendo ancora una volta da quel sogno ormai fatto ricordo, vivo e pulsante come mai prima, e cercando tra i colori della sala un solido appiglio per non cedere. Sollevò lo sguardo, cercando il bagliore composito del grande lampadario che illuminava il cammino che stava percorrendo verso la Grande Salle des Gardes de la Reine, seguendone i bracci ricurvi e le mille gocce di cristallo … Un arabesco lucente, quasi accecante, capace di riflessi intrecciati e quasi vibranti … come di bagliore che diviene sfocato nell’alone opaco dell’oblio … che in un battito di ciglia torna nitido a stagliarsi nell’intrico di bronzo dorato ed preziose trasparenze.
Fu un istante, prendere coscienza della realtà.
Riconobbe nel tremolio dei cristalli un che di insolito e innaturale, uno schiocco secco e una sorta di sibilo; percepì chiaro lo spazio attorno a sé, la propria posizione e quella di Oscar, di un passo avanti alla propria … e senza alcuna possibilità di rendere razionale il proprio scegliere e muovere le proprie membra, avvertì come un’onda crescere dentro di sé, incalzante e decisa ad imporgli di gettarsi su di lei. Chiudendo le braccia attorno al suo esile corpo e spingendola con tutta la propria forza perché si gettasse a terra, la trascinò con sé, ruotando appena il torace e tenendola stretta, fino a cadere a terra, urtando il pavimento con la propria spalla e poi con il capo, e avvertendo il peso del corpo di Oscar schiacciato addosso al proprio.
 
[i] Riferimento al capitolo 1
[ii] Grande sala dell’appartamento ufficiale della Regina, situato nell’ala di mezzogiorno della Reggia di Versailles, e direttamente collegata all’anticamera della Regina e alla Grande sala delle Guardie della Regina (oggi Salle du Sacre).

Angolo dell'autrice: perdonate se arrivo fuori orario... ma domani mattina sarò impegnata e non potrò aggiornare.
La notte è definitivamente trascorsa... e, in qualche modo, superata. Se appena un poco di chiarezza è stata fatta, altro si profila all'orizzonte.
Un bacio a tutte... a coloro che leggono, seguono, ricordano, preferiscono e lasciano un commento. A presto e grazie davvero.
  
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