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Autore: Lales    13/04/2009    2 recensioni
Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei. Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevo detto, avevo pensato ed immaginato il mio classico film da FF in modo molto dettagliato. Avevo riflettuto su un finale completamente diverso, poi l'emozione della storia, del sentirla così maledettamente mia, mi ha fatto svoltare per un altro tipo di finale, che sinceramente adoravo di più per la mia Michelle. A questo proposito vorrei chiarire alcuni punti su di lei; è la prima volta che mi metto così completamente dentro ad una FF, è la prima volta che un mio personaggio ha le mie stesse identiche speranze, sogni, modi di fare e comportamentali, stesso carattere, stesse battute, stessa testa e addirittura stessi tatuaggi XD.
Michelle sono io con qualche anno in più ed una vita che io sogno, Michelle è quello che vorrei diventare io in un futuro, senza necessariamente la parte con i TH. Inoltre vorrei precisare che io Lale non sono innamorata di Georg e che la storia dal punto di vista dei sentimenti è parecchio romanzata, non fatevi strane idee per favore. XD
Spero l'abbiate apprezzata, perchè vorrà dire che avete apprezzato un po' anche me.
Ecco il quinto ed ultimo capitolo di questa breve avventura, spero vi piaccia. Se non vi piace problemi vostri. :)
Kisses

5.

I giorni erano passati molto velocemente, ed in studio Michelle e i quattro si erano dati molto da fare riuscendo a mettere in piedi tre possibili canzoni da inserire nel singolo; quale fosse quella prescelta per il lancio però non era ancora stato stabilito. Quella mattina la donna si era ritrovata all'atelier per la prova definitiva del suo abito, realizzando, una volta fasciata nella seta avorio del vestito, che oltre ad essere dimagrita e di conseguenza non avere più tanto seno con cui riempire il corpetto, mancavano solo tre giorni al suo matrimonio e al lancio del singolo. Appena si vide allo specchio scoppiò a piangere in singhiozzi convulsi pronunciando frasi incomprensibili, tanto che la commessa dovette soccorrerla con fazzolettini e caramelle, ormai abituata alle crisi isteriche delle spose. Ciò che Michelle non riusciva a capire era perchè in un momento in cui doveva essere solo la donna più felice del mondo si sentiva invece completamente l'opposto, sentendo ogni giorno che passava che non era la cosa giusta quella che stava per fare. Da quando aveva avuto quella discussione con Benji si era raffreddata con lui, mostrandosi a volte anche scontrosa, cosa che lui accreditò all'ansia da "grande passo" che un po' stava colpendo anche lui. Ciò che non sapeva il povero malcapitato era che invece Michelle quando si trovava a lavoro era la persona più dolce e cordiale che potesse esistere, specialmente all'indirizzo di una certa persona, che se avesse saputo, non avrebbe faticato ad immaginare.
Dopo la prova del vestito, trafelata e decisamente in mostruoso ritardo, Michelle corse a lavoro dove immaginava già la faccia contrariata di Bill che la guardava ticchettando un dito sul suo orologio. Grazie al cielo una volta arrivata in studio di incisione i quattro erano al di là del vetro che parlavano animatamente sommersi di fogli e laptop; l'unico concentrato sul suo strumento era Gustav, che aggiustava amorevolmente le pelli del tamburo come se non fosse nella stanza.
- Ciao Chris - disse Michelle appena entrata poggiando la borsa vicino al mixer e facendo un cenno a Lucas, il tecnico del mixaggio seduto davanti alla marea di pulsanti e levette che con una cuffia posata su un orecchio ascoltava qualcosa che la donna ignorava.
- Ciao Mimì - sorrise Chris poggiandosi una mano su un fianco - Com'è andata la prova del vestito? -
- Uno schifo, grazie - rispose la donna scansandolo e andando verso il pc acceso vicino al biondino.
- Uh vedo che stamattina siamo di buon umore - disse ironico facendo il giro su se stesso per vederla meglio.
- Chris, lascia perdere - disse categorica - Ora dimmi qui a che punto siamo -
- Va bene - rispose sbuffando - Allora, siamo sempre a tre possibili tracce, ora stanno discutendo i pro ed i contro, ma aspettavamo te per sapere quella che potrebbe andare -
- Avete fatto bene - disse annuendo e andando verso Lucas. Gli unici tasti che conosceva in quel caos infinito di leve e bottoni erano quelli del volume e dei bassi, oltre a quello per parlare con i diretti interessati al di là del vetro, completamente isolati sonoramente sembravano quattro pesci che aprivano e chiudevano la bocca senza emettere suono, come se fossero in una boccia di vetro.
- Buongiorno mie giovani marmotte - disse la donna solare guardando le reazioni dei quattro che si girarono in contemporanea, chi tappandosi un orecchio come Tom e chi sorridendo, come i restanti tre.
- Mi hai reso sordo - gridò Tom avvicinandosi al microfono.
- Non ti preoccupare ti faremo istallare un orecchio artificiale - rispose la donna sorridendo di sbieco mentre Chris rideva e Lucas aveva ripreso a lavorare sul mixer.
- Grazie, gentilissima - rispose sorridendo ironico dopo essersi guardato con gli altri, che ridevano a loro volta.
- Prego Tomi, non c'è di che. Ora parlando di cose serie, a che punto siete? -
- Buono - constatò Bill alzando le spalle e cominciando a sfogliare il blocco che aveva in mano - Sono sempre le tre che abbiamo provato ieri e l'altro ieri e pure l'altro ieri ancora, ma non riusciamo a scegliere -
- Sono tutte buone Mimì - disse in quel momento Georg, ma lei continuò a fissare Bill nonostante la voce non provenisse più dalla sua bocca.
- Si lo so - disse abbassando lo sguardo verso il mixer - Ma dobbiamo scegliere bene, non possiamo sbagliare il primo singolo -
- Se le mettessimo tutte e tre in rete? - chiese Gustav serafico.
- Potremmo anche farlo - rispose prontamente la mora - Ma dobbiamo comunque avere un singolo di traino -
- Io sono indeciso tra "Cereali a colazione" e "Fa caldo qui dentro" - disse Tom annuendo - "Hai chiamato mamma?" non mi convince -
La mora scoppiò a ridere ricordandosi di quando avevano scelto i titoli provvisori per le canzoni, per ricordarsi a quale si riferivano avevano associato una frase a casaccio data alternativamente da Bill e Tom, che si divertivano come due bambini ad inventarsi frasi idiote.
- Non avete ancora trovato dei titoli? - si informo Michelle, guardandoli alternativamente tutti e tre evitando accuratamente lo sguardo di Georg.
- Mimì io ho fatto una lista con trentaquattro possibili nomi - disse Bill compiaciuto alzandosi dallo sgabello e andando verso il vetro, su cui appiccicò il foglio, che a Michelle da lontano sembrava più una lista della spesa.
- Trentaquattro Bill? - chiese scioccata - Ne bastavano tre -
- Lo so - disse Bill con il viso di un bambino dell'asilo che spiega un concetto complicatissimo - Ma già che c'ero ho lasciato correre l'immaginazione -
- Sono diventati trentaquattro dopo che l'ho minacciato, altrimenti ne erano sessantadue - disse da dietro Tom annuendo.
- Ok ok - sospirò la donna - Allora adesso riproviamo tutto, cominciamo con "Cereali a colazione" - e scoppiò a ridere finendo la frase.
- Benissimo - rispose Bill girandosi e saltellando verso lo sgabello dietro di lui, mentre gli altri si sistemavano gli strumenti e Gustav si sedeva dietro la batteria pronto a dare il tempo.
- Pronti? - chiese il biondino alzando le bacchette in aria.
Tom fece un cenno con la testa mentre Georg rimase fermo, segno sicuramente affermativo.
Il ticchettio delle bachette di Gustav invase la stanza, mentre i ragazzi cominciarono a suonare. La melodia era potente, Tom era tutto concentrato sulle corde della sua Gibson; quando l'aveva rivisto suonare Michelle si era accorta che era diventato davvero bravo, rispetto all'inizio in cui non riusciva a capire se fosse lui che suonava o qualcuno dietro al palco, si era dovuta complimentare con lui per la bravura. Georg allo stesso tempo aveva il viso coperto dai capelli, ma lei si accorse distintamente che si stava mordendo le labbra, come se fosse ansioso o preoccupato per qualcosa. Gustav picchiava sulle pelli dei tamburi e fracassava i piatti con tutta la forza che aveva in corpo, cacciando fuori tutta l'energia che accumulava durante le sue sessioni di relax, ovvero durante tutta la giornata.
Infine la donna si spostò a guardare Bill; i capelli leggermente tirati indietro a causa delle cuffie, ed un ciuffo davanti agli occhi, i fogli in una mano e l'altra poggiata sullo sgabello: era così bello.
Guardandoli dal vetro Michelle si accorse che il tempo non era passato, ascoltando quelle parole, vedendoli lì davanti ai suoi occhi, si rese conto che dieci anni non erano passati, e che le emozioni ed i sentimenti, così forti e veri che solo loro quattro le potevano far provare non erano mai morti dentro di lei, ma solo sopiti in un angolo del suo cuore dove loro erano sempre rimasti.
Era vero, lei nel corso della sua vita non li avrebbe mai abbandonati, neanche volendo, perchè facevano indissolubilmente parte di lei, come se fossero una parte di cuore o di polmone, come se fossero indispensabili per poter vivere. Li guardava sentendo la chitarra di Tom crescere sempre di più e li rivide per un momento bambini; Tom con il suo casco di banane in testa, quei dread biondi che l'avevano reso celebre nel tempo, e quella faccetta furba che ne aveva fatte impazzire tante, quegli occhi che avevano sempre un sorriso triste, così identici a quelli del gemello. Rivide Bill con il ciuffo a coprirgli un occhio solo, e sorrise al ricordo, ripensando a quanto le sue fans rimanessero scioccate ad ogni minimo cambiamento che facesse nel tempo, non rendendosi conto che stava semplicemente crescendo, che stava diventando l'uomo che ora aveva davanti e che con la sua voce un po' roca regalava ancora emozioni divine. Guardò poi il batterista, sempre coperto da uno dai suoi piatti, da qualsiasi angolazione lo vedesse, un tutt'uno con la sua amata batteria. Era rimasto tra i quattro quello con i piedi più per terra, mostrandolo poi con la famiglia che si è creato nel tempo, sempre prezioso nei consigli e ottimo ascoltatore quando si aveva bisogno di lui.
Michelle non ebbe di nuovo il coraggio di soffermarsi su Georg, ma lo fece, proprio nel momento in cui lui alzò lo sguardo e la fulminò con gli occhi. Era incredibilmente serio, ed anche concentrato, ma la donna rimase comunque immobile, a fissarlo, mentre la canzone andava avanti. Per lui non c'erano mai abbastanza parole per descriverlo, mai aggettivi che gli calzassero a pennello, perchè lui era semplicemente l'amore più grande e non corrisposto che avesse avuto nella sua vita. Non aveva mai pensato seriamente a quella parola, perchè per lei l'amore era qualcosa che si poteva toccare, qualcosa da condividere con qualcuno che ti è vicino e ti ricambia, non con una star che neanche ti vede quando gli passi davanti. Ma con lui era tutto così maledettamente giusto che anche quella fase la poteva chiamare amore, perchè era quello che sentiva ora verso di lui, solo puro e semplice amore. Ed era tornata di nuovo a quando di anni ne aveva diciassette e non trentadue, era tornata a quando si preparava per andare ai concerti insieme alle sue amiche, non ai preparativi del suo matrimonio. Il tempo era come se non fosse passato, e quel tempo sembrava per sempre. Loro erano per sempre, e lo sarebbero sempre stati. Le ultime note invasero la stanza, mentre Michelle reprimeva una lacrima che prepotente voleva uscire dal suo occhio. Si girò di scatto mettendosi una mano sulle labbra, mentre Chris accortosi della sua reazione le andava vicino e le prendeva la mano libera guardandolo preoccupato.
- Che succede? - chiese prendendole il viso.
- Niente - rispose tirando su con il naso e fissando Chris negli occhi - Dì ai ragazzi che è questo il singolo, trovategli un nome e... noi due ci vediamo mercoledì... - Si scostò dalla presa e andò vicino al mixer, prendendo la borsa ed uscendo dallo studio.
- Che succede? - chiese Bill dall'interfono, mentre anche gli altri non riuscivano a capire cosa fosse successo.
- Niente ragazzi, è molto contenta, felicissima - cercò di sdrammatizzare lui ridendo - E' questo il singolo, ora venite fuori che scegliamo il titolo e poi la registriamo -
Chris rialzò lo sguardo, ma si accorse che i Tokio Hotel erano rimasti in tre.
- Dov'è andato Georg? - chiese perplesso mentre anche gli altri si guardavano senza capire.

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Michelle sentiva che la stava chiamando ma non aveva la forza ed il coraggio di girarsi a guardarlo; in quel momento l'unica cosa che voleva era andare a casa e buttarsi a piangere sul divano, cacciando via le energie negative e cercando di capire cosa cazzo fare della sua vita, andata in frantumi in un mese.
- Michelle ti vuoi fermare? - gridò di nuovo verso di lei il bassista che le era arrivato veramente vicino.
- Torna in studio Georg, e lasciami stare! - rispose lei attraversando il corridoio e arrivando davanti all'ascensore, cominciando a premerne il tasto con insistenza, mentre lui la raggiungeva. Sbuffò alzando gli occhi al cielo e trattenendo ancora le lacrime.
- Che è successo? - chiese lui guardandola di profilo ma mettendole una mano sul mento per girarle il viso.
- Niente - disse lei scostandosi bruscamente - Ora torna subito in studio -
- Neanche per sogno, dimmi che hai fatto - si impuntò lui mentre l'ascensore arrivava e Michelle entrava dentro a passo di marcia. Per quanto avesse voluto avere la forza per spingerlo fuori, Georg entrò dentro con lei, e appena le porte si chiusero glielo chiese nuovamente.
- Allora? - si mise davanti ai tasti dell'ascensore e premette lo stop parandosi davanti alla donna che accortasi del fatto che l'abitacolo si fosse fermato sgranò gli occhi dalla quale cominciarono ad uscire le lacrime.
- Ma sei impazzito?! Fai ripartire l'ascensore! - disse alzando la voce, tentando di spostare il bassista con scarsi risultati.
- Fino a quando non mi dici cosa è successo rimaniamo qui - rispose lui serio, prendendola per le spalle e facendola indietreggiare fino ad una delle pareti dorate.
- Allora rimaniamo qui - rispose lei con tono di sfida, mentre lui sorrideva e lasciava la presa.
- Benissimo - serafico come non mai Georg si spostò appoggiandosi al suo fianco.
- Benissimo cosa? Tu devi andare in studio! - berciò Michelle che con uno scatto tentò di arrivare ai bottoni ma fu prontamente fermata dal braccio di Georg, che stavolta la immobilizzò completamente, sia con le braccia che con gli occhi.
- Che cazzo è successo? - chiese nuovamente, mentre lei si divincolava - Perchè stai piangendo? -
- E' colpa tua! E' solo colpa tua - disse lei mentre tentava di scivolare via dalla sua presa ferma - IO NON LO SO PIù COSA VOGLIO, DA QUANDO SEI ARRIVATO NELLA MIA VITA LE MIE CERTEZZE SONO CROLLATE - continuò a gridare la mora notando che la presa si stava allentando - NON SO PIù SE AMO BENJI, NON SO PIù SE VOGLIO SPOSARMI, NON SO PIù CHE CAZZO DEVO FARE, ED è SOLO COLPA TUA! -
I singhiozzi la fecero scivolare sulla parete ormai libera dalla presa dell'uomo, che la fissava incredulo, non sapendo che cosa dire. Michelle si sedette a terra prendendosi la testa con le mani.
- Che cosa significa che è colpa mia?! - chiese lui non capendo - Io non ho fatto niente -
Lei alzò il viso rigato e lo guardò con gli occhi carichi di incertezza - Lo so che non hai fatto niente, ho fatto tutto io da sola, come una scema - rispose Michelle alzandosi e continuando a fissarlo.
- Eri tu che sognavo al mio fianco - prese a dire la mora - Eri tu che volevo come padre dei miei figli, eri tu che ho sempre sognato con me, perchè noi due, cazzo Georg, non mi dire che sono l'unica che se n'è accorta... - sospirò la donna girando il viso.
- Di cosa mi dovevo accorgere? - chiese alzando le spalle.
- Certo che sei tonto! - berciò Michelle rigirando il volto verso di lui sentendo che le veniva da ridere. Vedendo che lui non rispondeva gli dette una botta sul petto e alzò le spalle anche lei - Vedi mi sono fatta i castelli anche a trent'anni, non crescerò mai...-
Lui rimase immobile, mentre lei si avvicinava ai bottoni dell'ascensore per farlo ripartire, le prese un braccio e la fece voltare - Io mi sono accorto solo di una cosa - disse sicuro mentre lei abbassava di nuovo le difese.
- Cosa? - chiese stancamente.
- Di questo - rispose lui prendendole il viso e posando le sue labbra sulle sue. Michelle rimase immobile con gli occhi sgranati mentre lui la spingeva contro una parete dell'ascensore e la continuava a baciare. Tratteneva il respiro la donna e non aveva neanche il coraggio di muovere un muscolo, aveva sognato quel momento per anni ed ora che era successo non faceva assolutamente niente.
Georg si staccò e sorrise - Mi aspettavo un po' più di partecipazione, ma ci possiamo lavorare -
Michelle rimase a bocca aperta spalmata contro la parete non sapendo se dire o fare qualcosa oppure svenire in quell'istante per eccesso di tachicardia, sempre se fosse una diagnosi plausibile.
- ODDIO - riuscì a dire non appena riprese a respirare.
L'uomo al suo fianco non sapeva se ridere od essere serio in una situazione simile, pensò ad una via di mezzo.
- Ma tu sei completamente scemo! - gli disse girandosi - Io mi sposo tra due giorni e tu mi baci! -
- Pensavo lo volessi anche tu - si giustificò lui sempre più perplesso.
- Sì - disse lei - Cioè no, no, ma certo che no! -
Rimasero in silenzio qualche secondo, lui immobile guardando per terra e lei girando in tondo, premette il tasto dell'ascensore e questo si mosse continuando la sua corsa verso il piano terra.
- Non potrà mai esserci niente tra di noi - disse la donna riprendendo la borsa e fissando un punto fermo nel vuoto - Lavoriamo insieme, e poi io mi sposo -
L'ascensore annunciò il suo arrivo e le porte si aprirono, mentre i due ebbero il coraggio finalmente di guardarsi in faccia, una marea di gente entrò nell'ascensore, e Michelle venne spinta fuori.
Si girò ed uscì dall'ufficio, ancora più confusa di quando non fosse entrata.

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Ci aveva pensato tutta la notte, con gli occhi sgranati e Kid A dei Radiohead a fare da sottofondo al suo dolore, ma anche alla sua scelta. Non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere a Banjamin, mai e poi mai se lo sarebbe potuto perdonare, ed ora, mentre erano arrivati vivi ad un giorno dal loro matrimonio, Michelle si trovava di fronte alla porta di casa di quello che non sarebbe diventato suo marito. Era lì da mezz'ora, a fissare il legno della porta, senza avere il coraggio di bussare, quello che stava per fare era forse la cosa più difficile della sua vita.
Mentre si era decisa a premere il campanello, la porta si spalancò e Benji la fissò incredulo richiudendola immediatamente e gridando dall'interno: - Ma sei pazza?! Noi due non ci dobbiamo vedere il giorno prima del matrimonio! -
- Apri la porta, devo parlarti - disse lei monocorde, non avendo più tanta voce, dato il pianto epocale che si era fatta quella notte.
Benjamin riaprì la porta e la guardò serio - Che succede? -
Lei entrò in casa senza aspettare che lui glielo chiedesse, poggiò la borsa sul tavolo e incrociò le braccia, meglio essere dirette che girarci intorno.
- Noi due domani non ci sposiamo - disse sussurrando e fissandolo negli occhi, mentre lui alzava un sopracciglio e la fissava impalato.
- Cosa? -
- Hai capito benissimo -
- Michelle ma che cosa stai dicendo? -
- Sto dicendo che domani io non entrerò in quella chiesa con il vestito color avorio dei miei sogni e non dirò 'Si' davanti all'altare -
- E perchè? - chiese lui incredulo appoggiandosi contro la porta chiusa e cominciando a rendersi conto di quello che stava succedendo.
- Perchè amo un altro, e l'ho anche baciato - rispose cruda come non mai mentre si sedeva sul divano e si prendeva la testa tra le mani.
- CHI CAZZO HAI BACIATO? - Benji le andò davanti rosso in volto e le puntò un dito contro - DIMMI CHE NON è UNO DI QUEI QUATTRO, DIMMELO CAZZO -
Michelle non rispose fissando il tavolino davanti a lei e sospirando affranta, cosa che l'uomo interpretò come una risposta affermativa.
- LO SAPEVO - gridò ancora lui - LO SAPEVO CAZZO CHE C'ENTRAVANO -
- E' colpa mia - disse Michelle alzandosi dal divano e andandogli davanti - Ci sono anche altre cose che devo dirti -
- COSA? - chiese lui rabbioso.
- Non sono pronta per sposarmi Ben, io ho bisogno di stare da sola, per i fatti miei. Il sol pensiero di aspettarti a casa con la cena pronta mi fa sentire male... Senza contare che ho il mio lavoro, i miei ritmi e non voglio che tu ne risenta -
- Sempre del tuo lavoro si parla Michelle, sempre il tuo lavoro in mezzo! -
- E' così, non posso farci niente, è la mia vita... -
- Appunto, e non ti sei chiesta che se io ti ho chiesto di sposarmi è perchè avevo calcolato i pro e i contro della nostra storia, perchè pensavo e penso che nonostante tutto il nostro amore è più forte di qualsiasi cosa?! -
- Non è così - disse lei categorica.
- Che vuol dire Mimì? - chiese lui aggrottando la fronte.
- Ben tra di noi le cose sono andate avanti per inerzia - rispose la donna tornando a sedersi sul divano - Sono dieci anni che stiamo insieme e gli ultimi tre sa solo Dio perchè li abbiamo trascorsi insieme -
- Amore? La conosci questa parola? -
- Abitudine - rispose la donna sicura di sè - E' stata solo l'abitudine di avere qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui passare le giornate... -
- Ah e così sarei stato un ripiego? -
- No Ben, fino a quando c'è stato l'amore, io ti ho amata con tutta me stessa, ma adesso... è solo affetto. -
Lui allargò le braccia girando su se stesso - Io non ti capisco, non ti riconosco più, non so neanche chi è questa donna che è seduta sul mio divano -
- Non lo so neanche io - rispose lei alzandosi di nuovo e andando verso il tavolo dove aveva posato la borsa.
- Michelle stai mandando all'aria dieci anni insieme per chi? Per il bassista di un gruppo che non ti vorrà mai? - disse Benji quasi cattivo nelle intenzioni, mentre Michelle si bloccò verso la porta, e si girò di scatto.
- Non stiamo parlando di quello, stiamo parlando di me - disse la donna puntandosi un dito contro ed andando verso di lui - IO voglio essere libera di fare ciò che voglio, IO voglio poter tornare a casa senza dover preparare la cena a qualcuno che non sia io, IO voglio stare da sola, IO Benji, sono io il problema, lascia perdere gli altri! -
- E allora perchè mi hai detto di si quando te l'ho chiesto? -
- Perchè mi sembrava la cosa più sensata da fare - rispose lei girandosi e tornando verso la porta - Ma il senso che c'avevo trovato, l'ho perso -
Benjamin non ebbe il coraggio di dire altro, la fissava solo tra la rabbia e la delusione, prima che lei aprisse la porta e si girasse di poco - Ho già disdetto tutto, quindi non ti devi preoccupare di niente -
Dopodichè uscì da quella che sarebbe dovuta essere la sua casa e si incamminò verso la macchina, aveva ancora un'altra cosa da fare.

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L'esterno del Ritz Carlton le era sempre piaciuto. Dorato quanto basta, giusto quel tocco d'eleganza per non sembrare troppo snob. Erano già venti minuti buoni che camminava avanti e indietro davanti l'ingresso e l'usciere la fissava in malo modo, non sapendo cosa pensare di quella donna con gli occhiali scuri che faceva un passo verso l'entrata ogni cinque minuti. Michelle sospirò e prese coraggio avanzando verso le porte dell'hotel ed entrando dentro, spedita immediatamente verso la reception.
- Posso esserle utile? - chiese la donna dietro al bancone di marmo sorridendole gentilmente.
- Mi può chiamare Georg Listing - disse Michelle posando le mani sul piano di fronte a lei.
- Chi lo desidera? -
- Michelle, può dire semplicemente Michelle -
Vide la donna girarsi e chiamare la stanza di Georg mentre lei continuava a fissare i marmi e le scalinate che contornavano la hall di quel meraviglioso albergo.
- Suite 483 - gli disse la donna mentre Michelle le scoppiava a ridere in faccia appena sentito il numero della camera - Mi scusi - disse tornando seria - Grazie -
Ridacchiò per tutto il tragitto in ascensore e appena arrivata davanti alla Suite 483, continuò a ridere da sola, Georg era proprio un inguaribile romantico.
- Ciao - disse lui perplesso mentre lei continuava a ridere come una matta.
- Che caso, proprio la 483 -
Anche il bassista sorrise e alzò le spalle - Me l'hanno data, io non c'entro niente -
- Certo, come no - rispose lei entrando e girandosi subito nella sua direzione.
- Come mai qui? - chiese alla donna facendole strada verso il divano.
- Ti ho portato una cosa, e poi...- rispose lei posando la borsa e sedendosi, prima di guardarlo negli occhi - Volevo chiederti scusa -
- Per cosa? -
- Per la mia reazione di ieri - rispose imbarazzata - Era esattamente quello che desideravo da anni, ma mi hai preso alla sprovvista, ed ho voluto negare a me stessa quello che provavo -
- Provavi? - chiese lui sorridendo.
- Provo - si corresse Michelle prendendo la borsa e tirandone fuori un cd.
- Ma a parte ciò, ti ho voluto portare questo, l'ho preso prima di venire qui -
Georg prese il cd tra le mani e scoppiò a ridere - E' il singolo, ma... Come hai fatto? -
- Ho qualche cd di scorta, è bastato solo masterizzarlo! -
- Ma c'è anche il booklet! - rispose lui raggiante, girandosi ad intermittenza tra lei e il cd che aveva in mano.
- Quello è stato più difficile, ma ce l'ho fatta ugualmente - sorrise la donna.
- Mimì è fantastico - rispose lui chiudendo il cd e girandosi verso di lei - Grazie -
- E di cosa? - disse lei mentre si avvicinava per abbracciarlo. Rimasero vicini qualche secondo, prima che l'imbarazzo li divorasse - In verità è mio e ci voglio gli autografi di tutti e quattro, un singolo dei Tokio Hotel su CD varrà un sacco di soldi - scherzò infine mordendosi la lingua. L'uomo non rispose, si limitò a continuare a fissare il pezzo di plastica tra le sue mani, quasi sognante.
- Allora sei pronto? - chiese lei sorridendo e appoggiandosi allo schienale del divano - Domani è il grande giorno -
- Già - annuì Georg tornando serio - Sono un po' nervoso, ma credo sia normale -
- Si lo è - rispose la donna spostando lo sguardo verso il soffitto.
- E tu sei pronta? -
- Si sono emozionatissima per la messa in rete, sono sicura che andrà benissimo - rispose Michelle portandosi i capelli dietro le orecchie.
- No io dicevo il matrimonio - rispose lui perplesso - Sai la chiesa, il vestito, tu che arrivi all'altare... -
- Ah - rispose Michelle abbassando lo sguardo - Si, beh, devo dirti una cosa... -
Lui si portò una mano sulla fronte e si scompigliò i capelli sorridendo e scuotendo la testa - Non mi dire che... -
- No - disse lei interrompendolo - Ho lasciato Benji -
- Cosa? - rispose lui continuando a ridere, più per incredulità, non trovava la situazione molto divertente.
- Eh si, mi sono resa conto che stavamo insieme solo per inerzia, e sposarmi sarebbe stato un errore, così... - continuò Michelle alzando le spalle - ... è meglio per tutti -
- Non so cosa dire - disse lui girando il viso - Tu sei pazza! -
- Non sono pazza, voglio solo godermi ancora la vita. Fare musica, andare in tour! Io non vedo l'ora di partire con voi... - disse raggiante.
- Michelle... - sospirò lui girando il viso.
Lei si alzò e gli si parò davanti mettendo le mani sui fianchi e fissandolo nei suoi fari verdi - Mettiamo in chiaro una cosa Listing, non ho fatto quello che ho fatto a causa del bacio che mi hai dato. Quello mi è servito per riflettere e capire che stavo sbagliando, ed effettivamente anche se me ne sono resa conto così tardi, l'importante è che è successo prima che mi sposassi. Non ti nego che tu sei stato un incentivo, perchè da quando sei rientrato nella mia vita io non riesco a non pensarti - lo continuò a guardare mentre lui era diventato improvvisamente serio - Ecco, l'ho detto. Sei importante per me, e non ti sta parlando la fan che ti seguiva con la macchina, ma la donna che hai davanti. Non ti chiedo niente Georg, non voglio assolutamente niente, anche perchè sarebbe impossibile dato che noi due lavoriamo insieme... - si fermò un attimo e si sedette nuovamente sul divano girandosi verso l'uomo -... io domani parto per le Hawaii, e quando torno, dopo che avrò bevuto litri di latte di cocco ed essere diventata color cioccolato, finiremo il cd e saremo per sempre felici e contenti -
- Ma non puoi lasciarci da soli - disse Georg scioccato - Come facciamo? -
- C'è Chris e poi non avete bisogno di me - sorrise Michelle - Siete in gamba, siete i Tokio Hotel... -
La donna sorrise ancora e girò la testa di lato aspettando che lui dicesse qualcosa.
- Beh non mi dici niente? - lo esortò lei dandogli un colpetto alla gamba per richiamare la sua attenzione.
L'uomo sorrise, girandosi verso di lei e mettendole una mano dietro alla testa: - Non ho niente da dire - rispose prima di posare ancora una volta le labbra su quelle di lei. Questa volta Michelle non si fece trovare impreparata, rispose al bacio muovendo le labbra insieme a quelle di lui, sentendo di nuovo il cuore accelerare il battito, e le farfalle nello stomaco.
Si staccò quasi subito e sospirò nuovamente - Eh Georg Georg - disse scuotendo la testa - Così non va bene -
- Cosa non va bene? Non mi sono mica baciato da solo! - rispose lui quasi scocciato, non riusciva a capire cosa frullasse nella testa della donna che aveva davanti. Gli aveva appena fatto una mezza dichiarazione piena di punti oscuri, ed aveva concluso il tutto dicendo che partiva; lui aveva fatto finta di metterla sul piano lavorativo, e per quanto tenesse al nuovo CD, al momento riteneva più importante sapere cosa cazzo stava succedendo tra loro due perchè, non erano certamente solo "due persone che lavorano insieme".
- No ma, è impossibile - rispose lei alzando le spalle - E' un'utopia, io e te - disse frammezzando la frase con una risatina nervosa - Impossibile. Ti ringrazio per aver esaudito un mio vecchio desiderio ma... Io ho bisogno di stare da sola, di poter vivere... -
- Michelle ma che cazzo stai dicendo? - la interruppe lui alzandosi di scatto dal divano e lanciando il CD sul tavolino di fronte a lui - Stai negando qualcosa che c'è e si vede diamine. C'è attrazione tra di noi e... - lascio la frase in sospeso scompigliandosi i capelli e girandosi verso la vetrata che mostrava una Berlino invasa di luce.
- E? - chiese lei quasi speranzosa, rendendosi conto che non doveva esserlo, che sarebbe partita e al suo ritorno sarebbe stato tutto come se non fosse successo niente.
- E... Tu mi piaci, credo sia chiaro e, voglio... vorrei che tu ci ripensassi su di noi, insomma, è vero, lavoriamo insieme ed è tutto più complicato ma... - si girò verso di lei e la guardò con due immensi occhi tristi, che a Michelle parve chiaramente di perdere l'equilibrio da seduta -... non voglio perderti. -
- Ma non mi perdi - rispose lei come se fosse ovvio - Tornerò tra dieci giorni... -
- La finisci di tirare fuori scuse? Ti fa male dire la verità per caso? - si adirò lui penetrandola nuovamente con lo sguardo ed osservando la sua bocca socchiusa in un'espressione sorpresa. Le osservò le mani posate sul divano, mentre con la testa faceva un leggero movimento all'indietro per spostare una ciocca dispettosa di capelli castani. La vide spostare lo sguardo dal suo per poi posarlo sul tavolino di fronte a lei; avrebbe dato tutto ciò che possedeva per sapere cosa pensava in quel momento.
- Te lo ripeto nuovamente - sussurrò la donna non muovendosi di un millimetro - E' impossibile - Si alzò dal divano e prese la borsa posata al suo fianco; i suoi occhi con movimenti rapidi si spostarono più volte da quelli di Georg al pavimento, senza un reale motivo - Ora è meglio che vada, prima che cambi idea - Si girò di scatto diretta verso la porta, ma sentì dei passi concitati dietro di lei e il suo polso brutalmente afferrato mentre un respiro caldo ed una voce profonda le si avvicinarono all'orecchio; poteva sentire il corpo di lui aderire alla sua schiena mentre chiudeva gli occhi per tentare di resistere con tutte le sue forze.
- Non ti seguirò un'altra volta Michelle, non ti supplicherò di rimanere qui con me, non lo farò, perchè siamo grandi e vaccinati ed ognuno prende le sue scelte, ma posso fare solo una cosa - le disse bisbigliando in un orecchio prima che lei lo interruppe quasi sull'orlo delle lacrime. Con la voce smorzata dalla tentazione di piangere la donna sussurrò a sua volta - Lo sai qual'è uno dei miei peggiori difetti? - Gli chiese senza attendere una risposta - Che non so dire mai di no Georg, mai. Alla fin fine cedo sempre alle richieste che mi vengono fatte, perchè se non mi costa niente esaudire un desiderio lo faccio senza pormi troppi quesiti. Lo sai qual'è il problema adesso? E' che sono ad un bivio: uscire da quella porta, andare via da te per un po' e sperare di dimenticarti, cosa che non ho fatto in dieci anni senza conoscerti, e che non credo succederà in dieci giorni con il tuo odore sulla pelle, oppure stringere il tuo polso sinistro che è proprio qui dietro alla mia mano sinistra, stringerlo con quanta forza ho in corpo e girarmi per fissare gli occhi più belli che io abbia mai visto, e fare una cosa che desidero da tanto, sapendo che potrei pentirmi delle conseguenze. In entrambi in casi Georg, so che starò male. Se vado via, starò male perchè so che non potrò più stare così vicino a te, come ora, se resto qui so che se mi giro probabilmente il mio cuore non reggerà il colpo e morirei di infarto a soli trentadue anni...
- Michelle - la interuppe lui posando la mano libera sulla spalla di lei e girandola delicatamente nella sua direzione. Le vide una lacrima pronta a scendere, e le passò un dito sotto all'occhio per farle accarezzare la guancia ed asciugarla con il polpastrello - Stai sparlando - disse serio.
Lei rimase seria e annuì abbassando lo sguardo, prima di rialazarlo e continuare ad annuire - Lo so, volevo stordirti prima di dirti che ti amo, così magari preso a sentire il discorso ti dimentichi del fulcro della discussione, così io mi tolgo un peso e tu... -
- Stai zitta - gli disse lui sovrapponendo la sua voce ed allargando il sorriso cominciando a ridere.
- Vedi anche in questi momenti tragici ti metti a ridere, non credi che dovrei veramente fare qualche spettacolo comico, sono così ridicola? - chiese lei.
- No non sei ridicola, sei bellissima -
- Si certo, come no, ora tu mi hai detto che sono bellissima ed io cosa dovrei dirti?! Che sei bellissimo anche tu?! No, non te lo dico - rispose facendo finta di essere offesa - Tu hai già le tue milioni di fans sparse nel mondo che ti ripetono in continuazione quanto tu sia maledettamente da stupro... cazzo ma che sto dicendo? -
- Non lo so - gli rispose lui continuando a ridere di cuore senza quasi riuscire a parlare.
- Perdo il filo, perdo il filo Listing, lo sai che quando sono nervosa parlo molto?! -
- Me ne sto accorgendo -
- Allora rimaniamo così tutta la vita, con te che mi guardi e ridi ed io che parlo mentre ti guardo che ridi?! -
- Perchè non mi baci e basta? - chiese lui tentando di riprendere un minimo di contegno.
- Cosa? Io che bacio te, certo, sto tentando di reprimere l'istinto mio caro, fammi assaporare il momento ancora un po'... -
- Ci siamo baciati neanche dieci minuti fa -
- Tu mi hai baciato neanche dieci minuti fa, ora devo farlo io, è difficile, dammi tempo per analizzare la situazione - rispose lei quasi risentita.
- Vuoi un caffè nel frattempo? -
- Si, americano, bello nero ed extra bollente -
- Michelle ti prego - continuò a ridere lui non sapendo esattamente cosa fare, abbassando le braccia dalle sue spalle e piegandosi in due.
- Ok, ok - disse lei prendendogli il viso tra le mani e riportandolo in posizione eretta, gli fissò gli occhi.
- Finalmente - sospirò lui tornando serio non senza avere diversi problemi.
- Bene, siamo alla resa dei conti - disse lei teatralmente spostando le mani dal viso al collo ed avvicinandosi al suo corpo - Io, Michelle Essen, ho una leggera ed imperturbabile cotta per te Sig. Listing, da circa dieci ed insignificanti anni; nel corso di questo mese passato insieme, la leggera ed imperturbabile cotta che pensavo di gestire con maestria, è diventata una seria e perturbabilissima sensazione che generalmente gli esperti chiamano sindrome d'innamoramento... Ecco, ora io sono qui di fronte a te ed ho il cuore che sta per uscirmi dalla trachea, ma va bene perchè questo forse è uno dei momenti più importanti della mia vita e me lo voglio portare fino all'estremo con il rischio che tu mi butti di peso dalla finestra per il nervoso, ma oltre al mio essere prolissa per allungare il brodo e girarci intorno fino alla nausea, oddio mi sono dimenticata che stavo dicendo... -
Georg scoppiò di nuovo a ridere - Ti amo Michelle - le disse scosso dalle risate mentre lei sgranava gli occhi e gli dava uno schiaffio sul petto imbronciandosi.
- Ma no lo dovevo dire io! - disse sbuffando.
- Dovevi dire "Ti amo Michelle"?
- Oddio aspetta - girò il viso e puntò lo sguardo sul divano per poi spostarsi nuovamente sul viso di lui - Cosa hai detto? -
- Hai sentito benissimo - gli rispose lui stringedola a se definitivamente e posandole la fronte sulla sua.
- Però sai c'era un disturbo sulle frequenze e il ritorno in cuffia era sfalsato, mi è caduto il monitor non ho sentito proprio bene... -
- Mi farai impazzire lo sai? -
- Io già lo sono pazza, se sono ridotta così è solo colpa tua -
- Sono contento, così sei perfetta -
- Senti la smetti di farmi i complimenti?! Poi mi imbarazzo e non parlo più -
- Magari - disse lui alzando gli occhi al cielo - Magari Mimì stai zitta e mi baci! -
- Ok - rispose lei abbozzando un sorrisetto - Sto zitta e ti bacio Listing, ma prima, volevo solo che tu sapessi... quanto ti amo -
Michelle sorrise e si avvicinò al viso di lui, vedendolo sempre più vicino, fino a quando non chiuse gli occhi, per assaporare il bacio, quello che aveva sognato di dare per tutta una vita.

Poi, finalmente, scese il silenzio.


The End
  
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