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Autore: SamuelCostaRica    30/05/2016    0 recensioni
Ogni Biblioteca contiene libri di ogni genere, che possono essere letti da molti o da pochi.
E poi ci sono i libri segreti, di cui nessuno deve sapere, che parlano di cose indicibili per il popolo.
Ma può il futuro di una galassia essere scritto in un libro nascosto in una biblioteca o no?
E quanto sono necessari i libri per il futuro di una galassia?
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti vorrebbero evitare di andare ai funerali.

L’imperatrice non ne era da meno.

Ma a quello proprio non poteva evitare di andarci.

La sua più cara amica era morta, in un misterioso incidente, alcuni giorni prima, su un pianeta del sistema solare XXX, lontano non molti anni luce dal pianeta ove vi era la capitale dell’impero.

Era una burocrate onesta e laboriosa, fedele più all’imperatrice che all’imperatore, ma comunque fedele ai principi morali che l’imperatore voleva che ogni buon burocrate seguisse.

Il funerale avvenne, su ordine dell’imperatrice, nelle immediate vicinanze della capitale e la donna fu sepolta in un cimitero privato, con tutti gli oneri dovuti ad un burocrate di alto rango, anche se la donna non lo era.

Il corpo, quando arrivò sul pianeta, fu identificato personalmente dall’imperatrice, che ne verificò personalmente lo stato.

I suoi accompagnatori ebbero da ridire del modo di fare dell’imperatrice, ma lei non era tipo di ascoltare molto i pareri degli altri, specialmente se non richiesto.

Il corpo dell’amica non mostrava affatto i danni provocato dall’incidente di cui si leggeva sui verbali dei poliziotti giunti per primi sul posto.

L’imperatrice, da un po’ di tempo, seguiva i casi di morte improvvisa dei burocrati di basso rango, di solito morti per incidenti casuali, i cui corpi, se non bruciati nell’incidente dei loro autoveicoli, venivano cremati immediatamente, dopo un sommario riconoscimento delle identità.

La cosa l’aveva alquanto sospettata, perché i burocrati erano tutti passacarte, gente che seguiva pratiche non molto importanti.

Ma gli incidenti erano sempre accaduti lontano dalla capitale, su pianeti insignificanti, ove i burocrati erano andati a seguire cose di poco conto.

Perché l’imperatrice se ne interessante così tanto non era dato a sapere a nessuno, ma la cosa aveva, invece, interessato l’imperatore.

Non vivendo molto spesso insieme, l’imperatore e l’imperatrice parlavano solo di quello che erano le cose normali di cui si parla in coppia: figli, amicizie, malattie, parenti defunti o troppo pressanti per soldi o potere che volevano e a cui non avevano diritto.

Una sera l’imperatore di presentò, solo, negli appartamenti privati della moglie, che stava, insieme alla baby sitter, curando personalmente i due figli, una bambino di dieci anni e una bambina di sei, avuti dall’imperatore.

L’uomo aveva una vestaglia lunga, di seta trapuntata, di color rosso scuro, sopra un pigiama di color marrone.

La donna lo guardò per alcuni secondi, preoccupata, mentre i figli correvano incontro al padre.

Lui si abbassò ad abbracciarli e baciarli, parlando con loro del più e del meno, della giornata passata a scuola e poi in giro per il palazzo a giocare.

L’uomo li accarezzò con benevolenza, dandogli una leggera sculaccia sul sedere e rimandandoli dalla madre.

Essi si avviarono verso di lei, che li bacio e li lasciò alle cure della baby sitter.

Lei e l’imperatore si allontanarono dalle stanze dei figli, entrando nella camera da letto dell’imperatrice.

«Un altro figlio, caro?». Chiese lei, sedendosi sul bordo del letto.

Lui si sedette su una comoda poltrona, di fronte alla moglie.

«No, cara. Ma mi è giunta voce che ti stai interessando ci cose che non ti competono!». L’imperatore, seduto su quella poltrona in cui si sprofondava facilmente, ma con la schiena ben dritta, guardava dritto negli occhi grigi della moglie, che aveva un viso lungo, con gli zigomi leggermente sporgenti, una bocca piccola, un nasino con la punta verso l’alto, dandogli una espressione da persona superficiale

«Non sono a conoscenza di ciò he mi stati dicendo, caro!». Disse lei, voltando il viso verso destra, evitando di guardarlo negli occhi.

L’imperatore sapeva bene che l’imperatrice aveva, come lui, studiato il linguaggio del corpo e della voce, del suo controllo e di come utilizzarlo a proprio vantaggio.

Perché l’imperatrice, allora, si comportava così.

La donna fece uno strano movimento con il viso verso l’alto e l’imperatore, che stava per parlare, seguì lo sguardo di lei.

In alto, un foro nella parete, nascosta da un riloga delle tende, dava l’impressione che vi fosse nascosta una mini telecamera.

L’uomo capì.

I due incrociarono i loro sguardi in modo languido.

L’imperatrice inizio a fare le fusa come una gattina e l’imperatore decise di assecondarla.

Lei si alzò e andò verso il bagno, facendo cadere la vestaglia di seta di color pesca e, un attimo dopo, la lunga camicia di notte, sempre di seta di color bianco, mostrandosi nuda.

Era una donna alta e flessuosa e le due gravidanze, anche con l’aiuto di un buon allenamento in palestra e di massaggi fatti da mani esperte, non avevano modificato il suo meraviglioso corpo.

L’uomo segui l’esempio della donna, lasciando cadere la sua vestaglia e infilandosi, subito dopo di lei. Nel bagno.

Dopo aver chiuso la porta, i due tirarono un sospiro di sollievo: lui tentò lo stesso un approccio amoroso con la donna, che corse a mettersi l’accappatoio bianco appeso vicino alla doccia.

«Stavano dicendo, caro?». Disse lei, con fare seduttivo.

Lui sbuffò e si sedette su uno sgabello, vicino alla vasca del bagno incassata nel pavimento.

«La mia risposta, caro», continuò lei «e sì, mi sto interessando di cose che non mi competono, dopo la morte della mia più cara amica. Ma non è la sola che è morta in circostanze tanto strane!»

«Lo so!», gli fece eco l’imperatore. «So che qualcuno sta uccidendo burocrati di basso livello. Non sono a conoscenza del perché, ma comunque è una cosa a cui verrò a capo in poco tempo!»

Il fare dell’imperatore era deciso, ma la moglie scosse il capo.

«No. Non hai neanche idea di cosa stia succedendo. Secondo te, quanti burocrati sono morti?». Chiese la moglie.

«Non credo che siano più di una decina». Disse deciso l’imperatore.

«Centodieci, mio caro. Il tuo conto è impreciso e alquanto approssimativo!»

L’imperatrice era decisa e l’imperatore ne rimase sconvolto, come se qualcuno lo avesse tenuto all’oscuro di tutto.

«Dire che sei nei guai, mio caro, è dir poco. Li hanno sostituiti senza dirti niente, con ordini imperiali completi di firme false. Ho paura che qualcuno ti abbia preso la mano. Mi sa che il tuo prossimo compleanno, i tuoi prossimi quarant’anni, sarà anche l’ultimo che festeggerai. Da uccidere dei burocrati a uccidere un imperatore la strada è breve!»

L’uomo si sentiva scomodo su quello sgabello, più scomodo che sul trono.

Guardò la donna e cercò in lei un cenno di compiacimento.

La donna, invece, lo guardo con fare superiore.

«La vita dei miei figli è più importante della tua, mio caro. Se cerco da sola risposte è perché temo per la loro vita. E tu non stati facendo niente per tappare tale falla!»

«La falla, mia cara, l’ho voluta io! Non posso scoprire il tentativo di colpo di stato o di uccisione dell’imperatore, se non do un po’ di corda a coloro che complottano contro di me.»

L’uomo si alzò e cominciò a camminare nel bagno a lunghi passi, a testa bassa, pensoso.

«Come posso fare, come?». Continuò «Devi stare attenta, non posso difendere il trono e l’impero da tutti, se anche tu ti metti in mezzo a fare domande a destra e a manca su tutti coloro che sono morti, che non sono tornati dai viaggi futili per controllare pratiche inutili! Alcuni li ho mandati io di persona, per verificare se la cosa era vera. La tua amica si è offerta volontaria ed è morta. E la cosa dispiace più a me che a te!»

La donna stava piangendo, con le mani che gli coprivano il viso.

L’uomo se ne accorse e gli corse incontro, ma lei lo allontanò urlandogli contro.

«Tu, maledetto! Hai mandato Clare a morire! Non meriti alcuna pietà da me!»

«E tu, mia cara, con il tuo amico Alfonse, che forse è a capo di tutto ciò, cosa fate quando lo vedi?»

«Niente. Alfonse è da più di un mese che non lo vedo. È partito per il suo pianeta e non so quando tornerà!»

«Mai! Mi sa tanto che l’hanno ucciso!»

La donna guardò l’uomo ed esplose ad urlare, sedendosi per terra, scalciando contro il marito.

Le urla attirarono le dame di compagnia dell’imperatrice e alcuni servitori, che bussarono alla porta del bagno.

L’urlo dell’imperatore sembrava quello di un leone ferito.

«Andate via tutti! Non abbiamo bisogno di nessuno!»

La voce, come un tuono, arrivo da dietro la porta, coprendo per un attimo le urla e i pianti della donna.

I servitori si allontanarono subito, mentre le dame, preoccupate, rimasero ancora un attimo, allontanandosi poi in silenzio.

I figli della coppia, sentite le urla, si erano affacciati alla porta della camera della mamma, ma la baby sitter li ricondusse nelle loro stanze.

La donna urlò e pianse fino allo sfinimento.

Dopo più di un’ora la donna si assopì e l’uomo la mise nel letto.

L’indomani, di sicuro, la donna avrebbe smosso mare e monti per scoprire cosa succedeva e lui non lo avrebbe potuto, o voluto, fermarla.
   
 
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