L'attrito gli frusta il mantello. Il fianco duole. Gungnir è ostaggio. Nelle orecchie, Odino ha un temporale, ma
Nulla è silenzioso e nero come l'ira.
«Mmmgha!»
Deve accontentarsi di un pensiero (Immonda creatura!), perché il vento gli sottrae il piacere di
un'imprecazione.
L'eterna discesa nel Ginnungagap non è, propriamente, l'obiettivo cui aspirava: troppi, sgradevoli ricordi con
cui ammazzar la noia e intrattenersi (tormentarsi).
L'ultimo, poi!
Un “Ta-daaah!” e il soldato – presunto tale – s'è fatto compianto morto – sempre presunto tale. Il passaggio da
compianto a infame è durato il tempo di un luccichio di pugnale.
Loki, immonda creatura!
~fin~
Angolino d’autrice:
Ta-daaah!, cit. Loki. A volte ritorn(an)o.
Trovo che questa penultima (sigh) pallina di silicone vada a tappare forse il più grosso buco di trama della
cronologia cinematografica Marvel, cioè: che fine ha fatto Odino, se non vogliamo prestare ascolto alle parole di
Anthony Hopkins per le quali PadreTutto sarebbe bello che stecchito (e anche se dessimo loro credito, come sarebbe
morto?)? È una domanda che potrebbe porsi anche lo spettatore più distratto e che affiora proprio nell'ultima scena
della trilogia qui incriminata (se non contiamo l'easter egg dopo i titoli di coda).
Spero vi piaccia, e a risentirci (prima del prossimo anno, eh)! :D
Ah, quell'immonda creatura appartiene al candido linguaggio di Thor alla fine del Lokasenna dell'Edda
poetica. Si
presenta alla cena, intravede Loki e "Sta' zitta, immonda creatura!". Poverino.