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Autore: QWERTYUIOP00    02/06/2016    1 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Jaeger si svegliò di soprassalto.
“Probabilmente è stato un lupo, nulla di cui preoccuparsi” pensò.
Si alzò dalla piccola fossa che si era scavato nell’umida terra bruna, all’ombra dei vecchi abeti che caratterizzavano quella regione.
In lontananza, il nero fumo si estendeva dalla casa lunga dello Jarl, il tetto di paglia aveva al centro un enorme buco, che vomitava quella oscura esalazione.
Non che il resto della città fosse messo meglio, anzi.
Le prime case che si incontravano lungo la strada principale erano completamente distrutte; le zanne d’avorio avevano lacerato i muri di legno come se fossero carne. Non ne rimanevano che brandelli.
All’inizio Jaeger era stato molto scettico riguardo all’insolita richiesta dello Jarl, ma la carica di Thane era sempre la carica di Thane.
Così era subito partito da Solitude per la tundra della regione di Whiterun, in cerca di un accampamento di giganti.
La magnifica città, situata sull’enorme collina al centro della piana era stata spettatrice della sua grandiosa impresa.
Un’azione pulita, complicata ovviamente, ma andata per filo e per segno; il gigante disorientato dalla miriade di trappole che il Nord aveva piazzato nel suo stesso accampamento durante i giorni precedenti senza che lui se ne accorgesse, si era spento a causa di una freccia, la cui punta era stata immersa nel veleno dei Chaurus, piantata in mezzo alla fronte, dopo essere stato ferito svariate volte.
La seconda parte del piano era stata quella più difficile, ma tutto era andato come previsto e i mammut erano stati soggiogati.
Alcune truppe, mandate dal Re dei Re Geimund, avevano presi in custodia i due mastodontici animali e Jaeger si era goduto in solitudine il suo viaggio di ritorno a Solitude, dove ricevette la nomina promessa, nonostante non possedesse una casa all’interno delle mura cittadine.
Odiava la vita sedentaria, gli dava fastidio il solo sentire l’appoggio morbido di un materasso.
Lo faceva sentire vecchio, gli faceva ricordare che erano trascorsi ormai vent’anni da quando aveva affrontato le prove di Kyne.
Per quello non si era mai stabilito in una città, per quello non si era mai fermato, nelle sue peregrinazioni in giro per Skyrim, e per quello, dopo la battaglia, si era andato a cercare un posticino tranquillo dove schiacciare un pisolino.
Sceso dal declivio coperto dagli abeti, Jaeger raggiunse la strada che conduceva alla città.
Sulla bruna terra si riconoscevano ancora le impronte dei guerrieri dell’esercito che alcune ore prima avevano marciato lungo quella via, rassicurati dalla presenza del loro re e del leggendario Thane.
E dai due mammut che marciavano con loro, ovviamente.
A pochi metri, davanti a lui, si stagliavano le macerie, osservate poco prima, delle case e della costruzione in legno che doveva proteggere il piccolo insediamento dall’attacco di banditi.
Non certo da un esercito di tredici mila Nord accompagnati da due mammut.
I guerrieri giravano tra le case distrutte cercando soldi, armi o qualcos’altro da portarsi a casa.
Il vento, che spirava da nord est, da Windhelm, recava con sé la conferma dell’arrivo del duro inverno.
Jaeger sorpassò i cancelli lignei della città divelti e si diresse verso lo spiazzo davanti alla Casa lunga del defunto Jarl di Falkreath, passando davanti alla locanda, una delle poche costruzioni rimaste in piedi, dentro la quale si stavano raccogliendo i cittadini sopravvissuti all’attacco, mentre i feriti venivano portati al laboratorio alchemico.
Il Nord, durante i suoi viaggi, si era più volte fermato in quella città ormai distrutta, per vendere pelli o per sbrigare commissioni, aveva vagato per quelle strade tetre, in quel momento piene di feriti, aveva parlato con quelle persone che in quel momento lo guardavano in cagnesco sussurrando parole sprezzanti a coloro che potevano sentirle, si era inchinato di fronte allo Jarl che poteva vedere impiccato, davanti alla sua stessa casa.
Ma, un giorno era capitato a Falkreath, un altro potrebbe capitare a Whiterun, o a Solitude.
“La vita è in continuo movimento” si disse Jaeger, cercando di allontanare un senso di colpa che stava comparendo nella sua testa “se si vuole stare a cavallo bisogna seguirne i movimenti ”
Aveva raggiunto lo spiazzo davanti alla dimora dello Jarl, dove un gruppo di soldati si erano radunati.
-Sapete dove si trova Re Geimund?- chiese con voce tonante il Nord.
-Al cimitero- risposero in coro i guerrieri senza neanche voltarsi.
Il cacciatore si diresse verso il luogo nominato.
“Il cimitero” sbuffò.
Se c’era un luogo di Falkreath che lui aveva sempre odiato, era quel dannato cimitero.
“Così pieno di pietre intente a fissarti per dirti: ‘Io sono qui per un motivo. Tu che cosa hai fatto?’”
Davanti alle tombe si trovava il Re dei Re di Skyrim, col capo chino, intento a leggere un messaggio scritto su una pergamena.
In quella posizione, avvolto nel pesante mantello i pelle d’alce grigio, circondato da quel luogo tanto austero, poteva anche incutere timore e rispetto alla maggior parte dei Nord, ma non a Jaeger.
Coronato da una capigliatura castana ricercata, il volto squadrato, i cui lineamenti sembravano scolpiti nel ghiaccio, metteva in soggezione la maggior parte dei visitatori del palazzo, mentre i furbi occhi riuscivano ad accattivarsi la simpatia di tutti.
In quella figura coesistevano l’anima guerresca e fiera dei Nord e quella più sottile e astuta degli Imperiali, ereditata da antenati Septim, che si erano sposati con la famiglia regnante a Solitude, in nome del profondo legame tra la città e l’Impero.
A sentire i passi di Jaeger, il re si voltò, mostrandosi sollevato dalla sua presenza.
-Questa- disse esibendo la pergamena –è una lettera di Thules. Mi invita a scendere in campo contro Mede per difendere l’Impero. Il mio impero, dice-
Come per rispondere all’espressione confusa e sorpresa allo stesso tempo del suo interlocutore, aggiunse: -Mi ha promesso il trono imperiale-
“Beh, questa sì, che è una sorpresa” pensò il Nord.
Dopo qualche attimo, però, si accorse del tono con cui Geimund aveva pronunciato quelle parole.
“Almeno per me…” si disse.
-Perdonatemi se ve lo chiedo, maestà- disse –ma… ve lo aspettavate?-
Non servirono parole, lo sguardo del re era espressivo quanto mille discorsi.
“Per gli dei” pensò.
-State dicendo…- chiese –che quella che tutti ritengono una risposta eccessiva, una dimostrazione di forza per sedare la rivolta di Falkreath, un compito che avrebbe richiesto un piccolo sforzo bellico, non era altro che una gigantesca scusa per radunare il vostro intero esercito ai confini con Cyrodiil?-
“Sono stupito” si disse “voi sarete un grande imperatore”
-Mi stai forse giudicando, Jaeger?- rispose Geimund.
-Non ho detto questo- disse l’altro –ma… allora… se tutto è deciso, perché tentennate?-
Il re si voltò verso il cimitero.
-Pensavo di essere pronto… eppure, vedere tutto questo… io le conoscevo queste persone, conoscevo lo Jarl che ora è appeso alle travi della sua stessa casa. E questo… non è nulla di ciò che mi aspetta se decido di partire per Cyrodiil- dichiarò –credi che quella serpe di Thules mi voglia veramente dare il trono? Lui vuole soltanto farci scornare con Mede, per poi arrivare al campo di battaglia tinto di cremisi per finire il vincitore.
-E non pensi al mio popolo? L’inverno è arrivato, i venti soffieranno gelidi, le bufere inonderanno le nostre strade di neve, i magazzini si svuoteranno sempre più… e cosa faranno i Nord, senza il loro re?
-Sono venuto qui per vedere il luogo dove anonimi eroi di Skyrim sono stati seppelliti, dopo aver lottato per la loro patria. La domanda è: sono disposto ad erigere migliaia di queste tombe?-
-Sapete che cosa ne penso dei cimiteri?- chiese Jaeger –credo che servano per ricordarci che per ogni grande impresa, per ogni cambiamento, ci sia un prezzo a pagare. Sta a voi scegliere se essere disposti a pagarlo o no. Ma se non avete intenzione di pagarlo, ricordate che nessuno andrà a riflettere sula vostra tomba-
Il silenzio scese nel cimitero, che cominciava ad avvolgersi di nebbia, mentre Geimund chiudeva gli occhi inspirando profondamente, per poi andarsene.
 
 
 
I monti Jerall, avvolti nel candido manto di neve e ghiacci, declinavano ripidamente fino alla città di Bruma, che si riusciva a intravedere, nonostante le  nubi presenti a quelle altitudini, a chilometri di distanza.
Avevano impiegato due giorni per passare da un fianco all’altro delle montagne, principalmente a causa dei rallentamenti causati dai due mammut, il cui trasporto si era rivelato più difficoltoso del previsto.
Vi era stato un punto, quando erano ancora sul versante di Skyrim, in cui il passaggio stava per crollare, ma per un miracolo tutto era andato per il meglio.
L’unico incidente era stata la perdita di una decina di uomini in seguito ad una piccola valanga; gli esploratori erano riusciti a recuperare tre sopravvissuti, che erano poi morti in preda ai deliri causati dalle pessime condizioni di salute.
L’intera Cyrodiil, in quel momento, era ai loro piedi.
Ad un paio di chilometri di distanza, ad una minore altitudine, si ergeva il Tempio del Signore delle Nubi, la roccaforte, il quartier generale dell’Ordine delle Blade, che in quegli anni si era ritirato nei propri templi in attesa di un nuovo Sangue di Drago da servire.
-Siete sicuri che vi daranno il loro appoggio?- chiese Jaeger –potrebbero anche attaccarci-
-Attaccare un esercito di tredici mila Nord?- rispose Re Geimund sbuffando –sarebbe molto sciocco da parte loro-
-Sono comunque Blade- ribatté il cacciatore.
-E la loro lealtà va all’imperatore- concluse fermamente il sovrano Nord.
L’esercito continuava a marciare, immerso tra le nebbie.
Jaeger si fermò, prendendosi qualche momento per apprezzare l’unicità dell’avvenimento.
Il respiro cadenzato fuoriusciva dalla sua bocca sotto forma di vapore, che si disperdeva velocemente tra le gelide correnti d’aria che li colpivano da ogni lato.
Un esercito di quelle dimensioni che attraversava i Jerall; doveva essere qualcosa che non succedeva da più di un secolo.
Un passo dopo l’altro, il gruppo di Nord si ritrovava sempre più in basso e i contorni delle mura del Tempio del Signore delle Nubi si facevano sempre più definiti, così come le sagome delle sentinelle Blade.
“Chissà se riuscirà a convincere le Blade a stare dalla sua parte; sarebbe già una grande vittoria” pensò il Nord guardando il re, in groppa al suo cavallo, con lo sguardo  stranamente perso nel vuoto.
 Gli si avvicinò con passo sicuro; sembrava che in quel momento il sovrano avesse bisogno di qualcuno che lo rassicurasse, di qualcuno che gli dicesse: “stai facendo la cosa giusta”
“Forse non è l’uomo più adatto a diventare imperatore: è un ottimo comandante, ma che odia sacrificare i propri uomini, insomma, un buon uomo” pensò Jaeger “un buono uomo. È questo il problema. Ma è l’unico uomo a cui possa affidarmi per contare un giorno, nella Città Imperiale. A meno che…”
Il Nord scosse violentemente la testa per scacciare il pensiero, poi parlò.
-Tutto bene, maestà?- chiese – vi vedo… come assente-
Geimund sbatté le palpebre per qualche secondo, poi fissò il cacciatore.
-Tutto bene, Jaeger- rispose –è solo… vedere la capitale… pensare che vi sto giungendo come imperatore… è… è un pensiero che sgomenta- concludendo con un sorriso che, nonostante il sangue imperiale, appariva falso.
Geimund si schiarì la voce, il volto amichevole e preoccupato scomparve, sostituito da un volto duro e freddo.
-Tutto bene- ribadì con voce decisa –stavo soltanto pensando a cosa dire alle Blade-
-Molto bene, maestà- disse Jaeger inchinandosi –vi lascio pensare in pace-
“La recita sta cominciando” si disse il Nord, allontanandosi “e il protagonista ha appena indossato la maschera”
 
 
 
Le pesanti porte del Tempio vennero spalancate una volta che l’esercito si fu radunato davanti ad esse.
I venti invernali provenienti dai Monti Jerall avevano amplificato la loro potenza e in quel momento arrivavano come pugni ai visi dei guerrieri.
La delegazione Nord era preceduta da Re Geimund, che percorse la scalinata frontale senza nemmeno scendere da cavallo.
Al termine dei gradini, si fermò nello spazio antistante la facciata in stile Akaviri del tempio, dove si era radunato un gruppo di Blade.
Dal gruppo, si fece avanti una donna, una Bretone probabilmente, che non indossava armatura, ma una tunica da monaca.
-Saluti, Re Geimund, di Skyrim. Il mio ordine ti dà il benvenuto- disse quella, guardando il sovrano negli occhi.
Quello rispose dopo un breve, quasi impercettibile battito di ciglia: -Imperatore, a dire il vero, sorella…-
-Vivienne- concluse la Blade –e, riguardo al vostro titolo, sarà deciso in seguito alla battaglia di domani-
-Che battaglia, sorella Vivienne?- chiese il re Nord.
-Oh, non lo sapevate?-domandò, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito, la Bretone –Titus Mede sta venendo qua col suo esercito, la contessa di Bruma, Narina Carvain, ha richiesto l’aiuto del conte di Cheydinhall, Andel Indarys, che sta accorrendo qui. Credo proprio che lei e i suoi alleati dobbiate parlare un po’di strategia…-
-Da questo consiglio devo dedurre che le Blade appoggeranno la mia giusta causa?- domandò Geimund.
-Questo consiglio sarà l’unica cosa che avrà dal mio ordine- rispose sorella Vivienne.
-Voi servite il legittimo imperatore…- protestò il Nord.
-No- lo interruppe la Bretone –noi serviamo il Sangue di Drago-
-Non vi è alcun Sangue di Drago al mondo dalla Crisi dell’Oblivion- ribatté il sovrano.
-Noi attendiamo. E continueremo ad attendere- disse la Blade, con voce sicura –anche se fossero necessari secoli-
Re Geimund, dopo aver brevemente chinato il capo, voltò il cavallo ed uscì dalla cinta muraria che circondava il tempio, seguito dalla sua delegazione.
-Maestà, rinunciate così facilmente al supporto delle Blade?- chiese Jaeger una volta che ebbe raggiunto il sovrano.
-Non cambieranno idea, neanche se vincesse Mede- ribatté quello –e per questo li rispetto. Ma adesso ho altro di cui occuparmi. Dobbiamo trovare quel pellegrigia di Indarys prima che perda per qualche sciocchezza tutti gli uomini di Cheydinhall-
-Ma signore…- balbettò il cacciatore.
-Niente ma, Jaeger. Mede sta arrivando- lo zittì Geimund, la cui voce non ammetteva repliche.
“La voce di un imperatore” pensò il Nord.
-Domani si deciderà la sorte dell’Impero- continuò il re –e io, voglio… no, pretendo di vincere-
   
 
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