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Autore: Queen Elsa    02/06/2016    2 recensioni
[BADE]
“Era un amore fragile il nostro ed a un certo punto si è spezzato. Forse, se fossi stata diversa, sarei riuscita a salvarlo. Ma è questo che sono, un pericolo. Come una droga, all’inizio ti piaccio, poi mi ami, divento quasi un’ossessione e alla fine, lentamente ti uccido.” - sussurra.[…] “Perché sei così dura con te stessa e continui a rifilarmi tutte queste cazzate?”- Beck si porta i capelli all’indietro, stanco. Quasi esasperato. Lei non lo guarda, continua a fissare il vuoto. Poi lentamente risponde - “ Sono solo sincera. Tutti quelli che amo finiscono col farsi male. - alza le spalle come se non le importasse - “ Ci ho fatto l’abitudine”.
“Mi ami?”.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Cat Valentine, Jade West, Robbie Shapiro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Udí il telefono squillare, saltó su dalla sedia dove era seduta e con uno scatto felino lo afferrò.

- Pronto? - rispose speranzosa.

- Ehi Piccola Rossa!

- Oh, ciao Robbie. - salutò con molto meno entusiasmo Cat riconoscendo la voce del suo ragazzo.

"È Robbie al telefono?" - chiese Milly alzando la testa dai libri e posando la penna con cui stava rispondendo alle domande d'Inglese.

"Si Milly."

"Salutamelo!" - esclamò la bambina per poi tornare a fare i suoi compiti per casa.

- Ti saluta Milly. - riferì la rossa tornando a parlare al telefono.

- Dille che la saluto anch'io.

"Ricambia il saluto" - fece atona rivolta alla bambina.

- Cat c'è qualcosa che non va? Sei arrabbiata con me? - chiese preoccupato il ragazzo all'altro capo del telefono.

- No Robbie, è che aspettavo un'altra telefonata.

- Da chi?

- Jade.

- Oh capisco. Avete litigato?

- Non è che abbiamo litigato... è una lunga storia. È uscita in tutta fretta con la moto di Sam ed è rimasta a piedi con la benzina... adesso non risponde al cellulare e sono preoccupata.

- Dai Cat sta tranquilla, Jade non è un incosciente. - cercò di tranquillizzarla Robbie.

Cat avrebbe avuto qualcosa da ridire sulla sua ultima affermazione, ma preferì cambiare discorso.

- Quando torni?

- Prestissimo piccola. Spero lunedì.

- Va bene. - sorrise lei.

- Mi manchi tanto. - sussurró il ragazzo.

- Anche tu.

- T-ti amo - anche attraverso il telefono Cat riuscì a percepire l'imbarazzo nella voce di Robbie.

Lui non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, lei lo sapeva bene.

- Ti amo Robbie. - rise e staccò la chiamata, posando il cellulare bene in vista e controllando che la suoneria fosse al massimo, in modo che se Jade si fosse fatta viva, lei avrebbe risposto subito.

Incrociò le braccia al petto, spostando lo sguardo verso le finestra, preoccupata. Il cielo sembrava promettere pioggia. Grandi nuvoloni grigi si spostavano pigramente coprendo ogni piccolo squarcio di cielo azzurro.

"Jade dove sei?" - sospirò Cat, buttandosi a peso morto sul divano.

~°~°~°~°~°~

Accostó difronte al cancello del cimitero e spense il motore dell'auto.

"Grazie Beck ora puoi andare, torno da sola." - sentenzió Jade e senza aspettare una risposta dal ragazzo al suo fianco scese dall'auto.

Sentí un'altra portiera sbattere e dei passi raggiungerla. Si voltò di scatto.

"Cosa non hai capito della frase 'puoi andare, torno da sola'? - chiese ironica.

"Non puoi chiedermi di lasciarti qui e andarmene. Casa di Cat dista almeno sei isolati." - rispose serio Beck guardandola da sopra gli occhiali da sole.

"Beck non rompere, io me la cavo da sola." - Jade distolse lo sguardo voltandosi.

"Aspetta!" - la richiamò lui afferrndola per un polso.

"Ahia!" - sibiló la ragazza spalancando gli occhi.

Beck molló subito la presa. Non lo aveva stretto poi così forte eppure... non riuscì a finire il pensiero, interrotto dalle urla di Jade.

"INSOMMA TI HO DETTO CHE ME LA CAVO DA SOLA! LASCIAMI IN PACE!"

"NON TI LASCIO QUI DA SOLA, LONTANA DA CASA DI CAT E PER DI PIÙ CON QUESTO TEMPO."
Jade alzò lì sguardo, notando enormi nuvoloni avvicinarsi.

"Vengo con te." - disse.

"NO!"

"NON TI LASCIO QUI SOLA!"

Restarono a fissarsi, uno difronte all'altra. Sul viso di Jade era scolpita un'espressione dura, le braccia incrociate e i capelli scompigliati dal vento.

"Lascia almeno che ti aspetti qui fuori."

Jade distolse lo sguardo, mordicchiandosi l'interno della guancia e battendo il piede destro sul marciapiede.

"Perfavore."

La ragazza sbuffó.

"Va bene." - sibiló alla fine, arrendendosi - " ma non ti muovere da qui."

"Sissignora."

Jade spinse il cancelletto all'ingresso del cimitero che si aprì cigolando. Imboccó un piccolo sentiero che conosceva troppo bene, camminando tra le lapidi e i vasi di fiori. Il cimitero era deserto, lo era sempre quel giorno e non aveva capito mai perché. Sembrava quasi che la gente lo facesse di proposito, per lasciarla sola insieme al suo dolore. Ecco era quasi arrivata. S'inginocchió difronte ad una lapide, posta proprio sotto una grande quercia. Sarebbe stata una lapide come tutte le altre, grigia e fredda, se non fosse per quel bellissimo albero che la sovrastava creando stupendi giochi d'ombra su di essa. Jade passò una mano sulla scritta incisa sulla pietra.

Colin James West

N. 30 Novembre 1972

M. 27 Luglio 2003

Si bloccò sulla cornice della foto che ritraeva il defunto. Tirò fuori un fazzoletto di stoffa bianca dalla giacca di pelle e la passò sulla foto. Eccolo lì suo padre, bloccato in quell'espressione di eterna felicità che la guardava e lei- forse, anzi molto probabilmente per effetto della sua coscienza- riusciva a vedere l'amarezza e il rimprovero nel suo sguardo. Ma quegli occhi che ricordava essere più blu dei suoi, non emanavano più quella luce e quello scintillio tipico della persona piena di vita che era. Spostò lo sguardo sul vaso posato accanto alla tomba, pieno di margherite bianche, i fiori preferiti di suo padre e anche i suoi. C'era una sola persona che poteva averli portati, una persona a cui preferiva non pensare.

"Hai visto che razza di figlia hai papà? Si stava dimenticando del tuo compleanno e per scusarsi non ha neanche il coraggio di portarti dei fiori." - disse sorridendo amaramente.

"Sarebbero 46 oggi, papà. Vorrei tanto averti qui con me e poterti abracciare e-" - le si spezzò la voce, strinse i pugni. Sentiva l'odio verso se stessa salire su per la gola, scorrere nelle sue vene.

"Non sarai mai fiero di me." - gli occhi le bruciavano,ma lei non voleva piangere. Il rimbombo di un tuono coprì il rumore di passi che si avvicinavano. Una pioggia fine ed intensa cominciò a cadere inzuppandola da capo a piedi.

"Papà..."

Sentí delle braccia circondariale le spalle e stringerla forte. Rabbrividí al contatto con quel calore. Sapeva benissimo chi era.

"Avevi promesso..." - sussurró.

Gli occhi fissavano la foto del padre, ma lo sguardo era vuoto.

"Papà papà! Dove sei?" - una bambinetta mingherlina con degli enormi e spaventati occhi color del cielo chiamava a gran voce il padre dalla sua stanza.

"PAPÀ!"

"Amore mio che succede?" - il padre arrivò nella stanza trafelato, avvicinandosi subito alla bambina.

Lei non disse niente,ma si limitò a guardarlo bene con i suoi occhi chiari che lampeggiavano nel buio.

"Hai avuto un incubo?"

Non rispose di nuovo. Allora l'uomo si sedette sul letto accanto alla bambina e le passo un braccio attorno le spalle minute. Si sentì tirare una manica del pigiama e abbassò lo sguardo verso la piccola Jade.

"Papà mi prometti una cosa?"

"Tutto quello che vuoi piccola mia."

"Resterai per sempre con me?"

"Certo, per sempre Jade."

La bambina sorrise e si voltò su un fianco, addormentandosi soddisfatta accanto al padre.

"AVEVI PROMESSO CHE SARESTI RIMASTO PER SEMPRE CON ME!" - urlò Jade disperata, in preda ai singhiozzi. Non si era nemmeno accorta di star piangendo.

"Shh è tutto apposto" - Beck sussurró nel suo orecchio, stringendola più forte.

"NO! Tu non capisci! LUI ME LO AVEVA PROMESSO!" - gridò lei voltandosi verso il ragazzo e guardandolo negli occhi.

In quel momento Beck riuscì a vedere la rabbia che animava gli occhi della ragazza venire sostituita dalla tristezza. Sentì il respiro di Jade accelerare. Lei si voltò verso la lapide, allentando la presa sul braccio di Beck, che stava stringendo convulsamente.

"È tutta colpa mia..." - disse con un fil di voce.

"Non è vero." - ribbatté il ragazzo accarezzandole i capelli nel tentativo di calmarla.

"È colpa mia!" - ripeté lei più forte, tirando su col naso.

"Non è colpa di nessuno Jade. Adesso andiamo, è tardi e sta diluviando. Cat sarà preoccupatissima."

Jade scosse la testa.

"Andiamo piccola." - il soprannome uscì fuori dalla sua bocca senza preavviso, tanto le era sembrata piccola e fragile tra le sue braccia.

"No, voglio stare qui." - si oppose lei - " Lasciami." - ordinò con voce roca, asciugandosi gli occhi.

"Non ti lascio sola hai capito? È tardi e sei sconvolta." - insistette Beck.

"Andiamo." - aggiunse poi lui più dolcemente.

Jade lo guardò un attimo, poi tornò a rivolgere lo sguardo alla lapide. Allungò una mano tremante ed accarezzó la foto del padre. Si lasciò sollevare da Beck, che le passò un braccio attorno alla vita.

"Ti porto da Cat, va bene?" - chiese il ragazzo conducendola fuori dal cimitero.

Lei non rispose.

"Tu conosci la storia, sai che è colpa mia." - sussurró un attimo prima di entrare in auto e quelle furono le uniche parole che disse per tutto il tragitto.

 

~°~°~°~°~°~°

 

Non si erano accorti, Beck e Jade, della donna magra, dai capelli biondi e gli occhi verdi-nocciola che li osservava da lontano. Erano partiti già da un pezzo quando la donna s'inginocchió proprio dove prima c'era Jade.

"Ho sbagliato tutto Col." - sussurró con una nota di tristezza e rancore nella voce.
 

  
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