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Autore: neverenough    03/06/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Note pre-capitolo

Sebbene stia pubblicando praticamente agli sgoccioli di questa giornata, eccomi qui con il dodicesimo capitolo!
Non ho molto da dire e vista l’ora (sono le 23.30 passate e forse dovrei andare a dormire...) presumo che non sia nemmeno il caso.
Spero che questo capitolo vi piaccia e al suo interno vedete come ho interpretato il rapporto che intercorreva tra... due personaggi di Durarara!! Inoltre... beh, non potevo tralasciare un rapporto simile che tanto mi ha incuriosito nella seconda stagione ;3
Non dico altro e vorrei chiedervi (se vi va) di passare a leggere una OS originale che ho pubblicato lo scorso martedì. Diciamo che è un esperimento e sono curiosa di vedere come la interpretate. Vi lascio il link la storia, si chiama Londra
Okay, chiudo questo piccolo angolo qui. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
Baci
Yogurt



Capitolo 12


– Senpai! – disse una voce femminile, afferrando la giacca nera nel tentativo di fermare il ragazzo dai capelli corvini. Questi si voltò per osservare il viso rosso della ragazza di qualche anno più piccola.
– Posso aiutarti? – chiese il ragazzo, guardandola incuriosito la recluta. – Sei del primo anno, giusto?
– Sì... – rispose timidamente la ragazza, lo sguardo in basso. – Vorrei... chiedere un appuntamento con il senpai... – sussurrò poi, lasciando il ragazzo sbalordito.
– Hai una cotta per me? – chiese il ragazzo e, per quel motivo, quasi si beccò un pugno in piena faccia. Doveva ringraziare i buoni riflessi se il pugno non andò a buon fine. La ragazza era rossa fino alla punta delle orecchie, e quel particolare lo fece ridere di cuore. – Deduco che questo tentato attacco sia un sì – disse, bloccando un altro attacco, stavolta un calcio nelle costole. – E so anche che sei più forte di così. Anche se mi stai attaccando, non hai intenzione di farmi del male.
La ragazza si riaggiustò la gonna e, determinata, alzò lo sguardo. – Aspetto una tua risposta, Orihara-senpai.
Izaya sorrise.

Il silenzio è opprimente e Shizuo non ha la più pallida idea di chi sia la ragazza di fronte a lui. Indossa una tuta ed è chiaramente una persona sportiva, a giudicare dagli addominali ben sviluppati e dalle gambe muscolose. Di certo non è in alcun modo femminile. Guarda Shizuo con aria di sfida e un broncio sulle labbra, che sembra essere lì anche quando è normale. Ha i capelli corti e castani, e forse per quel particolare sembra non avere più di venti anni.
Simon porta le ordinazioni, poi li lascia di nuovo soli con qualche battutina senza senso su uno dei piatti. Il silenzio torna sovrano, ed è appurato che Shizuo ha ben poca pazienza. – Allora? – chiede infine, ricambiando lo sguardo di lei. – Hai detto che avevi delle domande da farmi. Ma non mi hai nemmeno detto chi sei.
– Perdona la maleducazione – la risposta. – Mi chiamo Sharaku Mikage. Sono l’insegnante di arti marziali di Mairu e Kururi Orihara.
Shizuo annuisce, capendo finalmente il motivo per cui quella ragazza è così muscolosa. In un certo senso, gli è anche familiare. Crede di averla vista alle superiori ma fatica a ricordare. – Che cosa vuoi da me?
– Le gemelle mi hanno detto che Orihara-san è in coma. Lo hai portato tu in coma?
– No – la risposta secca. – Il tizio che l’ha portato in coma è in mano alla yakuza.
La ragazza annuisce, poi abbassa lo sguardo senza aggiungere altro. Dopo un po’, prende le bacchette e inizia ad assaggiare qualcosa dal proprio piatto.
Shizuo la imita, tuttavia diversi dubbi s’insidiano in lui. – Che collegamento c’è tra te e Izaya? – chiede infine, tenendo lo sguardo disinteressato sul proprio piatto.
– Sono la sua ex – risponde tranquillamente Mikage, e il biondo quasi si strozza con il boccone che stava ingoiando.
– Ex!? – chiede scioccato.
– È successo alle superiori – risponde lei. – Ero una matricola, ma le scorribande tra te e Izaya erano già conosciute in tutta Ikebukuro.
– Scorribande? Non le chiamerei così – replica Shizuo, beccandosi un’occhiataccia da parte di Mikage. Non le piace essere interrotta, deduce il biondo.
– Vi rincorrevate per l’intera città combinando guai. Mezza segnaletica stradale finiva sradicata e la polizia correva dietro di voi nel tentativo di prendervi. Come altro definiresti ciò? – chiede un po’ con rabbia. – Se non lo urlavi per tutta la città, difficilmente qualcuno avrebbe pensato che tra voi due c’era odio. Sembrava più un qualche tipo di amicizia contorta – spiega, portando alla bocca un sostanzioso boccone. – In ogni caso, eravate abbastanza conosciuti e spesso eravate soggetti di leggende. In verità, quello che ne era più soggetto era Orihara-san. Tu eri un libro aperto, mentre intorno a lui aleggiava un alone di mistero. Le informazioni che lo riguardavano erano poche e non molto chiare.

– Sì! Giuro che l’ho sentito parlare in russo con il tizio che lavora al ristorante aperto di recente! – disse una delle compagne di classe di Mikage mentre quest’ultima poggiava la borsa sul banco.
– Intendi il Russia sushi? – chiese un’altra compagna. Erano in tre a discutere in piedi vicino alla finestra nell’attesa che iniziasse la lezione.
– Sì sì! Proprio quello!
– Ma sei sicura che stesse parlando in russo? – intervenne la terza ragazza.
– No, dopotutto non lo conosco. La lingua che stavano parlando non era giapponese, sono sicura di questo! E non penso potesse essere inglese. Sarei riuscita a comprendere qualcosa...
– Scusate – s’intromise timidamente Mikage, avvicinandosi al gruppetto. – Di chi state parlando?
– Hai presente quei due ragazzi che si rincorrono sempre per tutta la scuola e la città? Quello biondo con una forza pazzesca e l’altro corvino che gira con un coltello in tasca e gestisce un giro di scommesse? – cercò di spiegare la prima ragazza del gruppo.
Mikage annuì. – Sì, credo di averli intravisti qualche volta. Combinano molti guai.
Le ragazze risero. – Verissimo! L’unico che sembra sia capace di fermare è quel tizio di colore che non parla bene il giapponese.

– In quel periodo non avevo molti amici, e il mio interesse nel farne era pressoché zero – continua l’attuale Mikage. – Vi avevo visto una sola volta mentre Orihara-san ti tagliava la divisa scolastica per poi essere rincorso da te. Iniziai a informarmi sul vostro conto. Fui molto sorpresa quando mi resi conto che Izaya era l’unico in grado di tenere testa a tanta ferocia e ne usciva quasi sempre illeso.
Shizuo per un momento stringe le bacchette nel pugno, prima di portarsi un altro boccone di cibo in bocca. Quei momenti non vuole ricordarli: teme che quel fetore torni a impestargli il naso. Non ha ancora capito cosa significa e ha paura di scoprirlo. È quasi tentato di bloccarla, tuttavia non vuole essere maleducato. Soprattutto non nei confronti di una donna, come gli ha insegnato la madre sin da piccolo.
– Più il mio interesse in lui aumentava, più cercavo informazioni e più mi rendevo visibile, finché non si accorse di me. La prima volta che parlammo, capì di aver preso una cotta per Orihara-san. Senza pensarci gli chiesi di uscire. – Sul volto della giovane appare un piccolo sorriso, che riesce a illuminare in parte la femminilità nascosta. – Finimmo con il parlare spesso e, per un qualche assurdo motivo, iniziai a pensare che provasse un interesse speciale per me. Sapevo della sua mania di osservazione per gli umani, ma non ci credevo. Era intelligente, furbo... e sembrava non volere amici. Solo Kishitani-kun era in buoni rapporti con lui. Tuttavia, nonostante mi stessi avvicinando a Izaya, continuava a essere un alone nel buio intorno a lui.
– Fammi indovinare – la ferma Shizuo, guadagnandosi un’occhiata di sfida e rabbia. – Non ha mai provato un vero e proprio interesse verso di te. Ti ha usata in qualche modo. Sbaglio?
– Non sbagli – risponde senza pensarci Mikage. La cosa sembra non toccarla minimamente. – Avevamo un rapporto con dei benefici, e lui non era l’unico a usufruirne.
Shizuo la guarda dubbioso. – Come potevi fidarti di un’idiota come lui?
Mikage abbassa il capo, evidentemente ferita da parole che Shizuo non ha mai detto. Probabilmente, da parole che le sono state rivolte in passato. – L’ho amato – risponde infine, stupendo il biondo.

– Mi hai lasciato senza parole – sorrise Izaya, seduto a gambe incrociate sul letto della camera di Mikage. Erano entrambi ancora alle superiori, e avevano iniziato a parlare e uscire insieme. Ma la loro relazione, o qualsiasi cosa fosse, sembrava essere a senso unico, poiché lui non la coinvolgeva molto nella sua vita personale: si limitava a un rapporto scolastico e qualche volta extrascolastico, dove le dava ripetizioni in alcune materie in cui aveva dei buchi e lei lo aiutava con il giro di scommesse che lo stesso Izaya aveva messo appunto appena entrato alle superiori. Qualche volta stava con lui e Shinra durante le ore dedicate al club di biologia, dove sentiva i due discutere di cose che non sempre avevano un filo logico. Più passava il tempo con Izaya, e più Mikage provava attrazione verso quel ragazzo. Nessuno gli aveva mai fatto un effetto simile, e si era trovata quasi disperatamente a cercare la sua compagnia. Man mano, anche la sua sete di sapere qualcosa di più profondo su di lui era accresciuta, sin quando non gli aveva detto, durante una delle sessioni di ripetizioni: – Quanto devo pagarti per sapere qualcosa di personale su di una persona?
– Oh? Qualcuno ha attirato la tua attenzione? Dimmi chi è e ti dirò quanto dovrai spendere per avere informazioni.
– Orihara Izaya – aveva risposto. Lui era scoppiato in una fragorosa risata, realmente divertito dalla cosa. Alla fine, lei lo aveva invitato a casa propria (conscia del fatto che i propri genitori e i fratelli maggiori sarebbero stati tutti fuori per il lavoro alla palestra) così da poter studiare più in tranquillità. Ma la determinazione di Mikage era ben altra, e si consolidò quando, senza rispondere alla frase detta da Izaya, si sporse e lo baciò.
Lui non ci mise molto a rispondere al bacio. Gentilmente, le afferrò i fianchi e la portò più vicina a sé, facendola sedere a cavalcioni sulle sue gambe. – Avevi già intenzione di sedurmi, non è vero? – le chiese a un passo sulle sue labbra, accarezzandole la schiena. Mikage non poté negare la verità: appena arrivati a casa, lo aveva fatto accomodare in camera e poi si era rintanata in bagno con la scusa di indossare abiti più comodi, o per meglio dire degli shorts sportivi e una canottiera (altrettanto sportiva) che lasciava poco all’immaginazione. Aveva anche indossato un reggiseno rosso di pizzo per l’occasione, sperando che lui avrebbe ceduto.
– Non pensi di essere stato il primo a sedurmi? – gli chiese maliziosa, scostandosi di poco per guardare gli occhi di Izaya. Aveva imparato ad amarli in tutte le loro sfaccettature: il colore castano spesso mostrava del rosso nell’iride, segno che qualcosa in particolare stava attirando l’attenzione del ragazzo. Era un qualcosa che quasi nessuno ne era a conoscenza, ma grazie alle continue osservazioni si era mostrata a Mikage in tutta la sua bellezza. La adorava. Anche in quel momento era visibile: per quanto Izaya si ostinasse a dire che preferiva solo osservare gli esseri umani, anche lui era affetto da certi bisogni. L’evidente rigonfiamento nei suoi pantaloni ne era la conferma.
– Se iniziamo, non si torna indietro – le disse sensualmente. – Sicura di volerlo fare?
– Credi che io sia come tutte le altre persone che ti piace osservare?
– Esserlo potrebbe considerarsi un complimento.
– O un insulto, poiché sei più interessato a chi può sorprenderti. Non mi tirerò indietro.
Izaya sorrise. – So che non lo farai.
Finirono con il fare l’amore, o almeno questo è ciò che le piaceva pensare.
Mikage non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura. Era la sua prima volta e, per quanto aveva un carattere da maschiaccio, le sue paure non erano diverse da quelle delle ragazze normali. Izaya tuttavia doveva averlo avvertito, poiché si prese molto tempo e le dedicò tante attenzioni che Mikage non avrebbe mai sognato di ricevere da lui. I baci, le carezze, i sospiri, lo strusciare delle pelli nude... ne conservava un bel ricordo e gli era infinitamente grata per aver reso quel pomeriggio il migliore di sempre.
Il dolore e il piacere, le occhiate rassicuranti e le dolci carezze. Tutto era perfetto, e i brividi che continuavano a percorrerle lungo il corpo dovevano esserne una conferma.
Izaya cercò di mantenere quanto più poté il controllo e di non andare di fretta. Poi, quando anche il suo corpo aveva iniziato a chiedere di più e la fine era vicina, aveva perso qualsiasi inibizione e si era lasciato andare. Mikage ricordava bene quei momenti: la sua maschera fu totalmente calata; i suoi movimenti iniziarono a diventare sconnessi e urgenti mentre il piacere diventava l’unico obiettivo del ragazzo e gli si dipingeva sul volto. Era fottutamente bello.
Bello e... dannato.

Da quel pomeriggio le cose cambiarono in meglio. Incominciarono a uscire insieme sempre più spesso, anche se non erano una coppia ufficiale. Appena potevano si appartavano, anche a scuola, e passavano il tempo a pomiciare e a toccarsi. Izaya era pur sempre un ragazzo con gli ormoni a mille, e a lei andava bene anche quel tipo di rapporto.
Improvvisamente, le cose cambiarono di nuovo. Dicerie (non del tutto false) iniziarono a circolare sul conto della ragazza, che alla fine fu espulsa dalla scuola e costretta a lasciarla definitivamente dopo qualche mese, senza potersi diplomare.
– Non mi pento di avergli dato fiducia – continua Mikage, riprendendo il discorso con Shizuo.
– Dovresti – continua il biondo. – Izaya non credo sia mai stato capace di amare.
– Puoi dirlo con sicurezza, Heiwajima-san?
Shizuo sembra interdetto per un secondo. Non era convinto del contrario giusto un paio di ore prima? Dopotutto Izaya ha sempre dimostrato di tenere a quelle due pesti delle sue sorelle. Un amore fraterno, ma pur sempre amore. E allora perché adesso sta discutendo con questa ragazza? Shizuo non riesce a capire, e si sente confuso. Poggia le bacchette sul piatto terminato e non osa alzare lo sguardo. – Arrivato a questo punto, non so più che cosa pensare – risponde. – So bene che la pulce aveva una vita propria, ma una parte di me ha sempre e solo creduto che la sua vita personale si limitasse a dare fastidio alle persone che aveva intorno.
– Questa tua visione non è del tutto sbagliata – risponde Mikage. – L’amore di Orihara-san verso gli esseri umani era un qualcosa di maniacale. Non ci ho messo molto a scoprirlo. Credo che alla sua base, ci sia la ricercata motivazione per non provare dolore.
Shizuo alza lo sguardo, puntando gli occhi in quelli dell’interlocutore. Questa conversazione gli ricorda molto alcune parole che Shinra gli aveva rivolto tempo addietro. – Che intendi dire?
– Il motivo per cui ero attratta da Orihara-san... vedevo me stessa riflessa in lui. Sono cresciuta in una famiglia di maschiacci e i miei fratelli mi facevano piangere spesso quando ero piccola. Per proteggermi, ho imparato le arti marziali fino a superarli, e ho costruito un muro intorno a me. Lui è riuscito a infrangere il mio, ma io non sono riuscita ad abbattere il suo – spiega Mikage, posando a sua volta le bacchette sul piatto vuoto. – Significa che il suo muro era più spesso del mio, e quindi la sua paura di soffrire più alta. Izaya era capace di amare. Probabilmente, proprio per questo motivo si sentiva debole, tanto da rinchiudersi in una spirale di ossessione. – Mentre parla, sembra che soffra e Shizuo osserva i movimenti del suo corpo rigido con attenzione.
– Lo ami ancora?
Mikage è scossa da un brivido mentre stringe i pugni sulle ginocchia. Un lieve tremolio le attraversa la schiena, ma fa di tutto per sopprimerlo. – Ha senso un amore non potrà mai essere corrisposto?

Izaya guardò ancora una volta l’indirizzo appuntato sul proprio telefono, poi alzò la testa, osservando l’insegna del negozio che stava cercando. Il sole era alto nel cielo, e i raggi del sole caldo sembravano riflettersi solo su quel locale. Il luogo era familiare: sicuramente vi aveva passeggiato, ma non si era mai fermato nei dintorni per un periodo prolungato. Quando vide uscire dal locale una signora con dei capelli castani, lineamenti delicati e sorriso gentile, capì di aver trovato la persona che cercava.

   
 
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