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Autore: Kiri94    04/06/2016    1 recensioni
Questa saga tratta eventi successivi alla Kiri no Gemini - Zero Arc, pertanto invito a leggere questa saga solo nel caso si abbia già letto le saghe precedenti.
La storia entra nel suo arco narrativo finale: due anni sono trascorsi dalla battaglia contro gli Zero, ed è il momento di risolvere i problemi alla fonte, confrontandosi direttamente con la mente dietro ogni avvenimento nefasto della storia... gli Insyder!
Ma una cupa ombra nera sta lentamente divagando per il mondo, corrompendo la serenità ed un clima di pace apparente... una minaccia senza precedenti, che rischia di avere pesanti ripercussioni sull'umanità stessa e l'intero ecosistema del pianeta.
Gli Insyder vanno fermati in tempo, mentre le lancette del countdown alla catastrofe scorrono inesorabili, ma l'impresa si rivelerà più ardua del previsto...
In una storia che trascende le barriere del tempo, la Famiglia Kokuyo dovrà dare il meglio di sé per poter, finalmente, mettere la parola "fine" alle macchinazioni della mente dietro tutto e tutti... ce la faranno?
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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– Uscite fuori con le mani in alto! Non opponete resistenza o verrete eliminati seduta stante! – esclamò una voce autoritaria da un megafono, seguita da decine di inconfondibili clangori metallici di armi da fuoco caricate.

Impallidendo, Kurai scambiò uno sguardo preoccupato con Mirai, mentre i loro cervelli lavoravano all'unisono sul da farsi.

Ignorando i loro brusii concitati Katie, come reagendo d'istinto, chiuse gli occhi per concentrarsi a mente fredda su ciò che la circondava, con un'espressione fredda e vacua che non lasciava presagire nulla di buono – Numero di nemici... considerando il numero dei rumori di ricarica sono circa una trentina, tutti armati – mormorò – sono inoltre disposti a cerchio attorno a noi equamente, oserei teorizzare un 10-11-10 ai tre punti cardinali ad esclusione del muro appena abbattuto, il che ci offre tre possibilità – continuò, aprendo gli occhi e sussurrando in modo che solo i gemelli potessero sentirla – la prima opzione la scarterei a priori: arrenderci. Scarterei anche la seconda, ovvero fuggire dal lato incustodito, sopratutto perché significherebbe saltare nel vuoto, e non è detto che riusciremmo in tempo a frenare la caduta con le nostre illusioni. Inoltre, queste due azioni sarebbero contrastanti al piano iniziale, dopotutto dobbiamo fare il più casino possibile, giusto? – domandò. Kurai annuì, ma Mirai avvertì un bagliore rosso illuminare gli occhi di Katie – Katie... non dirmi che stai pensando di... – ma non fece in tempo a finire la frase: all'improvviso, Katie esclamò – Questo vuol dire che l'unica soluzione è... – e nel dirlo un macabro sorriso deformò il suo volto mentre senza preavviso evocava le Kirislayer e si lanciava fuori dalla capsula urlando – ... farsi strada tra i loro corpi! Kufufueheheheheh! – scagliandosi con ferocia contro la moltitudine di nemici, falciandoli senza pietà ed emergendo illesa dalle raffiche di proiettili che la mancavano come per miracolo, così da poter disarmare i nemici in svariati modi: che il modus operandi fosse la distruzione dell'arma da fuoco oppure il mozzare direttamente mani e braccia non le importava... in breve tempo, le mura della sala si tinsero di un rosso scarlatto in un tripudio di violenza e dolore, il tutto condito dalle strazianti urla di dolore di coloro che ebbero la sfortuna d'incontrare la lama della ragazza.

Poi, non appena anche l'ultimo urlo cessò, nell'area calò un silenzio di tomba, rotto solo dai deboli lamenti dei sopravvissuti che arrancavano cercando di trarsi in salvo e dei passi di Katie che avanzava ammirando la sua opera camminando sopra al sangue sparso per tutto il pavimento.

Ansimando, con occhi assennati, Katie sorrise ripulendosi volto e mani dagli schizzi di sangue, come se fosse completamente impazzita... poi, improvvisamente, i suoi occhi tornarono ad essere espressivi, e fu come assalita dalla consapevolezza di quel che aveva fatto – No... no... cosa... io... – le katane caddero nella pozza di sangue sottostante, mentre si guardava le mani – Sono... sono stata io? – mormorò, nonostante sapesse già la risposta – Ah... no... NOOOOOO!!! AAAAAAAAAH! – urlò a pieni polmoni, in preda al panico.

Kurai e Mirai si lanciarono immediatamente fuori dall'abitacolo, preoccupati dalle urla di Katie che echeggiavano sinistramente nell'innaturale silenzio assoluto che li circondava, impietrendo però prima di poterla raggiungere, inorriditi all'aberrante spettacolo di corpi mutilati e arti vari sparpagliati nei dintorni immersi in una moltitudine di pozze di sangue.

Mirai sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca, tremando appena, mentre Kurai sbiancò voltandosi a guardare Katie con uno sguardo di puro terrore – Ka... Katie... non... Perché? – incapace di muoversi o di aggiungere una qualsiasi altra parola.

Katie, troppo sconvolta perfino per rendersi conto di ciò che le stava succedendo attorno, continuò a fissare con occhi offuscati dalle lacrime le sue mani sporche di sangue, vedendole addirittura trasformarsi in quelle di un demone per una frazione di secondo – Io... sono un mostro... – mormorò piano mentre un'ombra le calava sul volto: questo parve riscuotere i due gemelli – Katie, non dire così...! – esclamò Kurai con voce preoccupata, seguito dal – Tu non sei un mostro, Katie! – di Mirai, ma Katie non volle sentir ragioni – NO! SONO UN MOSTRO! ANDATE VIA, STATEMI LONTANI, O FINIRO' PER UCCIDERE ANCHE VOI! – urlò, correndo via con un agilissimo scatto e lanciandosi fuori dalla stanza a gran velocità prima che potessero fermarla.

Disperato, Kurai urlò – NO! ASPETTA, KATIE-NEE! NON DOBBIAMO SEPARARCI! IL PIANO PREVEDE DI MUOVERCI IN GRUPPI! – lanciandosi immediatamente al suo inseguimento con al seguito Mirai, la quale però scivolò su una pozza di sangue schiantandosi dolorosamente al suolo e rimanendo stordita per qualche istante... scoprendo con orrore, nel momento in cui si rialzò, di essere rimasta indietro – Oh no...! Perché...! PERCHE' DOVEVA SUCCEDERE! E PERCHE' CAZZO PROPRIO ORA! – imprecò furibonda ed intimorita in egual misura, notando però qualcosa che attirò la sua attenzione – Oh? E questo cos'è? – esclamò raccogliendo una chiave magnetica da uno dei cadaveri davanti a lei – Una chiave magnetica? Mh... Beh, potrebbe tornarmi utile – pensò, infilandola in una tasca interna della divisa per poi uscire a sua volta di corsa dalla stanza, nella speranza di raggiungere Kurai e Katie in tempo.

*

Haruo e Rajiv avanzavano correndo nel corridoio da ormai diversi minuti, senza fermarsi: improvvisamente, ormai allo stremo, Rajiv afferrò la maglia del compagno domandando con un sorriso forzato – H-hey, Haruo...! Che ne dici se facciamo una pausa? Non sono abituato a sforzi così fisici, e correre in lungo e in largo senza un'idea precisa non ci porterà da nessuna parte, no? – pronunciando tali parole in tono apatico ma affannato.

Colto alla sprovvista, Haruo si sbilanciò nel tentativo di fermarsi, ma fortunatamente Rajiv intervenne per tempo afferrandolo per la divisa e aiutandolo a tornare saldamente in piedi – Uargh! Grazie, Rajiv! Mh, in effetti non hai tutti i torti. Allora, qual'è il piano? – domandò con una semplicità talmente disarmante che perfino Rajiv esibì uno dei suoi rarissimi cambi d'espressione, aggrottando con stupore un sopracciglio – Beh, riflettiamo. Siamo atterrati nel piano più basso, e questa volta non abbiamo prigionieri da liberare, pertanto i sotterranei sarebbero una perdita di tempo... al pianterreno di un castello solitamente ci sono: l'ingresso, la sala pranzo, la sala da ballo, le cucine, l'armeria e a volte le sale d'addestramento e gli alloggi per la servitù adibita alla cucina, alla cura dei giardini e delle guardie. Dato che noi cerchiamo il capo, probabilmente lo troveremo nella sala del trono, solitamente posta ai piani più alti per motivi di sicurezza: in altre parole, il nostro primo obbiettivo è cercare delle scale che portino al piano successivo. Tutto chiaro? – spiegò in un tono eloquente e sciolto che non si era mai visto prima in lui: impallidendo, Haruo annuì in silenzio, per poi aggiungere – ... certo che sei parecchio informato sui castelli. Come mai? E' una tua passione? – domandò Haruo ammirato e curioso in egual modo.

Con una smorfia, gli angoli della bocca di Rajiv si distesero in un tentativo di sorriso – Si e no: è la cultura generale la mia passione, ed essa comprende tutto: castelli inclusi – spiegò semplicemente, per poi voltarsi dando le spalle al compagno – Ora andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo e ho ripreso fiato! – esclamò, preparandosi ad iniziare a correre: ma proprio quando ebbe mosso il primo passo, l'istinto lo spinse ad indietreggiare con un balzo all'indietro... giusto in tempo per evitare un bagliore metallico che saettò proprio nel punto dove si sarebbe dovuto trovare il suo corpo, sollevando per una frazione di secondo un tagliente spostamento d'aria accompagnato da una sagoma in ombra, che poi svanì subito dopo.

Facendo cenno con la mano ad Haruo di restare immobile, Rajiv amplificò i sensi cercando di percepire la presenza dell'avversario, ma tutto ciò che riuscì a fare fu captare dei velocissimi spostamenti d'aria.

Ormai allertato, Rajiv si preparò a bloccare l'attacco del nemico nascosto nell'ombra: l'occasione parve arrivare non appena, forse stanco di essere costretto a saltare da una parete all'altra da quasi un minuto, l'oscura figura decise di partire all'attacco sferrando un assalto frontale a Rajiv, il quale, sfoderando uno dei suoi sorrisi inquietanti, si spostò di lato afferrando con precisione il braccio dell'oscura presenza.

– RAJIV-KUN, ATTENTO! – urlò Haruo, ma il suo grido non riuscì ad avvisare Rajiv per tempo: nonostante saltò in avanti quasi di riflesso all'urlo del compagno, infatti, non riuscì ad evitare completamente la lama del vero nemico, il quale si trovava alle sue spalle.

Il dolore pungente arrivò al cervello solo qualche secondo dopo: era stato colpito solo di striscio, fortunatamente, ma il sangue fuoriusciva copioso.

D'istinto, Haruo evocò Utopia e si frappose fra la losca figura in ombra, in piedi immobile di spalle davanti a loro, e Rajiv, come a volergli fare da scudo umano.

Eppure, nonostante l'assalto di poco prima, egli non sembrava più avere alcuna intenzione di attaccare, almeno per il momento: rigirava infatti una daga fra le mani, la cui lama era imbrattata del sangue di Rajiv, osservandola con interesse.

Fu solo dopo qualche interminabile istante che si decise a parlare – Hey, sei un tipetto tosto! Non è vero, bel fusto? Non ho mai faticato così tanto per fare un "prelievo" di sangue! – esclamò in modo straordinariamente rozzo, in netto contrasto con la voce femminile e delicata.

Come impietriti, i due ragazzi si scambiarono occhiate incredule, cercando di confrontare a colpo d'occhio l'uno le informazioni dell'altro nella vana speranza di capire qualcosa di più della situazione in cui erano finiti.

Per loro fortuna, ci pensò la nemica misteriosa stessa a dar loro le risposte che cercavano: con un gesto elegante ma poco aggraziato ella si tolse il mantello nero che l'avvolgeva, mostrando un camice bianco recante stampato sulla schiena quello che aveva tutta l'aria di essere lo stemma degli Insyder, una croce medica adornata da una corona e avvolta da un serpente dotato di ali angeliche – Benvenuti, pecorelle smarrite, nella dimora del Grandissimo e Supremo Lord Augustus! Io sono Jackie Jade Primerose, e sono stata incaricata di accogliere ed intrattenere personalmente voi Kokuyo. Oh, vi sembra un nome difficile? – aggiunse poi in risposta alle espressioni disorientate dei due ragazzi, mentre con un gesto della mano destra spostava i capelli rosso naturale lunghi fino al mento e spalancava gli occhi castani con riflessi verde smeraldo in un'espressione degna di una teppista – Non fate complimenti allora: chiamatemi Jade! – esclamò, accompagnando il tutto con una lugubre risatina, ancora una volta nettamente contrastante col suo timbro di voce.

Abbozzando un sorriso, Haruo domandò – Hey, ehm... Jade. Che ne diresti se... se ci lasciassi passare senza combattere? Insomma, il nostro unico scopo è scongiurare il rischio nucleare, non abbiamo la minima intenzione di impegnarci in scontri inutili! – con tono amichevole, ma in risposta ottenne solo una gelida ed inquietante espressione da parte della ragazza – “Oh, certo, nessun problema!” ... è quello che mi piacerebbe dirti, ma ecco, vedi... mi spiace, ho l'incarico di preparare il vostro buco del culo ad essere usato come portamatite, e ahimè, non posso proprio rifiutare gli ordini! – disse condendo il tutto con una risatina che rese il tutto più strano di quanto già non fosse.

Cercando di approfittare di questi preziosi secondi di stallo per studiare l'avversaria, Rajiv si ritrovò per la prima volta in vita sua a provare un misto fra curiosità e rabbia: se da un lato trovava estremamente interessante l'atteggiamento ed il linguaggio scurrile di una ragazza dai così bei lineamenti delicati, quasi in maniera comica, dall'altro stava facendo perdere loro un mucchio di tempo... e questo non poteva sopportarlo – Haruo, resta immobile... – mormorò apatico Rajiv, mentre la zona circostante a loro iniziava a vorticare accelerando sempre più: le pareti divennero un tutt'uno col pavimento, quindi quest'ultimo prese a distorcersi dapprima in una grande spirale e poi in un mandala dai mille colori, colori che si tramutarono in scene gore estremamente raccapriccianti mostranti persone orribilmente sfigurate che si strappavano via la pelle e la carne a mani nude, esponendo alla luce tendini, ossa e vasi sanguigni, si cavavano i bulbi oculari con un cucchiaino, si perforavano mani e piedi con enormi aghi di diverse decine di centimetri, si tagliavano di netto la lingua con l'ausilio di un paio di forbici, ed infine si avventarono in massa su Jade, per poi tramutarsi a mezz'aria in riflessi dell'Insyder stessa che presero a loro volta ad automutilarsi, come ad imitare le figure demoniache di poco prima espellendo in aggiunta arti deformati ed organi sanguinolenti dalle bocche, e tutto il soffitto collassava trasformandosi in una colata di sangue denso e sporco che corrodeva qualunque cosa toccasse come fosse acido, investendo in pieno la ragazza, le cui vie di fuga erano state tutte tagliate dai suoi riflessi orribilmente sfigurati...

– Bah, tutto qui? Sembra quasi uno di quei film horror low budget degli anni '70... – commentò pigramente la voce di Jade mentre l'intera allucinazione finiva in pezzi sotto lo sguardo attonito dei due ragazzi: Rajiv, in particolare, sentì come se il suo cuore si fosse fermato per un attimo.

Non poteva crederci.

Sfoderando ancora una volta il sorriso inquietante, Jade bisbigliò cupamente – Suppongo sia il mio turno ora... giusto? – leccando il sangue di Rajiv dalla lama della daga, che ripose subito dopo nell'apposito fodero che teneva legato alla cintura, per poi levare in alto la mano e schioccare con decisione le dita.

Fu come se l'inferno si fosse riversato in terra: tutto quanto attorno a loro divenne magma misto a lava incandescente, nella quale sprofondarono fino alle caviglie avvertendo un bruciore talmente insopportabile da mozzare il fiato e far desiderare di morire, percependo distintamente le loro carni liquefarsi a causa dell'intenso calore con un dolore amplificato di almeno tre volte.

Rischiando lo svenimento per lo shock termico, i due sfruttarono le loro ultime forze per darsi la spinta in un salto che li portò a schiantarsi sopra quella che pareva l'unica zona di pavimento ancora integra e solida, ad eccezione di quella su cui poggiava Jade.

Cercando di riuscire a respirare, lo sguardo di Haruo cadde verso il basso, dove si accorse con orrore dello stato in cui vessavano i suoi piedi e le sue caviglie.

La lava, infatti, aveva letteralmente carbonizzato i suoi arti, e riusciva a vedere distintamente la tibia completamente esposta del piede destro, gravemente danneggiato dall'intenso calore: per il resto, era tutto un ammasso informe di carne abbrustolita e sangue, ridotta talmente male da non poter più nemmeno provare dolore.

Haruo avvertì l'impulso di vomitare, ma qualcosa glielo impedì... una mano putrefatta fuoriuscì dalla lava, afferrando il suo braccio e tentando di trascinarlo con sé.

Urlando disperato, Haruo lottò con tutte le sue forze, ma ben presto scoprì che era in svantaggio numerico: decine di cadaveri quasi totalmente decomposti emersero dalla lava, ormai trasformata nel terreno di un cimitero, e tentarono di trascinare il ragazzo con loro.

Grazie all'istinto di sopravvivenza, Haruo riuscì a riprendere Utopia, mezza sciolta dal bagno nel magma di poco prima, e colpire con forza gli zombie, spezzando i loro fragili arti come fossero grissini, rotolando sul fianco in modo da ritrovarsi al centro della piattaforma... giusto in tempo per vedere Rajiv sbranato vivo da un'orda di esseri mostruosi dalle fattezze umanoidi e terribili, assistendo inerme ai brandelli di carne del compagno volare a mezz'aria per poi ricadere al suolo sparpagliandosi in ogni dove.

– BASTA COSI'! – echeggiò la voce di Rajiv, seguita dal rumore di vetri infranti che accompagnò lo sgretolamento dell'allucinazione.

Stupefatto, Haruo guardò prima sé stesso, poi i dintorni, senza notare particolari strani: era stato tutto solo un lungo, realistico incubo.

Sbadigliando, Jade scosse la testa delusa – Tsk... ti ho sopravvalutato a quanto pare. Sai, mi aspettavo che avresti fermato l'allucinazione prima che arrivasse e non quando ormai vi aveva già imprigionato... evidentemente non ne eri in grado, peccato – commentò con un'espressione di puro divertimento dipinto sul volto.

Haruo, ancora troppo scosso da quello che aveva passato, tremava come una foglia con gli occhi sgranati, guardandosi intorno con sguardo perso nel suo mondo, tanto che nemmeno si accorse della discussione in atto fra Rajiv e Jade – Uhuhuh, non t'illudere, ero semplicemente curioso di conoscere le tue capacità... e devo ammettere di essere impressionato! Sebbene un po' acerba ed irrealistica, la tua allucinazione non era di certo opera di una principiante... confrontandola alle mie risulta giusto di appena un grado inferiore. Stupefacente: come ci sei riuscita? – domandò sfoderando un sorriso terrificante con evidente interesse scientifico.

Avvertendo una vaga sensazione di disagio, Jade parve tornare a provare interesse nei confronti del suo avversario: era freddo, calcolatore e con una pazzia latente che lo portava ad arrivare a pensieri inconcepibili per un comune essere umano... qualità che lei apprezzava moltissimo.

Con un sospiro, alzando le spalle, Jade rimase in silenzio a fissare Rajiv negli occhi: quindi, fingendo un'aria rassegnata, ribatté – E va bene, direi che te lo sei guadagnato. Emperor: Link! – evocando attorno a sé una moltitudine di 0 ed 1.

Questa volta c'era però qualcosa di diverso: tali numeri parevano disposti in tante stringhe numeriche simili a lacci, le quali erano precedute dalle lettere "http", due punti e uno slash e separate a loro volta in maniera irregolare da puntini.

Incuriosito, Rajiv cercò di capire come mai tale disposizione avesse un'aria familiare, ma Jade gli risparmiò la fatica – Tutto questo è reso possibile grazie al mio Emperor, Link. Grazie ad esso, mi basta venire in contatto con il sangue di una persona qualsiasi per stabilire un "collegamento" con essa: tale collegamento mi permette nientepopodimeno di sfruttare... le loro abilità e tratti caratteristici per un breve periodo! Nel tuo caso, infliggendoti quella ferita poco fa – ed indicò il taglio sul braccio del ragazzo – ... ho acquisito la capacità di generare le tue stesse allucinazioni, pur non disponendo di alcuna fiamma! In altre parole, le tue allucinazioni sono inutili contro di me... il che ci rende, tecnicamente, destinati a concludere lo scontro in un pareggio. Se solo non fosse... per questo – e, con un gesto teatrale, cliccò una delle stringhe attorno a sé, materializzando dalle sue mani due enormi lame di Fulmine-0 sotto gli occhi sconvolti di Rajiv – Ah, i bei regali di Plasma! Mi ha fornito una goccia del suo sangue tempo fa, in modo da permettermi di sfruttare questa sua abilità. E ora che farai, caro? La tua unica arma, le Allucinazioni, sono inutilizzabili, mentre io con queste posso ridurti ad un affettato... che ne dici di arrenderti? Se lo farai di tua spontanea volontà, mi limiterò ad amputare le gambe a voi due, in modo da assicurarmi che non intralcerete in alcun modo i piani di Lord Augustus, e lascerò in vita sia te che il tuo amichetto. Mi sembra una proposta ragionevole, giusto? Ah, non preoccuparti, sono una donna di parola, non mi rimangio mai una promessa – aggiunse, fraintendendo l'espressione eccitata di Rajiv con una di angoscia e terrore.

Ma dovette ricredersi molto presto: dopo un paio di secondi di silenzio, infatti, Rajiv si abbandonò ad una risata folle priva di senno e a tratti demoniaca che riuscì a far breccia perfino nel senso di sicurezza nel quale si crogiolava Jade – UHUHUAHAHAHAHAH! Tu... tu pensi davvero che io combatta affidandomi esclusivamente alle allucinazioni?! UHUHUHAHAHAHAHAHA! Credi davvero che io e Vitty sopravviviamo basandoci esclusivamente su un'abilità basata sull'ingannare la mente dell'avversario? Eheh... come al solito. Per qualche strana ragione, ogni tanto appare un qualche nemico che ritiene me e Vitty come i più deboli della Famiglia, visto che combattiamo esclusivamente tramite allucinazioni e siamo sprovvisti di Hell Gear o simili. Hey, piccola Jade, vuoi sapere qual'è la verità? – un sorriso infernale deformò il suo volto – Noi... non ne abbiamo bisogno! Perché la nostra arma... è la nostra stessa mente. E tu, piccola Jade... stai per assistere a ciò che ha causato la morte di qualunque avversario ci abbia derisi o sottovalutato fin'ora – mormorò cupo, chiudendo gli occhi e portandosi le mani ai lati della testa mentre una quantità indefinibile di fiamma si accumulava nella sua testa, venendo come assorbita da essa... finché, dopo pochi istanti, tutto cessò, e Rajiv abbassò le mani, sempre ad occhi chiusi, sorridendo – Ora, sperimenterai sulla tua pelle il nostro personale "Head Gear", un potenziamento dettato dalle superlative capacità della mente umana e ad esse soltanto, senza ausili esterni. Non volevo ricorrere ad una soluzione così drastica... ma non ho altra scelta. Noi dobbiamo proseguire... ad ogni costo! – intimò a voce alta, inspirando profondamente per poi spalancare gli occhi, le cui pupille erano ora un esagramma simile a quello usato nei riti occultisti e di un colore nero intenso in netto contrasto con l'arancione sanguineo delle iridi.

Infine, dopo una breve pausa, urlò in tono apatico – Psycho Dive: RILASCIO! – spalancando le braccia come ad invitare l'avversaria ad attaccarlo.

   
 
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