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Autore: Francine    05/06/2016    4 recensioni
«È uno scherzo?», vi domandate. Fissandovi negli occhi e specchiandovi nella stessa espressione sconcertata che vi allarga lo sguardo.
«No», dite. In stereofonia. E scoppiate a ridere, senza un motivo né un perché. Stringendovi la mano e cercando l’uno nello sguardo dell’altro quella luce, quella paura, quella speranza. Quel riconoscersi simili, eppur diversi. Annusandovi l’anima nella brezza serale per indorare una pillola che fa schifo, nonostante tutte le belle parole ed i buoni sentimenti. A darsi un po’ di coraggio – o di speranza – ché sì, tu hai i tuoi compagni come lui avrà i suoi. Ma a volte chi ti capisce davvero è lo sconosciuto che il destino ti fa incontrare per caso, passeggiando una sera, sul bagnasciuga deserto. Qualcuno che, in un’altra vita, in un altro momento, avresti potuto chiamare fratello. Qualcuno come te. Ad una vocale di distanza.

[Cross-over Saint Seiya/ Yoroiden Samurai Troopers]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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Non sono impazzita, tranquilli. O forse sì, lo sono, vista la marea di roba che ho per le mani e che se continua così non finirò mai – ma i miei lettori abituali lo sanno come sono fatta e chiuderanno un occhio, vero? Vero?!
Comunque sia. Avevo voglia di riprendere il fiato e, complice la visione degli OAV dei Samurai, e la lettura di “Neve” di SoltantoUnaFenice, mi sono lasciata trascinare dal Ponentino ed ho ipotizzato un primo punto d’incontro tra questi due mondi.
Scavando scavando, però, mi sono resa conto che i Bronze Saint e gli Yoroi Senshi avrebbero potuto collidere in altri modi e situazioni. Anche perché chi se le sarebbe sorbite, poi, le lamentele degli esclusi?
Sicché, ecco spiegato come nascono queste storie, che mi sono presa la briga di raccontarvi in maniera del tutto casuale, seguendo il soffio del Ponentino.

E ora, i disclaimer: Saint Seiya © Masami Kurumada, Shueisha, Toei Animation, 1986 Yoroiden Samurai Troopers © Sunrise, Nagoya TV,Tokyu Agency, 1988

Tutto il resto è farina del mio sacco e no, non è possibile ispirarsi né citare questa storia se non previo permesso scritto (parodie comprese), visto che la telepatia ancora non l’ho sviluppata. Questa è un’opera di finzione, e, come tale, mi sono presa alcune libertà. Spero non me ne vorrete!
Io vado a mettere su il caffè.
Buona lettura!







Fratelli





Di che reggimento siete
fratelli?
 
Parola tremante
nella notte
 
Foglia appena nata
 
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
 
Fratelli
(G. Ungaretti, Fratelli, 1916)







Del mare in primavera ti piace la tranquillità.
Quando il sole cala e nel cielo il rosso tende la mano al violetto, la spiaggia si svuota e tu puoi goderti la brezza tra i capelli, l’odore frizzante della salsedine ed il tepore della sabbia sui piedi nudi, affondati nella rena ancora tiepida.
Il mare è lì, davanti a te, che batte e leva col suo ritmo ipnotico, tra spuma bianchissima e piccoli granchietti affaccendati che scompaiono sotto la sabbia come un fantasma al primo raggio di sole. Od un sogno al risveglio.
Sembra quasi che l’acqua ti dica “Io ti ascolto”, e tu lo sai che il mare è un confidente discreto. Che davanti a quelle onde luccicanti puoi tirare fuori tutto quello che ti si agita dentro – e a cui temi di dare corpo – senza paura di essere giudicato.
Eppure, taci.
Taci perché parlare è un incantesimo, checché ne dicano gli altri. E quando i tuoi timori prendono vita, non li puoi mandare via come se niente fosse. Perché loro no, non se ne vanno. Anzi. Restano davanti ai tuoi occhi. Per farti dispetto. O per farti vedere quel lato di loro che non avevi nemmeno preso in considerazione. Eppure, c’è. Ed è forse più spaventoso del mostro stesso.
Così scegli il silenzio, le onde che ripetono il loro incessante sussurro ed il vento che ti riporta ogni parola all’orecchio.

Da qualche giorno non sei solo. Hai notato che c’è un altro ragazzo a restare oltre il tramonto, un tizio mai visto prima che avrà la tua età e osserva il mare, in silenzio, le ginocchia al petto e lo sguardo aperto. E ti chiedi chi sia.
C’è qualcosa di familiare, in lui. Puzza di battaglia. Di guerra. Dello sforzo – immane – del rivolgere i propri pugni – serrati – contro il nemico. Anche se non vorresti. Anche se sai che c’è un’altra strada – c’è sempre, no? – ma l’avversario, no, non vuole percorrerla. Tutt’altro.
Lui è come te. Lui conosce quella sensazione di impotenza che ti assale quando devi stringere l’anima tra i denti, abbassare la testa e salvare il mondo. Glielo leggi nel profilo del viso, negli occhi che hanno visto incubi che un ragazzo della vostra età non dovrebbe nemmeno concepire. Lui è un sopravvissuto, qualcuno che ha stretto il cuore e si è trascinato avanti. Oppure ce l’hanno spinto a calci, quando la voglia di mollare tutto e lasciarsi scivolare giù sembra la più dolce delle promesse possibili.
Così restate in silenzio, a fissare il mare, la distanza che si accorcia ogni giorno di più, e la domanda che ti risuona nella testa – e che sei pronto a scommettere risuoni anche nella sua – che è sempre la stessa.
Verrà anche stasera?
Perché vorresti parlargli. Vorresti chiedergli com’è. Confrontarvi. Sapere se, per caso, lui abbia provato le tue stesse sensazioni e paure e speranze e dubbi ogni santa volta che è stato chiamato – che è stato costretto – a combattere. Se ha trovato una soluzione, un trucco, un modo per far sembrare quel groppo in gola meno doloroso e meno amaro. E se, tante volte, volesse essere così gentile da condividerlo con te.


È qui anche stasera.
Pantaloni bianchi e giacca a vento azzurra, il cappuccio che il vento si diverte a strattonare come fa un bambino petulante con la gonna della madre. Si volta, ti sorride – puro come l’acqua di sorgente, pensi – e torna a guardare il mare, le mani sprofondate nelle tasche.
Che mi stesse aspettando?, ti chiedi.
Lo affianchi in punta di piedi, quasi a non voler disturbare, e fissi quel vai e vieni di acqua salata, indeciso se presentarti o meno. Ma hanno senso i nomi, in certi frangenti, o non è meglio tacere, ché, come diceva quel tale, il cuore, a volte, ci vede meglio degli occhi?
«C’è una grande pace, qui», dice lui, bucando la pazienza del vento con la sua voce. Calma. Pacata. Riflessiva. Il timbro di chi fa spesso da paciere. O è abituato a ricondurre alla ragione i temperamenti più focosi.
«Vero», rispondi, inspirando la brezza fino a riempirtene i polmoni, quasi volessi ancorarti alla terra per non volare via, trasportato nell’aria della sera come un palloncino extra-large. «Non sei di queste parti. O sbaglio?»
Lui scuote la testa, lo sguardo azzurro fisso sulle onde.
«No. Sono di passaggio», replica.
«Capisco», dici. Ché è vero. Siamo tutti di passaggio su questa terra, anche se tendiamo a dimenticarcelo con fin troppa leggerezza. Perché l’uomo è immortale, vero? Sicuro. Chiedilo ai nemici che hai affrontato e vediamo che ti rispondono.
«Shun.»
«Shin.»
«È uno scherzo?», vi domandate. Fissandovi negli occhi e specchiandovi nella stessa espressione sconcertata che vi allarga lo sguardo.
«No», dite. In stereofonia. E scoppiate a ridere, senza un motivo né un perché. Stringendovi la mano e cercando l’uno nello sguardo dell’altro quella luce, quella paura, quella speranza. Quel riconoscersi simili, eppur diversi. Annusandovi l’anima nella brezza serale per indorare una pillola che fa schifo, nonostante tutte le belle parole ed i buoni sentimenti. A darsi un po’ di coraggio – o di speranza – ché sì, tu hai i tuoi compagni come lui avrà i suoi. Ma a volte chi ti capisce davvero è lo sconosciuto che il destino ti fa incontrare per caso, passeggiando una sera, sul bagnasciuga deserto. Qualcuno che, in un’altra vita, in un altro momento, avresti potuto chiamare fratello. Qualcuno come te. Ad una vocale di distanza.



 



Saint Seiya © Masami Kurumada, Shueisha, Toei Animation, 1986
Yoroiden Samurai Troopers © Sunrise, Nagoya TV,Tokyu Agency, 1988.
Grafica ® Francine.





Note:
Sono convinta che se Shun e Shin potessero parlarsi, anche solo per cinque minuti, ne avrebbero, di cose da dirsi. Oppure mollerebbero Andromeda e Suiko e se ne tornerebbero ognuno alla propria, pacifica esistenza, chi può dirlo?
Questa storia è colpa di SoltantoUnaFenice, e della sua "Neve".
Nella speranza che le fan dei due protagonisti non mi lincino,
ça va sans dire.
 
   
 
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