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Autore: _Teartheheart    05/06/2016    0 recensioni
La storia tratterà del rapporto di Bellamy e Clarke sull'arca, dove è successa qualcosa che li ha fatti allontanare e poi ritrovare.
Parleremo dei disagi che hanno dovuto affrontare, delle perdite, delle guerre che si verranno a creare.
Vedremo il loro rapporto evolsi dall'Arca fino a finire sulla Terra.
Dal testo: « Clarke, non ti lascerò mai da sola. « provò a rassicurarla il ragazzo, «È una promessa?» chiese tra i singhiozzi la ragazzina che amava fissare la luna dal grande oblò «Mai» concluse lui posando le labbra sulla sua fronte «Mai» continuò.
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellamy Blake, Charlotte, Clarke Griffin, Raven Reyes, Roan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II Capitolo. 
 


Arca giorno 10 di 364 

Bellamy Blake il ragazzo che nascondeva un segreto più grande di lui, dal giorno in cui la figlia di uno dei privilegiati le aveva offerto aiuto non le aveva dato risposta, quando la vedeva andava via, tornava in camera e stava con la sorella Octavia che anche se non aveva avuto una buona impressione lo esortava a cercarla, dicendogli che lei li avrebbe aiutati, era pur sempre la figlia di un membro del consiglio. 
«Dovrei fingere che mi sta simpatica?» chiese il ragazzo con lo sguardo fisso sul pavimento, la sorella sorridendo gli si sedette accanto posando una mano sulle sue spalle «Usa un po' il tuo fascino Bellamy Blake, sorridile e ammicca qualche volta» a quelle parole il ragazzo si voltò fissando la sorella, che ne sapeva lei di ''ammiccamenti''? Le sorrise «Guarda questa piccola saputella» e scherzando le fece il solletico allo stomaco, facendola ridere a crepapelle. 
«Shhhh o ci sentiranno» le disse posando l'indicise vicino al naso «Sei tu che hai iniziato» 
Bellamy uscì dalla camera, voleva sgranchirsi un po' le gambe così camminò tra i corridoi della sua stazione, pensò a tutta la faccenda, doveva prendere in giro Clarke? Lo avrebbe fatto per Octavia, ma era giusto? 
Pensava a sua madre, a come la odiava per essere morta, per averlo lasciato lì da solo con mille responsabilità sulle spalle, ad un bambino non dovrebbe importare di cambiare il pannolino, delle strepita della sorella, del cibo per farla sopravvivere, un bambino dovrebbe vivere da bambino. 
Quelle responsabilità aumentavano di giorno in giorno, i primi passi, le prime parole, era difficile impararle come si chiamavano gli oggetti e poi doverle chiedere di non doverle dire ad alta voce, oh come avrebbe voluto che tutto quello fosse semplice, ma non lo era e giorno dopo giorno doveva accettarlo. 
In preda ai pensieri si ritrovò dinnanzi all'oblò che dava visione alla grande luna, così vicina ma allo stesso tempo così lontana con l'arca che li separava, si accorse che seduta sul pavimento a gambe incrociate vi era Clarke con dei fogli e delle matite, tossì attirando la sua attenzione, la ragazza si voltò di soprassalto 
«Oh sei tu, mi hai messo paura, ti sei fatto vivo finalmente» disse lei con voce offesa «Ti stavo evitando» ammise lui sedendole accanto sul pavimento, lei annuì voltandosi poi verso l'oblò. 
«Non è splendida?» chiese guardando la maestosa luna, lui la guardò come stava facendo la ragazza annuendo alle sue parole «È davvero meravigliosa! Credo che se mai l'uomo dovesse tornare sulla terra, e se tra quegli uomini ci fossi io, l'unica cosa che mi mancherebbe di questa triste arca è guardare la luna, guardarla nel suo splendore, in una versione così grande, immaginerai che dalla terra si veda in versione molto piccola vero?» 
Bellamy sorrise «Bé ma almeno respireremmo vera aria, i raggi solari troveranno casa sulle nostre pelli troppo bianche, e nostri corpi potrebbero immergersi nelle acque che ospitano la terra» argomentò lui facendo sorridere la ragazza «Si, vista dalla tua prospettiva la terra ha più punti» 
dopo qualche minuto di silenzio fu il ragazzo a parlare «Senti, se accettassi il tuo aiuto, cosa mi farà stare tranquillo che da un giorno all'altro tu lo dica a qualcuno del consiglio?» domandò la ragazza rise «Non mi conosci, e capisco la tua preoccupazione, ma Bellamy non metterei mai la vita di tua sorella in pericolo, credi che potrei mai uccidere qualcuno?» 




Earth giorno 60. 

«Bellamy, Bellamy» urlava la ragazza, che immediatamente si gettò sul suo corpo per aiutarlo, il sole cocente la faceva sudare ancor di più, ciocche di capelli coprivano il suo viso bagnato, le sue mani posate sul corpo del ferito erano ricoperte di sangue, le mani andavano sul tutto il corpo, sul viso di Bellamy che era sofferente «Ehi, resta con me, resta con me» 
con la voce spezzata si volto verso Jasper «Dammi dell'acqua ti prego, Jasper aiutami» il ragazzo era rimasto scioccato dalla scena, così non si mosse un momento dalla sua posizione, fin quando Clarke richiamò il suo aiuto, e sempre con gli occhi spalancati verso il corpo dell'amico si avvicinò al fiume, prendendo l'acqua da Clarke richiesta aiutandosi con i suoi grandi occhiali dalla forma bislacca. 
«Co-cosa devo fare» domandò posando gli occhiali sul terreno, Clarke ansimò e poi posò la mano sulla freccia, si voltò un attimo verso Jasper e disse: «Tienigli la testa, mentre io tiro fuori la freccia» il ragazzo annuì, si spostò quasi correndo verso Bellamy, prese il capo dell'amico e lo posò sulle sue gambe «Bellamy, amico resisti adesso Clarke ti aiuterà» 
i gemiti di Bellamy facevano soffrire Clarke, ma non poteva perdere il controllo, così tenendo con una mano il petto, con l'altra estrasse la freccia che si trovava all'altezza delle coste, la tirò fuori con decisione, un urlo partì dalle labbra di Bellamy «Scusami, scusami» continuava a dire  a lei, in preda alle lacrime, alla rabbia. 
Strappo la sua camicia, rimanendo con solo il reggipetto, cosa che fece deglutire il giovane Jasper, la bionda se ne accorse ma non diede conto alle sue espressione, bagnò la camicia e con essa iniziò a tamponare il sangue «Non abbiamo niente qui Jasper, devi tornare all'accampamento, chiedi aiuto, portami delle garze, e qualcosa per cucire la ferita, ti prego» 
senza farselo ripetere una seconda volta, il ragazzo si alzò e andò via senza guardarsi indietro. 
Clarke rimase accanto a Bellamy che le continuava a stringere la mano «Sono qui» diceva per rassicurarlo «C-Clarke io» voleva parlare, ma il dolore era così forte che non balbettava «Sst Bellamy, parleremo ma non adesso» 
Aveva paura di perderlo, il disprezzo che provava per ciò che le aveva causato sull'arca era passato in secondo piano, in quel momento combatteva contro la morte che voleva portarselo via, strappandoglielo dalle mani come un qualsiasi oggetto, ma lei non avrebbe lasciato che il terreno lo inghiottisse, avrebbe lottato con le unghia e con i denti. 
D'un tratto, un rumore provenir tra gli alberi, pensò che fosse Jasper ma troppo poco tempo era passato dalla sua partenza, così rimase inerme, stringendo il braccio di Bellamy impaurita. 
Dai grandi cespugli spuntarono fuori cinque uomini, Oh no sono i terrestri pensò la ragazza, sapere che qualcuno albergava su quella terra malsana era un conto, vederseli arrivare così tutto un tratto è diverso, il cuore inizia a martellare ma dalla paura, senti il sudore percorrere la spina dorsale, è freddo, glaciale. 
Stringi la mano del tuo vicino, non curandoti del suo estremo dolore. Si avvicinò un uomo robusto, doveva essere il capo dei quattro che rimasero dietro di lui come per guardargli le spalle, l'uomo si avvicinò Clarke lo guardò mentre Bellamy gemeva sotto la sua stretta; portava una giacca che somigliava ad un'armatura, la sua pelle era chiara, i suoi occhi erano verdi ma molto piccoli, il naso importante e le labbra sottili, il viso era protetto da un barba curata, i capelli gli arrivavano sulle spalle, legati da una piccola coda, dal color castano. 
L'uomo parlò ma la lingua era sconosciuta alle orecchie di Clarke, che accigliando la fronte prese un respiro profondo per parlare «Io-Io non capisco» balbettò facendo da scudo a Bellamy, capendo che l'uomo puntava gli occhi su di lui. 
«Chi siete?» chiese l'uomo dopo, stavolta pronunciò la domanda con la lingua che Clarke conosceva «Cosa ci fate qui?» 
Clarke si fece forza ed alzandosi dal terreno deglutì, non dando conto al fatto che fosse semi-nuda davanti agli occhi di un estraneo. 
«Mi chiamo Clarke Griffin, io ed altre novantanove persone, siamo stati mandati sulla, proveniamo dallo spazio, pensavamo che nessuno potesse vivere su questa terra piena di radiazione, pensavamo che marcando questo suolo saremmo morti anche noi, ma a quanto pare ci sbagliavano, qualcuno ha colpito il mio amico, non abbiamo farmaci e non so come aiutarlo, vi prego» raccontò tutto con la speranza che quegli uomini potessero aiutarla con Bellamy 
L'uomo la guardò attentamente, la scrutò, Clarke deglutì e poi disse: «Mi fisserai le tette tutto il tempo o risponderai?» aveva perso le staffe, ogni momento passato in silenzio, voleva dire ferita infettata per Bellamy. 
Il terrestre dopo pochi secondi sorrise, sbuffando «Coraggiosa, dovete lasciare questo posto, è territorio nostro»  l'uomo la guardò e ... 
   
 
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