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Autore: Ornyl    07/06/2016    0 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iphigenia e Partenopaios sfrecciavano con eleganza e sfrontatezza sospesi a mezz'aria con l'aerobus, con le braccia secche tese al cielo per salutarlo. Sotto era una pioggia di fiamme e di esplosioni, con i corpi dei soldati dell'esercito regolare che urlavano e si dissolvevano improvvisamente come polvere nerastra, creando un tappeto di fuliggine su cui passava l'aerobus a tutta velocità, con gli abbaglianti che lampeggiavano e illuminavano il cielo delle Periferie, per poi poggiarsi sui suoi occhi.
-Buongiorno raggio di sole- sussurrò Iphigenia sbadigliando, puntandole la torcia sul viso -Scusa per il cattivo buongiorno. Ho dormito poco anch'io-
Si svegliò piano dal suo sogno stiracchiando braccia e schiena, sfiorando con un pugno il capo di Andromaca che dormiva accanto a lei.
-Che ora è?-
-Sono le quattro del mattino. A breve sveglieremo anche gli altri. Chi avete scelto ieri sera per la spedizione, quindi? Puoi farmi un resoconto?-
Si mise a sedere sulla branda e incrociò le gambe, lasciando che Iphigenia si avvicinasse. Il suo viso color ebano si illuminò di un sorriso stanco.
-Lo so, sei appena sveglia. Ti preparo un caffè, nel frattempo racconta pure-
Cercò di fare mente locale nella turba foschia del suo dormiveglia, osservando le caviglie di pelle nera e metallo di Iphigenia che si muovevano davanti a un piccolo tavolino di plastica azzurrina su cui troneggiava una piccola macchina per il caffè.
-Io. E naturalmente Jeanne. Poi ci seguiranno Hank, Tideus, Capaneus, Amphiaraus, tu e Partenopaios. Abbiamo deciso di includere anche Ippomedon e una piccola squadra guidata da lui-
-Uh. Per il resto? Immagino che McKeane, Ecuba e Andromaca si occuperanno degli ospiti-
-Esattamente. Ma alla prossima battuta abbiamo promesso ad Andromaca di seguirci insieme ad Astyanax, possibilmente in caso di un attacco in città-
La macchinetta lanciò uno squittio che fece mugolare Andromaca nel sonno. Iphigenia premette un piccolo interruttore e prese il bicchierino colmo di caffè.
-Ecco qui. Ormai io sono abituata alle mattinate, tu devi lavorarci ancora un po'-
Prese il bicchierino tra le mani e ci soffiò su, deglutendo a piccoli sorsi quella liquida poltiglia nerastra che ricordava appena il caffè, ma che bastò a svegliarla.
-Hai già preparato lo zaino, cosetta?- le chiese Iphigenia voltandosi di spalle verso un appendiabiti.
-Non ancora. Mi aiuti?-
-Certamente, ti faccio vedere cosa ho messo nel mio-
Prese dall'appendiabiti un grosso zaino verde militare e lo buttò davanti ai suoi occhi, indicandole con un gesto del viso di guardare dentro. Antigone lo afferrò per l'apertura e cacciò gli occhi dentro, intravedendo una grossa borraccia di pelle, un kit di pronto soccorso, alcune bombe a mano, munizioni, una grossa bottiglia d'acqua e un coltellino svizzero.
-Ovviamente non è ancora pronto. Mancano delle armi d'assalto vere e proprio, e qualche bomba a mano da attaccare alla cintura. Non si sa mai, meglio essere degli straccioni preparati. L'importante è ritornare tutti interi alla base, anche perchè non siamo ancora sicuri se ci attaccheranno davvero o meno-
-Posso inserire la stessa roba nel mio-
-Esattamente, sì. La cosa che importa è proteggersi un minimo, come ti ho detto. Quando ci vestiremo, metteremo anche dei giubbotti antiproiettili per evitare brutte sorprese-
 
 
Un giubbotto antiproiettili grigiastro copriva una camicia verde militare larga di circa due taglie più larghe che indossava su dei morbidi leggings di cotone nero, stretti sui fianchi da una cintura di nera pelle consunta che teneva strette a sè una beretta e una bomba a mano; un paio di stivali di cuoio si accompagnavano al marrone sporco dello zaino che le era stato poggiato sulle spalle, mentre un elmetto mimetico troneggiava sulla sua testa dopo che i suoi capelli erano stati raccolti in uno stretto chignon: l'abbigliamento dei volontari era stato per tutti lo stesso, con piccole variante che dipesero da persona a persona, con Jeanne che preferì degli stivali più bassi e Amphiaraus che decise di andare senza elmetto.
Iphigenia, vestita dello stesso abbigliamento della squadra, camminava avanti e indietro davanti a loro stringendo tra le braccia il suo Magdul PDR, fissandoli con attenzione e squadrandoli da capo a piedi. Molti ospiti del bunker si erano già svegliati e guardavano con triste meraviglia il loro piccolo drappello di soldati improvvisati, quasi li vedesse splendere in quel semplice, improvvisato equipaggiamento militare per l'ultima volta prima di vederli morire sui colpi dell'esercito regolare.
-Compagni e compagne di Rubra Sphinx- disse solenne circondata dal silenzio generale -Anche oggi, e presumibilmente per i giorni a venire, avremo continuamente ospiti evidentemente. Le intenzioni di Achilleus alla radio non sono chiare, ma ambigue sia per noi delle Periferie che per quelli dell'Acropoli: se noi siamo continuati minacciati dalla morte che si ritrova ad avere la loro faccia di merda, all'Acropoli non fanno altro che sentire le baggianate di propaganda dell'Ordine Delta. Sicuramente, come vi ho accennato, oggi avremo compagnia ma non sappiamo ancora se i signorotti di Achilleus ci porteranno cioccolatini e pasticcini da bravi ospiti acropolini o daranno la caccia alla nostra gente ancora questa. Come ha detto quel damerino pel di carota, oggi inizeranno l'indagine per trovare i resti della loro amata principessa, ergo non è escluso che ce li ritroveremo armati fino al buco del culo davanti alla nostra base. Di conseguenza, il consiglio che vi do è quello di non uscire per nessun motivo dal bunker e attendere nostre notizie col cercapersone, vi risponderemo appena potremo. Ci sono domande, osservazioni?-
L'assemblea rispose col silenzio.
-Benissimo, pregate per noi. Amphiaraus, pensi che con questa roba ci potremo fare strada nella voragine?-
-Sta' tranquilla. L'ascensore è perfettamente funzionante. Sono le sei e mezza, è ora di mettersi in marcia.
Si fecero strada tra la folla a passi lenti, in fila indiana, lasciandosi alle spalle le note di Papaveri e Baionette che le loro voci ancora assonnate erano capaci di mugolare. L'ascensore si aprì al tocco di Amphiaraus sul pulsante del livello 0, cigolando lentamente e accogliendo i primi cinque che riuscirono a varcare la sua soglia metallica, per ritornare poi giù dal suo breve viaggio e accoglierla insieme ad Iphigenia e a cosa restava di quel drappello.
-Oggi sarà una giornata strana. Non sappiamo davvero cosa succederà, nè possiamo immaginarlo-
-Almeno saremoarmati fino ai denti- rispose. Iphigenia le sfiorò la spalla e le sorrise.
Si sentì crescere un'adrenalina fremente e brulicante lungo tutta la schiena, un brivido freddo e vibrante che arrivò fino alle radici dei suoi capelli. Poi si morse le labbra, cercando di trattenersi dall'iniziare a sparare per la forte rabbia che man mano si avanzava su ogni lembo di pelle che possedeva, convincendosi di non avere ancora davanti i soldati di Achilleus e di Snakes che avevano deciso di dichiararla morta senza troppi giri di parole, che avevano deciso di utilizzare la sua presunta morte per far soffrire l'Acropoli e per far del male alle Periferie, massacrarle, annientarle.
L'ascensore arrivò al piano terra con un tonfo e un raggio di sole filtrò attraverso le macerie e la lastra trasparente dell'ascensore, illuminando i loro fucili di una luce dorata e stranamente tiepida, sana, dello stesso sole nascente che si vedeva all'Acropoli. Uscirono piano dalla cabina, unendosi al gruppo che già li attendeva.
-Compagni- proferì Jeanne -Come sappiamo, Achilleus è stato abbastanza ambiguo alla radio e dobbiamo aspettarci di tutto: dall'ennesimo bombardamento a una retata, a un semplice discorso da pulpito come quelli di Snakes. La mia idea è quella di muoverci tutti insieme, soprattutto in questa situazione di incertezza, e controllare tutti insieme le possibili zone a rischio. Sembra una sciocchezza, ma è per evitare di perdere o di ritrovare qualcuno ferito dopo tanto tempo. Se non ci sono obiezioni, riprendiamo la marcia con estrema cautela e teniamo gli occhi ben aperti-
Imbracciarono le armi e iniziarono a muoversi in fila indiana, a passi veloci e pesanti che fecero tremare prima la ghiaia e i detriti dell'area di ingresso, quindi il selciato e l'erba secca del cortile. Le loro ombre alla luce dell'alba si allungavano piano, i rami sottili delle loro gambe sormontate dalle tonde e robuste calotte dei loro elmetti.
 I passi rimbombavano in un silenzio irreale e spettrale, il silenzio di una città a metà tra la vita e la morte rischiarato e squarciato solo da tristi cinguettii lontani e dal ronzare dei moscerini. Il suo sguardo si posò su ogni elemento che la circondava, dolcemente e a rapidi tratti, cercando di cogliere ciò che attorniava lei e la schiera grigia e verdastra dei suoi compagni altrettanto silenzio, altrettanto guardinghi, dritti con gli stivali ai piedi e il fucile tra le braccia.
-Antigone- chiamò Iphigenia.
-Dimmi pure-
-Se tu fossi Achilleus, o Snakes, o il gradasso dell'altro giorno, per che ora programmeresti un attacco?-
Un rombo sordo le impedii di rispondere e li costrinse a puntare e a sgranare gli occhi davanti a loro. Un grosso e massiccio veivolo, possente ed elegante nelle sue pallide forme arcuate e con i finestrini neri come un paio di occhi terribili, era atterrato coprendo con la sua grossa stazza l'area che comprendeva la piazzola d'atterraggio degli aerobus e gran parte della piazza del mercato.
-Nascondetevi subito!- urlò Iphigenia indicando un piccolo rudere -Di qui non potranno sicuramente vederci! Sbrigatevi!-
Corsero rapidamente lungo la direzione da lei indicata, sfondando una piccola porta di legno e catapultandosi nel piccolo e cupo ambiente di ingresso di una casupola sfollata. Jeanne e Amphiaraus si appostarono alle finestre e si voltarono verso di loro.
-É un veivolo da trasporto- disse secco Amphiaraus -Considerata la stazza, trasporterà carri armati-
-Dannazione- mugolò Tideus abbassando lo sguardo.
-Calmi tutti. Siamo armati, anche se siamo pochi, e certamente non possiamo passare la giornata rinchiusi in questa stanzetta-
Iphigenia intimò il silenzio con un sibilo e avvicinò l'orecchio alla finestra, reagendo con una smorfia di rabbiosa ansia.
-Riconoscerei questo rumore del cazzo tra tutti. Carri armati, carri armati accompagnati da soldati. E stanno venendo verso di noi-
-Che cosa facciamo?- chiese preoccupato Partenopaios -Dannazione, siamo in trappola-
-No- disse risoluta Iphigenia-Non ancora. C'è bisogno di un'esca-
Si voltarono tutti verso di lei sgranando gli occhi.
-Esattamente. Un'esca che possibilmente non si faccia ammazzare e che apra le danze gettando qualche bomba a mano-
I suoi occhi guizzanti si poggiarono su di lei. Iphigenia le sorrise seraficamente, lei trasalì.
-E io e Amphiarau verremo con te, Antigone. Non abbandoneremo la nostra principessa suicida, se vuole intraprendere questa missione-
Le rivolse uno sguardo confuso che Iphigenia accolse con l'ennesimo sorriso, senza delusione nè nervosismo, come se si aspettasse già quella reazione.
-Il mio piano, compagni, è questo: io, Antigone e Amphiaraus faremo un po' di casino verso i soldati con qualche bomba a mano per distrarli e confonderli. Voi cercate di stare all'erta, preferibilmente fuori da questa capannetta e approfittare del polverone per mettervi a sparare. Dunque, ci divideremo in squadre come l'altra volta e giocheremo a guardie e ladri senza che loro ci vedano. E ora non accetto domande, state tutti pronti-
Iphigenia e Amphiaraus appesero dalla tracolla il suo fucile alle spalle, afferrando due grosse bombe a mano e invitandola a imitarli con lo sguardo. Antigone ripetè meccanicamente i loro gesti, cercando di frenare le mani e le gambe che tremavano di nuovo all'idea di colpire chi l'aveva voluta morta, chi l'aveva uccisa col pensiero per causare dolore e morte dietro i propri passi.
Una voce ben nota urlò un fragoroso attenti. Achilleus era sul campo così come aveva promesso.
-Antigone, cosa succede se uccidiamo il fidanzato di tua sorella?- chiese Amphiaraus ridacchiando, e Jeanne sollevò improvvisamente gli occhi.
-Succede che dobbiamo sbrigarci- disse Iphigenia seccata- Tutti e due fuori con me, adesso-
Strinsero con foga una bomba a mano ciascuno, tirarono contemporaneamente la leva di sicurezza col pollice e afferrarono l'anello della spoletta.
-Presto!- urlò Iphigenia slanciandosi dall'uscio -O la bomba farà fuori prima tutti noi che quei bastardi-
Si allinearono tutti e tre lungo uno stresso asse, guardarono davanti a sè e tesero il braccio.
-Fuoco-sibilò Amphiaraus.
La sua mano la strinse con foga per l'ultima volta, dunque concentrò tutte le proprie forze nel braccio e lanciò. Il corpo nerastro e tozzo della bomba a mano fendette l'aria per una lunga distanza, poi cadde sul terreno e sfrecciò sulla ghiaia, a pochissimi metri da Achilleus.
-Tua sorella diventerà vedova oggi- ridacchiò Amphiaraus -Se Achilleus rimane illeso, o è un semidio o uno zombie-
Si rannicchiarono dietro un piccolo muro e osservarono le tre bombe sibilare, dunque esplodere rumorosamente, sollevando tra sprazzi di scintille aranciate grosse nuvole di polvere.
-Bingo!- urlò Iphigenia -Compagni, uscite immediatamente fuori e caricate la dose! Più polvere c'è, meglio è!-
Eseguirono il lancio di una seconda bomba, dunque cedettero il posto a Jeanne e a Partenopaios e afferrarono i fucili.
-Afferrate i vostri fucili e tenetevi pronti! Alla loro risposta inizieremo ad attaccare. State attenti ai colpi di carro armato!-
Da lontano giunsero il tossicchiare furioso dei soldati, il rimbombare dei confusi colpi dei carri armati e le urla di rabbia di Achilleus che generarono l'ilarità generale. La polvere iniziò a dissolversi e si alzarono di colpo sui piedi, chi schierandosi dietro il piccolo muro e chi dentro il piccolo rudere.
-Fuoco! Non aspettateli più!- urlò Jeanne, dando avvio alla pioggia di proiettili che iniziò a fendere l'aria ancora impolverata.
-Non fermatevi per nessun motivo!- urlò Tideus-Davanti a voi, intravedete i soldati?-
Le corazze bianche dei soldati si confondevano ancora tra la polvere, illuminate dai proiettili che le colpivano e di quelli che vomitavano dai loro grossi fucili. Il carro armato puntò la canna in alto, mirando di nuovo verso le centrali e poi procedendo sulla strada.
-Dannazione!- urlò Jeanne -Di nuovo le centrali! Avete visto?-
-Abbiamo visto eccome!- urlò Amphiaraus -Ormai il dormitorio è fottuto!-
Un urlo straziante li fece voltare di colpo, costringendoli a smettere di sparare e facendo urlare di gioia un soldato lontano.
-Iphigenia!- mugolò Amphiaraus gettando il fucile ai suoi piedi e sorreggendo il corpo tremante e sanguinante di Iphigenia -Dove ti hanno colpito?-
Iphigenia mostrò una ferita fresca e pulsante al braccio, grondante di sangue e sporca di polvere.
-Lasciami stare, è una cazzata-
-Assolutamente no, devo medicarti- sussurrò Amphiaraus -Jeanne! C'è un ferito!-
Jeanne si gettò in mezzo alla tempesta di proiettili e si mosse verso di loro a passi veloci, per poi accasciarsi a terra urlante e mettersi a strisciare.
-Dannazione!- urlò -E ad essere feriti siamo in due!-
Antigone gettò il fucile a terra e corse verso Jeanne.
-No!- urlò Iphigenia con la voce contratta dal dolore -Non andare!-
-Sta' ferma lì! Riuscirò a muovermi da sola! Non muoverti da lì!-
Era come se qualcosa le avesse tappato le orecchie e iniziato a muovere braccia e gambe autonomamente, con gli occhi fissi a Jeanne ferita in mezzo alla polvere, con le spalle verso Iphigenia urlante con la ferita sporca e sanguinante.
Ferite, sporche e sanguinanti come Polinice. Quel Polinice che in quell'esatto istante, dovunque si fosse andato a cacciare o in qualsiasi inferno fosse andato a capitare, le metteva un'idea pericolosa e terribile in testa.
-Vedete questo feretro vuoto, coperto da seta nera, regale e triste allo stesso tempo? Sono sicuro di sì. E questo è l'ultimo omaggio che noi umili sudditi possiamo offrire alla stella che illuminava il firmamento della nostra bellissima e gloriosa città, stella che ormai brilla da lontano senza che ci sia data la possibilità di osservarla da vicino per l'ultima volta. La nostra principessa, Antigone Spartes Labdakou, ci è stata strappata di colpo, con l'inganno e con la violenza, e ci è stato impedito persino di sentire il suo ultimo urlo di terrore prima di spirare. Perchè sì, amatissimi e inconsolabili sudditi di Kreon, la nostra principessa ha ormai lasciato questo mondo in modo indegno di lei, strappata alle braccia della sua famiglia e della sua città. Eppure, nonostante i suoi assassini abbiano tentato e tentino ancora ora di cancellare la sua memoria, ella vive ancora e il suo segno nei nostri cuori è indelebile, incancellabile, eterno... -
L'immagine di Snakes sul pulpito si mischiò all'ombra del viso di Polinice, due ombre acquose che si combattevano davanti ai suoi occhi, due voci, ognuna irata come l'altra, che si scontravano come eserciti nemici davanti a sè, rimbomanti dei passi dei soldati e delle urla dei feriti, del rimbombo del carro armato e delle grida dei proiettili.
 Prese Jeanne per un braccio e la trascinò velocemente dietro il muretto, accanto a Amphiaraus. Jeanne le lanciò uno sguardo di triste gratitudine, Iphigenia la fulminò dolcemente con lo sguardo.
-Antigone, sta' ferma qui- gemette -Fuori è un inferno e abbiamo già due ferite-
Le puntò gli occhi sul viso, facendo sobbalzare i suoi zigomi d'ebano. La smorfia di Snakes, oscurata dal viso sorridente di Polinice, le infusero la stessa adrenalina che l'aveva spinta a trascinare Jeanne dalla polvere e dai proiettili che l'avrebbero uccisa. Era un veleno dolce che si faceva scorrere attraverso le vene, che le muoveva braccia e gambe al posto di lasciarla immobilizzare dal terrore e dagli spari furiosi dell'esercito che voleva avere la meglio.
-Quei bastardi non sparato più. Comandante Achilleus!- urlò una voce -Saranno sicuramente i cecchini che ci hanno colti di sorpresa l'altra volta!-
Sorrise al nulla e sollevò il fucile, imbracciandolo per bene sotto gli occhi spaventati e nervosi di Jeanne, Amphiaraus e Iphigenia.
-La vogliamo vedere questa Grande Corte piena di impiccati o no?- gracchiò Achilleus appena cessarono gli spari, seguito da un urlo di assenso alle sue spalle.
- ..Ed è qui, davanti a questa bara di marmo con la bella foto del suo viso splendente, che noi ribadiamo compatti e uniti, da vera nazione, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà alla nostra famiglia reale già minata da diversi lutti ma che rialza puntualmente la testa ad ogni colpo, forte di se stessa e del suo appoggio..-
Le gambe non le permisero di rispondere agli sguardi spaventati che l'attorniavano e la spinsero a muoversi al centro del campo, a passi lenti e quasi silenziosi, il respiro delle suole sull'asfalto sporco di polvere e di gocce di sangue, fiorito dei proiettili di entrambe le parti.
-Comandante Achilleus- urlò davanti a sè, cassa di risonanza della voce di Polinice come aveva promesso davanti alle intere Periferie, cassa di risonanza per la sua anima lontana e allontanata dal suo cadavere ormai carbonizzato, dei suoi pensieri che sonnecchiavano dentro un diario che aveva deciso di conservare dentro il suo cuore e dentro la sua mente qualora le macerie degli edifici e lo strepitio della guerra lo avessero sepolto.
Vide con la coda dell'occhio Amphiaraus alzarsi e posizionarsi alle sue spalle, imitato da Partenopaios e Ippomedon, poi cercò Achilleus tra il polverone ancora denso che impestava l'aria. Seguì il guizzare di uno zigomo pallido tra la polvere che planava sui loro piedi, sui loro stivali e sulle loro divise lerce.
-Chi è? Chi accidenti mi chiama?- urlò Achilleus allungando il braccio armato a mezz'aria.
-C'è stato ultimamente un funerale all'Acropoli, no?- sussurrò incrociando il suo serpentino, ceruleo paio di occhi confusi e spaventati.
Le labbra sottili e rosate di Achilleus si spalancarono come una voragine, tese verso il basso come le braccia che abbandonarono il fucile e le gambe che quasi lo fecero inginocchiare, stupito, spaventato, illuso e adirato in quel volto pallido che sembrava aver raggiunto la morte senza esser stato colpito a quel cuore che lo animava.
   
 
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