AZZURRINA
Eri solo una bambina,
e per il castello giocavi con la tua
pallina,
che di semplici stracci si formava
ma che tanto facilmente la si
calciava.
Tra soldati e uomini armati
eri cresciuta, fino ai fatidici
cinque anni.
I tuoi genitori si erano molto amati
e tutti ti avevano lasciato ai tuoi
tanto giovani sogni.
Ma i tuoi capelli albini, di un
bianco puro
spaventavano chi tramava all’oscuro,
ti credevano frutto del demonio, un
sopruso
dell’ordine naturale del mondo, così
in te deluso.
La mamma ti tingeva i capelli,
ma le tinte te li rendevano azzurri,
ancor più belli.
Tutti in famiglia ti volevano
proteggere
e in te e nella tua vita futura
volevano credere.
Eri una nobile, una futura signora,
ma il marchio esteriore della tua
albina natura
si rivelò un limite insuperabile,
un problema irrisolvibile.
Non avevi altri giochi, se non la tua
pallina.
I soldati al castello si facevano la
guerra,
i contadini pensavano a lavorare la
terra,
e tu giocavi spensierata, così
piccina.
Eppure, un triste giorno
inseguisti la tua amata pallina,
scendesti le scale, fin giù alla
profonda cantina
per non fare mai più ritorno.
Due guardie vegliavano su di te e
sulla tua vita,
eppure nessuno ti trovò più, eri
sparita.
Pareva che il buio della ghiacciaia
ti avesse inghiottita
e che nessun’anima umana si fosse di
nulla pentita.
Al giorno d’oggi, al solstizio
d’estate
si possono ancora sentire le tue
grida colme di terrore, di notte,
come se diverse centinaia d’anni non
fossero mai passate,
come se tu fossi ancora presente.
Le grida di una piccola ed innocente
vita spezzata
dalla perfidia e dall’ignoranza
umana,
che in confronto a te, cara bambina,
era così nana
d’aver paura, talmente tanto d’averti
a morte condannata.
NOTA DELL’AUTORE
Buongiorno a tutte voi, carissime lettrici.
Ok, immagino che a questo punto qualcuna di voi non abbia
compreso ciò a cui si riferiva la poesia, e naturalmente i chiarimenti nelle
mie note sono d’obbligo.
Bene, vi spiego tutto brevemente.
Azzurrina, la bambina di cinque anni a cui ho intitolato e
rivolto la poesia, è la protagonista di una delle più famose leggende
romagnole, tramandata per secoli oralmente. In due parole, Azzurrina(il cui
vero nome pare fosse Adelina), nacque nel 1370 nell’attuale Montebello di
Torriana(oggi in provincia di Rimini), ed era figlia di Uguccione, che
all’epoca era il feudatario di Montebello.
La bambina però nacque albina; i suoi capelli erano bianchi,
e all’epoca gli albini erano mal visti e perseguitati. E visto che la
superstizione popolare dell’epoca collegava l’albinismo ad eventi di natura
diabolica e demoniaca, la madre, che aveva molto a cuore la figlia, per
proteggerla cominciò a tingerle i capelli di nero. Però, le tinte naturali
dell’epoca, con l’aggiunta del fatto che i capelli albini riscontrano
difficoltà ad assorbire il colore, non riuscirono nel risultato sperato, e
regolarmente i capelli della bambina diventavano di una colorazione azzurra. Da
qui, il soprannome di Azzurrina, giunto fino ai giorni nostri.
Il problema restava. Per proteggere la propria figlia dal
mondo e dal dolore che le avrebbe imposto, il padre decise quindi di fare in
modo che la bambina non avesse alcun contatto col mondo esterno, e la lasciò
rinchiusa all’interno del grande castello di Montebello(oggi ancora visitabile
e perfettamente curato e restaurato), assicurandole la protezione di due
guardie di fiducia(chiamate Domenico e Ruggero), che avrebbero dovuto seguirla
costantemente per le ampie sale e proteggerla e nasconderla in caso di
necessità.
Ebbene, si dice che il 21 giugno del 1375, mentre il padre
era lontano dal castello ed impegnato in una delle tante guerre tra feudatari
del luogo, la bambina stesse giocando con la sua pallina di pezza, unico
giocattolo che le era concesso. Mentre fuori dal castello infuriava un
temporale estivo intensissimo, colmo di tuoni e fulmini, la piccola perse la
pallina, poiché le cadde giù dalla scala che portava alle ghiacciaie
sotterranee del castello. La bambina la inseguì, ma sparì misteriosamente, e
non si trovò più traccia né della pallina né del corpicino della piccola.
Le due guardie, che l’avevano persa di vista un attimo
proprio mentre ella scendeva le scale, riferirono questa versione dei fatti al
padre, che infuriatosi con loro, secondo la leggenda li condannò a morte.
Infatti, molto probabilmente erano stati proprio quei due a commettere
l’ipotetico delitto approfittando del momento opportuno, forse per paura di
dovere stare vicino a una bambina così particolare, e ad averne poi gettato via
e nascosto il corpo, e lavato le tracce.
Sta di fatto che da questo punto ha inizio la leggenda del
famosissimo fantasma di Azzurrina, che durante le notti del solstizio d’estate,
ogni cinque anni, si aggirerebbe ancora tra le mura del castello, gridando e
piangendo, disperata per la sua sorte e spaventata. Ciò ha attirato tantissimo
la curiosità di studiosi, parapsicologi e tanti altri, che hanno effettuato
parecchie registrazioni dove si possono udire urla e parole pronunciate dal
fantasma(materiale tra l’altro udibile al castello). Per ora, parrebbe che nessuno
dei rumori di queste registrazioni(condotte in modo molto serio e
professionale) abbiano riportato rumori riconducibili ad una qualche entità
intelligente(lo stesso Piero Angela, andato anche lui sul luogo, ha affermato
che ‘’è uno di quei casi in cui quando il livello di controllo diventa molto
elevato, il fenomeno scompare’’). Sta di fatto che si possono udire strani
rumori e si possono vedere eventi altrettanto strani. Io ho avuto modo di
ascoltare le registrazioni, e vi giuro che sono comunque da brividi… da quelle
degli anni duemila sembra che una voce di una bambina invochi disperatamente la
madre.
Ecco, spero veramente che ora la poesia e le sue strofe
abbiano acquisito un significato anche per voi. Mi scuso per le note
lunghissime ma non potevo non spiegarvi a grandi linee l’argomento, altrimenti
tutto non avrebbe avuto senso. Spero di avervi fatto conoscere qualcosa di
nuovo.
Io ho visitato il castello tre volte, ed è molto bello, vi
consiglio di visitarlo se capitate in zona. È molto suggestivo, ed inoltre al
suo interno contiene reperti antichissimi, altri giunti a seguito delle
Crociate, e tanto altro.
Ho
voluto scrivere quindi una poesia su una leggenda. Non si sa se essa sia vera,
poiché per oltre trecento anni è stata tramandata oralmente(la prima citazione
scritta risale alla metà del Seicento), e per altri trecento ha continuato a
far parte del folklore popolare, ma ci sono molte possibilità che i fatti
narrati da essa siano realmente accaduti.
Beh,
in ogni caso, che la bambina sia esistita o meno, così come anche il fantasma,
ho voluto dedicare la poesia alla piccola e a tutti coloro che, nel corso del
medioevo(ma anche in seguito, fino ai giorni nostri), sono stati vittime di
efferate ingiustizie solo per una loro caratteristica fisica o somatica.
Vi
ringrazio per aver letto anche questa poesia e spero di non avervi annoiato, ma
ci tenevo molto a pubblicarne una riguardante la leggenda di Azzurrina.
Grazie
di cuore per tutto, e buona giornata! A presto J