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Autore: petitecherie    11/06/2016    3 recensioni
Si portò le mani al petto nudo e le sfregò contro la pelle, come a ripulirle da un sottile strato di sangue.
-Chi sei davvero? Desidero che i nostri cammini si incrocino di nuovo.-
Non sapeva a chi avesse rivolto quella preghiera: se al vecchio se stesso o alla fanciulla bianca dei suoi sogni, ma alla fine non importava.
Poiché aveva detto le parole giuste, la Magia lo ascoltò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Sarah
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gioco di specchi

-Così, questo è il Labirinto.- esordì David dopo un lungo silenzio, le mani ancora intrecciate a quelle di Sarah.

-Già. O meglio, questa è la città di Goblin dove io, Gogol, Sir Didimus e Ludo abbiamo combattuto contro i goblins per arrivare a mio fratello Toby. Tra l'altro, se tu non mi avessi portato allo stremo, dubito che saremmo arrivati a questo punto.-

-Ad un me incredulo e ad una te con un principio di emicrania?- ironizzò David.

-Anche.- rise lei e poi lo guardò seria -E' strano,sai, discutere con te civilmente. Scherzare e ridere. Quando ci siamo affrontati, sì, affrontati -Sarah scelse la parola con cura - tu eri l'infido Re di Goblin che mi aveva messo in un bel pasticcio. Avrei pur dovuto spiegare a mio padre e Karen cosa fosse successo a Toby e, piuttosto, il Labirinto era molto più semplice.- Sarah scosse i capelli scuri -Ho capito dopo che ero in un bel guaio. Tu non avevi certo chiesto di consegnarti mio fratello... te l'avevo regalato io, in pratica.- La voce le si incrinò di colpo e prima che potesse bloccarle, le lacrime iniziarono a scorrere copiose dagli occhi.

Stai avendo un attacco di panico, sciocca, si rimproverò mentalmente. Avanti, Sarah, puoi fare di meglio!

-Sarah, tranquilla. - con grande sorpresa della Campionessa, David l'afferrò e la tirò a sé, abbracciandola, calmando gli improvvisi singhiozzi della dottoressa. -Respira, piano. E' normale, è tutto così inaspettato, diciamo. Non lasciare che il panico prenda il sopravvento. Ricorda che io ho perso la memoria e tu sei l'unica che ricorda la strada.- scherzò il mago, premendo le mani sulla sua spalla.

-Scusa.- mormorò lei dopo un po'- Non so cosa mi sia preso. Di solito, non sono così emotiva ma non è l'esatta serata di Halloween che mi ero prefissata.- Sarah si staccò lentamente da David.

-Non preoccuparti,- David agitò la mano -Credo sia normale, tu stessa l'hai detto a Gorgole.-

-Gogol.-

-Glinda o quello che è. Hai ribadito di aver chiuso questo capitolo della tua vita. Essere catapultata qui, scoprendo di esserne la sovrana non è qualcosa che sia semplice da accettare di colpo.-

-Non posso più essere quella Campionessa.- precisò Sarah – La me adolescente viveva  in un mondo completamente diverso, fatto di corone di fiori e corse sul prato. L'unica cosa che potrei fare ora è misurare la pressione dei goblins.-

-Potresti farci un saggio, una volta ritornata nel Sopramondo. Malattie ed infezioni derivanti da un'alta pressione nei goblins.- David le sorrise e i suoi occhi da gatto sembrarono scintillare. I tratti Sidhe erano ben visibili in lui e nel Labirinto sembravano risplendere ancora di più. A Sarah venne in mente il sogno che l'aveva accompagnata nell'ultimo periodo e si rese conto che l'uomo che aveva davanti l'affascinava.

E' come se vedessi attraverso uno specchio, pensò. Se io avessi ceduto, Jareth sarebbe stato così? E' questa la sua vera natura?

Scosse la testa. La Sarah quindicenne era stata attratta dal Re dei Goblin ma aveva avuto abbastanza volontà da sconfiggerlo: la Sarah di ora doveva ripeterne i passi, se voleva tornare a casa.

-Dobbiamo cercare dell'acqua e del cibo. L'ultima volta ho avuto una brutta esperienza con delle pesche.- buttò lì.

-La città sembra disabitata, però.- David si guardava in giro.-Non credo che qualcuno si offenderà se prenderemo in prestito alcune cose. - L'uomo sbirciò all'interno dell'abitazione più vicina e, appena fu certo che la casetta fosse vuota, si affrettò a metter mano al chiavistello che cedette con facilità. L'interno presentava una stanzetta misera, un camino spento e pieno di cenere, un paiolo arrugginito e un minuscolo letto posto nell'angolo più buio. La polvere e l'umidità regnavano sovrane, rendendo l'aria stantia. Alcuni utensili erano stati lasciati sparpagliati su un tavolo, forbici, aghi di pino e qualche filo colorato e David comprese di trovarsi nella casa di un sarto. Nella sua mente si formò un'immagine vaga, di una creatura buffa con degli occhialetti storti sul naso.

-David?- lo riscosse Sarah – Ho trovato qualcosa che può esserci utile. Guarda qui, è una bisaccia. E' un po' malmessa ma sono sicura che reggerà. Se ricordo bene, ci dovrebbe essere una fontana da qualche parte. Cibo non ce n'è, ma nel Labirinto troveremo sicuramente qualcosa.-

-Va bene. Mi era sembrato di vedere... ah, ecco qua. Un coltellino. Può sempre tornare utile.-

Sarah gli sorrise. - Andiamo ora.-

 

 

*

 

Avevano lasciato alle spalle la città dei Goblin da almeno un'oretta e si erano addentrati nel Labirinto ma Sarah era confusa. Se pensava al suo primo viaggio lì, qualcosa non quadrava. L'intero luogo sembrava addormentato, non si udiva un suono se non il fruscio leggero del vento tra gli alberi. Il Labirinto era pacifico, non toccato dalle cose del mondo, quasi aspettasse un bacio, come la bella addormentata, per svegliarsi ancora una volta. Tra l'altro, si era aspettata di incontrare il villaggio-spazzatura subito ma di quel luogo assurdo non vedeva assolutamente traccia. E pensandoci bene, non aveva visto nulla che le richiamasse la sua precedente avventura. I muretti del Labirinto erano più bassi, pieni di aiuole ricche di fiori rossi e bianchi e di erbette. Il vento era dolce e profumato e le ricordava i pomeriggi estivi in giardino con Karen a sorseggiare tè alla menta. Intuiva ora quella sensazione che l'aveva colpita dopo aver lasciato Gogol: il Labirinto non era più così estraneo ed astratto come le era parso quando aveva salvato Toby ma le sembrava una piccola parte di sé, il rifugio adolescenziale delle sue fantasie e dei suoi giochi nel parco. Le parve di sentire abbaiare un cane in lontananza ed il pensiero corse subito a Merlino, il suo cane e compagno di avventure di tanti anni prima. No, non era una semplice illusione, adesso lo capiva. Ora sapeva perché il Labirinto le sembrava vicino e lontano allo stesso tempo.

Bene, riflettiamo: il Labirinto era di Jareth e dunque si era adattato al suo essere. Quando io ho vinto la sfida, il Labirinto ha cercato di adattarsi a me… ma, siccome io non ho reclamato il trono, il Labirinto si è come resettato, rilasciando però un'immagine simile a quella che io, a quindici anni, avrei potuto desiderare.

-David!- esclamò. Il mago si fermò di scatto -Credo che ci sia un piccolo problema che abbiamo sottovalutato.-

-Ovvero?-

-Questo Labirinto non è quello di Jareth ma non è nemmeno il mio, visto che non ne sono mai stata la sovrana. Gogol ha detto che mai nessuno ha percorso la via al contrario ma allo stesso tempo nessuno ha mai rifiutato il trono. Credo sia un gioco di specchi tra ciò che ero e sarei dovuta essere se fossi rimasta qui.-

-Il Labirinto dorme ma sogna una realtà.- riassunse David.

-Ecco, è un'immagine poetica di ciò che volevo dire.-la Campionessa annuì -Non incontreremo chi ho incontrato io, né finiremo negli stessi posti. Il Labirinto ci metterà alla prova. Dopotutto, solo alla fine di questo viaggio tu troverai te stesso.-

-Il vero me stesso, vuoi dire. Jareth.-

-Non era tanto male, a parte i capelli cotonati e l'uso intensivo di eyeliner.-

David scoppiò a ridere -Niente di più di ciò che faccio quando vado in scena. Però, se posso, credo che questo viaggio non riguardi soltanto me, ma anche te. E' il tuo sogno, in parte.-

-Cosa vuoi dire?-

-Non credo che il Labirinto possa richiamare indietro qualcuno. E se ha ragione Genoveffa, neanche il tuo compito qui è finito.-

-Da sfidata a Campionessa e non-Regina, che altro potrei essere? -

-Diciamo che diventerai altro, perché non sempre capiamo la natura dei sogni che facciamo e dove essi ci portano. Anche questo luogo è in continuo mutamento.-

-Lo avverti anche tu?-

-In parte. E' come se avessi un senso aggiunto che finalmente si sta risvegliando. E' come se io veda al di fuori della vista normale.- le spiegò il mago. Per quanto avesse a che fare con “magie” sceniche, in questo momento David si sentiva a disagio con se stesso. Certo, sapeva bene di essere sempre stato dotato, ma pensava di avere un talento naturale, non una natura al di fuori dell'umano.

-E' la Vista. La Vista dei Sidhe. E' parte di te.- gli spiegò Sarah.

-Anche tu ce l'hai? Cioè, è normale che un essere umano ce l'abbia? Ok, detto da me e visto il lavoro che faccio, può sembrare assurdo, ma ho sempre diffidato di coloro che ritenevano di vedere e parlare con gli spiriti e adesso mi sento confuso.-

-Se Gogol ha ragione, ho mantenuto questa capacità perché il Labirinto mi ha scelto. – gli rispose Sarah, osservando il Labirinto - E' un potere di cui farei a meno. Però, credo che nel Sopramondo ci siano persone dotate... dopotutto i nostri mondi erano collegati un tempo. Ci saranno delle discendenze, tratti ereditari, cose così. -

-Non riesci proprio a considerare l'idea di essere una regina?-

-No. E' stata una bella avventura, un bel sogno, ma non è la mia realtà. Preferisco essere una campionessa in una corsia d’ospedale.- gli confidò Sarah e David poté leggere la sincerità nei suoi occhi. Sarah era stata una bambina immersa nelle fiabe ma poi aveva abbandonato quelle fantasie. Eppure quei sogni erano parte di lei e relegarli ad un semplice mero ricordo era stata la decisione sbagliata. Era come se Sarah, abbandonando il ruolo di campionessa, fosse incompleta. E forse, il nodo della questione era proprio lì. -Il tuo lavoro è così importante?-

-E' ciò che mi tiene ancorata alla realtà ed è una cosa a cui non voglio rinunciare. E tu? Hai costruito qualcosa in questi 15 anni... vuoi davvero buttare via tutto? -

-Nel mio caso, è una ricerca, Campionessa. Devo scoprire chi sono per diventare reale, questa è la differenza tra noi. Devo risognare il sogno.-

Sarah annuì e procedettero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, a riflettere sulle parole dell'altro. Il Labirinto sembrava accogliere i loro passi pacificamente e a volte Sarah avvertiva un lieve frinire di cicale e l'odore di agrumi. Il suo primo viaggio era stato tanto diverso che adesso le sembrava di stare sognando e forse era davvero così. David l'aveva detto chiaramente: bisognava sognare il sogno e adesso doveva abbandonare alle spalle le sue paure.

 

   
 
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