-Così, questo è il Labirinto.- esordì David
dopo un lungo silenzio, le mani ancora intrecciate a quelle di Sarah.
-Già. O meglio, questa è la città di Goblin
dove io, Gogol, Sir Didimus e Ludo abbiamo combattuto contro i goblins per
arrivare a mio fratello Toby. Tra l'altro, se tu non mi avessi portato allo
stremo, dubito che saremmo arrivati a questo punto.-
-Ad un me incredulo e ad una te con un
principio di emicrania?- ironizzò David.
-Anche.- rise lei e poi lo guardò seria -E'
strano,sai, discutere con te civilmente. Scherzare e ridere. Quando ci siamo
affrontati, sì, affrontati -Sarah scelse la parola con cura - tu eri l'infido
Re di Goblin che mi aveva messo in un bel pasticcio. Avrei pur dovuto spiegare
a mio padre e Karen cosa fosse successo a Toby e, piuttosto, il Labirinto era
molto più semplice.- Sarah scosse i capelli scuri -Ho capito dopo che ero in un
bel guaio. Tu non avevi certo chiesto di consegnarti mio fratello... te l'avevo
regalato io, in pratica.- La voce le si incrinò di colpo e prima che potesse
bloccarle, le lacrime iniziarono a scorrere copiose dagli occhi.
Stai
avendo un attacco di panico, sciocca, si rimproverò mentalmente. Avanti, Sarah, puoi fare di meglio!
-Sarah, tranquilla. - con grande sorpresa
della Campionessa, David l'afferrò e la tirò a sé, abbracciandola, calmando gli
improvvisi singhiozzi della dottoressa. -Respira, piano. E' normale, è tutto
così inaspettato, diciamo. Non lasciare che il panico prenda il sopravvento.
Ricorda che io ho perso la memoria e tu sei l'unica che ricorda la strada.-
scherzò il mago, premendo le mani sulla sua spalla.
-Scusa.- mormorò lei dopo un po'- Non so
cosa mi sia preso. Di solito, non sono così emotiva ma non è l'esatta serata di
Halloween che mi ero prefissata.- Sarah si staccò lentamente da David.
-Non preoccuparti,- David agitò la mano
-Credo sia normale, tu stessa l'hai detto a Gorgole.-
-Gogol.-
-Glinda o quello che è. Hai ribadito di aver
chiuso questo capitolo della tua vita. Essere catapultata qui, scoprendo di
esserne la sovrana non è qualcosa che sia semplice da accettare di colpo.-
-Non posso più essere quella
Campionessa.- precisò Sarah – La me adolescente viveva in un mondo completamente diverso, fatto di
corone di fiori e corse sul prato. L'unica cosa che potrei fare ora è misurare
la pressione dei goblins.-
-Potresti farci un saggio, una volta
ritornata nel Sopramondo. Malattie ed infezioni derivanti da un'alta pressione
nei goblins.- David le sorrise e i suoi occhi da gatto sembrarono scintillare.
I tratti Sidhe erano ben visibili in lui e nel Labirinto sembravano risplendere
ancora di più. A Sarah venne in mente il sogno che l'aveva accompagnata
nell'ultimo periodo e si rese conto che l'uomo che aveva davanti l'affascinava.
E' come
se vedessi attraverso uno specchio,
pensò. Se io avessi ceduto, Jareth sarebbe stato così? E' questa la sua vera
natura?
Scosse la testa. La Sarah quindicenne era
stata attratta dal Re dei Goblin ma aveva avuto abbastanza volontà da
sconfiggerlo: la Sarah di ora doveva ripeterne i passi, se voleva tornare a
casa.
-Dobbiamo cercare dell'acqua e del cibo.
L'ultima volta ho avuto una brutta esperienza con delle pesche.- buttò lì.
-La città sembra disabitata, però.- David si
guardava in giro.-Non credo che qualcuno si offenderà se prenderemo in prestito
alcune cose. - L'uomo sbirciò all'interno dell'abitazione più vicina e, appena
fu certo che la casetta fosse vuota, si affrettò a metter mano al chiavistello
che cedette con facilità. L'interno presentava una stanzetta misera, un camino
spento e pieno di cenere, un paiolo arrugginito e un minuscolo letto posto
nell'angolo più buio. La polvere e l'umidità regnavano sovrane, rendendo l'aria
stantia. Alcuni utensili erano stati lasciati sparpagliati su un tavolo,
forbici, aghi di pino e qualche filo colorato e David comprese di trovarsi
nella casa di un sarto. Nella sua mente si formò un'immagine vaga, di una
creatura buffa con degli occhialetti storti sul naso.
-David?- lo riscosse Sarah – Ho trovato
qualcosa che può esserci utile. Guarda qui, è una bisaccia. E' un po' malmessa
ma sono sicura che reggerà. Se ricordo bene, ci dovrebbe essere una fontana da
qualche parte. Cibo non ce n'è, ma nel Labirinto troveremo sicuramente
qualcosa.-
-Va bene. Mi era sembrato di vedere... ah,
ecco qua. Un coltellino. Può sempre tornare utile.-
Sarah gli sorrise. - Andiamo ora.-
*
Avevano lasciato alle spalle la città dei
Goblin da almeno un'oretta e si erano addentrati nel Labirinto ma Sarah era
confusa. Se pensava al suo primo viaggio lì, qualcosa non quadrava. L'intero
luogo sembrava addormentato, non si udiva un suono se non il fruscio leggero
del vento tra gli alberi. Il Labirinto era pacifico, non toccato dalle cose del
mondo, quasi aspettasse un bacio, come la bella addormentata, per svegliarsi
ancora una volta. Tra l'altro, si era aspettata di incontrare il
villaggio-spazzatura subito ma di quel luogo assurdo non vedeva assolutamente
traccia. E pensandoci bene, non aveva visto nulla che le richiamasse la sua
precedente avventura. I muretti del Labirinto erano più bassi, pieni di aiuole
ricche di fiori rossi e bianchi e di erbette. Il vento era dolce e profumato e
le ricordava i pomeriggi estivi in giardino con Karen a sorseggiare tè alla
menta. Intuiva ora quella sensazione che l'aveva colpita dopo aver lasciato
Gogol: il Labirinto non era più così estraneo ed astratto come le era parso
quando aveva salvato Toby ma le sembrava una piccola parte di sé, il rifugio
adolescenziale delle sue fantasie e dei suoi giochi nel parco. Le parve di sentire
abbaiare un cane in lontananza ed il pensiero corse subito a Merlino, il suo
cane e compagno di avventure di tanti anni prima. No, non era una semplice
illusione, adesso lo capiva. Ora sapeva perché il Labirinto le sembrava vicino
e lontano allo stesso tempo.
Bene,
riflettiamo: il Labirinto era di Jareth e dunque si era adattato al suo essere.
Quando io ho vinto la sfida, il Labirinto ha cercato di adattarsi a me… ma,
siccome io non ho reclamato il trono, il Labirinto si è come resettato,
rilasciando però un'immagine simile a quella che io, a quindici anni, avrei
potuto desiderare.
-David!- esclamò. Il mago si fermò di scatto
-Credo che ci sia un piccolo problema che abbiamo sottovalutato.-
-Ovvero?-
-Questo Labirinto non è quello di Jareth ma
non è nemmeno il mio, visto che non ne sono mai stata la sovrana. Gogol ha
detto che mai nessuno ha percorso la via al contrario ma allo stesso tempo
nessuno ha mai rifiutato il trono. Credo sia un gioco di specchi tra ciò che
ero e sarei dovuta essere se fossi rimasta qui.-
-Il Labirinto dorme ma sogna una realtà.-
riassunse David.
-Ecco, è un'immagine poetica di ciò che
volevo dire.-la Campionessa annuì -Non incontreremo chi ho incontrato io, né
finiremo negli stessi posti. Il Labirinto ci metterà alla prova. Dopotutto,
solo alla fine di questo viaggio tu troverai te stesso.-
-Il vero me stesso, vuoi dire. Jareth.-
-Non era tanto male, a parte i capelli
cotonati e l'uso intensivo di eyeliner.-
David scoppiò a ridere -Niente di più di ciò
che faccio quando vado in scena. Però, se posso, credo che questo viaggio non
riguardi soltanto me, ma anche te. E' il tuo sogno, in parte.-
-Cosa vuoi dire?-
-Non credo che il Labirinto possa richiamare
indietro qualcuno. E se ha ragione Genoveffa, neanche il tuo compito qui è
finito.-
-Da sfidata a Campionessa e non-Regina, che
altro potrei essere? -
-Diciamo che diventerai altro, perché non
sempre capiamo la natura dei sogni che facciamo e dove essi ci portano. Anche
questo luogo è in continuo mutamento.-
-Lo avverti anche tu?-
-In parte. E' come se avessi un senso
aggiunto che finalmente si sta risvegliando. E' come se io veda al di fuori
della vista normale.- le spiegò il mago. Per quanto avesse a che fare con
“magie” sceniche, in questo momento David si sentiva a disagio con se stesso.
Certo, sapeva bene di essere sempre stato dotato, ma pensava di avere un
talento naturale, non una natura al di fuori dell'umano.
-E' la Vista. La Vista dei Sidhe. E' parte
di te.- gli spiegò Sarah.
-Anche tu ce l'hai? Cioè, è normale che un
essere umano ce l'abbia? Ok, detto da me e visto il lavoro che faccio, può
sembrare assurdo, ma ho sempre diffidato di coloro che ritenevano di vedere e
parlare con gli spiriti e adesso mi sento confuso.-
-Se Gogol ha ragione, ho mantenuto questa
capacità perché il Labirinto mi ha scelto. – gli rispose Sarah, osservando il
Labirinto - E' un potere di cui farei a meno. Però, credo che nel Sopramondo ci
siano persone dotate... dopotutto i nostri mondi erano collegati un tempo. Ci
saranno delle discendenze, tratti ereditari, cose così. -
-Non riesci proprio a considerare l'idea di
essere una regina?-
-No. E' stata una bella avventura, un bel
sogno, ma non è la mia realtà. Preferisco essere una campionessa in una corsia
d’ospedale.- gli confidò Sarah e David poté leggere la sincerità nei suoi
occhi. Sarah era stata una bambina immersa nelle fiabe ma poi aveva abbandonato
quelle fantasie. Eppure quei sogni erano parte di lei e relegarli ad un
semplice mero ricordo era stata la decisione sbagliata. Era come se Sarah,
abbandonando il ruolo di campionessa, fosse incompleta. E forse, il nodo della
questione era proprio lì. -Il tuo lavoro è così importante?-
-E' ciò che mi tiene ancorata alla realtà ed
è una cosa a cui non voglio rinunciare. E tu? Hai costruito qualcosa in questi
15 anni... vuoi davvero buttare via tutto? -
-Nel mio caso, è una ricerca, Campionessa.
Devo scoprire chi sono per diventare reale, questa è la differenza tra noi.
Devo risognare il sogno.-
Sarah annuì e procedettero in silenzio,
ognuno perso nei propri pensieri, a riflettere sulle parole dell'altro. Il
Labirinto sembrava accogliere i loro passi pacificamente e a volte Sarah
avvertiva un lieve frinire di cicale e l'odore di agrumi. Il suo primo viaggio
era stato tanto diverso che adesso le sembrava di stare sognando e forse era davvero
così. David l'aveva detto chiaramente: bisognava sognare il sogno e adesso
doveva abbandonare alle spalle le sue paure.