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Autore: jarmione    14/06/2016    2 recensioni
Bonnie Barstow è sparita, sparita nel nulla e nessuno sembra stupirsene.
Michael non si dà pace e si è ormai rassegnato alla vita monotona e solitaria.
È scontroso e diffidente ma qualcosa...o meglio...qualcuno, riaccende in lui la speranza.
Ma le cose non saranno facili, perchè c'è gente che vuole vendicarsi e Michael avrà il suo bel da fare per restare vivo e proteggere chi ama.
INTRO VARIATA IL 20/06/2016
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Ciao a tutti! Belli e brutti! XD no dai scherzo siete tutti bellissimi!  Ecco il nuovo capitolo, come sempre ho il problema del PC che mi verrà ridato la prossima settimana perciò questo è l'ultimo capitolo che farò con il cellulare promesso.
Buona lettura e spero vi piaccia...baciiiiii.



Michael impiegò due giorni effettivi per arrivare all'istituto John Emilton.
Aveva guidato per ben dodici ore senza sosta poi aveva lasciato il tutto in mano a KITT, che si era fermato appena era scesa la notte.
KITT non aveva parlato per tutto il viaggio, ma si limitava a tenere sotto controllo i battiti del cuore di Michael.
Acceleravano di continuò per via della rabbia, che sfogava tempestivamente ogni dieci minuti sul cruscotto della macchina, seguita subito dopo da un indole tranquilla che gli faceva accarezzare il volante. Evidente segno di scusa.
Ma come si era ridotto in quel modo? Nemmeno KITT aveva le risposte chiare, non capiva neanche lui.
Michael non aveva toccato cibo, non si fermava neanche per sgranchire le gambe, le uniche volte che bloccava la macchina era per andare al bagno e poi si rimetteva in marcia.
KITT si teneva pronto ad ogni evenienza.
Parcheggiò in prossimità dell'istituto e rimase per un po’ ad osservarlo.
Si chiese chi fosse l'alunna da recuperare e perché era così importante che Michael consegnasse il bustone intatto al direttore.
Non negò che l'impulso di aprirlo era forte, ma si trattenne. Dopotutto aveva degli ordini e non aveva voglia di disobbedire.
Penso potesse essere la figlia di Aimish Brown, il capo meccanico dell'officina, aveva sentito che ne aveva due e che non li aveva mai conosciuti.
Sicuramente era così.
Diede dei piccoli colpi sul tettuccio di KITT, facendogli capire di restare in zona e pronto ad ogni eventualità.
L'istituto si presentava come un enorme villa che, all'apparenza, aveva si e no una quarantina di stanze da letto più tutte le altre.
La facciata era color grigio perla ed il tetto blu scuro.
Un vero e proprio palazzo reale.
Prese il bustone e salì lungo la scalinata che lo divideva dall’ingresso, un enorme portone in legno di ciliegio.
Quando entrò, si ritrovò davanti ad un lungo corridoio e nel completo silenzio.
Passarono due bambini e nel vedere Michael si spaventarono e scapparono via.
"Ne hanno chiamato un altro"
Li sentì bisbigliare.
-Perfetto- pensò.
Neanche il tempo di arrivare e già veniva adocchiato e titolato.
Se avesse avuto Devon sotto il naso lo avrebbe ucciso.
Cercò l'ufficio del direttore ma venne fermato da un signore, che aveva tutta l'aria di essere il custode.
"Mi scusi, questo è un collegio per studenti lei chi è?" Aveva i capelli bianchi e aveva tutta l'aria di uno a cui bastava un soffio per cadere e spezzarsi.
"Sono Michael Knight e lavoro alla fondazione per il rispetto della legge, mi hanno incaricato di venire qui per parlare con il direttore"
Il vecchietto sembro illuminarsi "Oh sì, il signor Knight" sorrise con fare amichevole "è vero, mi avevano riferito del suo arrivo, prego mi segua" si incamminò lungo il corridoio
"È grande questo posto" commentò Michael per conversare.
"È il più grande dello stato" disse fiero il custode "Approposito io sono Hank, se ha bisogno qualcosa mentre è qui chieda pure a me, conosco ogni angolo di questo istituto"
"La ringrazio, è da tanto che lavora qui?"
"Vediamo...Dal 1958, ci sono cinquantacinque stanze comprese quelle dei professori e la mia, cinque riservate a noi e le restanti cinquanta per i ragazzi e possiamo ospitare fino a duecento studenti, quattro per camera"
Hank proseguì nel discorso per tutto il corridoio, che a Michael sembrò infinito.
Le sue orecchie erano come tappate e la voce del custode era diventata un suono lontano; la sua mente era concentrata sui dettagli della villa.
Soffitti a volta e quadri costosi di famosi pittori.
Arrivò persino a chiedersi quanto fosse costata e quanto si pagava di retta.
Giunti davanti all'ufficio del direttore, Hank si fermò "Eccoci qua, signor Knight, spero di esserle stato utile e di non averla annoiata con i miei discorsi"
"La ringrazio e stia tranquillo è stato di ottima compagnia e istruzione"
Hank sorrise e infine aprì la porta, rivelando un enorme ufficio, pieno di librerie e con un lungo divano sulla destra appena entrati.
Al centro c'era una grande scrivania in legno di noce e due sedie altrettanto uguali.
Il direttore era lì, in piedi, che parlava al telefono.
Era scoppiata la moda dei telefoni portatili ma ancora qualcuno usava i fissi e questo fece molto piacere a Michael, visto che per lui l'orologio che aveva al polso e che comunicava con KITT era come un portatile.
Quando il direttore finì la chiamata sospirò di sollievo e lo guardò
"Oh, signor Knight, prego si accomodi" Indicò una sedia davanti alla scrivania "Hank, la stanza quindici per favore"
"Subito signore" disse Hank con un lieve inchino "signor Knight" ed uscì.
"Wow, mai vista tanta cortesia"
"Hank è il migliore, venne assunto dal mio predecessore e senza di lui mi sentirei perso" sorrise fiero "Io sono il direttore Jones, ho sentito molto parlare di lei"
"Dal signor Miles, immagino"
"Non solo"
A Michael venne da chiedere chi avesse mai parlato di lui, ma si trattenne; voleva solo sbrigarsela e tornare alla fondazione.
"Approposito” disse Michael, prima di dimenticarsene “Il signor Miles mi ha detto di consegnare questa busta a lei" passò il bustone al direttore, che rise
"Ah Devon, sempre il solito" disse appoggiando il bustone senza neanche aprirlo.
Michael si sentì infervorare, se neanche lo apriva poteva almeno farlo lui.
"Mi fa sempre avere cose in più nonostante gli dica che non servono"
"È un uomo molto preciso"
"Può dirlo forte!" Ammiccò accendendo un sigaro molto costoso "Gradisce?"
"No grazie, non fumo"
"Oh bene, perché mi creda è un brutto vizio ma purtroppo non riesco proprio a smettere" disse facendo una bella aspirata "mia moglie alla fine è scesa a compromessi e mi ha comprato questi dicendo di fumare solo se non riesco proprio a resistere e mi sento morire...diciamo che ne fumo uno ogni due giorni"
"È già un buon traguardo, tra qualche mese potrebbe arrivare a fumarne uno a settimana"
"Sarebbe un miracolo"
Si sentì bussare alla porta
"Avanti!"
Quando si aprì fece capolino la testa di una bambina
"Oh, Amelia, vieni mia cara accomodati"
La bambina entrò.
Michael rimase sorpreso.
Aveva sì e no dieci anni, i capelli lunghi ondulati e castani e due enormi occhi azzurri e...un’aria molto familiare.
"Vieni, siediti, non aver paura" la bambina di sedette sulla sedia di fianco a Michael.
"Allora, come stai Amelia?"
"Bene signore" rispose timidamente
"Le lezioni? Riesci a seguirle"
"Sì signore, ho migliorato in calligrafia, signore"
"Eccellente, mia cara, eccellente" poi guardò Michael "Migliora di giorno in giorno ed è la migliore in scienze e nel campo della meccanica"
La bambina abbassò lo sguardo arrossendo e facendo sorridere i due uomini.
"Comunque, mia cara, ti ho chiamato per quanto riguarda tua madre"
La bimba alzò lo sguardo "È peggiorata, signore?" chiese preoccupata.
"Purtroppo si, Amelia, e come ben sai mi ha incaricato che quando sarebbe stato il momento saresti potuta uscire e andare da lei" Amelia non rispose "Andrai alla fondazione come stabilito e proseguirai i tuoi studi lì, verrai affidata al solo ed unico parente che hai, il signor Knight per l'appunto"
Michele spalancò gli occhi e la bocca "No un attimo, mi scusi, a me?"
"Certo" rispose il signor Jones come se fosse la cosa più ovvia del mondo "Devon le avrà spiegato la situazione"
Michael si sentì morire, oltre che infuocare, ma cercò di stare calmo "No...” deglutì “Non mi ha detto nulla, ma penso di aver capito"
E in quel momento l'intero mondo gli crollò addosso
  
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