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Autore: ChiaraBJ    14/06/2016    3 recensioni
Livyana testimone di un brutale omicidio, Ben e Semir faranno di tutto per proteggerla anche a costo della loro stessa vita. Fughe, complotti, fiducia mal riposta, sono alcuni ‘ingredienti’ che troverete in questa nuova F.F.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Giorni difficili

I giorni che seguirono furono giorni difficili per tutti.
Semir fortunatamente si era svegliato il giorno dopo e ora, seppur lentamente, si stava riprendendo, ma il commissario Kruger aveva preferito tenere la notizia all’oscuro di tutti, per non dar modo a chi aveva tentato di uccidere il suo ispettore di finire il lavoro.
Semir era stato quindi dichiarato morto il giorno stesso dell’incidente ed ora era registrato sotto falso nome. Solo i medici e i pochi infermieri che avevano a che fare con lui, Andrea e naturalmente Kim conoscevano le reali condizioni del piccolo ispettore.
Il giorno seguente all’incidente Hartmut aveva lavorato alacremente sui rottami della BMW  e aveva scoperto che la macchina era stata sabotata.
Al distretto regnava la tristezza più assoluta; i colleghi di Ben e Semir ne piangevano la scomparsa. Solo il pensiero e la speranza di trovare almeno Ben vivo li spronava a proseguire nelle indagini.
L’atmosfera che aleggiava nella sede dell’autostradale era funerea e anche molto tesa, quasi elettrica, bastava un nonnulla per far saltare gli animi già duramente provati. Un giorno un agente giunto da una sede vicina a dar man forte al comando aveva candidamente consigliato alla Kruger di inoltrare al comando generale la richiesta di altro personale, scatenando la furia della donna. Non ci sarebbe stata nessuna nuova assunzione fino a che non si fosse trovato Ben.
O almeno il suo corpo.

Intanto nella casa paterna di Düsseldorf Ben si stava riprendendo, la febbre cominciava a scendere e la ferita che veniva esaminata giornalmente dal dottor Henning era in via di guarigione.
Livyana passava i giorni a leggere nella grande biblioteca della villa, ad aiutare Jorge nella cura del grande parco o Albert in quella dei cavalli, a suonare una vecchia chitarra di Ben di quando era bambino e ogni tanto andava anche dal ragazzo per fargli un po’ di compagnia.
Helga invece si occupava quasi a tempo pieno di Ben.
Verso sera la donna entrò nella sua stanza per portagli la cena. Ben se ne stava pensieroso disteso sul letto guardando un punto indefinito fuori dalla finestra; per tutto il pomeriggio non aveva mai dormito ed ora che cominciava a stare meglio essere costretto a letto diventava sempre più pesante. Avrebbe voluto suonare un po’la chitarra, ma il dolore della ferita ancora non del tutto guarita lo bloccava dopo pochi accordi. Alzarsi e sedersi al pianoforte della madre poi, sarebbe stata una missione impossibile visto e considerato che il dottor Henning gli aveva caldamente consigliato il riposo quasi assoluto.
Ben appena sentì la porta aprirsi si voltò verso la donna incrociando il suo sguardo.
“Ciao ragazzo mio, come stai” domandò affettuosa la governante.
“Nelle tue mani sto sempre bene” replicò lui con un filo di voce.
“Sei il solito ruffiano” sentenziò abbozzando un sorriso la donna.
“Grazie per quello che stai facendo per me, per Livyana”
“Ben quante volte devo dirtelo che per me sei come un figlio”
“Lo so e non smetterò mai di ricordarmelo e di ringraziarti abbastanza” replicò con dolcezza il ragazzo.
“Ti ho portato la cena” disse poggiando un vassoio sul comodino.
“Quella non ha l’aria di essere una costata con le patatine” cercò di sdrammatizzare il ragazzo.
“Lo so che non ti piacciono le minestrine, ma abbi pazienza ancora un po’…”
“Helga” chiamò piano “Da quando sono qui…Semir…mi ha cercato?”
“Semir mi ha telefonato il giorno dopo il tuo arrivo, ma io gli ho riferito che non eri qui, ho fatto come mi avevi chiesto, nessuno sa che tu e la piccola vi nascondete qui, a parte Jorge, Albert e Max” e alla donna vennero i brividi, poteva essere l’ultima persona ad aver sentito Semir prima del fatale incidente, ma naturalmente questo non lo disse a Ben.
“Ero certo che Semir mi avrebbe cercato” continuò Ben ritornando a guardare fuori dalla finestra il cielo color cobalto “Quello che trovo strano è che non sia venuto di persona, il mio socio starà impazzendo e mi dispiace farlo star male per colpa mia, ma prima devo mettermi in sesto, ordinare un po’ le idee. Se Semir è tenuto sotto sorveglianza, se viene qui…saremmo tutti in pericolo”
“Già, ma ora che ne dici di mangiare un po’? Devi rimetterti in forze” consigliò con fare materno la governante.
“Helga” chiamò di nuovo Ben ritornando a guardarla negli occhi.
“Dimmi tesoro…”
“Mentre ero in preda…insomma mentre deliravo…ho sognato la mamma…era come se fosse presente, qui accanto a me”
“Una madre sta sempre vicino ai propri figli, anche se è in cielo” disse con tenerezza Helga, e quelle parole Ben le conosceva bene; spesso le aveva sentite da piccolo da sua madre prima che morisse e da Helga dopo la sua morte.
“Però era diverso, mi teneva la mano, mi parlava, mi confortava”
Ben studiò per un attimo la reazione di Helga, e a fatica si mise a sedere sul letto “Ma eri tu, lo so che eri tu…ti ho sempre considerato una seconda mamma, lo sai vero?”
E senza rendersene conto si ritrovò a piangere tra le sue braccia.
“Mi manca Helga, mi è sempre mancata e in questi giorni mi manca ancora di più”
Helga strinse a sé il ragazzo. Secondo lei anche se non lo dava a vedere non si era mai ripreso dal tutto dalla morte della madre, presente sempre nei suoi pensieri. Come poteva ora dirgli che anche il suo migliore amico era morto? Che Ben non avrebbe più rivisto Semir?
Già Livyana aveva pianto molto la perdita dello ‘zio’, ma era riuscita a non dire niente al ragazzo, ignaro di ciò che era accaduto. Nella sua stanza infatti non c’era un televisore e Ben non aveva mai fatto richiesta di un computer o altro.
La governante dopo qualche minuto in cui lo lasciò sfogarsi un po’, con gli occhi lucidi sciolse quell’abbraccio, poi gli porse il vassoio con la cena.
“Ora mangia un po’ torno più tardi è ora di preparare la cena anche per gli altri”
“Certo e scommetto che per loro non c’è la minestra” replicò Ben cercando di far ritrovare il sorriso ad Helga.
“Tra qualche giorno mangeremo tutti assieme promesso e niente minestrina” stette allo scherzo la governante dopo di che uscì dalla stanza.
Appena chiusa la porta alle sue spalle il sorriso sul suo volto si spense, e silenziosamente cominciò a piangere.

Nel frattempo una stanza dell’ospedale di Colonia era divenuta una specie di succursale della sede della CID.
Il commissario Kruger si recava da Semir ogni giorno verso tarda sera, l’orario ideale per fare il punto della situazione visto e considerato che per i corridoi del nosocomio c’era poco personale, giravano pochissimi pazienti e non c’era nessun visitatore.
Questo per evitare il più possibile sospetti o fuga di notizie.
“Capo” chiese per l’ennesima volta Semir.
“No Gerkhan purtroppo nulla…” rispose triste la donna.
Questa scambio di battute era diventato ormai una sorta di saluto, appena Semir vedeva Kim le chiedeva se c’erano novità sulla scomparsa di Ben e purtroppo la risposta era sempre la stessa: del ragazzo e della piccola ancora nessuna traccia.
“Ho parlato con la procuratrice Schrankmann, mi ha detto che senza prove non possiamo incriminare nessuno come era logico supporre, il fatto che Jager sia scomparso, che la piccola abbia riconosciuto Gruber e poi sia scomparsa anche lei, le foto che lei ha visto a casa della Renner e che purtroppo son scomparse…purtroppo abbiamo le mani legate, e non possiamo fare niente…” delucidò sconsolata Kim seduta sulla poltroncina accanto al letto di Semir.
“Lo sa che se Ben è ancora vivo e venisse a sapere che sono morto…”
“Lo so e non glielo nascondo…a volte voi due mi fate paura. Jager cercherà e vorrà vendetta, come l’ha voluta lei quella volta dopo i fatti di Berlino…”
Tutto ad un tratto nella testa di Semir si accese la classica lampadina.
“Che idiota che sono…come ho fatto a non ricordarmi…sicuramente è colpa della botta in testa…” disse schioccando le dita.
Kim Kruger aggrottò la fronte perplessa.
“Quando sono uscito dalla casa della Renner non avevo solo le foto, avevo anche una chiavetta USB, dubito che chi mi ha buttato fuori strada l’abbia trovata, perché l’ho messa nella tasca segreta che ho all’interno della fodera della giacca”
“I suoi effetti personali sono ancora alla scientifica” confermò Kim.
“E allora come è possibile che Hartmut non l’abbia trovata???” replicò scocciato Semir.
“In verità a nessuno è venuto in mente di esaminare i suoi effetti, a me per prima. Il giorno successivo all’incidente alla scientifica c’è stato molto da fare, oltretutto avevo dato priorità di visionare la carcassa della sua auto, le telecamere presenti in città, vicino alla casa della Renner, qualcuno avrebbe potuto seguirla, sabotare la macchina, seguirla in autostrada, magari potevamo avere qualche riscontro…”
Mentre parlava Kim si alzò dalla poltroncina e facendo avanti e indietro per la stanza telefonò subito al numero privato di Hartmut che in quel momento visto la tarda ora era a casa sua.
“Pron…” Hartmut non fece nemmeno in tempo a finire la parola che il commissario, lo incalzò subito.
“Freund avete esaminato gli effetti personale dell’ispettore Gerkhan?” chiese imperiosa senza tanti giri di parole.
Hartmut si stupì di quella domanda.
“Certamente capo, ma non vi abbiamo trovato niente di interessante…” replicò il tecnico.
Kim guardò accigliata Semir facendo cenno di no con il capo.
“Non può essere” sussurrò Semir “Gli dica di guardare meglio, gli accenni la tasca segreta”
“Siete sicuri?” insistette il commissario “Anche il giubbotto che portava al momento dell’incidente? Gerkhan vi aveva creato all’interno una tasca segreta…”
“Oddio adesso che mi fa pensare, forse non l’abbiamo visionata con le dovute cure del caso. Domani quando vado…” farfugliò il giovane tecnico.
“NON DOMANI ORA!!!” tuonò con un tono che non ammetteva repliche la Kruger, poi ritrovando la calma “Mi scusi Hartmut…non volevo essere sgarbata”
“Commissario” capendo lo stato d’animo in cui versava il suo capo “Mi dia il tempo di arrivare allo stabile della scientifica, controllerò immediatamente il giubbotto e la richiamerò appena finito di esaminarlo”
“Grazie Freund” ringraziò la donna chiudendo la telefonata.
Kim sospirò, era esausta e Semir lo notò subito. Ormai tutti si sentivano appartenenti ad una unica e grande famiglia, e quando un componente era in pericolo, tutti si davano da fare secondo le loro capacità. Ciò però portava ad un dispendio di energie fisiche e soprattutto mentali. E la lucidità a volte veniva meno. Anche quella di una donna posata come la Kruger.
“Capo vedrà Einstein troverà la chiavetta, troveremo Ben, la piccola e incastreremo Weissman e i suoi scagnozzi”
“Lo spero Semir, lo spero davvero, mi secca ammetterlo perché mi considero, anzi voi mi considerate una donna di ferro, ma mi mancate, mi mancano le vostre ‘bravate’ e tutto il resto” concluse la donna abbozzando un sorriso come per farsi coraggio.
Infine si sedette nella poltrona vicino al letto di Semir in attesa di una telefonata da parte di Hartmut.
 
Angolino musicale: ‘moribondi a distanza’ sarebbe stato perfetto come titolo (Grande Furia!)…Semir è tornato a fare ciò che gli viene meglio, mentre Ben…per adesso ‘vegeta’, ma nei prossimi capitoli…avete presente la classica quiete prima della tempesta?
Great White ‘The angel song’(la canzone dell’angelo)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=-2_4C4WSzrw
Angelo caduto strappato e contuso Pensa ai giorni migliori La vita è dura, ti tratta male Strappa via le tue ali Alza i tuoi occhi alla stella e al cielo Credi nel volare lontano Prendi i tuoi sogni, i tuoi schemi rotti E spazza via il passato trascorso Vola angelo solitario In alto sopra queste strade Vola angelo solitario Lontano dal folle desiderio Il sogno era chiaro E le notti profumate Ma come dovresti sapere Le strade sono difficili Loro sono malvagi e impauriti Dove solo le pazzie trovano l’oro Vola angelo solitario Apri le tue ali in un altra direzione Vola angelo solitario Trova una strada migliore Un giorno migliore…
 
 

 
 
 
  
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