Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    14/06/2016    5 recensioni
"Levi! " il chiamato arrestò i propri passi ma non si voltò.
" Là fuori, noi due ci rincontreremo sotto al sole " la voce tremante dall'emozione giunse così forte e chiara che non c'era bisogno d'aggiungere alcuna altra parola.
Levi andò avanti e un sorriso tirato si disegnò sul suo volto, voleva credere alla promessa silenziosamente stipulata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Erika?


Un senso d'angusta sconfitta dilagava tra i soldati della legione. La missione avvenuta al di fuori delle mura s'era rivelata un vero e proprio fallimento a causa del titano femmina, aveva spazzato via metà dei componenti della legione. Oltre al danno ingente s'era verificata anche la beffa: nel tornare all'interno delle mura, i sopravvissuti avevano dovuto attraversare i cancelli per essere accolti da un coro composto da voci lamentose, irate, piangenti. I cittadini s'erano sfogati sui sopravvissuti ricoprendoli d'insulti, denigrandoli, odiadondoli per il sol fatto d'essere vivi, avrebbero preferito veder tornare i propri cari.

.
I soldati tavano nell'infermiere del quartier generale situato tra le mure Rose, i letti erano pieni di giovani feriti e mutilati. I membri della legione rimasti in piedi, s'aggiravano frenetici in aiuto delle infermiere. Era stata una lunga notte per tutti e il cielo pareva imbrunirsi, finalmente un giorno nuovo stava per cominciare, tutti volevano dimenticare seppure per qualche ora di sonno, quella terribile battaglia. Era bastato un gigante per far inginocchiare la legione, quanto erano deboli gli esseri umani? La vittoria che stavano inseguendo poteva trattarsi d'una illusione?
<< Ragazzi, chi può camminare venga qua >> disse il caporale Hanji mettendosi al centro della stanza, al comando si alzarono sette ragazzi vestiti in armatura.
<< Il caporale Levi è stato ferito, necessita di riposo perciò abbiamo bisogno di due volontari che vadano a dare una mano al castello dove sta Eren Jaeger >>
facce dalle pelli tiratissime rimasero intrappolate in espressioni atone, dopo aver visto cosa aveva fatto la gigantessa anomala, nessuno voleva rischiare di stare in compagnia d'un altro suo simile. Tutti i presenti rimasero con i petti bloccati e le bocche serrate, tranne uno.
<< Hey >> un ragazzo abbassò il capo verso una nuca color inchiostro
<< Hai paura di Eren? >> sussurrò
<< Dovrei averne? >> bisbigliò la giovane lasciando trapelare il sarcasmo
<< Caporale Hanji! >> si rizzò in piedi attirando l'attenzione dei presenti
<< Io e Lysa ci offriamo volontari >>
Tutti trassero un sospiro di sollievo, tranne la chiamata, questa si premurò di lanciare all'amico uno sguardo carico d'angustia.
<< Bene, Andate a sellare i cavalli, si parte! >> l' entusiasmata Hanji s'incamminò, i due la seguirono.


. *** .


Davanti a segnare la loro strada stava in sella al proprio cavallo il caporale Hanji affiancata da altri due soldati.
I soldati semplici s'erano premurati di lasciare qualche metro di distanza come a simboleggiare in qualche modo la supremazia che i veterani esercitavano nei loro confronti.
I due amici cavalcavano fianco a fianco, sulla stessa strada eppure erano così diversi, talmente diversi che nessuno riusciva a comprendere come questi due potessero mai definirsi amici.
Trevis era un ragazzo dotato d'una chioma folta e brillante, la sua capigliatura rispecchiava il suo essere solare e sempre disposto a tutto pur d'aiutare un compagno.
Lysa era una diaciassettenne riservata poco propensa alla chiacchiera, difatti raramente s'intratteneva in feste o giochi organizzati dai compagni. Utilizzava la laringe per esprimersi solamente nei casi che (secondo il suo parere), riteneva necessari. Uno di questi casi s'era presentato, così aprì la bocca per dire: << sei proprio uno stronzo >>
Era stanca, non vedeva l'ora di coricarsi per riposare un poco le membra, invece il suo compagno l'aveva invischiata in quella faccenda scomoda.
<< Dai Lysa, non essere così acida >> la canzonò lui
<< Trevis, chiudi quella boccaccia di merda >>
Il biondo rise, oramai non faceva più caso ai termini scurrili: col tempo aveva compreso che la giovane non pronunciava gli insulti con rabbia, era semplicemente il suo modo di rivolgersi alle persone.
<< Pensa a Eren, è stato sconfitto in battaglia, tutti lo incolpano per la grave sconfitta … >>
<< Io non lo sto incolpando >> intervenne nel discorso agile come una saetta
<< Appunto! Non credi che abbia bisogno di amici come noi al suo fianco? >>
<< Amici? >> disse con tono beffardo << ma se ci siamo arruolati nella legione un anno prima di lui? E poi quanto hai parlato con Eren? Gli avrai rivolto sì e no due battute in croce >>
<< E' vero, non siamo esattamente amici >> ammise lui emettendo uno sbuffo rassegnato. questa fu costretta ad innalzare il collo per incontrare lo sguardo celeste di Trevis.
<< Non siamo amici nel senso stretto, ma siamo compagni d'armi e i compagni si aiutano a vicenda, giusto? >>
Seppure con una certa riluttanza, Lysa annuì, aveva passato tutta la notte ad aiutare i compagni feriti perchè mai doveva trascorrere anche tutta la giornata ad aiutare un altro compagno?
<< Se, se … >> bofonchiò distogliendo lo sguardo dal sorriso del compagno, doveva essere stanco quanto lei eppure sul suo volto non era presente la spossatezza. Quanto la faceva incazzare quel fatto ...
<< Tu tiri sempre fuori belle parole, e ora ci tocca sgobbare >>
<< Dai, non essere così egoista Lysa >> non era un rimprovero giacchè l'aveva pronunciato con un sorriso, difatti lei le lanciò un'occhiataccia intimidatoria ma priva di cattiveria.
Come poteva odiare Trevis? Era un ragazzo genuino come solo una persona di buon cuore poteva esserlo.

Non vivrai a lungo se continuerai a comportati così, non lo sai che quelli che non muoiono mai sono i cattivi?” pensò fra sé e sé posando gli occhi a terra.


. ***


Levi stava seduto sulla sedia.
Toccò il ginocchio fasciato e dolorante, eppure il dolore non era così insopportabile, trovava decisamente più intollerabile quel tavolo rettangolare, fino a ieri era occupato dalla sua squadra in quel momento era vuoto, orridamente silenzioso, come se fosse notte fonda quando in realtà il sole troneggiava alto nel cielo.
Eren stava nella sua stanza, non aveva molta voglia di parlare e Levi preferì così. In quel momento anche il suo umore era così incrinato che non poteva sputare qualche parola di conforto per il ragazzo, quest'ultimo se le meritava, difatti il fallimento dell'operazione così come la morte della sua squadra, non poteva essere ricondotto a lui, a chi allora? Forse a se stesso dato che non era intervenuto subito o forse alla gigantessa? Con il senno di poi tutto si sarebbe chiarito.
Stava attendendo Hanji, Erwin e altri membri della legione esplorativa per discutere sulla possibile identità del gigante. Si sarebbero riuniti verso sera perciò decise di ritrovare il silenzio nella sua stanza, non voleva correre il rischio d'incrociare qualcuno prima della riunione.
S'era abituato, aveva visto così tanti cari morire ma nonostante ciò non era divenuto immune nei confronti della morte. Giungeva spesso lasciandogli dentro un senso d'angoscia, l'età e la vita l'aveva reso più forte eppure l'angoscia rimaneva sempre lì, si nascndeva nel suo petto mandando in cancrena ogni sentimento.
Con una fatica perfettamente celata, si alzò in piedi, neppure in solitudine si concedeva il lusso di mostrarsi dolorante. A passo storpiato si diresse verso la sua stanza, lì nessuno sarebbe venuto a disturbarlo, non voleva recepire nemmeno una parola confortevole. Qualche ora di solitudine e poi si sarebbe sentito un poco meglio, certo l'angoscia rabbiosa non se ne sarebbe andata, ma il silenzio lo avrebbe tranquillizzato.
Dopo avrebbe pensato anche ad Eren, non voleva che quest'ultimo si scoraggiasse dato che era l'unica carta vincente dell'umanità. Gli avrebbe fatto uno dei suoi discorsi, poco sensibili ma veritieri. Era fatto così, non riusciva a rivestire con belle parole i suoi pensieri, quella era una dote che lasciava ad Erwin.


. *** .



Che stronzata” pensò la giovane nel rovesciare il secchio colmo d'acqua insaponata lungo il pavimento. Prese in mano lo spezzettatone e a schiena piegata prese a pulire il pavimento
Quando Hanji aveva chiesto aiuto, di certo non s'aspettava di dover pulire il castello.

Non mi sono arruolata per fare la domestica!”

Era arrabbiata per essersi ritrovata in tale situazione, ma quella mansione le pareva troppo assurda: erano in guerra e quelli pensavano alle pulizie? Le pareva una cosa troppo paranormale. A confermare la sua teoria erano gli sguardi, appena si girava intravedeva gli occhi di un soldato: la stavano spiando, probabilmente anche Trevis che era stato incaricato di pulire l'ala opposta del castello, stava ricevendo lo stesso trattamento.
Il motivo le era sconosciuto giacché non aveva violato alcuna regola, in battaglia s'era dimostrata discreta, non era stata impulsiva e non aveva messo a repentaglio la vita di nessuno.
A testa bassa movimentò lo spazzetone per non pensare a quegli sguardi sfuggenti, si concentrò sulle piccole bolle di sapone presenti sul pavimento. Apparivano bianche e brillavano sotto i raggi obliqui.
La mente tornò indietro, ove il biancore dominava


. * .

Le reclute stavano svolgendo una piccola missione che consisteva nel scalare la montagna per arrivare al punto di raccolta, una piccola baita in legno. La bufera s'intensificava passso dopo posso, il vento sputava a raffica sul suo volto fiocchi di neve ghiacciati.
<< Hey! >> urlò Trevis. Il vento era talmente rombante che le parole venivano coperte da quest'ultimo, diffatti Lysa continuò a proseguire. Il ragazzo pose la mano sulla sua spalla così da attirare la sua attenzione

<< Dobbiamo fermarci! >> gridò e lei accnsentì dato che non riuscivano a vedere una accidente.
Presero dalla sacca un tendone verde impermeabile, lo agganciarono a dei bassi rami sistemandolo a mo di tenda.
S'erano costruiti una minuscola cupola, in quel miser spazio la neve non gli pioveva addosso e il vento non feriva i timpani.

Stanca e infreddolità si sedette
<< Odio la neve >> disse irata contro quell'addestramento.
<< Perchè? >> domandò lui quasi scandalizzato, di rimando lei le cacciò un'occhiataccia, una di quelle che intendevano farti rimangiare le parole appena dette
<< Va bene, capisco che questa non sia una bella situazione, or ora la neve non ci aiuta affatto, però se fossi a casa tua, accanto al caminetto con una tazza di cioccolato caldo in mano, la odieresti comunque? >>
<< Sì >>
<< Perchè mai? >>
<< Perchè è fredda ed ingombrante! >> disse irritata affondando il collo nel colletto della giacca. Sì, la neve era fredda e ingombrante, però questo non era il reale motivo per cui odiava la neve. Il clima del mondo sotterraneo era perennemente umido, ma quanto fuori cadeva la neve, la roccia assorbiva tutto il gelo e l'umidità diveniva così gelida che neppure l'abbraccio di mamma riusciva a scaldarla. Anche se era fuori dalla città grottesca, permaneva l'odio nei confronti di quella bianca coltre.
<< Non posso darti torto, ma ti assicuro che l'amerai >>
Lei innalzò un sopracciglio critico al quale lui rispose con un sorriso
<< Il prossimo inverno verrai a casa con la mia famiglia, mangeremo l'esagerato pranzo di mamma e poi ci sederemo sul portico con una tazza di cioccolata calda per contemplare il paesaggio rivestito di bianco. Dopo magari insceneremo una battaglia a palle di neve insieme ai mie fratelli e vedrai che persino tu riuscirai ad amare la neve >> terminò quel discorso con un meraviglioso sorriso e lei divenne paonazza.
<< Sei un cretino >> bofonchiò e lui le rispose per l'ennesima volta con un sorriso.


. * .

Lysa sorrise nel rimembrare quel piccolo aneddoto. Trevis aveva capito che l'odio nei confronti nella neve s'allacciava a brutti aneddoti. Lui gli avrebbe offerto un nuovo ricordo.
Il prossimoinverno” ripeté fra sé. Il caldo s'appiccicava sulla pelle e l'inverno era lontano, eppure non vedeva l'ora di sapere come poteva essere una giornata immacolata.
Sì, se sopravviviamo” il pensiero s'introdusse nella sua mente, e il sorriso svanì. Lysa riprese a pulire il pavimento con maggiore energia.


. *** .

Hanji s'era intrufolata nella sua stanza senza neppure chiedere il permesso, non s'era neppure accorta che Levi s'era sdraiato con gli avambracci posti sopra gli occhi. Hanji lo conosceva troppo bene, sapeva che non stava dormendo perciò cominciò a parlare camminando avanti e indietro per la stanza.
<< Sai ho chiesto ai membri in salute della legione esplorativa di venire a dare una mano al castello. Se ci fosse una talpa non credi che quest'ultima accetterebbe al volo l'occasione di catturare Eren? Concordi con me giusto? Orbene, si sono offerti due ragazzi che a quanto so, sono nella squadra di Mike, però non sembrano minimamente interessati ad Eren. Li sto facendo sorvegliare di soppiatto e quelli sembrano così concentrati nella pulizia ... magari è solo una finta?! Forse aspettano il momento propizio per attaccare … che ne pensi? >>
Levi alzò il busto per poter guardare Hanji con un certo cipiglio. Ammirava la sua intelligenza, la sua curiosità e il suo modo d'approcciarsi ai problemi con l'intento di risolverli, però il piano gli pareva una colossale scemenza.
<< E secondo te queste possibili talpe si farebbero sgamare così facilmente? >>
Lei scrollò le spalle << sta succedendo un tale casino che mi sento in dovere di escludere ogni possibilità >>
<< Allora escludi questa, il titanio femmina non può essere un membro della legione >>
Si sdraiò di nuovo, mosse la gamba e una piccola smorfia di dolore si dipinse sul suo viso.
<< Se vuoi degli analgesici per il dolore … >>
<< No, sto bene così. Ora esci che voglio riposare >> disse lui riponendo l'avambraccio sopra lo sguardo.
<< Va bene, allora ti farò portare almeno un tè >> e svanì via chiudendo la porta dietro di sé.
<< Che spacca palle >> disse piano anche se l'idea di bere un te non gli dispiaceva affatto.




. *** .


<< Lysa! >> colta di soprassalto rizzò la schiena, abbandonò la scopa per compiere il saluto militare, bisognava comportarsi così dinnanzi a un superiore.
<< Potresti andare a preparare un te e portarlo al caporale Levi? >>
<< Devo terminare le pulizie … >>
<< Non ti preoccupare, quelle le farai dopo >> con velocità si dileguò dalla vista senza poter neppure obbiettare. Lysa strinse i denti intrappolando un'imprecazione. Sapeva come si preparava un te, l'avrebbe preparato per chiunque ma non voleva presentarsi dinnanzi al caporale Levi, nonché l'uomo più forte dell'umanità. Non era la paura quella a frenarla, neppure il timore dato che sul suo conto così come si narravano leggende, si narrava anche il fatto che fosse un uomo scontroso, dall'arrabbiatura facile. In breve lo si poteva definire simpatico come una matita conficcata in un occhio. Il fatto era che non voleva essere notata da un uomo così popolare perché aveva imparato che mantenere l'anonimato era una questione fondamentale per non andare in contro ai guai.
<< Fanculo >> pronunciò la parola in un soffio per dirigersi verso la cucina, in fondo doveva solamente consegnare un te caldo.


Quando l'acqua all'interno del pentolino raggiunse l'ebollizione, versò il contenuto con cautela all'interno della tazza. Mise il piccolo filtrino e lo lasciò navigare nell'acqua per qualche minuto, fino a quando l'acqua non si tinse d'un marrone scuro. Allungò il naso verso il vapore caldo, era un aroma buono e avvolgente come solamente il te nero poteva esserlo.
Dovrebbe andare bene, e se ha qualcosa da ridire, io gli risponderò che sono una soldatessa, mica una cameriera” pensò tra sé e sé per poi rinnegare immediatamente il pensiero, se avesse in un qualche modo criticato la preparazione della bevanda, si sarebbe presa su gli insulti senza battere ciglio.
A passo cauto con la tazza di coccio fra le mani, si direzionò verso la stanza più temuta dell'edificio. Quando arrivò dinnanzi alla lastra di legno, pose le nocche e bussò con leggerezza, non voleva apparire troppo irriverente.
Il suono fu assecondato da una specie di grugnito, lei lo interpretò come una sorta di permesso ed aprì la porta. Una nuca corvina stava ripiegata sopra voluminosi ammassi cartacei, la scrivania sopra cui stavano i fogli era in fondo alla stanza. Lysa attraversò il piccolo corridoio con lunghe falcate, caricando il peso del corpo sulle punte dei piedi: non voleva distrarlo, voleva comportarsi come un fantasma e filare via il prima possibile, ma non poté azzittire il rumore della tazza che si pose sul legno della scrivania. A passo di gambero arretrò, occhi sfuggenti la sfiorarono per poi incollarsi sulla sua figura.
Le palpebre fino a pochi attimi fa strette, si spalancarono alla vista della ragazza

Erika? “ la domanda interiore prese a rimbalzare tra le pareti del craneo per produrre echi sempre più forti e violenti come onde d'urto.
che cazzo ho combinato? “ pensò la giovane fra sé e sé cercando di sfuggire da quelle pupille grige taglienti, sentiva la pesantezza del suo sguardo e la cosa cominciava a mandarla in paranoia. Perchè era così interessato? Forse aveva combinato qualche guaio? La conosceva? No, impossibile, non s'erano incrociati neppure per sbaglio.
<< Le ho preparato il te signore >> disse a voce alta, schiena ritta e pugno sul cuore. Voleva distrarlo, sembrava orridamente incantato da lei e francamente Lysa non vedeva l'ora di filare via, così disse
<< Posso congedarmi? >>
<< Sì, vai >> alle sue orecchie arrivò una voce calma e autoritaria, così uscì a cuor leggero. Forse s'era trattato solamente d'una sua impressione, magari il caporale Ackerman era caratterizzato da quello sguardo pazzoide. Un'informazione che non gli era giunta all'orecchio ma tutto era possibile, non bisognava mai affidarsi troppo alle voci di corridoio.
La porta si chiuse e il cuore di Levi non si placò, anzi batteva così forte che persino le tempie presero a pulsare.
Quella ragazza era tale e quale ad Erika: aveva riconosciute le labbra a forma di cuore, il naso dritto, la carnagione rosea, era la ragazza conosciuta sedici anni fa
Non era lei, anzi non poteva essere lei dato che la ragazza possedeva lunghi capelli neri, la giovane della città sotterranea era dotata d'una lunga chioma ondulata, chiara come il grano.
Nervosa la mano affondò nella chioma, strinse forte l'attaccatura per poi ripetere il gesto. Due falangi si soffermarono su un ciuffo di capello, era talmente nero che le dita bianche parevano pezzi di luce
<< Hanji! >> imperioso la chiamò, aveva sentito i suoi passi oltre la porta, quest'ultima irruppe nella stanza, sbatté la porta contro al muro mandando al diavolo ogni forma di cortesia.
<< Che c'è Levi? Stai male? >> chiese lei direzionandosi verso di lui con l'occhio concentrato sulla gamba.
<< No >> riuscì a recuperare il suo consono autocontrollo, perlomeno in apparenza.
<< Puoi portarmi i fascicoli riguardanti i due soldati venuti oggi al castello? >>


Hanji non si fece troppe domande, Levi pareva tranquillo quanto una statua e così pose i fascicoli sulla scrivania per andarsene, aveva tante cose da fare, dovevano catturare la gigantessa!
Quando la porta si chiuse, l'autocontrollo mantenuto da Levi andò a farsi benedire, afferrò immediatamente il fascicolò che sfogliò con frenesia. Non appena incontrò la piccola fotografia della soldatessa si soffermò e gli occhi andarono a leggere le scritte.
C'erano così poche informazioni sul suo conto a livello anagrafico, neppure la data di nascita era trascritta. Però c'era un nome, Lysa.
<< Lysa >> lo ripeté ad alta voce come a volerselo imprimere bene nella memoria. Proseguì la lettura, c'era trascritto che aveva compiuto l'addestramento cominciato all'età di tredici anni, pochi anni dopo s'era arruolata nella legione esplorativa.
<< diciasette anni >> ripeté. Le informazione su Lysa finivano lì, non gli bastava. C'era una questione che doveva assolutamente conoscere, la risposta non tardò ad arrivare

cittadinanza: acquisita 11\5\ 445

Il respiro si mozzò in gola, s'annodò tra la bocca dello stomaco e l'esofago.
Aveva conosciuto Erika sedici anni fa ed era morta pochi anni più in là.
Lysa aveva diciassette anni e proveniva dalla città sotterranea.

Non è possibile” pensò fra sé lasciando andare via quel respiro imbottigliato.


. *** .

Raggi solari obliqui attraversavano le grandi vetrate, facendo splendere il pavimento ove Lysa aveva passato con lo straccio.
La luce accarezzava la sua figura, la pelle acquisiva un colore roseo, ma sui capelli i raggi non l'avevano vinta, quelli erano talmente neri che cacciavano via la luce.
Lysa stava con gli occhi a terra concentrata a compiere la mansione, ignara del fatto che Levi stava poggiato sullo stipite del corridoi a guardarla. Il suo cuore perse un battitto quando distrattamente la ragazza alzò lo sguardo verso la vetrata e vide brillare due pupille grige. Gli occhi non erano stretti come i suoi, ma erano più grandi ornati da lunghe ciglia scure. Vide il volto della ragazza e lui si ritirò nascondendosi dalla sua vista. Si sentiva un dannato vigliacco e per la prima volta il suo spirito combattivo era andato a rintanarsi chissà dove. Dinnanzi a quella minuta ragazza si sentiva così disarmato: come avrebbe dovuto approcciarsi a lei? E per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Su quale supposizione poteva basare il suo rapporto filiazione? Su qualche somiglianza fisica? Era così ridicola la questione, era vero che il mondo umano era minuscolo, però di gente ce n'era tanta e la causalità spesso portava a designare soggetti somiglianti fra loro. Forse Levi era incappato in questa causalità, anzi gli pareva l'unica opzione sensata, allora perché non riusciva a staccarle gli occhi di dosso?


Buona sera:)

Ecco qua il quarto capitolo e che posso dire spero d'avervi in un qualche modo sorpreso ma al contempo spero che non l'abbiate trovato troppo assurdo.

Molte cose le ho inventate di sana pianta ( come per esempio il piano bislacco di Hanji), ma nonostante ciò spero che la lettura sia risultata interessante e coinvolgente.

ritaglio un piccolo spazio per ringraziare tutti voi che seguite questa storia, che avete commentato, che avete inserito la fics tra le storie preferite, seguite, ricordate. Mi rendete così felice <3

Non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni

un abbraccio

Mistiy


   
 
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