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Autore: NeroNoctis    15/06/2016    3 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ti prego, dimmi che oggi hai capito qualcosa della lezione...» sbuffò Sarah, crollando sulla sedia della caffetteria. Di fronte a lei Noah aveva appena tolto le cuffie, mentre Jacob stava fissando il menù di fronte alla signora Jenkins, che lo guardava scocciata. Quel ragazzo non riusciva mai a decidere qualcosa in tempo.
«No» rispose secco Noah. Poteva vantarsi di avere ottimi voti, ma a volte quelle lezione del professor Smith erano praticamente criptate. «E poi sono ancora troppo scioccato da ieri sera.»
Sarah lo osservò per qualche secondo, poi capì a cosa si riferisse. «Hold the door, eh?»
Sentendo quelle parole, Noah poggiò la testa sul tavolino. Entrambi stavano parlando della quinta puntata della sesta stagione di Game of Thrones, dove succedevano tanti, troppi casini. «Non dirlo.» rispose lui, con aria sconfitta. 
«Vi prego, non starete parlando ancora delle vostre serie tv.» disse Jacob, arrivato finalmente al tavolo. Lui era l'unico del gruppo a non avere quel genere di interessi. A dire il vero non aveva nessun tipo di interesse al momento, si limitava a studiare e fumare qualche sigaretta una volta tanto. L'unica cosa che lo faceva star bene era Sarah, tranne quando litigavano per colpa sua, come sempre. Fortunatamente erano riusciti a chiarire, sperando che durasse tanto. Ma sì, se l'era promesso, non sarebbe stato più geloso.
«Io non capisco come tu faccia a vivere senza seguire Game of Thrones.» esclamò Sarah, guardandolo seriamente in viso. Di tutta risposta, il suo ragazzo scrollo le spalle. «Preferisco giocare con te.»
Noah iniziò a far di no con la testa. «Vi prego, niente doppisensi sul sesso. Ricordo ancora quando vi ho beccati.»
Sarah scoppiò a ridere, seguito da Jacob, mentre l'espressione di Noah era sul serio disgustata. Vedere Jacob nudo gli lasciò un senso di nausea per almeno due settimane, anche se doveva ammettere che la vista di Sarah compensava molto il resto. Era la sua migliore amica, ma aveva comunque un fisico niente male: asciutto, poco seno ma ben proporzionato al resto. Sul viso di Noah spuntò un lieve sorrisino.
«A che pensi?» chiese Sarah, come se gli avesse letto nella mente.
«Seno, coseno, queste scemenze qua.»
I due continuarono a parlottare per tutto il resto del tempo, anche quando arrivò il pranzo che avevano ordinato. La cameriera portò sfilze di torte e bevande dolci, perchè il martedì per loro era il giorno del dolce. Scelto completamente a caso, ma a loro andava bene così. Mentre gli amici avanzavano il loro battibecco, Jacob fissava la vetrata di fianco alla porta. 
Deglutì, sperando che quella figura si dileguasse al più presto, ma restava là. La stessa ragazza del suo incubo, era lì, in piedi e riflessa nel vetro. Indossava una veste bianca e sporca di sangue, con un sorriso macabro stampato sul volto.  La gente nel locale sembrava non notare nulla, cosa che metteva il ragazzo ancor più in agitazione. Le sue gambe iniziarono a tremare e sentì un nodo alla gola. Continuò ad osservarla, fin quando non attraversò il vetro come se fosse incorporea, dirigendosi verso il tavolo. La ragazza insanguinata baciò Jacob sulla guancia e successivamente squarciò la gola di Sarah e Noah, che caddero a terra con il collo reciso.
Il ragazzo scattò in piedi, urlando, mentre la ragazza si avvicinava a lui fluttuando a mezz'aria. Jacob chiuse gli occhi.
Quando li riaprì sentì il vociare del locale, mentre Sarah e Noah erano chini vicini a lui. Era a terra, con la sedia alle spalle e piatti e stoviglie sul pavimento. Ansimava, la fronte imperlata di sudore e le mani doloranti probabilmente per l'impatto col pavimento.
«Jacob?» fece Sarah, visibilmente preoccupata in viso. Sembrava che il suo ragazzo avesse visto un fantasma, ma lei non si spiegava davvero quella reazione nata praticamente dal nulla. Cercò con lo sguardo Noah, che aveva lo stesso sguardo confuso, evidentemente ne capiva meno di quanto potesse far lei.
Jacob fece per rispondere ma iniziò ad indietreggiare, fissando un punto non precisato dietro i due. «Lei è qui.» balbettò, terrorizzato. Lui la vedeva ed era sempre più vicina...
«Chi?» chise Noah, perplesso.
«JANE!» urlò, scappando fuori dal locale e lasciando i due confusi e chini a terra. 


Passarono le ore e la luna si stava alzando in cielo. Jacob era rintanato a casa che si muoveva nervosamente avanti e indietro. Durante quel periodo la vista di Jane non l'aveva mai abbandonato, anzi, la ragazza l'aveva torturato ancora, ancora e ancora. Gli aveva mostrato cose che lo stavano facendo impazzire: lui che veniva fatto a pezzi da degli esseri demoniaci, Sarah divorata dalle fiamme, Noah che sterminava dei bambini innocenti, i suoi genitori che cucinavano il cadavere della sorella, Sarah che veniva sbranata da un branco di cani e altre ancora. Il tutto era condito dalla presenza ridondante di Jane che gli sussurrava cose, lo toccava, sentiva il suo alito sulla pelle.
«Tutto ciò può finire...» sibilò Jane, interrompendo di colpo le torture psicologiche ai danni del ragazzo. Lui alzò lo sguardo, con una strana espressione in viso.
«Come?» si limitò a dire, mentre Jane gli sussurrava qualcosa all'orecchio, mentre un sorriso le si stampava sul volto.


Jacob si accasciò esausto sul pavimento, poggiando la schiena sul muro dietro di lui. Era senza maglietta, le mani sporche di sangue. Una di esse impugnava un coltello e il suo torace era ferito. Il suo sguardo febbrile fissava un punto di fronte a lui, dove aveva tracciato un pentacolo col suo stesso sangue. Al centro vi era il Diario di Jane, recuperato dallo stesso ragazzo da uno scaffale nella libreria in salotto, alla sua domanda del perchè fosse finito lì, Jane si limitò a sorridere e a dettare le istruzioni per formare quel simbolo magico fatto col sangue. Il ragazzo fissava la sua opera con uno strano sorriso in volto, mentre ripeteva qualcosa fra sè, frasi sconnesse e senza senso, che andavano da "sono libero" a "è salva", miste a concetti totalmente casuali. 
Dal piano di sotto si sentì sbattere una porta, con una voce che chiamava il nome del ragazzo. 
«Jess» sussurrò Jacob, rispondendo solo dopo alla chiamata della sorella. Jessica corse di sopra e una volta trovato il fratello ferito e seduto sul pavimento cacciò un urlo disumano. Il ragazzo la tranquillizzò, alzandosi in piedi e carezzandole il viso, sporcandola di sangue. «Cosa significa? Cos'è quel segno? Che hai fatto Jacob?»
Ma il ragazzo non rispose, si limitò a poggiare un casto bacio sulle labbra di lei a spingerla al centro del pentacolo. Jessica tentò di rialzarsi ma il segno magico iniziò a prender fuoco, con una luce rossastra che iniziò a illuminare tutta la stanza, fino ad alzarsi in cielo.


Dall'altra parte della città, un ragazzo di appena ventitrè anni era seduto sul pavimento con una bambina in braccio. Era biondo, occhi verdi e una leggera barba incolta. La bimba, nata pochi giorni prima, stava bevendo il latte da un biberon, mentre il ragazzo aveva le lacrime agli occhi. Sussurrava parole dolci alla figlia, di nome Jemma, ma dentro di lui si sentiva stanco, impotente e fragile. Non appena la bimba finì il latte, il ragazzo gli mise davanti la foto di una ragazza sorridente.
«Lei è... era mamma piccola.» singhiozzò, mentre la bimba guardava incuriosita ogni cosa. La stanza era illuminata da un lampadario al neon, il tavolo di fronte al ragazzo e a Jemma conteneva diverse cose per preparare il latte e un borsone con dentro cose per la piccola. I ripiani della cucina erano perfettamente in ordine, eccetto per un paio di piatti lasciati sul lavello ad asciugare. Tutto era in ordine, come quando il ragazzo aveva lasciato la casa, correndo in ospedale perchè la sua ragazza stava partorendo. Diede alla luce Jemma mentre stringeva la mano del suo ragazzo, Matt. Morì col sorriso sulle labbra, stroncata da quel parto e dalla malattia che la torturava da mesi ormai. I medici dicevano che il parto sarebbe andato per il verso giusto, ma così non fu. Lei morì tra le sue braccia e le sue lacrime.
Il ragazzo si alzò in piedi, con ancora Jemma in braccio, fin quando non notò una luce accecante provenire da lontano. Osservò quel fascio innalzarsi fino al cielo e formare un pentacolo, per poi svanire nel buio più totale. Deglutì, spaventato, fin quando un rumore dietro di lui non attirò la sua attenzione.
Dal pavimento si alzò un fumo grigio, che formò un essere antropomorfo simile ad un coyote. Era grigio, privo di peli e con una schiera di denti acuminati. Si ergeva maestoso su due muscolose gambe, mentre le braccia erano ricoperti di aculei che culminavano in dita con lunghi artigli. L'essere emise un verso gutturale e si lanciò verso Matt e Jemma, che si voltò per proteggere la piccola. Chiuse gli occhi, aspettando quel colpo fatale, ma l'unica cosa che sentì fu la finestra frantumarsi e qualcuno entrare di scatto. Riaprì gli occhi, osservando un ragazzo che materializzò una spada di cristallo in mano, trafiggendo l'essere e facendolo esplodere in una nube di cenere. L'arma di cristalizzò svanì nel nulla e il ragazzo si voltò verso Matt e Jemma.
«Sono Angel, scusate per il ritardo.» esclamò, pulendosi le mani dai residui di cenere e sorridendo a Matt, che batteva ripetutamente le palpebre convinto di star sognando.
«Bene... hai un bel nome.» scherzò Angel, vedendo il ragazzo immobile di fronte a lui. «Comunque, vuoi prima le buone notizie o le cattive?»  
   
 
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