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Autore: 8Ashley8    17/06/2016    0 recensioni
Helena è una ragazza timida, dagli occhi color ghiaccio e carichi di emozione che non conosce appieno le sue potenzialità, ma che possiede in realtà un grande coraggio nascosto. E' sempre presente per le persone a cui tiene, è testarda, intuitiva, e quando ama lo facon tutta se stessa.
Mirko, incredibilmente bello, possiede uno sguardo altrettanto ammaliante, ma lui è fin troppo consapevole della sua bellezza e ciò lo rende un abile casanova, un boss che tutti vogliono imitare, un ragazzo da volere con ogni fibra del proprio essere: affascinante, sarcastico, autoritario, scontroso..
Due cose, o meglio persone li accomunano: Annabel, la migliore amica di Helena e la sorella di Mirko e Elia, l'amore storico di Helena e il migliore amico di Mirko.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Helena, quali sono i tuoi programmi per sta sera?” mi chiese Alice Corradi affrettandosi a raggiungermi mentre camminavo a passo svelto nel corridoio della scuola per riuscire a riservarmi un posto a sedere ai tavolini del bar.
“Non lo so Alice, hai proposte?” le chiesi andando dritta per la mia strada sicura che riuscisse a sostenere il mio passo.
“Potremmo guardare un film da te” propose riuscendo finalmente ad arrivare al mio fianco.
“Seriamente? È un’idea un po’ deprimente per un sabato sera ...”
“Non se c’è la compagnia giusta” disse con un sorriso furbo.
Ordinai una brioche e un caffe macchiato, poi mi sedetti su un tavolino e iniziai a rilassarmi godendomi quei dieci minuti di relax.
“Elia sta sera è fuori con i suoi amici” la informai ben consapevole che per compagnia giusta non intendeva di certo il mio ragazzo.
“è un vero peccato che Mirko rientri tra i suoi amici”
“Basta così! Abbabel sarà qui da un momento all’altro e se ti sentisse andrebbe su tutte le furie per un problema che in realtà non esiste” la ammonii.
“Come preferisci. Piuttosto dimmi, quello psicopatico ti ha più cercata?”
Notai nella sua voce una nota di preoccupazione, e non potevo di certo biasimarla: era l’unica a conoscere quel piccolo, o forse grande, segreto.
Stava parlando di Andrea, un ragazzo con cui sono stata prima di Elia, e sebbene si parli di più di un anno fa lui non riusciva ad accettare che fosse finita così, e spesso mi capitava di ricevere un suo messaggio dove avanzava la pretesa di vedermi.
Era un bel ragazzo, niente da dire al riguardo, ma i suoi modi di fare erano piuttosto arroganti.
“Vuole vedermi oggi” le risposi bevendo un sorso di caffè.
“E che farai?”
“Non lo so. Probabilmente lo vedrò .. così molto probabilmente se ne starà buono per un po’. Ora davvero Alice, basta con questi discorsi, o Annabel ...”
“Annabel cosa?” domandò lei sedendosi con noi, raggiante come mai.
“Ci stavamo chiedendo dove fossi finita e credo che quel sorriso la dica lunga”
 “hai presente quel figo di 5^C? Mi ha chiesto di uscire questo pomeriggio” annunciò lei entusiasta.
Per il resto della ricreazione mi informai su chi fosse questo ragazzo, conscia che sarebbe stato solo una delle tante distrazioni di Annabel, e poi decidemmo tutte e tre che quella sera saremmo uscite con la compagnia di Mirko.
 
Le giornate si stavano accorciando sempre di più e a momenti il sole sarebbe sceso per lasciare il posto alla notte.
Il paesaggio attorno era in continua evoluzione e io, godendomi quegli ultimi momenti di luce, mi ero incantata ad ammirarlo.
La mano di Andrea di posò sulla mia coscia riportandomi alla realtà e io d’istinto mi ritrassi.
“scusa, io .. eri assorta nei tuoi pensieri” sussurrò a disagio e quelle parole mi spaventarono perché sapevo cosa sarebbe successo di li a poco.
L’imbarazzo che potevo leggere chiaramente nella sua voce era dovuto al suo tentativo di essere gentile, cosa che non gli riusciva affatto bene, e a momenti si sarebbe mostrato per quello che era veramente.
“tranquillo, non c’è problema”
“forse dovremmo spostarci da qui” prose guardandosi attorno.
Gli avevo dato appuntamento in centro in via del tutto precauzionale, per evitare scatti d’ira o tentativi di farmi del male, ma a quelle parole mi si gelò il sangue.
Non avevo mai saputo dirgli di no e non avrei sicuramente iniziato ora.
Annuii a disagio e mentre ci incamminavamo verso un parco desolato che si trovava poco distante da noi, estrassi il telefono dalla tasca e avvisai Alice, chiedendole di mandare qualcuno a tirarmi fuori da quella situazione, poi lo rimisi via sperando di non aver destato sospetti.
Mi prese per mano e mi fece accomodare in una panchina leggermente nascosta, poi cominciò ad accarezzarmi lungo tutto il corpo.
Ero abituata ormai al suo tocco ma ogni volta mi provocava una sensazione di disgusto.
Afferrò la mia mano destra e la appoggiò sul suo membro ormai scoperto mentre la sua lingua viscida iniziò a farsi strada sul mio collo.
Mi faceva ribrezzo quel ragazzo, ma l’unica cosa che si era sempre permesso di farmi era costringermi a toccarlo, accontentandosi di questo e senza la pretesa di ricambiare.
Sospirai per darmi forza e iniziai a muore la mano su e giù provocandogli un piacere che sicuramente non meritava.
“che ne dici se questa volta proviamo qualcosa di nuovo?” chiese malizioso.
Il mio corpo si paralizzò mentre la mia testa cercava tutte le vie di fuga possibili, ma non ce n’erano.
Andrea era un’atleta e mi avrebbe raggiunta immediatamente.
Tutto ciò che dovevo fare era guadagnare tempo nella speranza che Alice avesse mandato qualcuno a salvarmi.
Ritornai padrona del mio corpo anche se per poco.
Lo guardai negli occhi e quando vi vidi che non era rimasto neanche un briciolo di umanità in lui cominciai a correre verso la strada da dove eravamo venuti.
Dopo qualche metro però avevo il fiatone, prova inconfutabile che avrei dovuto smettere di fumare.
Vidi un albero e mi nascosi dietro cercando di non respirare.
“Helena, dove sei? Dobbiamo finire ciò che hai iniziato” gridò Andrea guardandosi attorno.
Grazie al tronco possente dell’albero che mi ero scelta potevo nascondermi facilmente e di tanto in tanto potevo sporgermi leggermente per tenere sotto controllo Andrea.
Potevo sentire l’adrenalina scorrermi attraverso le vene e quell’appostamento stava durando troppo.
Controllai che non ci fosse nessuno e quando vidi che non c’era traccia di quel ragazzo così affascinante solo all’apparenza uscii.
“eccoti!” esclamò però una voce alle mie spalle.
Mi voltai con una lentezza che credevo possibile solo nei film e in quel esatto momento il suo volto era quello di un predatore.
Mi prese in braccio con la forza e mi portò fino alla panchina di prima, poi di slacciò i pantaloni e con un gesto deciso portò la mia testa in quel punto preciso.
Sentii l’adrenalina abbandonarmi per lasciare il posto alle lacrime che cercavo di contenere per il mio orgoglio e proprio quando stavo per aprire la bocca per iniziare quel lavoro così disgustoso due braccia mi trascinarono via.
Ignorai chi mi stava tenendo ferma mentre mi dimenavo perché tutto ciò di cui mi importava in quel momento era la rabia di Elia.
Il mio ragazzo aveva preso Andrea per il collo della camicia buttandolo a terra e lo stava prendendo a pugni.
Lo pregavo di smetterlo perché sapevo che non avrebbe avuto senso rovinarsi la vita per un’idiota ma le mie grida erano vane.
“basta così! Ora lei ha bisogno di te!” disse autoritaria una voce alle mie spalle che riconobbi subito. Era Mirko.
Non mi voltai per guardarlo. Avevo paura dell’espressione che il suo volto aveva in quel momento,
Sentendo la voce di Mirko, Elia si spostò e dopo essere rimasto un secondo ad ammirare quel corpo dolorante venne da me, decisamente non soddisfatto del suo lavoro.
Mi abbracciò stretta e mi baciò sulla fronte facendomi sentire al sicuro, poi si staccò per guardarmi meglio.
“portala a casa, qui ci penso io” gli ordinò Mirko e così fece.
Elia mi prese per mano e mi trascinò via con lui mentre io continuavo a camminare guardandomi indietro, osservando esterrefatta Mirko che picchiava a sangue quell'idiota del mio ex ragazzo.
  
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