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Autore: RaidenCold    18/06/2016    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima serie fanfic e spero vi piaccia! Narrerà soprattutto della storia di Leonidas, ragazzo legato dal destino al mondo di Atena e dei suoi cavalieri, e sarà un racconto molto lungo... spero di non annoiarvi, buona lettura!
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dicembre 2010, Leonidas:

Oggi Minerva è partita per l'Inghilterra,

Lun ha pianto tanto ma io non l’ho fatto,

anche se ero molto triste.

 

Leonidas, Bull, Lun e Deneb - quest'ultimo, spoglio della sua armatura, sfoggiava un'elegante giacca marrone e dei blue-jeans attillati che accentuavano il suo fisico longilineo - stavano seduti attorno al tavolo della cucina, quando Claire entrò con un vassoio sul quale vi erano una teiera, una zuccheriera, una scatola di ferro e delle eleganti tazze bianche in porcellana decorate con fiori blu scuro.

Versò del tè nelle tazze e poi si sedette, mentre Lun afferrò la scatola di ferro nella quale vi erano dei biscotti che lui adorava particolarmente. Deneb ringraziò la donna e iniziò a sorseggiare il tè da lei preparato. “Allora Deneb, qual buon vento ti porta qui?” - domandò cortesemente Bull al ragazzo dai capelli biondi:

“Sono venuto per conto del Grande tempio di Atene”

“Quando stamattina mi è stato recapitata l'armatura del Leone non pensavo che il Sacerdote facesse sul serio… puoi spiegarmi la situazione?”

“Certamente. A seguito di numerosi attacchi di quegli individui che si fanno chiamare «Drakontoi», il gran sacerdote ha deciso qualche mese fa di distribuire una dozzina di Sacre armature a giovani guerrieri in tutto il mondo. I presagi che egli ha avuto non sono per niente incoraggianti e teme il risveglio di antiche forze malefiche, sul quale attualmente alcuni Cavalieri stanno indagando. Ad ogni modo, venuto a conoscenza dei tuoi promettenti allievi il Gran sacerdote ha preso la decisione di inviare a te l'armatura d'oro del Leone affinché tu le trovassi un degno indossatore… ma a quanto ho potuto vedere l'armatura ha già scelto.”- disse Deneb ammiccando a Leonidas - “Eppure non capisco perché fare una mossa così azzardata come spostare un'Armatura d'oro dalla Grecia fin qui, se come sostiene il gran sacerdote ovunque è pieno di nemici nell'ombra pronti ad attaccare...” - aggiunse perplesso.

“La risposta è semplice: Minerva.”- disse Bull;

Tutti i presenti sgranarono gli occhi:

“Minerva...nostra sorella?” - domandò Lun con stupore;

Leonidas rimase un secondo attonito: in che modo la sua amata sorella era coinvolta con quel «Grande tempio» e le vestigia dorate che aveva avuto modo di indossare quella sera?

“Lady Minerva è la sorella dei due ragazzi?”

“Non esattamente, erano nello stesso orfanotrofio quando li ho trovati, così ho deciso di adottarli tutti e tre.”

“Già, non siamo fratelli di sangue!” - aggiunse Lun mordicchiando un biscotto.

“Adesso capisco...ma certo, non solo per te, ma anche per la sua presenza è ovvio il perché il Gran sacerdote abbia scelto di mandare qui l'armatura di Leo!”

“Bull, che cosa significa tutto questo, ci hai forse addestrato per tutti questi anni col fine di farci diventare «cavalieri» di questo «Grande tempio»?”

domandò Leonidas perplesso e un po' impaurito dalla situazione;

“Leo, Lun, perdonatemi se non vi ho mai detto nulla a riguardo.

Ho sempre voluto evitare che voi entraste nel mondo dei cavalieri di Atena, ma in cuor mio sapevo che non potevo farlo. Pertanto vi ho allenato ugualmente, con la speranza che non ci fosse mai bisogno per voi di combattere. Perché è questo che fanno i cavalieri di Atena.”

“Chi sono costoro?”- domandò Leonidas.

“Guerrieri invincibili, valenti condottieri, votati anima e corpo alla dea Atena, che come immagino sappiate, nell'antica mitologia greca è una delle figlie di Zeus, il re degli dei. Indossa un'armatura scintillante ed è la dea della guerra. Ma ad Atena non piaceva combattere in prima persona e le sue battaglie erano sempre difensive. Combatté contro l'atroce e crudele Ares, si scontrò con i Titani e si giocò la conquista dell'Attica nella battaglia contro Poseidone. Le guerre scatenate dagli dei durarono a lungo, molto più tempo di quanto un umano possa immaginare. Nel campo di battaglia attorno alla dea si trovavano i ragazzi che la proteggevano: questi erano i Cavalieri! Erano ragazzi forti, che avevano coraggio da vendere, e arrivavano da tutto il mondo. La dea odiava le armi e per proteggerla combattevano solo con i loro corpi, senza l'ausilio di nessuna arma. I loro pugni fendevano l'aria e i loro calci erano in grado di spaccare la terra. Anche oggi dicono che facciano la loro comparsa quando il mondo è saturo della forza del male...sono i guerrieri della speranza. La mitologia non riporta nessuna cosa che li riguarda, sono ragazzi misteriosi, sono i Sacri guerrieri della dea Atena.”

“Quindi... io ora sarei un cavaliere di Atena?”

“E anche Bull naturalmente.” - intervenne il cavaliere del Cigno

“Come?!” - esclamò Lun sputacchiando pezzi di biscotto addosso al povero Leonidas.

“Non dirmi che non lo sapevate... oh, non glielo avete mai detto?”

Deneb si voltò stupito verso Bull e Claire che però non risposero.

Infine Bull spezzò il silenzio:

“Ebbene ragazzi, io sono il cavaliere d'oro della costellazione del Toro.”

Leonidas era incredulo: pur non sapendo nulla riguardo al mondo dei cavalieri aveva potuto facilmente intuire che essere un cavaliere d'oro significasse qualcosa di molto importante. Inizialmente anche Lun rimase stupito, per poi mettersi a ridacchiare per il gioco di parole di Bull e della sua costellazione.

“I Cavalieri di Atena sono ottantotto in totale e di dividono in base all'armatura che indossano: quattro ne posseggono una di rango sconosciuto, quarantotto sono i cavalieri di bronzo, la casta più bassa di qui io faccio parte, ventiquattro sono i cavalieri d'argento e in fine ci sono i dodici cavalieri d'oro, i Cavalieri con le armature più potenti.” - spiegò Deneb;

“Quindi Leo è uno dei più forti!”

“Formalmente sì Lun, ma credimi, non è neanche minimamente vicino al livello di potenza di un vero cavaliere d'Oro.”- precisò Bull- “Ora però possiedi un'armatura che ti ha scelto e devi dimostrare di essere degno di indossarla. Sono sicuro che non sia una coincidenza, ma che sia stato scritto nelle stelle che tu diventassi il cavaliere d'oro del Leone; Leonidas, te la sentiresti di accettare questo ruolo?”

Tutti gli sguardi vennero puntati sul giovane ragazzo dai capelli castani, che però non diede alcuna risposta.

Dopo un lungo silenzio Leonidas prese la parola:

“Io… non so nemmeno cosa devo fare, per chi devo combattere...”

“Per Atena”- disse Bull appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

“Non so neanche se esista o meno questa dea Atena di cui parlate, ho letto di lei solo nei libri. E' vero, ho visto personalmente il potere che può sprigionare un Cavaliere, è quella forza che si chiama Cosmo vero? Mi piacerebbe approfondire meglio la mia conoscenza riguardo a tale misteriosa energia che io stesso ho sentito scorrere nel mio corpo, ma non so davvero per quale motivo dovrei combattere…”

“Per portare speranza nel mondo, Leo.”- il ragazzo osservò i grandi occhi corvini di Claire, che emanavano un insieme di emozioni molto forti, come se avesse appena rivissuto un ricordo carico di sentimenti: “Se non fosse stato per i Cavalieri, a quest'ora non so neanche dove sarei; sono delle brave persone, almeno quelli che ho avuto modo di incontrare”- lanciò una breve occhiata al marito;

“Aiutano i più deboli e li proteggono con la propria forza dai soprusi dei malvagi. Non è quello che hai sempre voluto?”

Leonidas esitò qualche istante e prima che potesse rispondere sentì un'altra voce rivolgersi a lui:

“Fratello, non sprecare il dono che ti è stato fatto... non ho capito un accidente di Atena e tutto il resto, però so che diventerai qualcuno di davvero importante, una vera leggenda!”- il candore e la sincerità di Lun fecero sorridere Leonidas, che tuttavia si sentiva ancora molto titubante.

“E' giusto anche metterti di fronte alla realtà”- commentò Deneb: “La vita di un Cavaliere non è semplice, gli addestramenti sono estenuanti e le battaglie da combattere lo sono ancora di più: se vuoi davvero essere un cavaliere d'oro ti dovrai impegnare con tutte le tue forze.”

Leonidas chiuse gli occhi. Nella sua testa si materializzarono tutti gli eventi della sua vita, dai primi ricordi nell'orfanotrofio con Minerva e Lun, fino a quella sera che aveva cambiato per sempre la sua esistenza. Si guardò dentro, e notò che il suo animo era cambiato, come se qualcosa di nuovo avesse riempito un buco che non sapeva di avere, ed in quel momento le sue incertezze si fecero meno cupe. Fece un sospiro, si alzò dalla sedia e aprì gli occhi sgranando le sue intense iridi ambrate; in quel momento Leonidas sembrava davvero un Leone che si ergeva imponente.

 

“Diventerò un Cavaliere d'oro.”

 

Tutti i presenti sorrisero rasserenati dalla fredda determinazione del ragazzo, meno che Bull, ancora incerto su quella scelta.

Leonidas si rivolse a lui sorridendo: “Bull, io ho sempre desiderato fare qualcosa di importante nella vita, e credo che questa sia la mia occasione per farlo; non credo me ne capiteranno altre e non voglio sprecarla, fai di me un cavaliere.”

Bull ricambiò il sorriso del ragazzo che per lui era a metà tra un figlio e un fratello minore:

”E sia, diventerai un cavaliere! Ma non sarò io ad addestrarti.”

“Come?”- disse Leonidas deluso;

“C'è un'isola, nel mar Mediterraneo, tra la Sicilia e la Grecia, dove vive un uomo molto ricco e potente. Il suo nome è John Diralz.”

“John Diralz...il miliardario?!”- domandò Lun incredulo

“Già, e si dà il caso che John sia anche un rispettato Cavaliere,che passa il suo tempo sull'isola di Metellene ad addestrare quei giovani che ho nominato poc'anzi” - aggiunse Deneb.

“Ma perché non posso restare con te Bull? Sei un cavaliere d'oro, avresti così tanto da insegnarmi...”

“E' vero, ma anche John è un ottimo maestro, e lì troverai qualcosa che qui non puoi avere: dei compagni. Essere Cavalieri significa anche lavorare in squadra ed avere dei validi alleati sul quale poter contare, è importante che anche tu li abbia.”

Leonidas si voltò perplesso verso Lun, che gli fece un cenno con la testa sorridendo che sembrava voler dire «Vai».

“E sia, andrò sull'isola a completare il mio addestramento. Ho ancora molti dubbi, ma c'è una domanda che mi preme più di tutte: che cosa ha a che fare con tutto ciò Minerva?”

“Questo purtroppo non possiamo dirtelo Leo, per la tua sicurezza, di quella dei presenti e di Minerva in primis, sappi solo che al momento non corre rischi di alcun genere e che sta continuando i suoi studi in Inghilterra.”. Leonidas fece un mezzo sorriso, dopodiché uscì in cortile e sospirò: quella era stata con tutta probabilità la serata più incredibile di tutta la sua vita fino a quel momento.

 

 

“Allora ci siamo, Leone!”- Deneb e Leonidas osservavano l'isola di Metellene sempre più vicina: “Grazie per avermi accompagnato in aereo e anche qui sul battello.”

“Figurati, tanto sono di passaggio in Grecia.”

Leonidas osservava pensieroso il mare; nonostante la ventata di novità che soffiava nella sua vita in quel momento lo rendesse ansioso di cominciare quella nuova avventura, era intimorito da un cambiamento così radicale e sentiva già la lontananza da casa.

“Ti garantisco che troverai dei nuovi amici, e che saranno cavalieri incredibili. Ti auguro davvero buona fortuna Leonidas.”

“Grazie mille”- il battello attraccò al pontile di quello che sembrava un porto costruito in maniera abbastanza precaria.

“Ti saluto amico mio. Quando sarai diventato un vero Cavaliere, vieni al Santuario di Atene a trovarmi!”

“Lo farò di certo!”

Leonidas prese la valigia e con il contenitore dell'armatura del Leone sulle spalle e il cuore in gola, nel suo quindicesimo anno di vita si incamminò verso il suo futuro.

 

Nell'antro buio un uomo incappucciato sedeva nell'ombra.

“Entra pure Sfinge”

La ragazza entrò con un cenno di lieve esitazione:
“Perdonami, ho fallito nella mia missione di recuperare l'armatura d'oro.”

L'uomo non rispose subito e quel silenzio innervosì la ragazza:

“C'era da aspettarselo da te, ma non è un problema poi così grave. In fondo così facendo Atena ci ha mostrato un'altra delle sue carte. Adesso sono ancora troppo debole, ma nel giro di qualche anno...tornerò a camminare sulla terra che mi spetta di diritto, e distruggerò tutto ciò che si opporrà a me. E' solo questione di tempo vedrai: in un modo o nell'altro, avrò la testa di Atena e di tutti gli altri dei.”

   
 
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