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Autore: mgrandier    20/06/2016    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tra due fuochi
 
Tagliando l’intero atrio con passi tesi e svelti, André varcò la soglia degli spazi di servizio, superando il vestibolo e raggiungendo la cucina. Avvertiva ancora dentro di sé la tensione viva dello scontro avuto con Jerome e il sapore amaro delle rivelazioni che da quello scambio erano trasudate, come gocce di fiele colate da quel morso nascosto nel petto che continuava a straziargli l’anima. Si impose di scacciare da sé almeno il pensiero cupo di quell’odioso ricatto che l’attendente del Generale aveva sputato a terra nell’estremo tentativo di condurre il gioco: al gioiello avrebbe pensato poi … recuperando lucidità e riconducendo i pensieri alla ragione, magari rifugiandosi nella placida solitudine della sua stanza.
Fermo sull’ingresso, i piedi puntati sulla soglia di pietra, scrutò l’ambiente, caldo del fuoco dell’imponente camino e dell’armonia dolce e pungente della frutta e degli aromi dispensati generosamente sulla carne preparata la cena ormai prossima; osservò in silenzio l’operoso tramestio che lo animava in un viavai di inservienti assorte nel loro lavoro. Teglie, cestini, stoviglie …  passi corti e lesti di chi segue traiettorie precise, definite fino a sfiorarsi in una trama fitta e sorprendentemente regolare. Strinse le dita sui palmi, mentre ancora il sangue ribolliva nelle vene e nella sua testa la voce di Jerome pulsava insistente delle sue insolenze. Gonfiò il petto riempiendosi della intensa atmosfera della cucina, soffiando via da sé la rabbia che si era ormai stretta in un grumo denso sotto lo sterno, cercando di recuperare il controllo del proprio respiro e delle proprie emozioni.
Si drizzò un poco sollevandosi sulle punte e cercando oltre le giovani che, tutto d’un tratto, parevano essersi assiepate attorno al tavolo, inspiegabilmente orfane di qualunque occupazione, e riuscì ad intuire finalmente la sagoma della nonna mentre, oltre il capannello, emergeva dai battenti dell’armadio delle stoviglie.
- Nonna? – la chiamò cauto per annunciare il proprio rientro.
Nanny chiuse le ante scure accompagnandole e unendo le mani davanti a sé, poi gli si rivolse con un ampio sorriso – Oh, André! Sei arrivato, finalmente! –
Il tono entusiasta della nonna un poco lo stupì e non poté impedirsi di arretrare di un passo vedendola giungere di gran carriera fino alla propria posizione.
- Nipote caro! Ti stavo giusto aspettando! – riprese la nonna allargando le braccia, incurante degli sguardi curiosi delle giovani ancora schierate al tavolo – Vieni, vieni con me, per favore … - e così dicendo, afferrò le sue mani e lo tirò a sé, inducendolo a seguirla.
- Ma nonna, io veramente … - tentò di opporsi André ritroso, ma nulla poté contro l’impeto della governante di Palazzo che nel frattempo aveva risvegliato qualche sommesso risolino tra le inservienti.
- Oh caro! Non puoi proprio dirmi di no! Vieni che ho giusto bisogno di te … - lo interruppe, mentre girandogli attorno prendeva a spingerlo fino in fondo alla cucina, per poi varcare la porta che conduceva alle dispense – Tu che sei così alto puoi certamente … -
Il discorso rimase troncato.
Un ultimo spintone e André si ritrovò nella penombra del deposito, le mani protese istintivamente in avanti immerse in un tessuto morbido e un peso improvviso, profumato di zucchero e frutta, appoggiato sul petto. Udì un mormorio soffocato ed un cozzare tintinnante di vetro contro vetro, e alla luce della piccola finestra aperta sul corridoio, che illuminava a mala pena l’ambiente disegnando il profilo dritto delle scaffalature, dei teli di protezione, dei recipienti delle conserve e delle cassette ricolme di verdura, scorse una sagoma femminile un poco ripiegata su se stessa, intenta a ritrovare l'equilibrio perduto quando l'aveva travolta nel suo entrare convulso, e al contempo impegnata a mantenere ben salde tra le mani le cocche dell'ampio grembiule in cui aveva riposto gli ultimi vasetti di confettura di ciliege ancora caldi, per riporli a raffreddare sulla parte più bassa della scansia. André fece appena in tempo a scorgerne il rossore sulle guance già accese dalla lunga permanenza vicino al fuoco della cucina ancorché da quel piccolo scontro che già ne sentì risuonare la voce, impacciata e impaurita.
- Perdonatemi, vi prego... Io sono una tale sbadata...-
Si chinò veloce, per riporre il prezioso contenuto del suo grembiule, poi un gesto nervoso a raccogliere un ricciolo che indisciplinato sfuggiva dalla cuffietta inamidata, si prodigò in un inchino e lo guardò, i grandi occhi grigi colmi di timore - Vi domando ancora perdono... Io non mi aspettavo che entrasse qualcuno con tanta irruenza e... –
André non fece in tempo a rassicurarla se non con un sorriso, che già la porta si era serrata con un rumore secco alle sue spalle; la voce della nonna prese il sopravvento per licenziare la domestica con poche parole e rivolgersi a lui in un tono accusatorio e severo, abbandonando le lodi intessute in cucina[i].
- Dove ti sei cacciato ieri sera?! Vi ho attesi fino a tardi, con lo stomaco rivoltato e i nervi tesi, e tu non ti sei fatto vedere! Tu dovresti vegliare sulla mia bambina! Tu dovevi riportarla a casa e invece … -
- Abbiamo lasciato la Regga quando già era tardi e sulla via del rientro ci sono stati degli … imprevisti che ci hanno fatto perdere altro tempo. Rientrare a Palazzo Jarjayes, nel cuore della notte, sarebbe stato ancora più pericoloso … - cercò di giustificarsi.
Lo sguardo della nonna si fece torvo, accompagnato da un grugnito sordo, e gli occhi divennero due fessure dietro le lenti tonde – E poi? -
- Oscar ha voluto andare in città per cenare e abbiamo … chiesto[ii] delle camere in una locanda. Non avrei mai permesso che Oscar passasse la notte lungo la strada … - aggiunse per difendersi, nel tentativo di sciogliere l’espressione arcigna della nonna.
Uno sbuffo nervoso sibilò nell’aria polverosa della dispensa, mentre l’indice affondava nel suo petto – Vedi di non combinare guai, André … - chiarì la nonna scandendo lentamente le parole - … e non dimenticare di mantenere le distanze[iii]. –
- Nonna! Ma cosa stai dicendo? – si schernì allora André, distogliendo lo sguardo dalla anziana governante e levandolo al voltino del soffitto, mentre allargava le braccia innervosito.
- Ho detto quello che ho detto! – ribadì Nanny visibilmente adirata – E non pensare che non abbia visto ieri mattina a colazione: c’è qualcosa di strano … in lei … in voi. Qualcosa che non mi riesco a spiegare … -
- Ma nonna, perché mai … - cercò di intromettersi.
- Stai zitto! Tu non devi permettere che lei abbia cedimenti … o dubbi … o distrazioni per causa tua! – rincarò Nanny.
- Tu non sai di cosa stai parlando … - si difese ancora.
- Lo so benissimo! Tu, invece, devi solo stare al tuo posto! – l’ennesimo affondo, con quelle parole ripetute da anni, come un martello battuto da sempre con l’unico intento di forgiare la sua indole, fino all’estremo, fino a rendere solida una divisione mai realmente costruita.
Esasperato, André piegò il braccio, afferrando il polso della nonna e levando il suo indice dal petto – Nonna, ti prego, smettila! Oscar sta attraversando un periodo difficile: quella notte … quel … quel … Beh, sai di cosa sto parlando! Lei è ancora molto turbata e io sono l’unico che possa aiutarla! L’unico di cui si possa fidare … –
Nanny strinse le labbra dubbiosa e con un gesto nervoso sistemò le lenti sopra il naso arricciato; arretrò di un passo, liberando André dalla sua morsa e stringendo il grembiule tra le dita. Sospirò tesa, ribollendo di pensieri e preoccupazioni, per poi tornare a fissarlo torva.
- Ad ogni modo, c’è un’altra cosa che volevo tu sapessi … -
Il fare della nonna colpì André con il suo tono cupo – Di cosa si tratta? -
- Il Generale è rientrato questo pomeriggio e mi ha dato ordine di mandargli Oscar nel suo studio non appena fosse rientrata a Palazzo. – lo sguardo rugoso si fissò su André, scuro e tormentato dall’ombra lunga di quella notte.
André si raddrizzò staccando le spalle dallo scaffale e aggrottò la fronte avvertendo tutta la tensione dell’anziana.
- Oscar è a colloquio con il Generale, quindi? – chiese a mezza voce.
Nanny annuì decisa senza abbandonare il suo sguardo – Le ho raccomandato di salire immediatamente non appena è giunta a casa. Comunque, io sono preoccupata, André: il Generale mi è parso davvero molto teso … e nervoso … -
L’ammissione di Nanny fu sufficiente a far tornare vive le parole spezzate che Oscar aveva pronunciato in occasione del primo incontro in cui lei aveva tentato di confidarsi, palesando la certezza che il Generale sapesse già di quanto accaduto la sera del ballo, pur senza giungere a chiarire i motivi dell’inquietudine che quella consapevolezza aveva suscitato. Circostanza che, dopo il colloquio con Jerome, assumeva toni ancor più preoccupanti.
Si impose di nascondere i propri pensieri, cercando di minimizzare, pur di non coinvolgere la nonna in una questione oltremodo spinosa e aperta.
– Ma cosa dici, nonna … tu ti preoccupi sempre troppo! – la riprese con un mezzo sorriso stringendo le mani alle sue spalle – Certamente il Generale avrà molti pensieri al rientro da una missione … -
Nanny sospirò nervosamente, chiudendo per un istante gli occhi, forse cercando di lasciarsi convincere dalle sue parole, poi tornò ad osservarlo, arretrando e sfuggendo dalla sua presa.
- Voi non dovreste farmi preoccupare in questo modo! – cominciò a lamentarsi, mentre con un braccio teso afferrava un vaso dallo scaffale di conserve dinnanzi a sé – Tu non hai nessun rispetto per questa nonna anziana … e cerchi di raggirarla tenendola all’oscuro di tutto! –
- Ma nonna … io non … - André cercò di difendersi, ma la nonna aveva già chiuso la conversazione a suo modo, insieme al battente della dispensa che aveva serrato dietro le proprie spalle lasciandolo solo nella polvere odorosa di spezie.
 
Lasciati gli spazi di servizio, Andrè si diresse spedito verso l’atrio, salì il grande scalone fino al piano nobile e si volse al corridoio occidentale, quello sul quale si aprivano gli accessi agli appartamenti del Generale. Restò in ascolto, attento a governare anche il proprio respiro, pur di cogliere qualsivoglia movimento sul piano. Avanzò di un passo sul ballatoio affacciato sull’atrio, scrutando oltre la fredda penombra del corridoio.
Dal piano terreno, alcune voci riecheggiarono dalle cucine; si sporse dalla balaustra, poggiandosi all’imponente corrimano di marmo, ma il trambusto si spense nella voce acuta della nonna capace di ristabilire l’ordine operoso e silenzioso oltre il varco appena visibile.
Ritraendosi, tornò a scrutare il silenzio del corridoio, turbato, ora poteva intuirlo, da un brusio ovattato di voci che parevano lontane. Avanzò attentamente, soffocando i propri passi nella lentezza dei propri gesti, piegando il capo appena un poco sulla spalla e sfiorando con due dita la raffinata boiserie che rivestiva la parete in un intarsio rigido e scuro. Lesse il silenzio delle voci appena intuite e, quando tornarono a fendere il buio, ne intuì la provenienza proprio da quella stanza, a metà corridoio, dove il Generale aveva il suo studio.
Strinse le labbra, accorgendosi di come fosse impossibile insinuarsi tra quelle voci, per distinguerne le parole, ma riconobbe presto il tono freddo e teso della voce grave con cui il Generale stava parlando.
Si avvicinò ancora, fino a raggiungere la porta, sorpreso dallo stridore acuto che gli giunse, forse una sedia spinta in malo modo … o un gesto sgraziato figlio della tensione, mischiato a un nuovo discutere improvvisamente irruento. Posò i palmi sui battenti laccati, sfiorando piano l’intreccio dorato della decorazione, mentre passi sordi rompevano il brusio della risposta.
- Cosa credevi di fare? – la voce del Generale gli giunse nitida, furiosa, inducendolo ad accostare anche  il capo alla porta.
Attese senza fiato che giungesse una risposta, pregando mentalmente che la voce di rimando non fosse quella di Oscar, ma un nuovo tonfo sordo e violento lo sorprese, inaspettatamente vicino, facendo vibrare i battenti ad un soffio dalla sua fronte.
Nel colpo al legno decorato, riconobbe un lamento soffocato che fendendo sorpresa e timori giunse diretto al suo cuore; vi lesse immediatamente l’unica voce capace di oltrepassare ogni dubbio, silenzio e timore. Rimase come rapito, trafitto dal gemito e dalla forza di quell’urto, cercando un appiglio e arrancando senza fiato tra ipotesi sovrapposte e senza fondamento. Immagini confuse occuparono la sua mente e annebbiarono la vista su quel ricamo dorato divenuto alone incomprensibile. Un nuovo colpo fece tremare il battente sotto le sue mani, nessuna risposta, lamento o parola, gli giunse da oltre il legno, mentre la ragione imponeva un’unica scelta.
Le mani si strinsero alla maniglia mentre già, con tutta la forza della rabbia e della preoccupazione, le braccia spingevano il battente aprendo un varco verso lo studio.
 
[i] La giovane dagli occhi grigi, che tanto si imbarazza nello scontro con André,  è l’amica che ha lasciato a “Il mio segreto” la recensione numero 400, nel capitolo 26. Ha scritto di suo pugno il piccolo brano della sua apparizione, portando con sé i vasetti di confettura realizzati con il raccolto di ciliegie fatte la scorsa settimana in quella generosa landa piemontese. Grazie di aver accettato di partecipare a questo gioco!
[ii] Certo, ha chiesto due stanze … tutto sommato sta dicendo la verità.
[iii] Mi ha sempre fatto sorridere questo concetto, soprattutto ribadito ad uno come André che ha passato una vita al fianco di Oscar, violando, a mio avviso, un gran numero di regole di distinzione di classe; detto a questo André in particolare, suona decisamente fuori luogo...

Angolo dell'autrice: un momento per recuperare fiato, prima di un incontro che si annuncia decisivo. Naturalmente, vi lascio un po' di tempo per immaginare cosa possa trovare André aprendo quella porta.
Intanto, ringrazio infinitamente tutte le lettrici, chi segue, ricorda, preferisce, commenta, indaga e, in questa occasione, anche chi si è prestata a tornare nel '700 per preparare confetture e farsi travolgere da André nella dispensa.
Un bacio a tutte e a presto!
  
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