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Autore: _laragazzadicarta_    22/06/2016    4 recensioni
«John, stringimi.»
«Non posso, Paul.»
_______________
Può una foto mostrare più di quanto il volto della persona stessa possa fare? Questi sono gli interrogativi che si pone la giovane Pattie Boyd quando trova una misteriosa foto a casa di sua nonna. La giovane scoprirà la storia del ragazzo ritratto nella foto e ne rimarrà molto colpita. Una storia tra passato e presente, amore e vizio, bianco e nero. Un viaggio oltre oceano alla ricerca della felicità.
Genere: Angst, Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wanderlust.

Capitolo secondo.

« Allora che si fa? »
Il suono arrivò ovattato alle orecchie di Paul. Il giovane era intento ad osservare avidamente l'orizzonte per catturare ogni sfaccettatura di quella sua amata Irlanda dove probabilmente non sarebbe mai più tornato. Osservò il cielo far l'amore col mare e tingerlo di rosso. In quel momento scoprì che il sole tramonta sempre allo stesso modo, anche nei giorni più nefasti.
« Allora che si fa? » ripeté il barrocciao[1] insistente « … signorina! La nave non aspetta lei per salpare! »
« Mi scusi... » sussurrò Paul affandondo nervosamente una mano tra i capelli corvini e scendendo dal calesse prese dalla tasca un guaina[2] in cui aveva pochi risparmi « ...quanto le devo? »
Il barrocciaio scosse la testa.
« Ci ha già pensato il suo fidanzato, inoltre mi ha pregato di consegnarle questo.» riprese l'uomo estraendo una lettera dal taschino della giacca color cenere.
Paul sorrise educatamente e malinconicamente si allontanò.
I pescatori rientravano dalle mogli impazienti dopo una giornata di duro lavoro, i bambini riversi in strada tornavano dalle madri premurose, ma Paul? Cosa ne sarebbe stato di lui? Non aveva nessuno che lo aspettasse in nessun luogo e forse non lo avrebbe mai avuto.
Il nostro infelice si diresse verso l’imbarco della grande nave che lo avrebbe condotto in quell'America accogliente e piena di speranzosi sogni armato solo di un biglietto vinto da George al tavolo da gioco. Eppure, nonostante la meta fosse la chiave della felicità per molti lavoratori, quel viaggio per Paul rappresentava un tristo[3] esilio.
Salito sull’imbarcazione Paul si sistemò sul ponte intento ad osservare gli altri passeggeri salutare gli amici e i parenti rimasti sulla terraferma.
Erano tutti così piccoli da lassù, privi di difetti, tutti esattamente uguali . L'essere più turbe era solo uno dei tanti e il principe più illustre sembrava simile al calzolaio.
« Tu non hai nessuno da salutare? » chiese sornione un ragazzo aspirando del tabacco da un’usurata pipa di legno d'olivo. Il ragazzo dall'aspetto trasandato indossava una camicia troppo larga che lasciava trasparire della delicate clavicole e il petto che si alzava dolcemente ad ogni sospiro.
« A quanto pare nemmeno voi se perdete tempo ad osservare me.. » rispose civettuolo Paul voltandosi e tornando ad osservare gli altri passeggeri.
« Io sono solo per scelta, mentre tu.. » disse il giovane inumidendosi le labbra alla vista del collo delicato del nostro caro Paul.
« Mentre io? » ripeté Paul infastidito senza distogliere lo sguardo dalla folla« Sapete non si da del tu alle ragazze per bene! »
« E le ragazze per bene non viaggiano da sole. » insistè il giovane sconosciuto ritando a sé il volto di Paul.
Paul si sentì intimidito da quell’ eccessiva vicinanza e il cuore sembrò volergli sfuggire dal petto. Così da vicino riusciva a notare ogni dettaglio dello sconosciuto: i capelli dello stesso colore del manto di una volpe, il naso aquilino eccessivamente sporgente e sgraziato, le labbra serrate in un sorriso beffardo, le sopracciglia folte e gli occhi scuri come la notte che stava calando sopra le loro teste.
« Credo sarà un lungo viaggio, signorina. » sussurrò sensualmemte il giovane uomo all'orecchio dell'altro prima di scomparire tra la folla. Paul si sentì così piccolo e vulnerabile.
Inquieto Paul si diresse verso la sua cabina in terza classe. Si liberò degli abiti femminili e rimase in una più comoda sottoveste di lino. Non aveva né un pigiama, né abiti maschili per i giorni seguenti. A fargli compagnia solo una vecchia lampada ad olio che creava temibili ombre in quella suducia cabina. Rimase per vari istanti a guardare il soffitto interrogandosi sull’oscuro destino che lo attendeva una volta giunto nella sconoscita Philadelphia.
Prese la lettera di George che aveva nascosto nel corpetto, vicino al cuore.

“ Caro Paulie,
quando leggerai questa lettera sarai ormai lontano da me e dal mio affetto. Probabilmente non rivedrò la luce del giorno, conosci tuo padre, non mi lascerà vivere con la colpa di averti sottratto ad un avvenire a te tanto spiacevole ed anch'io preferisco morire piuttosto che vivere su questa terra senza averti al mio fianco. Morirò felice perché tu sei al sicuro. Morirò cullato dal ricordo di quel pomeriggio di mezza estate in cui ci giurammo amore eterno in una piccola capanna, pioveva ricordi? Ti piacciono così tanto i giorni di pioggia.
Paul, mio Paul trova la felicità, sii felice per entrambi.
Nella busta troverai dei risparmi, non è molto ma è tutto quello che ho.
Per sempre tuo,
George. ”

Paul rilesse più volte quelle righe. Più e più lacrime bagnarono quell’umile foglio di cotone durante quella lunga notte. “ Vigliacco ”, urlò più volte a se stesso. Non era stato capace di affrontare il suo destino, era lui a meritare la morte non George che era più uomo di quanto lui sarebbe mai potuto essere.
Paul si addormentò piangendo quella notte e le notti a seguire. Non uscì dalla cabina se non per consumare pasti veloci e ritornare a piangere sul sudicio letto della cabina. Era un fantasma.
Eppure quella figura priva di emozioni che camminava con gli occhi bassi attirò l'attenzione di un ragazzo sfacciato ed indisponente che la osservava divertito.
I giorni passarono veloci e il viaggio fu tranquillo, il ragazzo non vide più Paul, ma non si dimenticò mai di quello strano incontro avvenuto sul ponte. Fino a quel momento, almeno.
La nave, prima di arrivare a Philadelphia, si fermò a Boston per riparare un piccolo guasto. Era presto e il sole aveva appena fatto capolino oltre le montagne biancheggianti. L'autunno aveva lasciato spazio al più duro degli inverni.
Due uomini distinti discutevano preoccupati delle notizie appena apprese un città. Il telegrafo aveva trasmesso notizie preoccupanti dalla lontana Irlanda: un giovane, lontano nipote della regina Vittoria, era scapato di casa e si era imbarcato proprio su quella nave, “ La provvidenza ”. Certo, il nome della nave doveva già essere un monito! Oltre che omonima della famosa nave del romanzo I Malavoglia di Verga pubblicato dell'anno 81 del secolo corrente, ne ereditò anche la stessa sorte poiché affondò pochi anni dopo dell'Atlantico. Ma ciò ora non è importante, era stato diffuso un identikit del giovane fuggitivo e due servitori della patria vagavano tra le cabine cercandolo. La descrizione del giovane dai lunghi capelli e dalle labbra carnose raggiunsero le orecchie giuste in tempo, per fortuna. Il giovane uomo dal grosso naso aquilino irruppe nella sudicia cabina dove aveva più volte visto Paul ritirarsi ed iniziò a bussare freneticamente sperando non fosse troppo tardi. Per fortuna i militari non avevano ancora raggiunto quel lato della nave, il giovane aprì confuso la porta coprendosi il petto piatto per nasconderlo.
Lo sconosciuto entrò senza troppi preamboli e chiuse la porta dieto di sé.
« Raccogli le tue cose, devi andartene! » sentenziò il maggiore. Non notando movimenti da parte del minore proseguì « So chi sei... James Paul McCartney. »
« Cosa volete? Uscite da qui o url.. »
Paul tentò di urlare, ma l'altro gli tappò la bocca con una mano.
« Il tuo vecchio ha denunciato la tua scomparsa alla polizia, devi andartene! Ti stanno cercando. »
Il maggiore gli porse dei vestiti femminili puliti.
«Con questo darai meno nell'occhio.» commentò il maggiore.
Paul fece segno all'altro di voltarsi e l'altro ubbidí sbuffando.
« So com'è fatto un corpo maschile. » ribadì il maggiore. Questa volta fu Paul a sbuffare.
Il minore indossò quello straccio e nascose la lettera di George nella guaina con i risparmi . Poi aprì la porta della cabina e si diresse verso il ponte della nave.
Il maggiore lo seguì perplesso.
Paul si arrampicò oltre la ringhiera della nave sotto lo sguardo perplesso dei presenti.
« Cosa diavolo vuoi fare? Almeno sai nuotare? » urlò lo sconosciuto raggiungendo Paul. Il minore fece segno di “no” con la testa. « … perfetto. » sussurrò il maggiore sarcasticamente .
« Nessuno ti ha chiesto di seguirmi. » ribadí Paul.
« Fermi lì. Signorina, non si lanci. » urlarono i soldati mirando a quei due scellerati.
« Io salto, tu salti. Okay? » disse il maggiore tendendo la mano al minore.
I soldati esplosero due colpi per intimidirli, si unirono gli urli delle signore strette al petto dei mariti.
Gli occhi nocciola del minore incontrarono quelli scuri del maggiore e poi fu come volare.
Gli uomini sono uccelli con una sola ala, solo restando abbracciati si riesce a volare.


[1] Colui che guida il calesse.
[2] Astuccio abitualmente di pelle animale.
[3] Solitario.
ANGOLO DELLA PSICOPATICA DI TURNO:
Come promesso eccomi, spero di non avervi deluso, diciamo che è un capitolo corridoio.
Ringrazio Marti e Ale per avermi lasciato un loro parere e tutti voi che leggere♡
Se arrivo a tre recensioni pubblico il prima possibile ☆
Un abbraccio,
Vit
   
 
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