Anime & Manga > Black Lagoon
Segui la storia  |       
Autore: MissyHarry    22/06/2016    1 recensioni
Una vecchia conoscenza di Revy, una nuova associazione che tenta di prendere il sopravvento sull'Hotel Moscow e i soliti fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge.
Perché in fondo un traditore, anche se passa dalla tua parte, rimane pur sempre un traditore.
RevyxRock, accenni... O forse qualcosa di più di semplici accenni, hmmm...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dutch, Nuovo personaggio, Revy, Rock, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 15.
The plan

 

Se c’era una cosa che Rock odiava, e che gli dava incredibilmente sui nervi, era non capire cosa diavolo stesse succedendo.

“Perché diavolo ho un cellulare…?” si chiese in un sussurro.

“Complimenti, colletto bianco” esclamò sarcastica Revy, togliendolo velocemente dalla tasca come se scottasse. “Era la stessa domanda che volevo farti io. Ottima scelta”. Lo fissò in tralice. “Si può sapere perché non te lo sei chiesto tre ore fa!?”

Il giapponese glielo sfilò dalle mani, rivolgendole uno sguardo stizzito. “Evidentemente non è mio, genio” borbottò. “Forse è di quella ragazza con cui stavo parlando prima che arrivassi tu. Non mi ricordavo di averlo tenuto”.

“Ah, adesso sì che sono sollevata!” rispose lei, sarcastica. “Stavo per complimentarmi con te per la bellissima suoneria! Beh, rispondi, no” lo esortò, facendo scattare l’accendisigari e schiacciandolo contro la punta della sua sigaretta. “Brutto deficiente”.

Rock fissò il telefono per qualche secondo. Deglutì.

Chi diavolo poteva essere? Nel migliore dei casi, quella ragazza che lo rivoleva indietro. Sarebbero bastati pochi secondi per sistemarla.

Ma se dall’altro capo del telefono ci fosse stato qualcun altro? Magari proprio…

“VUOI RISPONDERE O NO!?” la pistolera si sporse verso di lui, gridandogli in faccia. “Mi ha dato sui nervi questa canzone di merda!!” Gli prese il polso con la mano tirandolo a sé, e premette il tastino verde del telefono, attaccandoglielo all’orecchio.

“P...Pronto…?”

 

“Japonski!” la voce scontrosa di Balalaika gli fece gelare il sangue nelle vene. “Aaah, sono mooolto incazzata di sentire te rispondere a cellulare. Primo” scandì “avevo detto a te di distruggerlo. Secondo, dove cazzo siete tu e quell’altra deficiente? Non mi sembra la notte adatta da passare in intimità”. Rock non potè vederla, ma giurò che aveva appena piegato le labbra nella sua solita smorfia di disappunto. “Qui c’è lavoro da fare, la figlia del capo ha bisogno di qualcuno di più carino di Boris per dirmi dove si trova la loro base”.

“Oh, Balalaika!” ridacchiò, passandosi una mano sul collo sudato. Diavolo, quella donna aveva sempre la peculiarità di metterlo a disagio - come buona parte degli esponenti del sesso femminile, lì a Ronapur. “Guarda, a dire il vero abbiamo bucato, e siamo in mezzo alla tangenziale. Non sappiamo come arrivare lì, se puoi far venire…”

Rock si bloccò.

“No, aspetta”.

Revy si voltò, stizzita. “Ma che cazz…” il giapponese le premette una mano sulla bocca, zittendola. “A dire il vero, ho un’idea migliore. Ti mando qualcun altro a fare da interprete con lei”.  Gli si dipinse un sorrisetto sinistro sulle labbra quando si voltò verso Revy. “Ho un piano” sillabò, con uno sguardo d’intesa.


“Dai, riprova!”

Mark non stava più nella pelle. Era esagitato: avevano trovato finalmente il modo per contattare Revy il più presto possibile, ed ecco che il cellulare di quella puttanella bionda era occupato da dieci minuti. “Di sicuro non l’hanno buttato, o darebbe spento…” riflette a voce alta.

“Ehi!” Simonette gli tirò una manica, cercando di catturare l’attenzione di quel bel ragazzo. “Perché dovrebbero averlo buttato via? Come mai? E’ il mio cellulare, non….”

“Libero!” esclamò Eda, scattando in piedi. Ah, finalmente! Two Hands gliene doveva veramente tante: si erano tutti ficcati in un bel guaio, e sicuramente Jolanda non era una che amava starsene con le mani in mano mentre a Roanapur scoppiava il putiferio. Nonostante le lamentele dei due biondini lì davanti, aveva chiamato prima lei, avvertendola e chiedendole di mandare un prete a prenderli. E ora avrebbe finalmente - a suo parere - risposto a molti dubbi, dopo aver sentito Revy… Ma soprattutto Rock.

“Ehi, ciao, splendido! Sì, sono Eda, e sto… Ho questo numero perché sono qua con la puttana e…” ignorò bellamente le lamentele della biondina  “Sì, volevo…Ah, la tipa del taxi, sì…” Improvvisamente il perenne sorriso si pietrificò sulle labbra della suora. “…Ah. Certo” rispose, fredda. Si voltò, nascondendo le sue emozioni agli altri due. “Ho capito, vado direttamente lì… Ok”.

Premette il tasto rosso di chiusura della chiamata senza alzare lo sguardo, mordendosi la lingua. Non doveva assolutamente far trasparire le sue emozioni…  E per una brava spia come lei, questo non era certamente un problema.

Si voltò, raggiante.

“I due deficienti hanno bucato” tagliò corto. “Dutch passerà a prenderli. Più che altro, Balalaika si chiedeva se… Beh, non so se te la senti…” Sorrise, rivolgendosi a Mark: l’unico modo perché il piano funzionasse, era cercando di far leva sulla gelosia. “Rock doveva fare da interprete per una tipa, ma evidentemente non è stato all’altezza del compito. Dovresti sentire Revy, è incazzata nera!” scoppio a ridere, sperando che il pesce abboccasse all’amo.

“Ci credo che è incazzata!” si infervorò l’inglese, punto sul viv.o “Quello che mi stupisce è che Balalaika si fidi ancora di quell’idiota buono a nulla! Beh, che doveva fare? Solo l’interprete?” cercò di celare il più possibile il suo interesse,  fallendo miseramente. “Ha a che fare con quello che è successo stasera, vero…?”

“Già” sospirò la suora, accendendosi una sigaretta. Certo che gli uomini erano davvero tutti uguali… Fregarlo era stato più facile del previsto. “Hanno catturato una donna francese, che sembra parlare anche la nostra lingua eh, ma sai…” alzò un sopracciglio, sbuffando una nuvoletta di fumo. “Evidentemente Boris è un energumeno un po’ inadatto per una situazione del genere”.

 

“Hanno catturato una donna francese?!” Simonette si rizzò in piedi, sgranando gli occhioni azzurri. “Sul serio?! Sarà la figlia del mio capo, allora!” ridacchiò divertita.

Calò nuovamente il silenzio.

“Ma è ancora viva, sta qua…?” grugnì Mark. “Vuoi levarti dal cazzo? Stiamo parlando di cose serie!” le urlò contro, fulminandola con lo sguardo. “Piuttosto” si rivolse nuovamente ad Eda “il francese lo conosco bene. Se alla russa va bene, il prete può accompagnarmi volentieri da lei e…”

Venne interrotto dal singhiozzare sommesso di Simonette. Questo era veramente troppo: era stata abbandonata mille volte, quella sera, anche da persone apparentemente gentili e disponibili. Aveva mandato all’aria la sua carriera, le sue conoscenze, la sua auto, la sua vita! Anche facendo affidamento sulle informazioni che poteva aver raccolto, nessuno sembrava interessarsi a lei. Le lacrime cominciarono a scenderle copiose dalle guance, staccandole definitivamente le ciglia finte, ormai più simili a due ragni penzolanti che ad un articolo di make-up.

“N-non devi urlarmi in faccia!” frignò.

Eda si voltò lentamente verso di lei. “Piccola pecorella smarrita, sai cosa dice Matteo nel Vangelo, verso sette?” piegò un angolo della bocca “hai rotto il cazzo, puttana”. Le fece cenno di sparire, scostando il velo e mostrando la fondina vuota sotto l’ascella.

Simonette scomparve a vista d’occhio.

“Dicevamo... Ottimo, sarà contentissima Revy che finalmente ti rendi utile e dai una mano all’Hotel Moscow! Appena arriva padre Fernando ti faccio accompagnare da loro, ok…?” Mostrò il pollice alto a Mark, inforcando l’Harley e girando le chiavi nel quadrante. “Grazie mille della compagnia, sei stato un vero tesoro. Il mio amichetto arriverà a minuti, non preoccuparti… Lui sa dov’è l’Hotel Moscow!” Agitò una mano nella direzione dell’inglese, e partì a tutta birra.


La leggera brezza di quella notte scorreva fra i capelli della suora, facendole svolazzare il velo; purtroppo, però, non era abbastanza forte da dipanare i pensieri che le affollavano la mente.

“Testa di cazzo” mugugnò, contrariata. Era da sempre abituata a risolversele da sola, le questioni… Ed ora doveva far finta di nulla, e lasciare andare illeso quell’idiota che - stando a quello che aveva appena appreso - l’aveva colpita alla nuca poche ore prima. “Se solo avessi le mie glock…” sibillò. Per una volta, avrebbero dovuto tutti sottostare al gioco di Rock.


Benny sospirò. Col capo si finisce sempre così.

E’ un classico: “fai come vuoi”, “a te la scelta”, ma alla fine è sottinteso che, se non fai come vuole lui, nel migliore dei casi vieni licenziato…

Nel migliore dei casi.

“Certo che mi va di accompagnarti a cercare Revy e Rock”, aveva risposto, sarcastico. “Mica lo faccio perché me lo chiedi”. E difatti, ora si trovava controvoglia sulla soglia del palazzo, aspettando che Dutch arrivasse con un’auto.

“Meno male che tira aria” aveva sospirato, stringendosi nelle spalle. Aveva cercato di temporeggiare il più possibile mentre si preparava, ma dopotutto per infilarsi un paio di infradito ed una camicia non ci voleva tutto quel tempo…

Vide da lontano un’auto che si avvicinava. Alzò la mano, per farsi notare.

Soffocò uno scoppio improvviso di risa.

La macchina in questione era una fiat cinquecento rosa confetto, e faceva un certo effetto vedere il finestrino abbassarsi e un omaccione nero sporgersi per farsi notare.

“Uhm, bella auto” ridacchiò il biondo.

Dutch si accigliò. “E’ l’unica che ho trovato” rispose, visibilmente a disagio nel minuscolo abitacolo. “Sbrigati, che questa storia deve finire in fretta”.


“Fammi capire”. Revy stese le gambe, aspirando una lunga boccata dalla sigaretta. Si rigirò il cellulare fra le mani. “Adesso devo chiamare Dutch e Benny, giusto? Così ci vengono a prendere e andiamo da Balalaika…?”
Rock scosse la testa, concentrato. “No, non andiamo da lei. Senti, chiamali e non fare domande, va bene? Sto cercando di concentrarmi”. Portò le dita alle tempie, chiudendo gli occhi. Si chiese per un attimo se lo sguardo corrucciato e i respiri profondi lo facessero sembrare un idiota agli occhi della ragazza, ma non se ne curò particolarmente.

Two Hands lo fissò per qualche secondo. Le faceva sempre una certa impressione, vederlo al lavoro… Dalla prima volta in cui li aveva cacciati fuori dai casini, con quell’elicottero che voleva farli secchi, a quando aveva dimostrato una certa abilità nel riuscire a salvare capra e cavoli con la faccenda di quella cameriera pazzoide. Doveva riconoscerlo: era stato proprio una buona aggiunta al team, quel colletto bianco… Anche se non glielo avrebbe mai, mai e poi mai fatto notare.

“Sei tu la mente, io sono il braccio” borbottò, sorridendo fra sé e sé. Loro due sembravano quei personaggi dei manga, ognuno in grado di fare un piccolo pezzetto per raggiungere l’obiettivo… Col piccolo dettaglio che, solitamente, chi faceva fuori tutti era un omone muscoloso, non una ragazza cinese.

Sospirò, componendo il numero del cellulare di Dutch. Che disagio, la sua vita.


***

Angolo Autrice

Ragazzi, grazie a tutti per le recensioni! Come vedete, sto cominciando ad impegnarmi e a sfornare un capitolo alla settimana.
Lo so, ho detto che la fine era vicina, ma vedrete che fra poco tutte le storie si intrecceranno...
Tranne quella di Simonette, ecco.
Forse la sua no.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Black Lagoon / Vai alla pagina dell'autore: MissyHarry