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Autore: Mr Lavottino    22/06/2016    5 recensioni
STORIA AD OC
Una ragazza di venti anni è stata trovata uccisa nella sua camera. Suo padre, un gangster, obbliga la polizia canadese a trovare il colpevole, pena una ribellione della sua gang.
Quattordici ragazzi sono stati sospettati dell'omicidio, ed il gangster li fa rinchiudere dentro una sua villa, sotto sorveglianza stretta della polizia.
Peccato che, ad insaputa della polizia stessa, Chris MClean, questo il nome del gangster, abbia riempito la casa di trappole per uccidere tutti i ragazzi al suo interno.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Le camere erano tutte uguali: un letto matrimoniale al centro, dove erano posati i bagagli dei ragazzi, un comodino sulla destra e uno sulla sinistra, uno specchio appeso alla parete, due sedie  ed un tavolino. Le pareti erano colore di un giallo chiaro e c’era una finestra, con tende viola e sbarrata da delle grate di ferro, fuori da essa si riusciva a vedere solo un’immensa distesa verde, con qualche albero ed una tenda, dove stavano i poliziotti addetti all’osservazione.

Damian entrò nella sua stanza dando un calcio alla porta, con un’espressione alquanto arrabbiata sul volto.

- Io non voglio avere a che fare con questa puttana!- gridava, continuando a dare calci a tutto ciò che trovava, mentre Elly, appoggiata allo spigolo della porta, se la rideva di gusto.

- Oddio, mi fai morire dal ridere.- alla bionda piaceva sfottere la gente, la faceva sentire superiore agli altri, le dava un senso di potenza. E quel ragazzo era una vittima perfetta, con quel suo atteggiamento infantile e provocatorio sarebbe sicuramente caduto nella “trappola” che stava per porgli.

- Mi prendi per il culo?-

- L’ho mai fatto?-

- Se non fossi donna ti avrei già spaccato la faccia.-

- Oh, sei un galantuomo?-

All’ennesima presa di gioco da parte della ragazza il castano la spinse contro il muro, facendole battere la schiena contro la superficie fredda. I loro sguardi si intrecciarono, mentre le mani di Damian le tenevano bloccati i polsi.

- Vuoi stuprarmi?- accennò, con un briciolo di malizia.

- Eccome se vorrei.- tagliò corto, prima di poggiare una mano sul seno della ragazza – Però non sono scemo come credi.- gli rispose infine, lasciandola sul posto per andare nella sala dove il “nero” aveva dato loro appuntamento.

L’aveva sottovalutato, eccome se l’aveva sottovalutato. Si morse il labbro, cercando invano di dimenticare la figura che aveva fatto, infondo a lei piaceva essere la dominatrice, e trovare un ragazzo come lui la faceva eccitare. Ma gli avrebbe mentito, perché lei diceva sempre bugie, anche sul bus gli aveva mentito spudoratamente. Le aveva già dette in passato e le avrebbe dette in futuro.

 

Nella stanza accanto Rui cercava, invano, di avere una conversazione con Keel, il quale lo snobbava, che era sdraiato sul letto, con tanto di scarpe sul materasso.

- Amico, almeno le scarpe levatele.-

Nessuna risposta.

- Oh, ma che cazzo! Almeno rispondimi! Mandami in culo, offendimi o trattami male, ma almeno rispondimi!-

Il rosso, che visto dalla prospettiva di Rui era più moro causa la oscurità della sua tonalità, si mise a ridere, facendolo sentire come preso in giro.

- Penso che potresti starmi simpatico.- tagliò corto Keel, alzandosi dal letto e mettendosi a disfare la valigia.

Ogni vestito al suo interno, c’erano solo giacche, era di tonalità scura, a parte per le magliette rosse, che coprivano l’altra metà della valigia.

- Ma… pantaloni no?- domandò, osservando il dentro della sua valigia, che era invece distribuita regolarmente tra i vari tipi di vestiari.

- Ho questi, penso che per una settimana possano bastare.-

- Ma sei un sudicio!-

- Sto scherzando.- obiettò Keel, che si sentì quasi offeso da quella dichiarazione. Sollevò le magliette rosse e sotto, sempre di una tonalità scura, c’erano due paia di jeans.

- Menomale! Non volevo passare una settimana in compagnia di un sudicio.-

- Oltre che un sudicio potrei anche essere un assassino.- gli rispose, facendo voltare lentamente il moro, che con i suoi occhi rossi squadrò l’altro che, dopo aver passato dieci secondi con un sorriso sadico sul volto, scoppiò a ridere.

- Ti sto prendendo in giro. –

- Beh, però potrei essere io. – Rui provò ad imitare lo sguardo di Keel, fallendo miseramente e facendo scoppiare dal ridere tutti e due.

Poi il rosso fece segno all’altro di seguirlo e si diressero chiacchierando tranquillamente verso la sala.

 

In un’altra stanza Alex stava tranquillamente disfacendo la valigia, mentre Zair lo stava osservando in silenzio, seduto su una sedia li vicino.

- Se non le smetti ti lancio un avada kedavra.- i suoi occhi gelidi puntarono il ragazzo, che estrasse la lingua, sfottendolo.

- Non sei il mio tipo. Il tuo carattere non è di mio gradimento.- il biondo lo guardò, cercando di non mettersi ad urlare per lo spavento, mentre Zarin si era invece alzato ed aveva iniziato anche lui a disfare la valigia – Comunque dalle mie parti si dice che il metallo respinga la magia nera.- si indicò il sopracciglio, dove un piercing blu era posizionato.

- Tsk, e tu pensi di fermarmi con quello?- Alex estrasse dalla sua valigia un libro con una copertina nera e delle scritte argentee.

- No, ti prego, non maledirmi.- il moro si mise in ginocchio, implorando l’altro, con un evidente tono da presa in giro, di non farlo.

- Oggi mi sento buono.- tagliò corto il biondo, gettando il libro nella valigia e si incamminò verso la sala.

Zarin rimase ancora per un po’ nella stanza da solo, ridendo ancora per la stupidità dell’altro.

 

- Ah, ma guarda qui che casino!- Chantal stava mettendo in ordine la sua valigia, poiché i suoi vestiti erano tutti stracciati, probabilmente a causa del trasporto.

Suzanne, invece, stava allegramente saltando sul letto, canticchiando una canzone alla mora sconosciuta.

Pensò bene di intraprendere una conversazione per provare almeno a fare amicizia con quella svitata, infondo ci avrebbe dovuto passare una settimana insieme e nel caso fosse stata l’assassino magari l’avrebbe lasciata in pace in un atto di pietà.

- Dimmi, Suzy, cosa ne pensi di questo viaggio?- domandò con lo stesso tono che di solito rivolgeva ai bambini o al suo cane.

- Mi piace il nome Suzy!- la viola si mise a ridere, stendendosi sul letto – Per ora è tutto così divertente!- era una ragazza fuori ed una bambina dentro, cosa che a Chantal fece preoccupare e non poco.

Sapeva, per esperienza, che i bambini sono le cose più crudeli del mondo, perché non hanno freni. Ti dicono tutto ciò che pensano, che siano cose belle o brutte. Molte volte qualche bambino si era spaventato nel vederla, oppure l’aveva chiamata grassona.

Ormai se un suo coetaneo la insultava non le importava niente, ma con i bambini sentiva sempre quella stretta al cuore, perché era come se le confermassero quello che i bulli le dicevano.

Smise di pensarci, consapevole che si sarebbe depressa, e decise di continuare la discussione, andando su un lato più “bambinesco”.

- Dimmi, cosa ne pensi dei ragazzi?- domandò, alzando le ciglia, come ad intimarla di rispondergli assolutamente.

- La lucertola mi fa paura, quello con il cappello mi sembra un idiota, il biondo è cattivo, quello con il piercing è strano, il nero è un fallito, quello con gli occhi rossi è simpatico e il rosso è troppo silenzioso.- rispose, tenendo il conto con una mano.

Chantal sorrise, notando con quanta infantilità tendeva a parlare anche dei suoi “compagno di viaggio”.

- E delle femmine?-

La viola mise il dito indice sulle labbra, pensando ai nome delle compagne ma, poiché non ne ricordava nemmeno uno, a parte quello di Chantal, usò delle metafore come per i ragazzi.

- Chantal per ora mi sta simpatica, quella con le meches mi sembra un po’ scorbutica, la bionda è un po’ troppo aggressiva e quell’altra è troppo silenziosa.-

La mora la guardò con un sorriso in volto, pensando ancora a quanto infantile fosse la “bambina”. Ma Suzanne non era come pensava, dietro una maschera fatta di infantilità e dolcezza si nascondeva un lato intelligente e sadico, nonché egoista. E lei lo aveva notato, aveva notato come l’altra tendesse a sottovalutarla, come pensava che sarebbe stata facilmente raggirabile.

E a lei stava bene così, avrebbe sfruttato questa cosa a suo vantaggio, d’altronde faceva sempre così, usava tutti a suo vantaggio, sempre mai mostrare la sua vera essenza.

- Andiamo nella sala. – la mora interruppe i pensieri di Suzanne, che si alzò dal letto con un salto e cacciando anche un piccolo urletto.

- Andiamo!- disse, iniziando a correre verso la porta.

 

Thaunder aveva riposto tutto il suo vestiario, “davvero infantile” o almeno Louise la pensava così, nel comodino ed era già pronto per andare nella sala.

La sua compagna di stanza, invece, doveva ancora finire, causa l’eccessiva quantità di vestiti che si era portata.

- Dovrebbe portarsi meno vestiti, la borsa deve essere leggere per quando si va in guerra.-

- Ti sembra che stiamo andando in guerra?- la mora rispose acida. A lei non piacevano gli uomini, li disprezzava con tutta se stessa. Era lesbica dichiarata, e per questo i suoi coetanei maschi la sfottevano, dicendo che era solo “astinenza dal cazzo”.

- Non si sa mai, bisogna sempre prepararsi al peggio.-

- Ma vai in culo. –

- L’educazione, prego.- rispose lui, guardandola con la faccia arrabbiata.

- Ma vai in culo. – ripeté, senza nemmeno guardarlo negli occhi. – Ah, tu dormi sul pavimento. Non voglio condividere il letto con uomo. –

- Mi sta prendendo in giro?-

- Sono serissima. E smettila di darmi del lei, sei rivoltante.-

- D’accordo, se insiste la smetto. Ma non vedo perché dovrei dormire in terra.-

- Perché gli uomini mi fanno schifo.-

- Non ti stupro mica.-

- Non si sa mai.-

- Mi spiace, ma non sono disposto ad accettare tali condizioni. Ed ora andiamo, dobbiamo farci trovare nella sala. – Thander si avviò verso la porta, dando un’occhiataccia a Louise, che ricambio con tanto di dito medio alzato.

- Stronzo.- sussurrò sotto voce, uscendo non appena ebbe finito di sistemare le sue cose.

 

Nihal e Diana stavano in silenzio dentro la loro stanza mentre sistemavano le loro cose.

La ragazza era visibilmente in imbarazzo nel dormire con un uomo, soprattutto perché l’unico pigiama che si era portata era molto trasparente.

Il rosso finì in fretta, posando poi la valigia sotto il letto e mettendosi a sedere su una delle due sedie. Diana fece lo stesso, guardando fuori dalla finestra e cercando di attaccare bottone.

- Tu hai il pigiama, vero?- domandò, dicendosi poi quanto fosse stupida ad aver iniziato il discorso così. Un sorriso, più per vergogna che per altro, si dipinse sul volto di Nihal.

- Ehm, no. Di solito dormo in mutande.-

La faccia della ragazza diventò tutta rossa, mentre l’altro si grattava la testa. Non ce l’avrebbe fatta, si sarebbe vergognata troppo.

- Se vuoi posso dormire vestito.-

- No! Cioè sì! Aspetta, no. Ehm, fai come ti pare. – era rossa in volto e molto imbarazzata.

- Se non te la senti di dormire nello stesse letto posso dormire sulla sedia, per me è uguale.-

- No, non ti preoccupare.- fece lei, cercando di sorridergli.

- D’accordo.-

La conversazione terminò lì, per quanto Diana non volesse, e tra i due piombò un silenzio alquanto imbarazzante. Nihal stava tranquillamente seduto sulla sedia, rivolto verso la finestra, e stava osservando il cielo, mentre lei lo osservava da dietro, cosa che lo metteva un po’ sotto pressione.

- Certo che c’è un bel tempo.- stavolta fu lui ad attaccare bottone.

- Ahm, sì.-

- Dalle mie parti il cielo è sempre grigio.-

- Di dove sei?- domandò, felice di aver finalmente iniziato una discussione.

- Di Montreal, sono venuto a Toronto sei mesi fa e mi sono già cacciato in questo casino. Tu?-

- B-Beh, io sono di Toronto.- quella domanda la imbarazzò molto, per quanto non sapesse nemmeno il perché. Quel ragazzo era stati gentile con lei, il che la rendeva davvero felice.

- Direi di andare, ci aspettano nella sala.- propose lui, indicando la porta con la mano. Diana accennò silenziosamente, per poi alzarsi e seguirlo verso l’uscio.

Non appena Nihal mise piede fuori dalla stanza Suzanne gli sbatté addosso, cadendo però a sua volta.

Il rosso le tese la mano, con un sorriso che fece tingere di rosso il viso della viola.

- Ti sei fatta male?- domandò, aiutandola a tirarsi su.

- N-No, grazie.- il cuore le batteva forte e stava perdendo il controllo di se stessa. Non aveva idea di cosa le stesse succedendo.

- Scusala, è piuttosto distratta.- fu Chantal a chiedere scusa al posto di Suzanne, che porse solo un grosso sorriso in direzione del ragazzo, il quale ricambiò, per poi avviarsi verso la sala, invitando Diana a seguirlo.

La viola guardò male la castana, che si sentì oppressa da quello sguardo, come se fosse chiusa in gabbia. A Suzanne, Diana non piaceva nemmeno un po’.

I quattro giunsero infine nella sala, una stanza non troppo grande, con cinque divani disposti in cerchio, un grosso tavolino nel mezzo una TV sopra uno scaffale, un altro lampadario, con cui ad Alex fu severamente vietato interagire, e delle porte che la collegavano al corridoio dove erano passati i ragazzi e ai bagni.

Nihal si sedette su un divano libero e Diana si mise proprio alla sua destra, cosa che fece imbestialire Suzanne, che si mise subito alla sua sinistra. Chantal stava per sedersi su un altro divano, vicino Louise, quando una voce si levò dal gruppo.

- Non ci entri.- Damian aveva tirato un’altra delle sue frecciatine alla mora, che stava per rispondergli a tono, ma fu anticipata da Rui.

- Sta zitto. Lasciala stare.- il suo sguardo rosso si incontrò con quello verde dell’altro, che decise bene di lasciarlo in pace.

- Per iniziare direi che dovremmo tutti parlare un po’ di noi e soprattutto specificare il nostro rapporto con Heather MClean.- fu Thander a prendere in mano la situazione, cercando di mantenere comunque un tono alla mano. – Qualche volontario per iniziare?- Chantal alzò la mano, attirando l’attenzione su di se.

- Inizio io.- si prese qualche attimo per organizzare il discorso e poi iniziò a parlare. – Ho diciotto anni e sono canadese. Son nata a Toronto, ho avuto un infanzia difficile per via della mia obesità e non ho finito il liceo perché ritenevo tutti i miei compagni di classe inutili. Quattro mesi fa ho iniziato a lavorare in un fast food e li ho conosciuto Heather. Era una ragazza spocchiosa, che mi ha subito preso in giro per la mia stazza, ma mica mi sono tirata indietro, eh! Le ho risposto a tono e siamo quasi finite alle mani, ma poi non l’ho più incontrata.- il racconto di Chantal fu breve, non le andò di approfondire le informazioni sul suo passato, anche perché erano delle persone che non conosceva.

Il secondo a presentarsi fu Damian, che appoggiò i piedi sul tavolino per mettersi comodo ed iniziare quindi a parlare di se.

- Sono canadese, ho diciannove anni. Vengo anch’io da Toronto. Ho passato un’infanzia allegra e felice finché all’età di quindici anni sono stato spedito in riformatorio per tentato omicidio ai danni della mia ex, anche perché ho rubato della marijuana, ma questo non è molto importante. Ho incontrato quella rompipalle di Heather MClean a causa dei miei amici che uscivano con le ragazze del suo gruppo, però non ci ho parlato molto.- il castano disse tutto rapidamente, finendo in meno di tre minuti e facendo segno agli altri di passare ad un altro.

Il terzo a presentarsi fu Thander che, da buon militare, disse tutto alzandosi in piedi e con un tono di voce squillante. – Sono nato in Colombia, ma i miei genitori si sono trasferiti a Toronto quando avevo solo cinque anni. Adesso ho vent’uno anni. da piccolo ho accidentalmente dato fuoco alla casa dei miei genitori ed ho provocato la loro morte, quindi sono stato allevato in un’accademia militare. Ho lavorato per la signorina MClean come guardia del corpo per un mese, poiché ero solo in sostituzione di un altro.-

- Hai ucciso i tuoi genitori?- domandò Damian, guardandolo con occhi turbati.

- Solo per sbaglio.- tagliò corto, come se la cosa non lo turbasse minimamente.

Poi fu il turno di Suzanne, che intanto si era seduta sulle gambe di Nihal, anche senza il consenso di quest’ultimo, guadagnandosi un’occhiata da parte di Diana.

- Ho diciannove anni, sono canadese, ho passato un’infanzia felice fino alla tragica morte dei miei poveri genitori. Ho incontrato Heather nel negozio dove lavoravo perché veniva spesso a fare spese li.-

- Breve ma intenso.- commentò Rui, per poi iniziare a parlare – Ho anch’io diciannove anni, sono inglese e mi sono trasferito in Canada due anni fa. Infanzia tranquilla. Sono stato fidanzato con Heather per un mese, poi ci siamo lasciati perché l’avevo fatta sembrare un bue a suon di corna, ed anche perché non ero innamorato di lei.- un applauso da parte di Damian si levò dalla folla.

Louise si guardò in torna, cercando qualcuno disposto a parlare, invano, ed allora si apprestò a parlare di se.

- Diciannove anni, canadese, infanzia felice, a sedici anni un anno di riformatorio per spaccio ed ho incontrato Heather alle medie. Fine, non chiedetemi più nulla.-

Toccò poi a Zarin che, tra una risata e l’altra, riuscì a “parlare di se”

- Mi chiamo Zarin, ma penso che questo lo saprete già, ho diciotto anni e sono Americano, mi trasferito in Canada all’età di due anni. I miei genitori mi odiavano, credo mi odino tutt’ora, tant’è che mi accusarono di numerosi furti per farmi finire in riformatorio, in modo da farmi levare dalle palle. Non appena sono uscito da quell’inferno ho iniziato a darmi alla pazza gioia. Ho imparato a dare fuoco alle cose e sono anche diventato un maniaco sessuale, a proposito Louise, ti si vede il reggiseno.- si interruppe, ricevendo un sonoro “vaffanculo” dalla vittima.

 - Ho incontrato la signorina MClean perché un mio amico se la faceva di brutto e, quando i due si sono lasciati, sono entrato senza motivo nella sua lista nera.

A parlare dopo Zarin fu Diana, la quale però non aveva un granché da raccontare.

- Ho Diciotto anni, sono canadese ed ho avuto un’infanzia abbastanza bella e tranquilla. Avevo Heather in classe alle superiori e le stavo antipatica perché avevo voti migliori dei suoi.-

Dopodiché toccò a Nihal, che si tirò più su dal divano, movimento reso difficoltoso dalla presenza di Suzanne sulle sua gambe.

- Ho ventiquattro anni e sono di Montreal. Da poco mi sono trasferito a Toronto. Ho un’accusa per tentato omicidio e una per stupro, nella stessa circostanza. Non so dirvi se sono colpevole o no perché ero sbronzo, ma ho passato comunque sei mesi in carcere. Quando l’ho conosciuta? Vediamo… doveva essere circa tre mesi fa, quando ha chiesto ad un mio amico collega di lavoro di presentarmela, ma le ho dato palo, questo è successo ben quattro volte.- tutti rimasero interdetti nel sapere che il rosso aveva passato degli anni in carcere, perché dal suo aspetto non pareva: un ragazzo sì solitario, ma anche gentile e premuroso, che evidentemente portava degli oscuri segreti alle spalle.

All’appello mancava Alex, che si presentò dicendo varie “stronzate” riguardo a come aveva conosciuto la magia nera.

- Vabbé dai sono canadese, ho venti anni e bla bla bla. Ho conosciuto la magia nera a dodici anni e da lì ho iniziato a praticare stregoneria. Ah, ho anche avvelenato la mia ex, senza sfortunatamente riuscire ad ucciderla, e ho sparato a un tipo in un pub che voleva violentare la cameriera, però sono scappato, quindi non sono finito in carcere. La signorina Heather era una mia amante, con il quale facevo le corna ad un mio amico del club di occulto, tutto questo quando avevo sedici anni. -

Prese parola Elly, che fece tutto il discorso guardando negli Damian, che la evitava con lo sguardo.

- Ho ventidue anni, sono Spagnola e mi sono trasferita in Canada a tredici anni. Ho passato un anno al riformatorio con l’accusa di prostituzione, all’età di undici anni, quando ero ancora in Spagna.- il suo discorso fu interrotto bruscamente da Zarin.

- E tu saresti lesbica?- domandò, facendo mordere il labbro all’interessata, che si accorse di essersi data involontariamente la zappa sui piedi.

- Ho capito i miei veri sentimenti a quindici anni, e poi lo facevo per il guadagno. Comunque, ho incontrato Heather perché uscivo con lei ogni tanto, ma non eravamo molto amiche.-

Per ultimo parlò Keel, cercando di essere il più cinico possibile.

- Sono canadese e ho ventiquattro anni. Faccio parte della Mannaia Street, una banda criminale a cui mi sono unito per passare meno tempo possibile con i miei. Sono stato arrestato per spaccio, ma senza finire in carcere. Ho incontrato Heather perché comprava erba da noi.-

- Quindi era anche una drogata.- disse Alex, con tono sorpreso.

- Ora che ci siamo tutti presentati cosa facciamo?- domandò Diana, facendo cadere in una profonda meditazione tutti gli altri.

- Proviamo ad identificare il colpevole.- propose Louise – Almeno ce ne andiamo prima e posso tornare nel mio mondo con la Wi-Fi.-

Tutti acconsentire, pensando che sarebbe potuto tornare utile perdere del tempo nel cercare l’assassino tra loro.

- Per quello che ho sentito mi sembra che Chantal non avesse un bel rapporto con Heather, quindi potrebbe essere lei la colpevole.- disse Damian, che trovava veramente antipatica la nera.

- Sì, e secondo te lei si sarebbe arrampicata su due piani di casa, avrebbe scassinato una finestra ed infine ucciso una ragazza? Senza offesa, ma con il suo peso dubito possa riuscirci.- la difese Rui, ricevendo un grazie silenzioso dall’altra. – A me pare che Keel abbia una faccia da killer, anche se da quello che ha detto credo si più sospetto Alex. – i due interpellati si guardarono, per poi voltare lo sguardo verso il moro, che sussurrò un “senza offesa” ai due.

- Sentite, ritengo che tutto ciò sia una stronzata. Ci stiamo solo mettendo uno contro l’altro.- obiettò Elly, ottenendo un cenno positivo da tutti. – In più sono le dieci, direi di farci un panino e di andare a dormire, poi domani dobbiamo esplorare la villa.- ancora una volta furono tutti d’accordo, soprattutto sul mangiare, poiché nessuno aveva pranzato.

La cucina si trovava nello stessi corridoio delle stanze, ed era enorme. Tre frigoriferi sulla sinistra, i fornelli sulla destra e un tavolo da cucina, con tanto di lavello, al centro.

Thander si offrì volontario per preparare la cena, ovvero i tanto agognati panini, che furono finiti in meno di cinque minuti da tutti. Si incamminarono quindi verso le loro stanze per andare a dormire.

- Nihal, posso dormire con te? Ho un po’ di paura.- Suzanne, che per altezza non arrivava nemmeno alle spalle del rosso, gli stava tenendo la maglietta, per attirare la sua attenzione.

- C’è Chantal a difenderti, non ti preoccupare.- rispose lui, sgranando gli occhi a quella strana richiesta. Già doveva dormire con Diana, se poi ci si aggiungeva un’altra ragazza sarebbe sicuramente morto d’imbarazzo.

- Già, Chantal si mangerà chiunque ti vorrà fare del male.- scherzò con cattiveria Damian, che subito dopo si ritrovò sbattuto al muro da Rui.

- Mi sembra di averti già detto che hai rotto il cazzo.-

- Calmo amico, tu che centri?- a quelle parole il moro fece battere nuovamente la schiena del castano contro il muro, provocandogli ulteriore dolore.

- Smettila subito, o ti faccio male sul serio.- gli rispose, lasciando la presa.

Dopo lo scandalo iniziale per quel siparietto Nihal fu costretto ugualmente da Suzanne a rispondere.

- Non posso, sono già in stanza con Diana.- le rispose il più gentilmente possibile, cercando di convincere la viola. Questa guardò male la castana, per poi fare una faccia triste ed accettare la decisione del rosso.

Quella Diana era un problema per Suzanne, un problema molto grosso. Andava eliminata a tutti i costi.

Intanto Elly stava sfottendo Damian per la brutta figura fatta con Rui, procurandosi solo occhiatacce da parte del castano, che stava davvero perdendo la calma.

- Davvero, che figura di merda!- disse tra una risata e l’altra, indicando Damian, che la insultava con lo sguardo, seduto su una sedia. – Figura peggiore non la potevi fare, ti ha proprio umiliato.- dopo l’ennesimo insulto Damian non ci vide più. Prese la ragazza per il braccio e di forza la buttò sul letto, saltandole in collo.

- Vuoi vedere cosa ti faccio ora?- le disse, con tono di voce piano per non farsi sentire, nell’orecchio.

- Illuminami.- rispose lei, sfidandolo con gli occhi. Lui accettò la “sfida” ed iniziò a spogliarla con violenza, rompendogli anche la maglietta.

E passarono la loro notte così, facendo quello che per Damian era uno stupro, mentre per Elly solo un piccolo divertimento estivo. L’aveva fregato, con il suo atteggiamento strafottente e lunatico era riuscita a farlo cadere ai suoi piedi. Ora sarebbe stata una sua pedina in tutto e per tutto.

Dalla stanza accanto Nihal e Diana, rossissimi in volto, sentivano i due. Già lui era in mutande e lei in una camicia da notte quasi trasparente, poi sentire i due nell’altra camera fare queste cosa non aiutava molto.

Invece Suzanne passò tutta, e sottolineo tutta, la notte a lamentarsi con Chantal perché Diana aveva la fortuna di dormire nello stesso letto di Nihal.

A Thander toccò dormire sul pavimento, perché Louise l’aveva buttato giù dal letto a calci, mentre tutte le altre coppie dormivano tranquillamente.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Questa settimana ho avuto un sacco di tempo e sono quindi riuscito ad aggiornare la storia.

Direi che in questo capitolo ho puntato più sul “far conoscere” i personaggi tra di loro e sul creare amicizia e inimicizie, o anche triangolo come il Nihal-Diana-Suzanne, portando quindi la viola ad odiare la piccola Diana con tutta se stessa XD.

O anche come il rapporto di “quasi amicizia” tra Rui e Chantal, che porta quindi Rui e Damian a non volersi molto bene.

I legami tra gli altri personaggi saranno approfonditi nel prossimo capitolo, in cui i nostri eroi esploreranno la villa di MClean, e dove finalmente avremo la comparsa del cattivo.

Quindi inizierà la trama vera e propria, si può dire che questi tre capitoli erano solo una specie di prologo.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il precedente capitolo e quelli che recensiranno questo. 

   
 
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