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Autore: Milla Chan    23/06/2016    1 recensioni
Rei era sempre stato affascinato dalla coordinazione che si nascondeva dietro l’efficienza di un albergo di lusso. Era un meccanismo: ogni cosa doveva funzionare in modo perfetto e armonico, ogni persona contribuiva all’andamento ben scandito di quel grande orologio vivente.
Ma un granello di polvere basta a inceppare tutto quanto.
[Reigisa] [Hotel AU]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 10: Emotional Shower
 
-Hazuki Nagisa, devo mostrarti una cosa molto importante.- cominciò serio Rei da dietro il bancone della reception, prendendo un opuscolo e facendolo scivolare sul marmo, verso il biondo che lo guardava rapito.
-Questa brochure illustra il nostro nuovissimo centro benessere. L’abbiamo costruito quest’inverno e possiede le migliori attrezzature per offrire al cliente un servizio di prima qualità.- spiegò fiero dopo essersi aggiustato gli occhiali. Nagisa la aprì e si concentrò sulle immagini, piuttosto che sulle scritte.
-Come vedi, è dotata di una sauna, un’ampia camera per massaggi, un’altra per la cromoterapia, con anche un materasso ad acqua, senza contare la magnifica stanza del vento e la doccia emozionale. Si possono anche prenotare manicure e pedicure.-
-Doccia emozionale…?- chiese Nagisa, confuso.
-È una doccia, ma con cromoterapia e aromaterapia. Un’esperienza per rilassare mente e corpo.- spiegò Rei, portandosi prima le mani alle tempie e poi al cuore.
Nagisa lo scrutò perplesso da oltre l’opuscolo. -E perché mi stai dicendo tutto questo, Rei-chan?-
-Sembra andare molto di moda, moltissimi alberghi stanno istallando oasi relax di questo tipo, e i clienti rispondono molto positivamente. Potresti dirlo alle tue sorelle e ai tuoi genitori, non mi pare che ne abbiano ancora usufruito!-
Il biondino chiuse la brochure con uno scatto, quasi spaventando Rei, e lo guardò con occhi grandi. -Andiamo io e te a farci fare un massaggio!- esclamò entusiasta.
-Cos… Come puoi pensarlo!?-
-Perché no!?-
-Io qui ci lavoro!-
Nagisa reclinò la testa indietro con un lungo lamento. -Eddaiiiii, se si fa su appuntamento ci saranno sicuramente dei momenti liberi, mica rubi il servizio ai clienti! Davvero, se io fossi te, me ne starei sempre in spiaggia o in piscina o a rilassarmi su qualche poltrona vibrante!-
Rei si tolse gli occhiali e si massaggiò la radice del naso. -Perché la fai sempre così facile?- sospirò.
-Dai, dai, guarda se ci sono appuntamenti per oggi, dai.- lo spronò impaziente Nagisa, saltellando aggrappato al marmo.
Rei emise un verso basso di disappunto, ma spostò gli occhi sul grande calendario della settimana sul quale venivano scritti gli appuntamenti e i particolari compiti o incontri in programma.
-Oggi non possiamo.- asserì picchiettando una biro accanto al foglio. Nagisa si lasciò sfuggire un lungo “no”, per essere però subito interrotto. -Però domani è libero.-
Il “no” si tramutò in uno squillante “sì!” e Nagisa alzò le braccia al cielo.
-Ci facciamo fare un massaggio!- esclamò sognante.
-Beh, teoricamente… ci andrebbero almeno due giorni di preavviso per chiamare le massaggiatrici.-
L’espressione di Nagisa si spense e lo guardò con occhi supplicanti. -Ma comeeee…-
Rei alzò le spalle. -Beh, i locali saranno comunque liberi per un paio d’ore.-
-Rei-chaaaaan, basta riempirmi di speranze e poi disilludermi e poi riempirmi di speranze di nuovo!-
-Sei tu che ti entusiasmi con un niente!-
-Fatto sta che è libero, e noi ci andremo! Al diavolo i massaggi, c’è un sacco di altra roba da fare!-
Nagisa si allungò e afferrò le mani di Rei, tirandolo verso di sé prima che potesse reclamare. -Sarà bellissimo e romantico!- sorrise guardandolo negli occhi.
Rei sussultò e arrossì lievemente, sentendo tuttavia un’inspiegabile felicità.
-Romantico?- domandò imbarazzato. Vide il suo indice posarsi sul proprio naso e incrociò gli occhi per guardarlo. Nagisa ridacchiò compiaciuto.
-Allora confermato per domani. A che ora?-
-Dalle cinque.-
-Perfetto allora! Però io oggi volevo fare qualcosa… Ah, Rei-chan! Andiamo in paese, dopo pranzo, così compro qualche souvenir! Ti prego non mi dire di noooo…-
Rei sospirò e gli sorrise con dolcezza. Aveva una sola opzione, e non che gli dispiacesse.

Quel pomeriggio era incredibilmente rovente. Avevano aspettato che passassero le ore più calde, ma a quanto pareva quella settimana ogni ora poteva essere considerata come quella più calda.
Rei riusciva quasi a sentire il calore emanato dalle pietre della stradina assolata lungo la quale stavano camminando lui e Nagisa, diretti verso il paese. Bevve un altro sorso dalla bottiglietta d’acqua e ringraziò la propria previdenza. Non si sarebbe mai potuto permettere un’eccessiva perdita di sali minerali.
Nagisa teneva indietro i capelli che normalmente gli ricadevano sopra la fronte con entrambe le mani e strizzava gli occhi come se non ci vedesse. Effettivamente, l’orizzonte tremolava come se si stesse sciogliendo.
-Nemmeno un po’ di vento? Una lieve brezza!?- si lamentò ad alta voce il biondino, fermandosi sotto la salvifica ombra di un albero le cui fronde fuoriuscivano dal giardino in cui era piantato. Allungò entrambe le mani verso Rei e gli afferrò il bordo della maglia, per poi trascinarlo verso di sé. Si alzò sulle punte dei piedi e, con una naturalezza che lasciò Rei spiazzato, gli stampò un bacio sulle labbra.
Era strano e bellissimo quando lo coglieva di sorpresa in quel modo, gli mandava lo stomaco in subbuglio. Rei pensava che fosse un po’ come un’ubriacatura istantanea.
-Non sembrava che facesse così caldo dentro l’hotel.- continuò Nagisa, appoggiando la guancia sulla sua spalla.
Non lo abbracciò, e questo fece ben capire a Rei quanto caldo provasse Nagisa.
-Facile, coi condizionatori.- commentò il più alto, voltando la testa verso la direzione da cui erano arrivati e rimpiangendo in cuor suo la piacevole frescura dell’hotel. -Vuoi un po’ acqua? Sembri accaldato.-
Nagisa lo guardò e prese la bottiglietta dalla mano tesa verso di lui. Ridacchiò di gusto prima di bere.
Rei lo guardò interrogativo.
-Che ho detto di divertente? È importante bere e rimanere idratati, fa bene alla pelle!-
-Niente, è che mi fa ridere come hai detto “sembri accaldato”. Insomma, detto da te! Guardati Rei-chan, sembri un peperone!-
-E come faccio a saperlo!?- esclamò stirando la bocca e riprendendosi la bottiglietta prima di incamminarsi di nuovo verso il paese. -Un peperone, ma tu sentilo! Tu sembri una caramella fusa sotto il sole.-
-Come sei permaloso!- rise Nagisa, seguendolo a ruota.

Per le strade del paese non c’era molta gente, ma ce n’era comunque abbastanza da creare un leggero e piacevole brusio. Per la gioia dei due ragazzi, le zone d’ombra erano molto più numerose: la bottiglietta d’acqua era finita da un pezzo e si sentivano come se avessero camminato per giorni nel deserto.
-Compriamo. Acqua.- ansimò Rei col fiato corto. Si guardò attorno per individuare Nagisa e andò nel panico per un attimo quando non lo vide accanto a sé. La sensazione durò solo cinque secondi, giusto il tempo di far rientrare il ragazzo nel proprio campo visivo: si stava precipitando a passo di carica dentro una gelateria. Rei sembrava quasi più allarmato di prima mentre lo raggiungeva.
-Nagisa, sul serio, ancora gelato!? Dovresti bere acqua, te l’ho già detto, reintegra tutti i sali minerali persi col sudore, il gelato ti farà solamente venire ancora più sete!-
L’altro aveva già chiesto un cono alla fragola e panna e lo guardava tranquillo e genuinamente sorridente, nonostante le labbra un po’ screpolate.
-Sì, ma vuoi mettere?- contestò alzando le sopracciglia.
Una suoneria allegra iniziò a risuonare nella tasca dei suoi pantaloni e Nagisa rispose al cellulare con un’espressione sorpresa.
-Mamma? Pronto?-
Rei lo guardò per qualche secondo, poi il biondino gli rivolse un gran sorriso e gli fece capire a gesti che sarebbe andato fuori a parlare, e lui sarebbe dovuto restare dentro ad aspettare il suo gelato.
-Mi senti meglio ora? Uh?- continuò al telefono, tappandosi l’altro orecchio con la mano libera.
Rei lo seguì con gli occhi fino alla porta, poi spostò lo sguardo sul gelataio davanti a sé.
-Umh… avete dell’acqua?- chiese, leggermente in imbarazzo.

Rei uscì da lì con il gelato di Nagisa in una mano, un ghiacciolo alla menta nell’altra -non aveva resistito- e una bottiglia d’acqua sotto il braccio.
-Tutto a posto?- chiese vedendolo sovrappensiero.
-Ah? Sì, tutto bene, voleva solo sapere dove fossi. Ooh, il mio gelato!- esclamò Nagisa, improvvisamente luminoso. -Guarda quanto è bello!-
Si sedettero sui gradini in pietra di un vicolo all’ombra. Da quel punto si vedeva il paese in discesa, la casette disordinate, i loro giardini e le piante nodose, e persino uno scorcio di mare calmissimo.
Nagisa sospirò rilassato e si appoggiò contro di lui, osservando il paesaggio e giocherellando con le dita della sua mano.
-Rei-chan…- mormorò uggioso quando ebbe finito il gelato. Rei lo guardò preoccupato.
-…Ho sete.- concluse con tono colpevole.
-Ah! Cosa ti avevo detto!- disse concitato, ma in qualche modo sollevato. Sghignazzò compiaciuto subito dopo, mentre gli porgeva la bottiglietta, e ricevette il secondo bacio a sorpresa della giornata, sulla guancia questa volta. Sorrise e si voltò per restituirglielo sulle labbra che sembravano sapere perennemente di fragola.

-Stiamo sempre a mangiare o bere qualcosa.- notò Rei, svoltando in una stradina.
-Beh, cos’altro vorresti fare, d’estate?- rispose l’altro, col tono di chi la sa lunga.
Rei non fece in tempo a rispondere che Nagisa già lo trascinava per mano verso un negozietto di souvenir, tutto emozionato.
-Guarda qui, ci sono un sacco di cose! Ooh, i braccialetti!- commentava ad alta voce, facendo girare la colonna carica di ciondoli che, scontrandosi appena, creavano un piacevole rumore.
Rei trovò quel rumore profondamente rilassante, assieme al leggero cigolio di quella vecchia colonna girevole e alle voci di qualche gabbiano in lontananza. Ai suoi occhi, l’immagine di Nagisa tutto concentrato a scrutare quegli oggettini uno ad uno era meravigliosa. Era una scena così semplice, così quotidiana da risultare banale, eppure in quel momento aveva la convinzione che non ci fosse nient’altro che avrebbe voluto guardare.
Nagisa trattenne il respiro e sgranò gli occhi, chinandosi per prendere qualcosa che Rei, dalla sua prospettiva, non riusciva a vedere.
Due portachiavi gli si pararono davanti agli occhi con una velocità incredibile.
-Guarda, siamo noi! Guarda che belli!- esclamò Nagisa agitandoli.
Rei gli prese le mani per farlo star fermo e si allontanò di mezzo passo per mettere a fuoco.
-Un pinguino?- chiese con espressione confusa.
-E una farfalla! Tu sei la farfalla ovviamente.-
La bocca di Rei si piegò in un sorriso storto. Non aveva capito bene il passaggio logico, ma prese in mano il portachiavi e lo guardò per qualche secondo.
Sarebbe potuto essere un bellissimo e incredibilmente stupido ricordo.
Ah, eccola la parola che non avrebbe mai dovuto pensare. Un ricordo?
Una terribile sensazione agrodolce lo investì, come se stesse dormendo e il sogno fosse appena stato sommerso da un’immensa onda scura.
Il sorriso incerto di Rei si spense definitivamente.
Guardò Nagisa che trotterellava verso il cassiere, gli porgeva il portachiavi a forma di pinguino e indicava verso la sua direzione, probabilmente per dire che ne pagava un altro uguale, ma a forma di farfalla.
Non voleva davvero ricordarsi tutto quello che aveva detto la sera precedente in piscina, non voleva ricordarsi tutti quei pensieri sconnessi, confusi e ingigantiti che gli infestavano la mente prima di addormentarsi, pensieri orribili, che non riusciva a scacciare perché paralizzato dalla morsa del sonno, totalmente in balia del subconscio.
Due giorni. Tutto il caldo era sparito, si sentiva congelato, come se potesse combattere il tempo. Gli sembrava di sentirsi picchiettare addosso i secondi come se fossero goccioline d’acqua, e ogni attimo che gli scivolava addosso era un attimo perso, e ogni attimo perso lo uccideva.
-Rei?-
Sussultò sentendo la sua mano toccargli la spalla.
-Cosa succede? Sei triste? Non ti piace?-
Oh, il suo tono era così dolce, e la sua espressione tanto morbida.
Voleva abbracciarlo forte.
-No, mi piace moltissimo.- gli rispose con calma, cercando di mostrargli un sorriso. -Grazie mille, non dovevi pagare anche il mio…-

Durante il ritorno, Rei fu più silenzioso che all’andata. Nagisa lo notò e lo prese per mano.
-A cosa pensi?-
Rei alzò la testa e scrollò le spalle con un sospiro. -A cosa devo fare in hotel, ho un paio di cose da controllare.-
Non era del tutto falso, effettivamente: per lo più era invaso dalla malinconia, certo, eppure aveva un’idea, ma prima di parlargliene avrebbe dovuto studiare bene almeno tre o quattro documenti in reception.
Nagisa lo scrutò con la bocca storta, chiedendosi se gli stesse nascondendo qualcosa, ma decise di dargli fiducia e cambiò discorso.
-Rei-chan, sai cosa c’è di cena?-
-Certo che lo so, ho fatto i menù stamattina, la portata principale…-
-No no no, non dirmelo! Non voglio rovinarmi la sorpresa. Come funziona in cucina? Cioè, come scegliete ogni giorno cosa fare da mangiare?-
-Abbiamo quattro menù settimanali, quindi ogni mese si ripetono ciclicamente. Per esempio, oggi ho dovuto fare il menù della domenica della seconda settimana. Capito?-
-No…-
-Ma…!-
Nagisa gli fece l’occhiolino e gli mostrò la lingua, facendo ondeggiare avanti e indietro le loro mani intrecciate.
-È sempre tutto buonissimo, comunque. A volte i piatti sono un po’ complicati, ma i miei mi hanno fatto girare così tanti ristoranti in vita mia che non mi stupisco più di molto. Solo che l’alta cucina non mi entusiasma come entusiasma i miei genitori, preferisco altro, roba più semplice.-
-Tipo dolci preconfezionati alla fragola.-
-Esatto!-
Rei alzò le sopracciglia. L’aveva detto con sarcasmo, ma Nagisa aveva risposto sinceramente. Non si era mai soffermato a pensare alla condizione economica della famiglia di Nagisa, ma effettivamente una coppia con quattro figli che si poteva permettere di andare in ristoranti lussuosi e stare nel loro hotel per più di una settimana doveva essere parecchio benestante. Poteva solo immaginare quante volte Nagisa, con la sua semplicità e il suo carattere così spigliato e libero, si fosse trovato a disagio.
-Ti trovi bene in casa tua?- chiese cauto dopo qualche secondo di riflessione, rendendosi conto di quanto potesse risultare scortese solo dopo aver pronunciato quelle parole.
Nagisa fece una faccia che Rei non aveva ancora visto. Era un misto di sorpresa e inquietudine spalmate su un sorriso debole e negli occhi un po’ stanchi.
-Sì, certo.-
Rei si diede mentalmente dello stupido, ormai totalmente convinto di aver fatto la figura del maleducato.
-C-Comunque tieni il telefono a portata di mano mentre sei a cena.- ricominciò con un lieve balbettio.
Nagisa lo guardò incuriosito. Iniziò a tempestarlo di domande, ma Rei rimase irremovibile e continuò a camminare verso l’hotel con un’espressione compiaciuta e Nagisa attaccato al suo braccio.

Dopo essersi fatto una doccia e aver indossato dei vestiti consoni e puliti, Rei raggiunse sua madre in reception. Dopo qualche lavoretto burocratico e aver spiegato ad un paio di clienti che, sì, il conto del bar si poteva pagare solamente in contanti, entrò nell’ufficio con una certa nonchalance. Sperando di non risultare sospetto, si sedette sulla sedia girevole davanti al computer e aprì il planning. Tenne sott’occhio i fogli delle partenze, degli arrivi, delle pulizie. Tutto combaciava alla perfezione, sembrava troppo bello per essere vero. Sentì il cuore agitarsi: il suo piano poteva essere messo in atto.
I camerieri giravano per la sala seguendo percorsi precisi e il rumore dei bicchieri e dei piatti si mischiava al chiacchierio discreto e allegro dei clienti. Nagisa sentì il cellulare vibrargli nella tasca e raddrizzò la schiena. Lo tirò fuori velocemente e non appena lesse il messaggio si aprì in un sorriso incontenibile.
-Nagisa, non è educato usare il cellulare a tavola.- lo riprese la madre, con un tono spazientito ma composto.
-Stasera esco!- avvisò contento, senza prestarle ascolto.
-Esci?- chiese suo padre.
-Ancora?- commentò con una piccola risata una delle sue sorelle. -Doveva essere una vacanza in famiglia, ti ricordo.-
-E dove vai?- continuò la madre con un sospiro sconsolato, che però lasciava trasparire anche un certo biasimo.
-Oh, in giro.-
Infilò di nuovo il telefono in tasca, riempiendosi la bocca di pesce.
Sul display si leggeva un “Effettivamente, c’è davvero un posto speciale in hotel. Ti ci porto dopo che ho finito di lavorare.”

Rei si sentì stranamente agitato durante l’ultima mezz’ora di lavoro. Guardava gli orari dei voli in tempo reale sul computer e spostava frettolosamente lo sguardo verso l’ascensore, in attesa che Nagisa sbucasse da un momento all’altro.
Alle dieci e mezza assicurò a sua madre che sarebbe rimasto ancora un po’ lì a portarsi avanti, e che forse dopo sarebbe andato in paese con qualche amico -un piacevole stupore aveva colorato il volto della receptionist quando sentì questa informazione.
Non passarono molti minuti prima che Nagisa sbucasse dalle scale, visibilmente impaziente ed emozionato:
-Lo sapevo che c’era un passaggio segreto, lo sapevo!-
-Shh!- lo zittì Rei guardandosi attorno. -Non è un passaggio segreto, è… No, faccio prima a portarti.-
-Aah, non sto nella pelle!-
Rei entrò in ascensore seguito a ruota dall’altro ragazzo. Schiacciò il tasto del quarto piano, e attese con le labbra che tremavano per l’agitazione. Cosa stava facendo? Magari Nagisa si aspettava tutt’altro, un nascondiglio segreto scavato nelle rocce della montagna o qualcosa del genere. Le porte si aprirono e Nagisa saltò fuori, guizzando gli occhi a destra e a sinistra alla ricerca di una porta segreta, ma Rei girò a destra e iniziò a salire le scale.
-Ancora scale? Ma il quarto piano non è l’ultimo? Sull’ascensore non ci sono altri tasti!-
-Veramente, l’hotel ha cinque piani, solo che l’ultimo non è raggiungibile con l’ascensore.-
-Ooh, e perché?-
I due fecero ancora qualche decina di scalini (quella rampa era molto più lunga di tutte le altre) prima di trovarsi su un pianerottolo con una porta bianca sulla quale era fissata una targhetta con il numero “501”.
Nagisa spalancò la bocca mentre Rei la apriva.
-Perché questa stanza occupa tutto il piano.- rispose finalmente Rei, scansandosi di lato e invitandolo ad entrare. -Ok, forse non era proprio quello che ti aspettavi, ma… Pensavo fosse un posto degno di essere visto.-
Nagisa entrò e alzò gli occhi sul soffitto, senza parole. Era una mansarda accogliente ed enorme, con delle vetrate che coprivano l’intero lato a sud-ovest, coperte da delle tende leggerissime e bianche. Nagisa si affrettò verso di esse, convinto che oltre si trovasse un balcone altrettanto grande: invece di un balcone, si trovò davanti una magnifica terrazza incastonata nel tetto dell’hotel.
-L’abbiamo praticamente rifatta questa primavera.- iniziò Rei, aggiustandosi gli occhiali con un che di orgoglioso. -E non hai ancora visto il pezzo forte.- continuò, schiacciando quello che sembrava essere un interruttore della luce. Nagisa rientrò nella stanza e vide muoversi sul soffitto qualcosa che prima non aveva notato: una tapparella, che fino a pochi attimi prima nascondeva un grande lucernario posto sopra il letto.
-È un bello spettacolo se vuoi vedere le stelle e stare comodo allo stesso tempo. E poi, insomma, questa tapparella è fantastica, alla mattina la luce non filtra, e anche nella veranda ci sono delle tapparelle che puoi…-
Non fece in tempo a finire che si trovò le guance intrappolate tra le sue mani e la sua bocca premuta sulla propria.
-Ma oddio, è…- Nagisa agitò le braccia e indicò cose a caso nella stanza. -Che cos’è? Possiamo stare qui? Oddio!-
-Sì, ecco…- iniziò Rei, passandosi una mano sulla nuca -Insomma, è stata pulita proprio questa mattina e fino a dopodomani non ci verrà nessuno, quindi pensavo che avrei potuto mostrartela; dopotutto, non ci va molto a rimettere a posto qualche cuscino… Non credo che qualcuno se ne accorgerà, quindi pensavo che sarebbe stato carino farti stare un po’ qui, se ti va.-
-Scherzi? Che è, una suite imperiale?-
-Royal, a dir la verità, ma più o meno il senso è quello.-
Era felice di vedere Nagisa così entusiasta mentre usciva di nuovo in terrazza, appoggiandosi al parapetto e guardando il mare che da quell’altezza si mostrava in tutta la sua immensità. Era sempre suggestivo il cielo notturno che si mescolava con l’acqua sconfinata.
Anche Rei uscì e lo raggiunse. L’aria non era torrida come la sera precedente, né frizzante, ma tiepida e piacevole. Si trovò a stringergli le dita e, prima che se ne accorgesse, a chinarsi per baciarlo, e baciarlo ancora, mentre gli accarezzava i capelli e la guancia.
Quanto gli piaceva, quanto gli piaceva. Quanto profumava, e gli faceva battere il cuore così forte, e quanto era bello e luminoso e tremendo e dolce. Nagisa lo guardava come se fosse tutto il suo mondo e ogni movimento era pienamente cosciente, timido e impaziente.
La pelle era calda come la sabbia e più si abbracciavano, più si stringevano, più si baciavano, e sembravano urlarsi che non avrebbero voluto lasciarsi andare neanche un secondo.
Nella culla silenziosa di una notte estiva, in tutta la sua delicatezza e segretezza, Rei sentì un “Sei bellissimo” così caldo che avrebbe voluto nascondere la faccia rossa tra le pieghe delle lenzuola tra cui erano finiti a gemere piano e riempirsi di piccole parole a fior di labbra.
Rei ricordò di aver sfiorato con l’indice quello zigomo morbido un’altra volta prima di addormentarsi con lui.
Non era nei suoi programmi, ma la mente per la prima volta in vita sua sembrava essere veramente sgombra da ogni singolo pensiero.
   
 
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