Anime & Manga > Creepypasta
Segui la storia  |       
Autore: Made of Snow and Dreams    24/06/2016    4 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
----------------------------
Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Notti di noi






Introduzione


 

‘A quante siamo? ’

‘Con questa, circa quindici. Decisamente troppe per essere giustificate per mezzo di malattie, suicidi, droghe, o chissà che altre cazzate. ’

‘Questo è abbastanza ovvio, Tim. Nessuno ci cascherebbe. Quanto ci scommetti che il tuo amato Toby è andato a riferire tutto a lui ? ’

A quelle ultime parole, l’uomo con indosso la maschera bianca si voltò bruscamente verso il compagno, fulminandolo con lo sguardo. Bastava che il nome del bastardo fosse pronunciato che la rabbia, mista alla frustrazione, tornasse ad incombere su Masky, con risultati non molto piacevoli.
Dio, quanto odiava quel nome! Quello schifoso, dannato nome. Quello del suo rivale. Quello del moccioso con la guancia scarnificata e spolpata, forse, da un potente fendente infertogli con una di quelle due accette.
Lo avrebbe fatto fuori all’istante, se avesse potuto. Gli avrebbe fracassato il cranio fino a ridurlo in una poltiglia sanguinolenta e informe, lo avrebbe decapitato colpendo la giuntura tra il collo e la testa con l’ausilio – ah, ironia della sorte! - delle sue amate lame; avrebbe afferrato il colletto insanguinato della sua felpa lurida di terra e lo avrebbe appeso ad un ramo qualsiasi di un albero qualsiasi, affidando il cadavere ai venti furiosi che scuotevano ogni sera le fronde dei boschi. E avrebbe goduto ogni giorno nello scorgere il corpo straripare di larve di insetti, ormai un ostacolo definitivamente eliminato dalla sua vita.
Il migliore dei trofei, la dimostrazione più abbagliante della sua forza.
‘Non pronunciare il suo nome, Brian! ‘ ringhiò Masky, avvicinandosi di qualche passo per fronteggiare l’altro proxy. ‘Cazzo, sai che lo odio. E inizierò ad odiare anche te se non la pianti con le tue provocazioni, amico mio. ’
Un sospiro paziente e prolungato - intervallato da quella fastidiosa barriera che era la stoffa nera del passamontagna - fu la sola risposta che ottenne Masky. Osservò taciturno Hoodie voltarsi, pronto per far sparire le tracce dell’ennesimo cadavere che entrambi avevano gettato con noncuranza su un cumulo fatto di altrettante braccia e gambe, e lo imitò, anch’egli pronto per adempire allo stesso compito. Tolse il portafoglio dalle tasche di un cappotto anonimo e lo ficcò nelle sue tasche; caricò sulla sua spalla destra il corpo sciupato della donna che doveva essere stata la vittima di qualcos’altro, e seguì svogliatamente Hoodie. Percorsero insieme il sentiero che conduceva alla radura, laddove uno scoppiettante falò aspettava solo di compiere il suo dovere.
 
 
 





La ragazza in gonnella e felpa camminava a passo spedito nel buio, la testa china per nascondere il volto da occhi indiscreti. Entrambe le mani erano nascoste nelle tasche dell’indumento, e si divertiva nel sentirsi graffiare i polpastrelli duri dal bordo seghettato del coltello da cucina.
Sebbene il suo sorriso, inciso per sempre sulla pelle, le fornisse quella sinistra espressione sempre allegra, inquietante e malata allo stesso tempo, Nina era tutt’altro che felice. Com’era possibile che buona parte delle sue vittime, scelte con cura le sere prima, ora si ritrovasse su un letto ospedaliero, pronta per un’accurata autopsia? Chi si stava permettendo di rubarle le prede?
Ma ogni notte doveva essere speciale, e inaugurarne una con un omicidio era il modo migliore per salvare il suo labile buon umore. Quando i suoi occhi incrociarono una casa più grande delle altre, protetta da un mastino addormentato nella cuccia, Nina si fermò.
‘Ma che precauzione intelligente utilizzare un cane da scagliare contro i ladri, come se una carcassa di mastino possa abbaiare per avvertire del pericolo. Che ne dici, Jeff, mettiamo a dormire anche questa bella famigliola? ’ mormorò Nina, immaginando con una nota di piacere che, forse, il suo amato l’avesse udita e fosse d’accordo con lei.
Studiò con più attenzione l’animale da dietro la recinzione. Grosso e pesante, praticamente innocuo. Rise.
 
 





‘Ma vaffanculo! Anche quest’altra mocciosa no! ’
Una scarica di odio indusse la mano sinistra di Jeff a tirare la ciocca di capelli neri più fastidiosamente vicina al suo viso senza averne prima dosato la forza. Quei danneggiati e bruciati fili scuri, trattati con una violenza che non potevano sopportare – era già stata una fortuna che ciocche sporadiche fossero rimaste ancorate per tutto quel tempo alla pelle ustionata del ragazzo -, si staccarono dal cuoio capelluto pieno di cicatrici di vecchia data e si depositarono sul palmo di quella mano crudele. Jeff, ritrovandosi tra le dita i suoi sofficisetosi e assolutamente bellissimi -come il proprietario, pensò con l’ombra di un cupo sorriso negli occhi- capelli, serrò la mascella per calmarsi il più possibile, non volendo infierire ulteriormente sul suo corpo perfetto.
Riportò le sue iridi sul cadavere della bambina che lui aveva adocchiato qualche giorno prima e su cui aveva fantasticato a lungo: affondare il coltello nelle morbide e calde viscere per produrre un primo concerto di strilla, strapparle qualche brano di carne dalle cosce per farla sgolare, sfondarle le corde vocali e tagliarle la lingua per zittirla definitivamente. Lasciarle sgocciolare sangue per bearsi di quel meraviglioso tripudio di colori, e, infine, restituirla ai legittimi genitori.
Era una notte che lui aveva pianificato a lungo, ma i frammenti di quel sogno ora si trovavano sparpagliati attorno a lui. Un massacro di tale portata non poteva essere giustificabile in altri modi, se non con l’ipotesi che il paese ospitasse un altro killer, un assassino più efferato di lui a terrorizzare gli abitanti del luogo. Inaccettabile.
 ‘No… no, no, no, cazzo. No! ‘ soffiò Jeff, strizzando dolorosamente le palpebre mentre il suo sguardo viaggiava da un corpo straziato ad un altro, senza sosta. ‘Non ti permetterò di prendermi un minuto di più per il culo, chiunque tu sia! ’ disse lui iracondo, sfidando il cielo nero con i suoi occhi iniettati di sangue. ‘Mi hai sentito, bastardo? Ovunque tu sia, ti troverò. E ti farò pentire di essere nato! ’ giurò il ragazzo, e, lasciando che il cappuccio bianco della sua felpa gli ricadesse morbidamente sul capo, si avviò verso il percorso tortuoso che conduceva alla foresta. Strinse con forza il manico del suo pugnale: quella era una promessa che andava mantenuta.
 
 
 
 
 


Di certo non era la stessa cosa.
Non era solo questione di gusto, era anche questione di… piacere. In effetti, poteva mai esserci godimento più intenso, se non nell’affondare la mano infreddolita in un corpo caldo e accogliente?
Trasformare un semplice ammasso di cellule adibite ad un futile ed insignificante scopo in un pasto sublime per il suo palato. Il sentirsi deliziato da quel suono così familiare, spugnoso, sanguigno, provocato dai suoi denti che affondano inesorabili come macigni nella carne, lentamente, in un primo assaggio. E la sua gola cantava, sì, cantava sempre nell’essere scaldata dal primo fiotto di sangue raggrumato e scuro, denso; il segnale che l’organo vivo era stato lacerato e squarciato dalle sue piccole zanne.
Sentire ogni istinto placato e il proprio corpo saziato dal pasto e colmo di una rinnovata forza era una delle sensazioni più rinvigorenti che potesse mai provare dopo ogni vagabondaggio. Dopo aver provato a riafferrare tra mani inumane quel poco che potesse esserci rimasto di umano in lui, dopo tutto quello che gli era accaduto.
Ma i furti alle librerie e ai negozi di videogiochi e di elettronica non valevano nulla se confrontati allo sforzo che gli spremeva le viscere quando, al predestinato del giorno, svelava il suo vero volto. La delusione gli attanagliava lo stomaco quando un coro di urla ricambiava il suo coraggio e le sue speranze; una delusione che, puntualmente, sfociava in una familiare rabbia che si impossessava di lui per lenire il dolore che sentiva al cuore – sempre che ne avesse ancora uno - per essere stato rifiutato così barbaricamente dalla società. Un’offesa che poteva lavare con quel solo, mortale, gesto di vendetta: irrigidire le dita della mano sinistra per improvvisare una vanga letale, e spingere quelle stesse dita fredde e rigide contro la schiena del malcapitato. E la ricompensa giungeva sempre se oltrepassava le barriere di tendini e muscoli e ossa, aspettando che qualcosa di pulsante e viscido bloccasse l’avanzata.
Jack abbozzava sempre un sorriso nell’allargare le dita della mano per afferrare saldamente quell’organo, strattonandolo verso l’esterno per liberarlo dai filamenti che lo tenevano ancorato al resto del corpo. Lo estraeva con la massima delicatezza e una calma serafica, e lo stringeva solo per godersi un’altra volta il calore che tanto gli ricordava quello emanato dal suo stesso corpo quand’era ancora vivo.
Poi rivolgeva sempre un’ultima e indifferente occhiata al corpo della vittima, quasi sempre con la schiena irrigidita dal dolore provato e arcuata, forse, a causa di qualche vertebra da lui sbriciolata per sbaglio; osservava i lineamenti impressi nei volti sofferenti e schiacciati contro il pavimento, si beffeggiava degli occhi spalancati e terrorizzati, del respiro affannoso e appesantito dalla morte imminente. Cos’altro si meritavano, gli umani, se non quella punizione?
 
Jack sbuffò amaramente da sotto la maschera, storcendo le labbra in una smorfia di disgusto mentre la sua mano rovistava tra le carni fredde e maleodoranti di quella carcassa di bambino.
Non poteva mangiare nient’altro, e in tempi di carestia ci si doveva accontentare. Tanto, sempre di reni si trattava.
Ma non era lieto di assaporare il gusto eccessivamente ferroso di quel sangue tagliente e viscoso, raggrumato e in putrefazione, e non era sollevato nello stringere tra le mani e tra i denti quella poltiglia amorfa e nerastra.
Era il terzo cadavere che gli intralciava il cammino in due giorni. Gli altri due, che lui aveva adocchiato senza molta attenzione, appartenevano a una donna di mezz’età e ad un bambino di circa sette anni, che era stato gettato tra le sue braccia inerti per pietà. O almeno così aveva ipotizzato Jack.
Eppure, il bigliettino stracciato e ancora luccicante, dorato, non lasciava dubbi sulla successiva pista da seguire. L'aveva trovato incastrato tra le vertebre della schiena infantile, riposto con una cura che ostentava il ridicolo e che denotava un insano divertimento nel trucidare le vittime con rispetto raffazzonato. Di certo, colui o coloro che erano stati gli artefici di quello scempio non temevano di essere scoperti dalla polizia.
Adocchiò il frammento, sforzando la vista. Era intriso di sangue, ma la scritta era ancora leggibile.
 




 
‘Vengano pure, signori e signore e bambini e bambine, al Freaky Circus!

Non perdetevi lo spettacolo di questa sera!

Vi aspettiamo alle 18:00 in punto!’
 
 
 
 
 
 













Angolo Autrice

Innanzitutto vorrei chiedere scusa se qualche descrizione è risultata particolarmente violenta per qualcuno e se le scene erano troppo cruente; erano necessarie per creare (sempre se ci sia riuscita!) quell’atmosfera molto più cupa del normale che mi ero prefissata in testa per questo piccolo progettino, che prevede la comparsa (Snow, niente spoiler…) di alcuni miei Oc. Forse avete già intuito, ma vabbè…
Anyway, se i personaggi di Masky e Hoodie vi sono risultati Ooc, chiedo scusa anche per questo. Il fatto è che, per quanto mi diverta anche immaginarli come due poveretti che mangiano la cheesecake sempre ad ogni ora del giorno (per non citare lo strafamoso ‘Hey, Masky!’), penso che la versione più creepy e più attinente a loro sia questa: Masky diventato violento e litigioso pure con Hoodie (le pillole, tesorino, e smettila di essere in competizione con Toby!), e Hoodie più calmo e controllato. Anche se sempre proxy è!
In definitiva, spero vi sia piaciuta questa prima parte. Al prossimo capitolo! ^^
 
Made of Snow and Dreams.
  

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Creepypasta / Vai alla pagina dell'autore: Made of Snow and Dreams