Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.802 (Fidipù)
Note: Buonasera a tutti! Eccomi qua con il nuovo capitolo di Vuoi scommettere? e diamo subito il via ai "Marinette, sei stupida!", "Marinette, gettati subito fra le braccia di Adrien!" perchè, l'ammetto, mentre scrivevo l'ho pensato anch'io ma...beh, se lo facesse io dovrei chiudere subito la storia. E non mi va: come faccio a darvi noia altrimenti?
Detto ciò, passo subito ai ringraziamenti: un grazie a chi legge in silenzio, a chi commenta sia qui che su FB e a chi inserisce la storia in una delle sue liste.
Grazie, davvero, grazie!
Marinette si voltò, incontrando lo sguardo
verde del ragazzo e sentendo il volto andare in fiamme: come aveva fatto a
essere così dannatamente cieca? Insomma, aveva miliardi di foto di lui –
di loro due assieme – in casa. Come aveva fatto a non riconoscere i suoi
occhi o i lineamenti del suo volto?
Certo, era cambiato.
Era cresciuto.
Ma non così tanto da essere irriconoscibile.
Aprì bocca, senza emettere alcun suono, e fece un passo indietro,
osservando il biondo in tutta la sua interezza, mentre lui abbozzava un
sorriso e infilava le mani nelle tasche dei pantaloni: dov’era il nanetto
con cui aveva sempre giocato da piccola? Quello che entrava di corsa nella
boulangerie dei suoi genitori, afferrandola per una mano e trascinandola
in chissà quali avventure.
«A…ad…» provò a dire, portandosi una mano alla bocca e deglutendo: perché
non riusciva a parlare? Era sempre stato facile parlare con lui?
Lo vide sorridere e portarsi una mano al petto, chinandosi leggermente:
«Adrien Agreste, al suo servizio.» dichiarò, alzando la testa e facendole
l’occhiolino. «Principessa.»
«Adrien?» esclamò Chloe, balzando in piedi e osservando anche lei stranita
il ragazzo: «Quel nanetto, figlio dell’amico…»
Il ragazzo si voltò verso la bionda, sorridendo divertito: «Già. Sono
proprio quel nanetto. Incredibile quello che può fare la crescita, eh?»
dichiarò, notando un movimento alle sue spalle e osservando Marinette
correre fuori dall’aula, subito seguita dall’amica: «Cosa…?» mormorò,
guardandosi attorno e notando che tutti lo stavano fissando, compreso il
tipo dal capello fulvo che, fino a poco prima, aveva parlato con
Marinette: «Ehm. Scusate per la scenetta.» mormorò il ragazzo, chinando
lieve il capo e sorridendo impacciato: «Salve, mi chiamo Adrien Agreste
e…beh, penso che andrò al bagno.» dichiarò, raggiungendo velocemente la
porta e uscendo dall’aula.
Ok. Forse aveva un po’ esagerato mettendo in scena tutto quello…
Aveva messo involontariamente Marinette al centro dell’attenzione, ben
sapendo quanto la ragazza lo detestasse.
Cioè, lo odiava da piccola e, sembrava, che da adolescente quel sentimento
era quintuplicato.
Sbuffò, guardandosi attorno e osservando la scuola vuota, ovviamente quasi
tutti erano già nelle loro aule in attesa dei professori; sbuffò,
passandosi una mano fra i capelli, indeciso su cosa fare: tornare in aula?
Andare da qualche parte e far passare la prima ora? Si voltò, sentendo il
rumore dei tacchi che si faceva più vicino e si decise per la seconda
opzione, muovendosi velocemente nel corridoio e raggiungendo la prima
porta disponibile, entrando in quello che sembrava uno spogliatoio.
«Un applauso ad Adrien Agreste, colui che riesce a incasinare tutto.» si
disse da solo, sedendosi per terra e addossando la testa contro gli
armadietti di metallo: aveva agito d’impulso, non appena aveva visto
quella testa di pomodoro farsi avanti con la sua principessa e, così
facendo, l’aveva messa in imbarazzo.
Sbuffò nuovamente, tirando su le ginocchia e abbandonando il capo contro
di queste, ignorando il rumore della porta che si apriva, finché non sentì
qualcuno tossire poco lontano da lui: alzò la testa, osservando senza
interesse capello di pomodoro che, con l’album stretto al petto, lo stava
fissando di rimando.
Si libera mai di quel blocco?,
si domandò Adrien alzandosi a sedere e poggiandosi contro il muro,
infilando le mani in tasca: «Sì?» domandò, stampandosi in volto un sorriso
di circostanza: «Non ci conosciamo, vero?»
«Io mi chiamo Nathanael.»
«Adrien.» dichiarò spiccio, guardandosi attorno e aspettando che il
pomodoro prendesse parola e notando come il volto stesse assumendo la
stessa tonalità dei capelli: era umanamente possibile arrossire così
tanto?
«Sembra che tu conosca Marinette…»
«Siamo amici d’infanzia.»
«Solo questo?»
«Solo questo?» ripeté Adrien, portandosi una mano al viso e massaggiandosi
il mento: «Mh. Vediamo, diciamo che abbiamo un rapporto speciale…»
«Marinette non ha mai parlato di te.» commentò il rosso, fissandolo con
l’unico occhio che la frangia lasciava libero: «La conosco da quando
abbiamo iniziato la scuola e…»
«Beh, di certe cose non si parla, non credi?»
Pomodoro annuì, voltandosi di lato e stringendo l’album da disegno, quasi
come se così prendesse coraggio: «A me piace Marinette.» dichiarò tutto
d’un fiato e Adrien ci mise alcuni secondi prima di capire che si trattava
di più parole dette velocemente e non una sola: «Ecco, io…»
«Beh, Marinette è una ragazza bellissima e adorabile. Non trovi?» domandò
il biondo, infilando le mani in tasca e sorridendo, assumendo una posa
rilassata: «Ma la conosco da un po’ e non penso che tu rientri nei suoi
canoni, diciamo così. Inoltre è innamorata di me.»
«Tu non sai com’è lei, non la conosci ora.»
Il biondo sorrise, inclinando la testa di lato: «Vuoi scommettere?»
«Giusto per sapere…» domandò Alya, osservando la porta di uno dei bagni
chiusa: «Hai intenzione di rimanere lì per…quanto tempo? Fino alla fine
della prima ora? Tutta la giornata?»
«Facciamo per sempre?»
«Marinette!» sbuffò Alya, scuotendo e facendo ondeggiare le ciocche mosse
dei capelli: «Non puoi nasconderti per sempre.»
«Posso e lo faccio.»
«E perché? Perché un ragazzo bellissimo si è dimostrato interessato a te?
Ragazzo che, fra le altre cose, è il tuo amico d’infanzia.» commentò la
ragazza, sistemandosi gli occhiali e ridacchiando: «Altro che buttarmi nel
giornalismo, io dovrei fare la veggente! Cos’avevo detto l’altro giorno?»
«Non hai indovinato niente.» sbottò Marinette, aprendo la porta del bagno
e osservando male l’amica: «Io non mi sono innamorata subito di lui.»
«No, certo che no. Infatti sei corsa qui in bagno, con il volto rosso come
un peperone, per sport. Andiamo, Marinette. Ammettilo che il tipo ti
piace.»
«No, non mi piace.»
«Marinette…» la riprese Alya, spintonandola lieve, mentre la ragazza
apriva il rubinetto dell’acqua e si bagnava il viso, sperando così di
attenuare la sensazione di caldo che sentiva addosso: «Non ti piace
nemmeno un pochino? Un pochino pochino?»
«Sì. Cioè no, io non…»
«La ragazza è confusa. Bene! E’ il primo passo verso una cotta
stratosferica! Una di quelle dove sei ben rosolata da entrambe le parti!»
«Alya!»
«Ok, ok. La smetto di prenderti in giro, anche se è divertente.»
«Grazie, sei davvero un’amica.»
«Prego, faccio del mio meglio.» dichiarò la ragazza, sorridendole: «Beh,
che hai intenzione di fare adesso? Torniamo in classe come se nulla
fosse…»
«Come faccio a tornare in classe?»
«Bene, attendiamo la fine della prima ora e poi andiamo.» dichiarò Alya,
con un’alzata di spalle: «Non mi sembra tanto complicato…»
«Ma, con la scena di prima e…Chloe! Oh no, Chloe! Mi renderà la vita un
inferno! Da piccola le piaceva Adrien e figurarsi ora: si vedeva lontano
un miglio che l’aveva puntato!»
«Ti riesce ignorare la principessina viziata ogni tanto? Davvero,
Marinette, non dovresti darle tanto potere su di te! E poi, lo sai, ci
sono io a proteggerti da quell’antipatica e penso che anche sederino
d’oro…»
«Sederino d’oro?»
«Ehi, quando si è alzato per segnare il territorio come suo, io ho potuto
ammirare il suo meraviglioso lato B e ti posso dire che ti farà
sospirare.» mormorò Alya, poggiandosi al lavabo: «Peccato che Nino non ha
un lato B così bello.»
«Bene. E’ sempre utile sapere che sei fissata con i lati B dei ragazzi.»
«Lieta di fornirti questa informazioni.» esclamò Alya, sorridendo: «Ti sei
calmata?»
«Sì. No. Forse. Spero?»
«Ottimo! Sei decisa, perfetto!»
Marinette annuì, osservando sconsolata la porta: «Cosa dovrei fare?»
«Se ti chiede di uscire, di sì.»
«Alya…»
«No, niente Alya. E’ un bel ragazzo e penso che sia anche carino e
simpatico.» si fermò, ridacchiando: «No, dopo la scenetta a principe
azzurro, mi correggo deve essere anche carino e simpatico, quindi se ti
chiede di uscire tu dici sì: vedilo come un modo per riallacciare
un’amicizia.»
«Certo…»
«Ehi, sei tu quella che ci vede possibili retroscena romantici. E spero
anche porcellini, o dai, dimmi che ha scatenato il tuo lato selvaggio!»
«Alya!»
«Ok, la smetto.» dichiarò la ragazza, dando uno sbuffetto sul naso di
Marinette: «Torniamo in classe?»
Adrien si mosse a disagio sulla sedia: desiderava tanto voltarsi,
osservarla e parlare con lei ma non poteva, altrimenti la professoressa
l’avrebbe ripreso: osservò la donna dai capelli rossi, scrivere qualcosa
alla lavagna e poi voltarsi verso tutti loro: «Come ben sapete, a breve
entreremo in una parte veramente tragica della nostra nazione, la
Rivoluzione Francese. Quindi prima di buttarci fra ghigliottine e gente
che perdeva letteralmente la testa…beh, pensavo di fare un compito. E no,
niente Professoressa Tikki: non sono il professor Plagg, non potrete
comprarmi con un po’ di camembert. Preparatevi a modo, perché la prossima
settimana ci sarà il compito.»
La campanella suonò, decretando la fine della giornata scolastica e
Adrien sospirò, iniziando a mettere i libri all’interno della borsa:
«Fantastico. Primo giorno di scuola e subito la minaccia di un compito in
classe.» bofonchiò, cercando di eseguire l’operazione velocemente: dai
movimenti che gli arrivavano da dietro, sembra che Marinette fosse
veramente ansiosa di scappare.
«Benvenuto a Parigi, amico.» dichiarò Nino, il ragazzo seduto nel posto
accanto al suo, allungandogli il pugno che Adrien colpì con il proprio:
«Vedila come una festa di benvenuto.»
«Veramente avrei preferito una vera festa.» dichiarò il biondo, alzandosi
e osservando la ragazza dalla capigliatura corvina, sfrecciargli accanto e
uscire velocemente dall’aula: «Maledizione!» imprecò, afferrando la borsa
e seguendola all’esterno: Marinette stava scendendo velocemente le scale
ed era giunta quasi alla fine; si mise al suo inseguimento, scendendo di
corsa i gradini della scala di metallo e osservandola uscire
dall’edificio.
Quanto era veloce?
Sbuffò, aumentando il ritmo e raggiungendo l’esterno, giusto in tempo per
vederla raggiungere il semaforo che, con sua somma sfortuna, era verde in
quel momento: rimase fermo, osservandola attraversare la strada ed entrare
velocemente nel negozio dei genitori.
Cosa fare?
Andare o non andare?
Presentarsi a Sabine e Tom, così che gli permettessero libero accesso alla
loro abitazione?
Si voltò, osservando l’auto grigia parcheggiata davanti l’istituto, quasi
come se questo avesse deciso al posto suo: dalle tregua, sembrava dirgli
la vettura.
Hai già fatto abbastanza per oggi.
Marinette si lasciò cadere sul letto, voltandosi e osservando la sua
camera mentre il cuore le batteva velocemente nel petto: perché era
fuggita? Perché aveva così paura di parlare con lui?
Si mise a sedere, portandosi le mani ai capelli e sciogliendoli, scuotendo
poi il capo: «Perché non sei rimasto carino come quando eri piccolo?»
domandò al nulla, allungando una mano e prendendo il portafoto che teneva
nella mensola sopra il letto e sorridendo: ricordava quella foto, la madre
di Adrien l’aveva scattata quando si erano mascherati per carnevale.
Lei era vestita da coccinella, mentre Adrien da gattino nero: erano poi
andati alla festa della scuola e si erano divertiti, abbuffandosi di dolci
e giocando alle attività che le maestre avevano creato per gli alunni.
Sorrise, carezzando l’immagine del bambino con i capelli biondi e gli
occhi verdi, mentre la sua mente le riportava alla mente quella del
giovane che aveva incontrato: «Ah!» sbuffò frustrata, gettandosi di nuovo
sul letto e stringendo al petto la fotografia.