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Autore: ChiaraBJ    25/06/2016    2 recensioni
Livyana testimone di un brutale omicidio, Ben e Semir faranno di tutto per proteggerla anche a costo della loro stessa vita. Fughe, complotti, fiducia mal riposta, sono alcuni ‘ingredienti’ che troverete in questa nuova F.F.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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I Cavalieri dell’Apocalisse

Gedeon Ritter arrivò a casa di Weissman verso le nove.
Dopo aver suonato il campanello ad aprigli arrivò Gruber che, senza tanti complimenti, lo incalzò subito.
“Confido che tu abbia portato tutto il necessario. Non vorrei che dovessimo impallinare Jager con una scacciacani”
“Ovvio” rispose un po’ stizzito Ritter che mal tollerava il sarcasmo di Gruber ”Ho un bel po’ di caricatori e due mitragliette, sono nel portabagagli dell’auto, questa volta Jager non avrà scampo” replicò sicuro l’altro.
“Molto bene la casa del padre si trova ad una cinquantina di chilometri da qui, ci impiegheremo tre quarti d’ora…più o meno, poi come sempre dipende dal traffico e poi sarà meglio non dare troppo nell’occhio, con l’autostradale…meglio essere cauti”
Qualche istante dopo Weissman uscì da una stanza e raggiunse i due uomini.
“Bene ragazzi” esordì il commissario “Visto che ci siamo tutti facciamo un po’ il punto della situazione, oltretutto è meglio se diamo un’occhiata a questa “ E sopra ad un tavolo distese un foglio “Ho chiamato un amico che lavora al catasto e mi ha inviato la planimetria della villa del padre di Jager, dobbiamo trovare  un accesso alla villa che non dia troppo nell’occhio. Purtroppo non sappiamo cosa aspettarci e il ragazzo non è un pivello, l’ho addestrato io, so come si muoverà, ma conosco anche il suo punto debole: gli affetti”
“Come sarebbe a dire” replicò aggrottando la fronte Ritter.
“Se non riusciamo ad arrivare a lui direttamente lo faremo attraverso la mocciosa o il padre o chiunque altro abiti in quella casa”
“E i sistemi d’allarme? Cani che gironzolano per la villa” chiese Gruber.
“So che non hanno cani da guardia, un modo lo troveremo per entrare il muro di cinta è alto, ma non invalicabile”

Un paio d’ore dopo, verso le undici, Kim Kruger entrò nella stanza di Semir come fosse un uragano di classe 5.
Il piccolo ispettore seppur dolorante, si era ripreso velocemente e niente e nessuno gli aveva impedito di firmare la sua uscita.
“Gerkhan” tuonò la Kruger “Mi ha chiamato il primario, mi ha detto che ha intenzione di uscire da qui anche contro il suo parere, non mi sembra molto prudente”
“Senta capo, non me ne starò qui a trastullarmi. Ben è nei guai, sono sicuro che è ancora vivo, me lo sento…e forse so anche dov’è ” disse il piccolo ispettore, mentre allacciava la cintura dei pantaloni e infilava la giacca che si era fatto portare nei giorni precedenti da Andrea.
“Come sa dov’è” chiese sbigottita il commissario.
“Beh ecco non ne sono sicuro al cento per cento, ma ascolti…quando sono uscito dalla casa della Renner ho telefonato a casa di suo padre a Düsseldorf, mi ha risposto Helga, la governate”
“E con questo?” la Kruger era perplessa, ma molto interessata “Sono curiosa di sapere dove vuole andare a parare, Gerkhan”
“ Al telefono ho chiesto a Helga, se Ben fosse lì. Lei mi ha risposto…aspetti le testuali parole sono state ‘se Ben fosse qui, se stesse bene, se fosse in compagnia della piccola’…”
“Scusi, ma non la seguo” replico aggrottando la fronte la donna.
“A mio parere Helga ha usato troppi ‘se’. Helga voleva dirmi che Ben è lì! Che sta bene, che è al sicuro e che con lui c’è anche la piccola. Helga non voleva mentirmi e contemporaneamente non voleva infrangere la promessa del silenzio più assoluto che le avrà sicuramente imposto Ben”
“Ma perché non contattaci, perché non chiamare lei, me, i colleghi?” chiese allora il commissario.
“Forse si starà organizzando, starà facendo delle indagini…e poi io ‘sono morto’ e non si chiamano i defunti, semmai si pregano” ragionò il piccolo ispettore, allacciandosi a fatica le scarpe.
“Ma noi, ammesso che sia a conoscenza della sua morte, avrebbe potuto contattarci, sa che lo avremmo aiutato. Mi chiedo cosa abbia in mente sempre che…” alla Kruger vennero a mancare le parole.
“Ho paura che Ben abbia perso la fiducia nelle autorità e, purtroppo, anche in noi” continuò triste Semir “Capo le ricordo che è stato tradito e incastrato dal suo istruttore d’Accademia, colui che gli ha insegnato cosa vuol dire fiducia nelle istituzioni e poi il mandato d’arresto a suo carico. Magari aveva paura che lei…insomma non sarebbe stata la prima volta, si ricorda quella volta che si spacciò per una spia…”
“Touché” rispose la Kruger alzando le mani “Forse ha ragione lei che lo conosce meglio di chiunque altro. Mi sembra valga la pena fare un tentativo, prendiamo la mia auto e andiamo alla villa del padre, lei si metta quel ridicolo berretto in testa e tenga le presto gli occhiali scuri…”
La donna quindi si stava avviando verso l’uscita della stanza quando delicatamente Semir l’afferrò per un braccio.
“No commissario, vado da solo, lei resterà qui o meglio se ritorna al comando, potrei aver bisogno di rinforzi” consigliò l’ispettore.
“Non vedo perché vedendoci assieme Jager possa anche minimamente pensare…” ma la donna fu interrotta nuovamente da Semir.
“Capo se ci vede insieme penserà che siamo venuti ad arrestarlo, potrebbe scappare, non lo ritroverei mai più…o…a volte Ben mi fa paura perché non so mai che reazione possa avere in certe circostanze” poi non sapendo che altro dire “Capo la prego…insomma… mi lasci andare da solo”
La Kruger non osò ribadire, prese le chiavi dalla borsa e le consegnò a Semir.
“Le prometto che le riporterò a casa l’auto senza un graffio” disse abbozzando un sorriso prendendo le chiavi dalle mani della donna.
“Non vorrei sembrarle maleducata, ma me ne frego di come riporterà a casa la mia auto. Riporti a casa Ben”
‘Ben’ raramente il commissario li chiamava per nome e ogni volta a Semir venivano i brividi.
Era sintomo che la situazione in cui si trovavano era disperata, se non tragica.
“Lo farò” detto ciò uscì dalla stanza.

Nello stesso istante il cellulare della Kruger vibrò.
“Commissario Weissman è uscito circa dieci minuti fa da casa sua con altri due uomini, sono su un SUV nero targato K-CH 8266, li stiamo pedinando” comunicò Jenny.
“Lei e Bonrath continuate a seguirli, ma mi raccomando tenetevi a distanza…e non perdeteli di vista”
I due agenti fecero ciò che aveva ordinato il capo, accodandosi al SUV.
“Mantieni la distanza Dieter, sono poliziotti, potrebbero accorgersi che li stiamo inseguendo, sono anche loro del mestiere, abbiamo rischiato di farci scoprire passando con il rosso…”
Purtroppo un passaggio a livello fu per loro fatale.
Il SUV passò quasi a filo, mentre le tre auto che precedevano i due agenti si fermarono bloccando l’inseguimento della macchina con a bordo Weissman e i suoi scagnozzi.
“Maledizione no!” imprecò Dieter sbattendo le mani sul volante.
“Questa non ci voleva” replicò Jenny che chiamò tempestivamente il comando.
 
“Capo” esordì  Ritter rivolgendosi a Weissman e dando un’occhiata ai tabelloni luminosi presenti sopra l’entrata dell’autostrada “Sono segnalate delle code sull’A57, forse è meglio se cambiamo strada, ci impiegheremo qualcosa di più, ma eviteremo ingorghi e soprattutto un sacco di gente in divisa messa a dirigere il traffico…”
“Okay, reimposta il navigatore, voglio mandare all’inferno Jager il prima possibile, magari prima di mezzogiorno, almeno pranziamo…leggeri”

Semir stava percorrendo di nuovo l’A57 e dopo qualche chilometro sentì come un piccolo brivido lungo la schiena pensando a quello che gli era successo in quello stesso tratto d’autostrada pochi giorni addietro.
Ciò nonostante guidò a velocità abbastanza sostenuta e a sirene spiegate, scacciando dalla mente i brutti pensieri sperando che il suo istinto non lo tradisse nemmeno questa volta.
“Ben è vivo, e quando mi vedrà gli farò una bella ramanzina…anche se io dovrò sorbirmi la sua, nel caso sia a conoscenza della mia finta dipartita” pensò tra sé.
Poco dopo il suo telefono squillò.
Era il numero privato della Kruger.
“Mi dica” rispose informale.
“Weissman è uscito di casa, ma lo abbiamo perso…” rispose telegrafica la donna.
“Questa non ci voleva, dove erano diretti?”
“Stavano attraversando la città…lei dov’è”
“Sto percorrendo l’A57…ma porca lavori in corso…anche un incidente…che iella nera…capo mi sa che impiegherò un po’ ad arrivare alla villa del padre di Ben…rintracciate Weissman…ci aggiorniamo”
E chiuse la comunicazione, poi guardò l’ora le undici e mezzo.

Nello stesso istante Weissman, Gruber e Ritter parcheggiarono il SUV vicino ad un boschetto nei pressi di ‘villa Jager’.
Attorno sembrava non ci fosse nessuno, oltretutto il maestoso edificio era decisamente isolato rispetto ad altre abitazioni.
I tre quindi scesero dall’auto e imbracciate le armi si diressero verso il muro di cinta della villa.
“E adesso come entriamo” chiese Ritter rivolgendosi agli altri.
Weissman si guardò attorno, poi un sogghigno malefico apparve sul suo volto “Vedrai sarà più facile di quanto pensavamo e speravamo”

Pochi istanti dopo il cancello principale  della villa si aprì.
“Mi raccomando Jorge non dimenticarti il concime per le rose” gli ricordò Helga vedendolo salire a bordo di un piccolo furgoncino.
“Sì certo Helga, tranquilla”  e detto questo si diresse lungo il viale che portava verso l’uscita della villa.
Jorge non aspettò che dietro di lui il cancello si chiudesse e questo fu un fatale errore.

Weissman e i suoi silenziosamente si addentrarono lungo il vialetto, la fortuna fu dalla loro parte, nessun cane a fare da guardia, nessun a vegliare gli ingressi.
 
Era quasi ora di pranzo, Helga era in cucina con la piccola, mentre il custode stava preparando la tavola.
“Livyana, vai a chiamare Ben per favore, digli che è pronto…”
“Vado zia…” rispose avviandosi.
Ben era nell’autorimessa quando dietro di lui comparve la ragazzina.
“Ben Helga dice che è pronto da mangiare, vieni altrimenti si fredda tutto”
“Non ho fame” rispose atono senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
“Si può sapere che hai?” chiese mettendo il broncio e parlando con un tono quasi arrabbiato.
“Lo sai benissimo cos’ho…” rispose in malo modo il ragazzo.
“Semir manca a tutti, non manca solo a te…oltretutto ti ricordo che io ho perso da poco i genitori, ma almeno non mi sto comportando male con tutti quelli che mi stanno attorno, sei ingiusto, soprattutto con zia Helga. Sei vivo grazie a lei e non merita di essere trattata così…”
“Ehi ragazzina non accetto prediche da te ok?” sbottò Ben girandosi verso di lei, guardandola con uno sguardo che per alcuni istanti le fece paura.
Quello sfogo, quel puntarle gli occhi addosso come se fosse una preda da azzannare per Livyana  fu davvero troppo, senza tanto pensarci su replicò:
“Ti odio Ben, quando finirà questa storia è meglio se torno alla casa famiglia! Sai penso che oltre a zio Semir sia morto il ‘Ben’ che l’anno scorso si è preso al posto mio una pallottola in pieno petto…” la piccola era troppo arrabbiata e delusa per finire la frase e con le lacrime agli occhi uscì di corsa dalla rimessa per rifugiarsi tra le braccia sicure e accoglienti di Helga.

Ben restò spiazzato, non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere.
La sua sete di vendetta forse lo stava rendendo poco lucido, permaloso e bastava un nonnulla per farlo scattare.
“Maledizione, ma che cavolo avete tutte…” quasi urlò, buttando a terra lo straccio che aveva usato per pulire la pistola.
Poi traendo un profondo respiro si alzò dalla sedia pensando che probabilmente non erano le sue ‘donne’ a comportarsi male, forse era lui.
Stava per uscire dalla rimessa per andare a mangiare o per lo meno per chiedere scusa quando, arrivato sulla soglia della rimessa vide tre uomini armati fino ai denti che uscivano dalla terrazza della villa.
“Dannazione, questa non ci voleva…” imprecò sottovoce Ben.
Incurante del dolore al fianco il giovane rientrò velocemente nella rimessa, prese la pistola, si infilò in tasca i caricatori dirigendosi verso la dépendance.
Non fece nemmeno a tempo ad entrare in cucina che subito ebbe gli occhi di tutti i presenti addosso.
“Sono qui…sono venuti a prenderci…dobbiamo difenderci…” disse risoluto.
Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, Helga, Livyana e Albert, avevano capito benissimo a cosa e a chi si stava riferendo Ben.
“Albert, sei armato?” chiese il ragazzo rivolgendosi al custode.
“Nello scantinato dovrebbe ancora esserci il fucile da caccia di tuo padre, vado a prenderlo”
“Sì , fai veloce non so quanto tempo abbiamo…”
Helga nel frattempo aveva sollevato il telefono.
“Ben” disse spaventata la donna “Il telefono è muto”
“Qualcuno ha un cellulare?” chiese.
“Sì” rispose Albert e lo porse al ragazzo, mentre correva a prendere il fucile.
Ben per un secondo restò a fissare l’apparecchio il dito sospeso a mezz’aria, poi compose il numero del suo distretto, nella speranza che nessuno lo avesse abbandonato e avesse ancora fiducia in lui, ma dopo un paio di squilli il telefono si spense.
“Maledizione questa è una congiura…la batteria è scarica” inveì il ragazzo.
Poco dopo fece la ricomparsa Albert con il fucile in mano.
Ben consegnò il cellulare a Helga “Per favore riprova, magari si riattiva quel tanto che ci basta per chiamare il distretto” poi brandendo l’arma che aveva trovato Albert diede un’occhiata al caricatore.
Avevano a disposizione solo tre colpi.
“Munizioni?” chiese Ben.
“Nessuna”
“Se arriverai a trovarteli di fronte dovrai avere una buona mira Albert”
“Cercherò di averla Ben, anche se non ho mai sparato in vita mia”
Ben riconsegnò il fucile ad Albert  incrociando lo sguardo preoccupato e spaventato di Helga che stringeva a se la piccola Livyana.
“Mi dispiace Helga e chiedo scusa anche a te Livyana, non volevo dirvi quelle parole…” Ben si sentiva malissimo, oltretutto rifugiandosi nella villa del padre aveva messo in serio pericolo anche lei, Jorge e Albert.
Helga lo guardò con affetto, mentre Livyana lo guardava ancora con fare arrabbiato.
“Ora vado a stanarli, cercherò di prenderli alle spalle…qualcosa mi inventerò. E’ l’unica possibilità che abbiamo per uscirne vivi” disse cercando di infondere coraggio a se e agli altri.
Stava uscendo quando Helga lo chiamò.
“Ben…”
Il ragazzo questa volta si girò guardandola dritta negli occhi.
“Helga io…so di averti ferito, mi dispiace, non ho mai pensato veramente…”
Ma fu interrotto dalla donna.
“Lo so. Ma ti prego, stai attento ragazzo mio…” disse con affetto e tenerezza.
“C’è la caveremo vedrai”  e con lo sguardo cercò di nuovo Livyana.
“Ben…io…non…volevo…scusa” balbettò la piccola.
“Lo so, anche io” poi uscendo dalla dépendance Ben diede un veloce sguardo al cielo “Ehi socio dai un’occhiata tu a loro vero?”
Poi come se avesse ricevuto una risposta positiva da ’lassù’ abbozzò un sorriso, trasse un profondo respiro, tolse la sicura alla pistola e andò incontro al suo Destino.

Angolino musicale: nel prossimo capitolo ci aspetta il classico ‘Mezzogiorno di fuoco’.
Ben sarà solo…forse che sì, forse che no…dipende dal traffico. Intanto Ben è tornato ad essere il ‘Ben’ che più mi piace…e nel caso andasse male almeno ha fatto pace con le ‘sue donne’…

Stereophonics  ‘Maybe Tomorrow’(forse domani)

Per ascoltala https://www.youtube.com/watch?v=Rc_8Y46zJyE
Sono stato abbattuto e mi sto chiedendo il perché Quelle piccole nubi nere mi girano attorno, girano con me Perdo tempo, ma tutto sommato mi sento bene…Così forse domani troverò la mia strada di casa Guardo attorno a questa bella vita Sono stato sul gradino più basso; sono stato dentro ciò che era fuori…




 
  
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