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Autore: mgrandier    27/06/2016    19 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il lato oscuro
 
Non poté avanzare nemmeno di un passo per varcare la soglia dello studio perché a terra, proprio davanti alla porta, riconobbe immediatamente la figura semidistesa di Oscar che, puntato un gomito a terra, tentava con evidente fatica di raddrizzarsi per mettersi a sedere, con il capo basso e appena ondeggiante.
Sollevò per un attimo lo sguardo, vagando nel grande studio, immerso nel chiaroscuro per le pesanti tende calate sulle ampie vetrate che a mala pena schermavano la luce insolente del tramonto, e denso dell’odore intenso di tabacco e legno; scorse immediatamente il Generale poco discosto dalla sua imponente scrivania, in piedi davanti ad essa, con una espressione adirata e i pugni serrati davanti a sé, ma già le ginocchia si piegavano, le mani protese verso Oscar e la schiena china per raggiungerla al più presto.
Con un ginocchio a terra, la aiutò a voltarsi, sorreggendola per le spalle e carezzandola appena con le dita, perché si voltasse a guardarlo, nonostante lei paresse ostinarsi a mantenere lo sguardo basso.
- Lasciala André! – tuonò il Generale inaspettatamente vicino alle sue spalle – Lasciala immediatamente! -
- Ma … - esitò appena, disorientato dallo scenario teso e oscuro che si era mostrato ai suoi occhi, e con le dita tra i capelli di Oscar, cercò di liberarle il volto dalle ciocche scese a celarlo, rivolgendolo a sé.
Oscar, con le labbra strette e gli occhi bassi, si mosse seguendo l’invito delle sue mani, mostrandosi finalmente a lui; in quell’istante il sangue gelò nelle sue vene, scorgendo il rivolo rosso che dal labbro macchiava il suo viso delicato insinuandosi oltre il profilo della mandibola, giù per il collo.
Si sentì strattonare per la giacca, strappare da lei e poi spingere indietro, fino a cadere poco oltre, con le spalle a terra.
- Ti ho detto di lasciarla! – inveì il Generale puntandogli addosso il suo sguardo di ghiaccio – Queste sono questioni di famiglia, questioni tra me e Oscar! –
André rimase impietrito, appena sollevato da terra ma disorientato e incapace di levarsi in piedi, mentre vide il Generale tornare addosso alla figlia, afferrandone i lembi dell’uniforme e sollevandola quasi di peso, scrollandola con violenza.
- Te lo chiedo per l’ultima volta! Dimmelo! – le urlò contro – Cosa credevi di fare? -
Oscar, ostinatamente a capo chino, pareva incredibilmente remissiva, quasi ferma nella volontà di non reagire, sprofondata in un silenzio ostinato.
Il Generale tornò a inveire, scrollandola ancora - Tu! L’erede dei Jarjayes! Il Comandante della Guardia Reale! –
- Padre … io … - la udì sussurrare, ma la voce imperiosa del Generale tornò a far tremare l’aria densa dello studio.
- Tu sei un militare! Devi seguire gli insegnamenti che hai ricevuto! Non puoi fare ciò che vuoi! -
- Padre … se solo voi … - tentò di riprendere Oscar, ma non ebbe modo di proseguire.
- Niente scuse, Oscar! – un ordine, imperioso e bollente dell’ira più profonda – Tu quella notte hai infangato l’onore della tua famiglia! Hai trascinato il nome glorioso dei tuoi avi nella vergogna! -
André riuscì a muoversi e sollevarsi da terra, mentre lo sguardo esitava ad abbandonare l’immagine di Oscar che, nella stretta del Generale, pareva vibrare sotto il suo impeto, come una canna battuta dal vento, esile e inerme. Puntò le mani sul pavimento, per rimettersi in piedi, e in quell’attimo udì il colpo secco e il lamento soffocato di Oscar; lo sguardo corse incredulo a lei scorgendo il capo biondo scosso violentemente, rivolto e chino sulla spalla, e il gesto rapido con cui il Generale ritraeva il braccio dal colpo appena sferzato. Con la mente scossa dalle parole dell’uomo, rimase attonito nell’osservare il braccio del Generale sollevarsi ancora, il pugno chiuso e il gomito sporto all’indietro, il braccio vibrante nel caricare un nuovo colpo.
Il fiato spezzato, il cuore bloccato, André scattò spinto dall’istinto, buttandosi sul  Generale e afferrandolo per il braccio, bloccandone il movimento e facendolo ruotare fino a stringere il polso sulla schiena.
- Cosa state facendo, Signor Generale! – gridò alle spalle dell’uomo, che già tentava di divincolarsi per liberarsi dalla sua presa – Voi non potete … - e nel frattempo arretrò di un passo, trascinando il nobile lontano da Oscar, che si era levata ed era rimasta con le spalle al muro e le gambe piegate, con gli occhi sbarrati e lucidi, brucianti di lacrime trattenute.
- Lasciami andare, André! E’ un ordine! Tu non devi intrometterti: Oscar deve avere la punizione che merita! – urlò ancora il Generale cercando di liberarsi, mentre André faceva più salda la presa sul braccio, per trattenerlo.
- Come potete punirla, Signor Generale! Lei ha voluto scegliere … una sola volta, una volta nella vita! Lei voleva soltanto essere … - tentò di difenderla, ma ancora l’impeto del Generale tornò prepotente.
- Lei non poteva scegliere! Lei doveva eseguire degli ordini e non lo ha fatto! –
André la cercò di nuovo con lo sguardo, ritrovandola in piedi, a fianco della porta e ancora poggiata al muro, con il capi chino, le spalle tremanti, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo nascosto a terra, fisso nell’intrico scuro delle essenze del parquet.
- Oscar esegue ordini da una vita, Signor Generale … In fondo si tratta di una notte … un’unica notte … - riprese ancora, cercando di insinuarsi nelle ragioni del Generale, ma le parole si persero, quando avvertì l’uomo sussultare tra le proprie braccia scoppiando in una sorta di risata graffiante.
- Ah ah ah! Mi sorprendi André, sai? Tu! Proprio tu, ora prendi le sue difese? … - quell’esplosione di risa, il tono pungente, quella sorta di accusa insinuata come veleno … André fu scosso e rimase colpito dal comportamento inatteso del Generale che lo indusse ad allentare la presa sul braccio dell’uomo. Il nobile, si rivelò energico e pronto, ben oltre quanto potesse far ipotizzare l’età, riuscì a divincolarsi dalla sua stretta, voltandosi rapido ed allontanandosi da lui di qualche passo, fino a raggiungere di nuovo la scrivania intarsiata. André trattenne il respiro, osservando le spalle del Generale sollevarsi e abbassarsi, sotto profondi respiri, come nello sforzo teso a controllare corpo e mente. Non riuscì ad abbandonare quella vista, lo vide voltarsi, ora lento e freddo, con il volto teso in una espressione grave.
- Oscar aveva degli ordini, quella notte … e non li ha eseguiti … - la voce del Generale tagliò l’aria come una lama, scandendo le parole – Per questo, ci saranno delle conseguenze, su di lei e sull’intera famiglia Jarjayes. Su questo non v’è ombra di dubbio. -
Udendo dei passi farsi vicini, Andrè si voltò cercando Oscar e la trovò già ad un passo da sé, l’uniforme sgualcita, il volto pallido segnato dal sangue e dall’ombra scura della furia del Generale, le labbra serrate e lo sguardo tremante di sofferenza segreta. Fu sufficiente uno sguardo, per intrecciare l’anima a quella di Oscar, leggerne il tormento e intuirne un nuovo turbamento, fino a vedere quegli occhi profondi cedere, celarsi e fuggire a terra, lontano da ogni possibile spiegazione.
- Per tutto questo, per salvare l’onore della famiglia, esiste un’unica soluzione … - vibrò la voce del Generale, fredda e determinata, risuonando sui passi che si avvicinarono ad Oscar.
Un sibilo fischiò nell’aria, accendendo i sensi di André; un bagliore, come un lampo riflesso di tramonto e fiamme, ne risvegliò l’istinto.
- No! – urlò allora André, sollevando le braccia e gettandosi di nuovo sul Generale, bloccando la spada sguainata, brandita al di sopra del capo di Oscar – No! Questo mai! –
- Tu non puoi comprendere, André … - il Generale tornò a difendere le proprie ragioni, sotto l’ombra tremante della spada trattenuta con forza, minacciosa e tetra, sopra il capo della figlia - Oscar è colpevole … ha tradito ribellandosi a degli ordini … E’ … - per un attimo, parve che al generale costasse uno sforzo immane continuare a parlare, e le parole sfumarono nel silenzio per un poco, ma dopo un istante di esitazione la sua voce tornò chiara ammettendo il senso di quella colpa  – E’ fuggita … ha abbandonato il suo campo di battaglia … -
Allora riuscì, almeno in parte, a comprendere … e quelle parole che l’avevano disorientato, parvero prendere forma in un disegno immediatamente concreto, se pur ancora dai tratti indefiniti. Uno dopo l’altro, come un’onda, i ricordi tornarono vivi: l’incertezza di Oscar dopo il duello, la ritrosia di quel giorno lontano … la richiesta di accompagnarlo, giunta all’ultimo momento, i dubbi espressi a mezze parole in quella carrozza, sulla via di Versailles … E poi ancora: i suoi timori nell’ammettere che il Generale potesse sapere tutto di quella notte; la notizia diffusa del giungere alla reggia di una nobile e bellissima dama; le parole di Jerome, che avrebbe dovuto accompagnarla e seguirla controllandone i movimenti … fino al suo riportarla nell’appartamento, nonostante non si reggesse in piedi, forse proprio per portare a termine quello che ora, a tutti gli effetti, sembrava essere niente altro che un incarico come tanti … E in tutta quella sequenza di dettagli, un particolare dissonante: quel malore reale … forse un elemento imprevisto, capace di disorientare e sconvolgere ogni piano …
Prese fiato, coraggio e nuova vita, riversando sul Generale l’ultimo dubbio e puntando in quegli occhi trasparenti il proprio tormento - Anche l’essere vittima di avvelenamento, faceva parte dei suoi compiti, quella notte, Signor Generale? –
La fronte dell’uomo si strinse, nell’espressione persa rese palese la sorpresa, mentre la tensione del braccio ancora levato pareva allentarsi appena, lasciando che la spada arretrasse un poco.
- Cosa stai dicendo, André? – chiese a mezza voce il Generale, reggendo il suo sguardo e scrutandovi nel profondo, come cercandovi risposte immediate.
André tese le labbra, rivolse uno sguardo ad Oscar, che pareva immobile spettatrice, con il volto cereo violato da un livido già evidente, incapace di reagire alla furia del padre, e poi tornò al Generale con un sorriso amaro – Oscar è stata avvelenata, quella notte … e ora ho la certezza che quanto accaduto non fosse un caso … -
Il Generale reagì immediatamente, raddrizzando la schiena;  Andrè comprese la sua sorpresa e allentando la presa al suo braccio, lasciò che disegnasse un gesto ampio e lento, fino a portare la spada al fianco, poggiandone la punta a terra. Uno sguardo scuro e tormentato lo inchiodò a sé, imponendogli di proseguire.
- Cosa sai, André? – chiese diretto il Generale.
- Oggi, alla reggia, qualcuno ha attentato alla vita di Oscar … di nuovo. Un lampadario nella Salle des Gardes è rovinato a terra ad un soffio da lei … -
Un sibilo soffiò nel silenzio teso dello studio, un sospiro dubbioso, mentre il Generale scuoteva il capo – E perché non potrebbe essere un incidente? Sai che muovere accuse simili potrebbe essere molto azzardato e pericoloso? –
- Non si tratta di un incidente, ne sono certo: la fune che reggeva il lampadario è stata tagliata di netto. – rispose, sicuro delle proprie ragioni, senza cedere alla presunzione del nobile che, a quelle parole, parve reagire immediatamente.
Posata la spada sul ripiano della scrivania, il Generale si voltò, poggiandovi i palmi e rimanendo assorto, apparentemente turbato, rapito da preoccupazioni nuove.
- Io non capisco … - lo udì mormorare e ne scorse le dita tese, tremanti sul legno scuro, vibranti nel trattenere l’impeto … fino a che non le vide chiudersi rapide a pugno, vibrando un colpo violento sul legno, che risuonò nel tintinnare metallico degli oggetti ordinatamente riposti sullo scrittoio.
- No! – urlò il Generale, esplodendo la propria rabbia in un nuovo colpo al ripiano – Non possono aver osato tanto … - si lamentò poi, con la voce rotta a tradire una intima disperazione.
Quel moto incontrollato, quelle parole spezzate, pronunciate a fatica, come sfogo di ben più profondo tormento, colpirono André nella loro forza e inaspettata realtà. La figura rigida e rigorosa del Generale, stretta tra onore e dovere, puntata nell’orgoglio, pareva ora piegata e rotta da qualcosa di inatteso … immane e inspiegabile. Ancora fermo e scosso alla vista di quell’uomo piegato sotto il peso di una preoccupazione grave e dai contorni indefiniti, Andrè avvertì al proprio fianco la presenza di Oscar, un contatto lieve scivolato dalla propria spalla lungo il braccio.
- Oscar … - la chiamò piano scrutando sul suo viso i segni dell’ira del Generale, ma lei scosse piano il capo, passando oltre e raggiungendo il padre.
- Padre … - un sussurro la voce di lei a chiamare l’uomo ancora chino sulla scrivania, con una mano a sorreggersi sul ripiano e l’altra a coprirsi il viso, forse a celare l’estremo tentativo di trattenere le proprie emozioni.
- Padre … spiegatemi … mettetemi a parte di ciò che ancora non conosco … - riprese Oscar, facendosi ancora più vicina all’uomo, che in quel momento, però reagì sollevandosi e voltandosi velocemente, come fuggendo da lei, lasciandola sospesa, ferma e impossibilitata a continuare.
- Uscite da questa stanza. – intimò, improvvisamente freddo e senza nemmeno rivolgersi a loro, il Generale – Risolverò questa faccenda … ma ora lasciatemi solo. –
 
Si era accorto di come Oscar avesse esitato di fronte alle parole del padre, ma aveva anche avuto certezza che, in quel momento, il Generale non avrebbe tollerato ulteriori repliche. Per questo André aveva stretto il braccio di Oscar e l’aveva indotta ad arretrare, allontanandosi dal Generale, e poi l’aveva accompagnata fino alla porta, perché l’uomo potesse rimanere solo, così come aveva chiesto, a riflettere ed affrontare i propri spettri.
Chiuso il battente dietro le spalle di Oscar, nella luce tremante del corridoio, aveva poi cercato il suo sguardo, portando un palmo al suo viso e accompagnandolo dolcemente a sollevarsi.
Nella sua espressione aveva riconosciuto un groviglio di sensazioni … un nodo di tristezza, desolazione, gratitudine e senso di colpa … e aveva compreso anche il suo silenzio carico del peso di tutto quello che, per lungo tempo, era stato un segreto difficile da custodire, ma forse necessario da celare. Ne accolse ogni ombra, amandone pudore e timori, custodendo nel proprio cuore la speranza che il nastro tessuto della seta preziosa della loro unione, potesse reggere e superare anche quella prova senza precedenti.
Scacciò curiosità e bisogno di comprendere, il dubbio nato dai tanti silenzi … e da ciò che aveva compreso dalle parole del Generale … e trovò, dentro di sé, la luce viva dell’unica ragione della propria esistenza, proteggendola dalla minaccia di qualunque possibile cedimento.
Mosse appena il pollice, delicato e lieve, sul livido che gonfiava lo zigomo, seguendo un istinto che lo spingeva, ancora una volta, a curarsi, prima di ogni altra cosa, di lei.
- Ti accompagno in camera … ti aiuto a ripulirti e a medicarti … - le sussurrò con voce calda, e fu una carezza al suo cuore raccogliere la sua risposta, nel suo socchiudere gli occhi già lucidi e annuire appena.

Angolo dell'autrice: eccoci qua... con le rivelazioni importanti che André, credo, stesse aspettando da tempo. Vi lascio la parola... qualcuno ci era quasi arrivato, chi in un modo, chi nell'altro, pur senza giungere però alla motivazione di questo ordine del Generale.
Intanto, vi avviso che lunedì 4 luglio non sono sicura di poter aggiornare ... Il mio segreto potrebbe prendersi una piccola vacanza, insieme a me. In ogni caso, se anche non dovessi riuscire nell'aggiornamento del 4, tornerò comunque per quello dell'11 luglio e per darvi notizie.
Un bacio a tutte le amiche che leggono, seguono, ricordano, preferiscono e commentano, indagando. A presto!!!!
  
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