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Autore: Dilo_Dile2000    28/06/2016    5 recensioni
Cosa spinge una giovane a fuggire dalla propria famiglia e da coloro che ama? Perché vuole spingersi fino a Gondor quando potrebbe salpare per Aman ed evitare il più grande conflitto della Terra di Mezzo? Questa è la storia di Melyanna, del suo passato, dei suoi dolori e di ciò che l'ha trasformata da ragazza a guerriera. Per questa storia seguirò principalmente il libro, tranne in alcune parti che sarà indispensabile trarre qualcosa dal film.
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DAL XXII CAPITOLO:
"-Se la guerra terminerà in favore del bene, allora vi rincontrerete sulle bianche spiagge del Reame Beato. Ma se la missione fallisse e tu dovessi trovare la morte...- Un brivido mi corre lungo la schiena -Qualsiasi siano i sentimenti che prova per te, forse solo al di là del mare potrebbe trovare requie alle sue pene.-"
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SACRIFICIO

 

Una freccia rasenta il mio braccio lasciando un taglio dove non arriva la cotta di maglia; abbasso la testa per controllare la gravità della ferita e un altro dardo s'infrange contro l'elmo: la lesione non è grave, solo una lieve bruciatura da cui esce poco sangue. Aglar si volta verso di me guardandomi di sfuggita e subito torna a tendere il suo arco contro i nemici sotto le mura, non senza soppesare con attenzione come e quando lasciar andare la corda: non ci rimangono molte frecce, dobbiamo scegliere accuratamente chi uccidere.

Carico l'arco e mi appoggio alla merlatura delle mura, preparandomi a lanciare, e Legolas mi si affianca: con un movimento fluido e veloce, afferra un dardo dalla faretra e, dopo averla incoccata, lascia la corda con un sibilo acuto. Dallo scintillio di soddisfazione che attraversa i suoi occhi gelidi, capisco che ha raggiunto l'obiettivo: Legolas non sbaglia mai un colpo.

Per qualche secondo rimango a guardarlo, incantata dal suo sguardo freddo e letale, dal rumore del suo respiro affannoso sotto la pioggia, dal suo petto che si muove velocemente: adesso nel suo cuore non c'è posto per i sentimenti, il suo spirito di guerriero sta prendendo il sopravvento tutto ciò che c'è di sensibile in lui. Mi volto prima che possa accorgersi di me e mi sporgo leggermente dai bastioni: la valle brulica delle schiere di Isengard, Uruk-hai armati con pesanti corazze, orribili Orchi e Mezzorchi, Uomini selvaggi del Dunland, figure scure e striscianti che si accalcano uno sopra l'altro nel vano tentativo di arrampicarsi sulle mura, e le loro frecce s'infrangono continuamente sulla roccia.

La mia mano freme sulla corda del vecchio arco mentre sento la rabbia ardere in me e per poco non lascio andare la freccia. Chiudo gli occhi per un attimo cercando di calmarmi e di riprendere il controllo delle mie azioni: non è il momento di lasciarsi andare all'istinto, mi ripeto sospirando profondamente. Torno di nuovo a guardare la valle e trattengo a stento un grido: un gruppo consistente di Orchi si è avvicinato al cancello e, con un ariete, stanno cercando di buttarlo giù. Qualcuno degli Uomini vicini a me si accorge del pericolo e invoca l'aiuto dei due capitani, ma, prima che la disperazione s'impadronisca dei loro cuori, Aragorn ed Éomer balzano in mezzo ai nemici, le loro spade sguainate emanano un solo bagliore. Grida di esultanza si alzano sulle mura quando le bestie fuggono davanti alla furia del principe di Rohan e del Capitano del Nord ma, mentre stanno per rientrare nei cancelli, un Orco si avvicina pericolosamente ad Aragorn pronto a trafiggerlo con la sua rozza lama, ma l'Uomo, voltato di spalle, non se ne accorge.

Accade tutto in pochi secondi: Legolas porta la mano alla faretra ma le sue dita sembrano afferrare il vuoto, poiché ha esaurito le frecce; la sua maschera di freddezza si distrugge e un'espressione di orrore sfigura il suo viso pallido. Sa che la distanza è troppo lunga perché gli arcieri di Rohan possano uccidere l'Orco, ma non sa che io sono accanto a lui; miro velocemente alla testa della bestia e lascio andare la corda. Il dardo sfreccia nell'aria finendo dritto nel suo occhio.

Mi allontano velocemente prima che Legolas possa voltarsi verso di me: poteva riconoscermi, mi dico, ma se non avessi agito Aragorn sarebbe morto. L'ho conosciuto quando era appena un bambino, ancora ignaro del suo vero nome e del destino che avrebbe dovuto seguire, libero da qualsiasi fardello. Mi ha aiutato a sopportare il peso della battaglia e dell'amore che, anche allora, provavo per Legolas, ed io l'ho visto crescere e diventare un uomo, l'ho visto innamorarsi.
 

*
 

La luce del sole morente, filtrando dai vetri colorati, illumina tutta la biblioteca creando giochi di ombre tra gli innumerevoli libri e mobili, stendendo veli chiari e luminosi sulle pergamene vuote e passando tra i morbidi filamenti delle piume. Le grandi finestre, aperte per metà, lasciano passare lievi aliti di vento carichi di profumi.

Abbandono la testa contro il muro e chiudo gli occhi, beandomi della brezza che mi rinfresca il viso e mi smuove i capelli; osservo Imladris dal davanzale su cui sono seduta, gli ultimi raggi di sole che bagnano i sinuosi edifici e gli alberi. Dopo pochi secondi, riprendo a leggere il libro che tenevo in grembo, un vecchio volume regalatomi da Elrond quando, qualche anno fa, sono tornata in questa dimora.

Sono cambiate tante cose da quando ho lasciato Bosco Atro: qui, al sicuro nella valle, il male non può toccarmi e i ricordi della battaglia e dei miei compagni morti non mi tormentano più come prima; ma sapevo che, tornando a casa, avrei dovuto affrontare un dolore più antico e profondo senza che Legolas o Aglar potessero aiutarmi. Rientrare nella mia casa vuota e sileziosa è stato un duro colpo per me; ogni cosa sembrava essere rimasta al proprio posto da anni, ma non c'era neanche un filo di polvere sui mobili e gli oggetti. Passare la notte nel letto in cui i miei genitori si sono amati e hanno riposato insieme ha riportato alla mente tanti, troppi ricordi, e ho pianto a lungo nel tentativo di trovare un contatto con Legolas. Sospiro ripensando a tutte le volte che ho sentito il forte desiderio di ascoltare di nuovo la voce soave del mio principe, di poter soltanto passare le dita tra i suoi capelli chiari, ma non ho potuto.

Il rumore della porta mi desta dai miei pensieri: Estel è entrato nella biblioteca e tra le mani tiene un piccolo fiore bianco.

-Estel, vieni a sederti.- Il ragazzo segue il mio consiglio e si sistema su un cuscino adagiato contro la grande finestra. Rimane silenzioso e con gli occhi abbassati, sfiorando i petali del fiore con le dita; le sue guance, ricoperte da barba rada e morbida, sono lievemente arrossate.

-È per una fanciulla?- Domando alludendo a ciò che porta con sé. Quando Estel era ancora un bambino si divertiva ad intrecciarmi i capelli con i fiori e spesso me ne donava qualche piccolo mazzo, ma se quello fosse stato un regalo per me non avrebbe esitato a darmelo.

-Melyanna... Sei... Sei mai stata innamorata?- Domanda invece, fissandomi con i suo grandi occhi azzurri e limpidi. La sua richiesta mi prende del tutto alla sprovvista, tanto che il libro mi scivola dalle mani: l'immagine di Legolas appare di nuovo nella mia mente, il suo sguardo dolce, le sue labbra morbide.

-Sì, lo sono anche adesso.- Rispondo, cercando di nascondere il turbamento.

-E quanto ci hai messo a capirlo?- Continua lui, un po' più rilassato. Non ho mai saputo quando i sentimenti per Legolas si siano tramutati in amore: forse è stato quando mi sono sentita ardere di gelosia nel vederlo in compagnia di una donna, oppure quando, per puro caso, l'ho scorto uscire dalla vasca da bagno e i miei occhi si sono soffermati sul suo corpo candido e slanciato.

-Non lo so Estel, forse lo sono da sempre.- Il ragazzo sembra confuso dalla mia risposta e sospira, scostandosi i capelli dal viso.

-Che speranze ho di essere ricambiato?- Continua quasi in sussurro, accarezzando con le dita i petali candidi. -Cosa sono io per una fanciulla così nobile e bella? Non sono un grande guerriero, né uno studioso e neanche bravo con le parole. Sono solo un Uomo.- Abbandona il fiore sul cuscino e stringe le ginocchia al petto, poggiandoci sopra la testa.

-Estel...- Poso una mano sulla sua testa e gli accarezzo i capelli, intristita dalle sue parole. -Hai un animo nobile, sei gentile e sensibile, e, lasciamelo dire, anche molto bello.- Sorride appena e arrossisce ancor di più per i miei complimenti, ma subito il suo viso si rabbuia di nuovo.

-Chi è lei?- Sposta lo sguardo su di me e il mio cuore si stringe nel vedere la straziante dolcezza dei suoi occhi chiari.

-È una persona a te molto cara...- Si ferma un attimo, indeciso se continuare o meno a parlare. -Lei è Arwen, figlia di Elrond.-

Trattengo a stento un sussulto al sentire il suo nome: se non avessi scorto un amore sincero nel suo cuore, gli consiglierei di lasciar perdere e di cercare la felicità insieme ad un'altra donna. La bellezza di Arwen è così leggiadra e sublime da assere paragonata a quella di Lúthien Tinúviel, sua antenata: i suoi capelli sono come il manto della notte trapuntato di luce lunare, le mani petali di gigli bianchi e gli occhi come il cielo prima di una nevicata. Ogni suo gesto è dettato da bontà e saggezza ed ha sempre una parola gentile per tutti. Nessun uomo, però, è riuscito a fare breccia nel suo cuore, ed Elrond è molto protettivo nei suoi confronti: non credo che possa concederla in sposa a qualcuno tanto facilmente.

-Lo sapevo...- Mugugna lui voltandosi dall'altra parte.

-Estel...- Lo chiamo passando una mano sul suo braccio, ma lui non risponde.

-Aragorn.- Sento i suoi muscoli irrigidirsi e lentamente alza il capo. -Aragorn ascoltami.- Torna a guardarmi, lievemente intimorito dal tono della mia voce improvvisamente duro.

-Non perdere mai la speranza, Aragorn, perché sarà lei a guidarti quando le tenebre incomberanno su di te. Per questo sei stato chiamato Estel. Non pensare alle difficoltà che potrei incontrare, vivi questo amore ogni giorno come se fosse l'ultimo della tua vita: dalle piccole attenzioni e gesti semplici e vedrai che un giorno il suo cuore potrà ricambiare i tuoi sentimenti.-

Estel mi fissa, stupito dalle mie parole, e una lacrima scende lungo il suo viso.

-Spero che sia di felicità.- Gli dico asciugandogli la guancia; sorride e stringe la mia mano nella sua, per poi alzarsi e consegnarmi il fiore.

-Portalo ad Arwen, ma non dirle che è un mio dono. Lei capirà.-

-Va bene Estel, sono sicura che lo apprezzerà molto. Va' a riposarti adesso, sembri molto stanco.- Annuisce ed esce dalla biblioteca, sorridendomi un'ultima volta prima di andarsene.
 

*

 

Il sangue dell'Orco sgozzato mi sporca il viso, la sua testa rotola ai miei piedi; la allontano da me con un calcio prima di infilzarne un altro. Il nemico ha assediato le mura e centinaia di soldati isengardiani si stanno riversando sui bastioni. Gli uomini di Rohan sono possenti cavalieri e abili arcieri, ma non possono niente contro questo esercito smisurato. Nonostante che innumerevoli Orchi siano stati uccisi e le loro scale e ramponi gettati indietro, continuano ad assalirci in numero sempre maggiore.

Non molto distante da me, Aglar mulina la sua spada con leggerezza e precisione uccidendo qualsiasi nemico, il rosso del sangue si confonde con quello dei suoi capelli, adesso bagnati dalla pioggia. Riesco a vedere una lieve ferita sul sopracciglio ed una sulla spalla, ma lui non se ne cura molto e continua a combattere. Mi rivolge uno sguardo fugace appena i nemici gli lasciano un attimo di tregua; saperlo vivo alleggerisce non di poco il mio cuore.

-Attento!- Grida Legolas alle mie spalle. Ci metto un po' prima di capire che sta avvertendo me, troppo. Vengo schiacciata a terra da un corpo pesante e non riesco a muovermi; sento due paia di mani enormi sul mio collo e le sue grida agghiaccianti sopra di me. Il cuore batte all'impazzata quando le sue dita cominciano a stringere e un urlo mi muore in gola. D'improvviso la pressione svanisce e la bestia cade a peso morto su di me, prima che, con un calcio, venga fatto rotolare al mio fianco.

Mi prendo qualche secondo per respirare, ma la mano di Legolas si posa sulla mia spalla e mi volta quasi bruscamente; cerco di non guardarlo, ma è impossibile sfuggire ai suoi occhi così freddi e spietati.

-Sta' più attento la prossima volta, ragazzo.- Mi avverte, tendendomi una mano peraiutare ad alzarmi. Io la rifiuto e mi tiro su da sola: se la stringessi potrei tremare e lui si accorgerebbe di me. Afferro la spada mezza arrugginita e smussata e torno a respingere i nemici oltre le mura.

Riesco a sentire gli occhi di Legolas puntati su di me da quando ho salvato Aragorn: sa che un Uomo non avrebbe mai potuto scagliare una freccia con tanta precisione e adesso nutre dei dubbi sulla mia identità. Nonostante questo, mi è sempre rimasto vicino per difendermi e non poche volte sono stata tentata di sfilarmi l'elmo e rivelarmi. Non so quale potrebbe essere la sua reazione e, in un certo senso, ho paura di scoprirlo.

La pioggia continua a cadere incessante, ma gli Uomini sembrano acquistare maggior coraggio, poiché gli Orchi arretrano inspiegabilmente e sempre in meno attaccano le mura. Aragorn continua a incitare i guerrieri correndo per tutta la lunghezza dei bastioni e offrendo la sua spada là dove serve. Non mi sorprendo che i Rohirrim1 lo seguano: il suo sguardo, la sua voce e il suo carisma sono ricchi della regalità che scorre nel suo sangue. Lo sento arrivare e fermarsi vicino a Legolas; si appoggia alla spada e respira profondamente, ora che ci è concesso un attimo di tregua. Mi avvicino ad Aglar, tendendo però le orecchie a ciò che il principe e il Dúnadan2 stanno dicendo.

-Sembra che i nemici si stiano ritirando, ma non credo che sia una ritirata.- Spiega l'uomo. Legolas annuisce leggermente e si volta verso di me.

-Gimli dov'è?- Chiede non vedendo il Nano.

-Non so dove si trovi.- Risponde, e nella sua voce c'è una nota di paura. -Cosa c'è?- Domanda dopo, preoccupato dall'espressione dell'amico.

-Mentre eri impegnato a difendere i cancelli insieme a Éomer, un Orco alle tue spalle ha cercato di ucciderti.- Spiega il principe spostando gli occhi su Aragorn. -Ma è stato trafitto da una freccia... Scagliata da quel giovane.- Conclude indicandomi con un cenno della testa.

-Gli porgerò la mia gratitudine se riusciremo a sopravvivere a questa notte.-

-Non è questo il punto, Aragorn.- Riprende innervosito, poi abbassa il tono della voce e si avvicina al suo orecchio, ma riesco comunque a capire le sue parole. -Neanche il miglior arciere degli uomini sarebbe riuscito a fare un lancio così preciso e forte da questa distanza, men che meno un ragazzo.-

Aragorn mi guarda appena: -Cosa temi?-

-Ciò che temi anche tu.- Risponde dopo un sospiro. Un forte brivido percorre la mia schiena e vedo Aglar irrigidirsi all'improvviso: anche lui sta ascoltando la conversazione.

-Non lo so... Sei lei fosse qui lo sentirei, non so se capisci: ogni volta che si trovava vicina a me percepivo la sua presenza anche senza vederla.-

-Non sei riuscito a sentirla a Meduseld, eppure si trovava a pochi passi da te.-

-No... Ho avvertito i suoi passi, la sua voce, ma ho creduto che fosse solo frutto della mia immaginazione. Non può essere qui.-

-C'è un solo modo per scoprirlo.- L'uomo si rialza in piedi e sembra voler raggiungermi, ma, prima che possa muovere anche solo un passo, si blocca, un'espressione di orrore e sgomento è dipinta sul suo viso. E finalmente capisco: i soldati di Saruman non hanno abbandonato le mura a causa nostra, no, sono troppi per essere sconfitti in così poco tempo. Ci stanno lasciando solo l'ultima briciola di speranza prima della fine.

Per un istante, un bagliore rosso illumina l'oscurità, poi l'esplosione. Cado sbattendo la testa e rimango stordita per qualche secondo. Tossisco mentre cerco di rimettermi in piedi e capire quello che sta succedendo, ma vengo urtata dagli Uomini che, in preda al panico, hanno cominciato a correre per quello che resta della cinta muraria; Aglar, che è riuscito ad aggrapparsi ad un merlo, mi afferra prima che possa crollare di nuovo a terra e mi porge una domanda silenziosa.

-Stai bene?- Annuisco debolmente non staccando lo sguardo dai suoi occhi: è confuso ed ha paura, nonostante la sua natura elfica, ed io non posso rassicurarlo, perché non riesco a capire cosa sia successo.

-Hanno aperto una breccia nelle mura!- Grida qualcuno. -Sono entrati nella Cinta!-

Il cuore riprende a battere velocemente, il fiato si fa corto e la mano, d'istinto, corre a stringere l'elsa della spada. Cerco con lo sguardo Legolas e Aragorn, ma la polvere e il fumo mi fanno lacrimare gli occhi; non riesco a vederli e neanche a sentirli tra le urla di sgomento.

-Aglar dobbiamo ritirarci.- Gli dico sciogliendomi dalla sua presa. -Devi guidare tu questi Uomini, non hanno un comandante. Loro ti seguiranno.- Mi guarda per un attimo e respira profondamente, prima di sfoderare di nuovo la sua lama e levarla in alto.

-Ritirata! Ritirata nel Tromabtorrione!- La voce di Aglar è possente come non l'ho mai sentita, eppure ancora delicata come quella di un fanciullo. Tutti i guerrieri sembrano ascoltare le sue parole e si voltano per obbedire all'ordine, ma, una dopo l'altra, decine e decine di scale vengono appoggiate alla roccia e, come un un'onda scura, gli Uruk si riversano sulle mura. E sento la rabbia salire, farsi bruciante ed esplodermi nel petto; non dovrei farmi prendere dall'istinto, ma potrebbe essere la mia ultima battaglia e c'è troppo furore dentro di me perché non si riversi su questa feccia.

Il primo Uruk cade trafitto allo stomaco, il secondo sgozzato e il terzo muore decapitato. Non riesco a rendermi conto di come faccia a proseguire senza cadere, sia per la stanchezza che per le ferite. Quando raggiungo le scale che portano al cancello, mi rendo conto di essermi staccata dal gruppo e di aver perso Aglar: potrebbe essersi fermato per cercarmi, ma non avrebbe mai messo a repentaglio la vita di tutti quegli Uomini, non dopo che aveva promesso.

Mi nascondo in una piccola nicchia nel muro, al riparo dei nemici, e aspetto il momento giusto per entrare e mettermi al riparo nel Trombatorrione. Aragorn, in piedi sugli ultimi scalini, stringe in una mano Andúril3, la sua spada, e il bagliore della lama leggendaria spaventa non poco il nemico; gli ultimi fuggitivi riescono così a mettersi in salvo, ben difesi dal Dúnadan e da Legolas che, vicino a lui, tende il suo arco pronto ad abbattere chiunque si avvicini. Entrambi sono feriti, ma Legolas sembra aver subito più colpi, forse nel tentativo di difendere l'amico: la cotta di maglia deve essersi rotta sotto un colpo pesante e adesso una lunga scia di sangue sporca la sua casacca, oltre ad una ferita sulla coscia destra; Aragorn, però, è visibilmente stanco e provato dalle lunghe fatiche.

Il ramingo si guarda intorno per assicurarsi che nessuno sia rimasto indietro e, vedendo che tutti sono rientrati, si volta e sale gli ultimi gradini, ma la spossatezza lo fa inciampare. A poco serve l'unica freccia di Legolas che uccide solo uno dei tanti Orchi che cercano di afferrare l'Uomo.

Di nuovo, senza pensare, mi getto tra le braccia della morte per loro e, correndo fuori dal mio nascondiglio e piazzandomi dietro la mischia, sfilo il vecchio elmo lasciando che i capelli, sciolti dalle trecce, ricadano sulla schiena.

-Sono Qui! Venite a prendermi!- Grido con tutto il fiato che ho in corpo. La mia voce risuona tra le mura e tutto sembra fermarsi per qualche istante: gli Orchi smettono di cercare di afferrare Aragorn e si voltano lentamente verso di me; l'Uomo riesce ad alzarsi ma il suo viso è ancora più turbato, e Legolas, Legolas mi fissa con gli occhi sbarrati, le labbra socchiuse e il volto pallido di paura. Perché sa cosa fanno gli Orchi quando hanno davanti una donna sola: sa che non la uccideranno, la faranno prigioniera e se ne approfitteranno, uno ad uno per lunghe ore. Sa che sono una facile esca per loro, eppure preferirei sopportare tutte le pene di questo mondo piuttosto che vederli morire.

Sono più stupidi di quanto non sembri” Penso mentre gli Orchi mi corrono in contro. In pochi istanti mi abbasso e afferro uno scudo da terra e, prima che possano prendermi, compio l'atto più avventato della mia vita: mi piego in avanti e corro contro di loro, colpendoli alle gambe. I primi, presi alla sprovvista, cadono a terra, ed io continuo a procedere nella mischia quasi indisturbata, spinta da una forza a me sconosciuta. L'adrenalina scorre nelle mie vene e non riesco a sentire né dolore né fatica.

A circa metà percorso, mi faccio spazio a colpi di spada, ma i nemici sono comunque troppi per essere respinti da una sola persona; alcuni che mi si parano davanti cadono a terra prima che io possa colpirli, tutti trafitti da una freccia veloce e precisa. Legolas deve aver recuperato qualche freccia.

Gli ultimi Orchi cedono facilmente alla mia furia e, scappando alle grinfie di chi è rimasto, balzo dentro ai cancelli seguita da Legolas e rotolo a terra, sul pavimento di roccia; Aragorn chiude prontamente le porte e altri Uomini accorrono per rinforzarlo con travi.

Rimango distesa per qualche secondo, lasciando che l'euforia scivoli fuori da me. Respiro a fondo e chiudo gli occhi: nonostante abbia appena sfiorato la morte, non mi sono mai sentita così bene, così viva. Se non fossi stata tanto impulsiva, probabilmente mi sarei fatta cogliere dal panico e sarei scappata verso una morte certa; ho preso il nemico alla sprovvista e sono riuscita a fuggire.

Ma gli Orchi non sono i soli ad essere confusi e sbalorditi da ciò che è appena successo: riaprendo gli occhi, mi accorgo che Uomini di tutte le età mi hanno circondata, scrutandomi con meraviglia. Bisbigliano tra di loro, increduli per quanto è accaduto, ma alcuni sembrano intimoriti: sono molte le voci che girano in questi luoghi sulle donne elfiche. Cerco di mettermi in piedi ma, per la prima volta, percepisco la stanchezza e le gambe cedono; un giovane mi viene in contro e mi aiuta ad alzarmi.

-Mia signora.- Dice con voce esitante. -Siete stata fantastica.- I suoi occhi chiari mi guardano pieni di ammirazione.

-Ti ringrazio.- Rispondo appoggiandomi a lui, che sembra più che contento di accogliermi tra le sue braccia.

La folla davanti a me si dirada e Legolas, seguito da Aragorn, si piazza davanti a me: il suo viso è sconvolto, sorpreso e deluso allo stesso tempo, gli occhi sono però carichi di una preoccupazione profonda e viscerale. Rimane completamente immobile, salvo per il viso che si muove lentamente nell'osservarmi. Mi scosto dal ragazzo e mi avvicino a lui, con il cuore che batte a mille.

-Legolas io...- Tento di dire, ma un forte schiaffo fa morire le mie parole in gola. Volta la testa di lato per il colpo subito e d'istinto le mie dita corrono a posarsi sulla guancia destra, dove la mano di Legolas ha lasciato un segno bruciante. Fa più male di quanto non dovrebbe, forse perché avevo già incassato un pugno su quel lato del viso, o forse perché è stato proprio lui a farmi del male; non aveva mai alzato un dito su di me, neanche per i fatti più gravi, ed ora lo ha fatto dopo che li ho salvati da morte certa. Vorrei piangere, ma un'inspiegabile forza interiore, la stessa che mi ha spinto a colpire gli Orchi, me lo impedisce.

-Ho solo cercato di proteggervi...- Sussurro guardandolo dritto negli occhi, con le lacrime che stanno per bagnarmi le guance: è furioso, e ancora la mano con cui mi ha colpito trema.

-Sei solo una sciocca! Sai cosa avrebbero fatto se ti avessero preso? Ti avrebbero usato violenza, Melyanna, avrebbero oltraggiato il tuo corpo così...- Si ferma un attimo e si copre il viso con le mani, come ad allontanare un'immagine orribile dalla sua mente. -Solo i Valar sanno se ne saresti uscita viva.-

-Io ti salvo la vita e tu mi fai ancora del male? Non era abbastanza?- Ma alle mie domande non c'è risposta. Mi allontano da loro barcollando come un'ubriaca, scacciando via il giovane che tenta di sorreggermi e ignorando tutto intorno a me.

Arrivata fuori dalla loro portata di occhi e orecchie, mi accascio a terra sopraffatta dal dolore e dallo sgomento, ma non piango. La battaglia non è ancora finita.


 

***



 

1 Rohirrim: abitanti di Rohan.
Dúnadan: in Sindarin "Uomo dell'Ovest", nom con cui spesso è chiamato Aragorn.
3 Andúril: in Sindarin "Fiamma dell'Ovest", è la spada forgiata dai frammenti di Narsil, appartenuta a Elendil, antenato di Aragorn.



ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo. Saranno passati più di due mesi dall'ultima volta che ho aggiornato la storia: so che è tanto tempo, ma ci sono stati alcuni problebi personali che non mi hanno permesso di scrivere, oltre alla difficoltà che ho trovato nel portare a termine questo capitolo e ai vari blocchi che ho riscontrato. Non riuscivo a buttare giù niente che mi piacesse e neanche questo mi soddisfa molto, ma non riuscirei a scrivere qualcosa di meglio, almeno per ora, e mi è sembrato giusto farvi leggere qualcosa dopo così tanto tempo. Ho cercato di tenere fede al libro, infatti Éomer è presente per tutta la battaglia, ma mi è riusltato molto difficile seguire tutti i passaggi canonici e quindi ho deciso di tagliare qualche parte e "aggiustarmi" un po' le altre, anche se so che il lavoro non è dei migliori.
Spero però che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante tutto, e che le "sorprese" non siano fuori luogo. 
Inoltre vorrei ringraziare dreamy_Allis che ha inserito la mia storia tra le seguite, nessia87 tra le preferite e Alyson_00 per avermi messo tra gli autori preferiti.
Mi scuso ancora per il tremendo ritardo
Diletta 

 

   
 
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