Libri > Il Signore degli Anelli e altri
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Autore: Lothiriel    27/03/2005    4 recensioni
Innanzitutto devo dire che il titolo è semplicemente riferito al capitolo del Signore degli Anelli in cui si trova questa scena; non ho raccontato l’assedio di Gondor, non in senso stretto… Non so neanche perché l’ho scritto, ma rileggendo gli altri racconti che avevo già scritto ho pensato che ce ne voleva anche uno con Pipino… [PS. Vorrei dire una parola in favore del povero Denethor, per chi ha visto solo il film e non ha letto il libro: in realtà Denethor manda suo figlio a difendere una città che non è ancora stata conquistata, e non a cercare di riconquistare la medesima mentre è già nelle mani di migliaia di orchi… sarebbe veramente una cosa assurda, oltre che sbagliata dal punto di vista strategico!]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Denethor, Pipino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se solo tu potessi sentirmi, figlio mio

 

Se solo tu potessi sentirmi, figlio mio. Presto giungerà la fine per tutti noi, ma prima vorrei che tu aprissi gli occhi, almeno per un momento. Vorrei poterti chiedere perdono per tutto quello che ho fatto. Vorrei che il tuo sguardo di nuovo sereno si posasse un’ultima volta su di me.

Sono solo un povero vecchio, un vecchio orgoglioso e testardo, che non ha mai voluto ammettere l’amore per suo figlio. Il mio maledetto orgoglio mi ha spinto a tormentarti, per nasconderti quanto io soffrissi per la morte di Boromir, e quanto mi angosciasse l’idea di perdere anche te. Sapevo bene del tuo dolore per il tuo amato fratello, ma non ho avuto l’umiltà di gettarti le braccia al collo per piangere insieme. Ho voluto tenere per me questo calice amaro, ma sono riuscito solo ad accrescere la sofferenza di entrambi.

Perdona, figlio, tutte le parole amare che ti ho rivolto. Geloso dell’affetto che dimostravi a Mithrandir, ho cercato di convincere me stesso di non curarmi di te. Invano.

Ora mi divora il rimorso per tutto ciò che non ci siamo detti, per l’affetto e gli onori che ti ho sempre negato. Come uno sciocco, me ne rendo conto troppo tardi. La Pietra Veggente mi ha mostrato le navi del nemico che già si avvicinano alla città, e inutilmente il povero Mezzuomo tenta di rincuorarmi. So che siamo ormai al di là di ogni possibile salvezza; e sento che la mia mente, attanagliata dalla morsa della disperazione, sta iniziando a vacillare…

La tua mano brucia di febbre, e a nulla valgono le mie lacrime che l’hanno bagnata…

 

Faramir, mio amato figlio, non chiedo più il tuo amore, so di non esserne degno. Desidero solo il tuo perdono; per poter finalmente morire in pace.

  
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