CAPITOLO
5
«No, non ti preoccupare» Rose tentò di consolare Chichi «nel futuro non ti lascerà nè per andare a combattere nè perché verrà eliminato.»
La sua risposta parve calmare Chichi, tuttavia gli occhi della ragazza rimasero fissi su Goku.
Goku.
Quasi
non riusciva a
credere che fosse lui. Lo guardò per qualche istante, e
mille pensieri
cominciarono ad attraversarle la mente. Impiegò qualche
secondo per tramutare
tutti i suoi pensieri in parole:
«Non
è possibile. Se sei Goku, perché sei
così piccolo? Ho per
caso viaggiato troppo indietro nel tempo?!»
Rose
era confusa. Quello era il Goku di
cui le
avevano sempre parlato, fin da quando era una bambina? Aveva sentito
talmente
tante storie su di lui, che nella sua testa ormai lo vedeva solo quasi
come un
personaggio dell’immaginazione.
«Ma
allora mi conosci!» esclamò Goku, sorridendo.
«Non
proprio» dovette ammettere Rose «io ti conosco
solamente perché
mi hanno raccontato di te, ma in realtà io non ti ho mai
conosciuto dal vivo»
«Quindi
nel tuo futuro io non ci sarò?» domandò
lui,
leggermente stupito.
«No.
Tutti gli altri» Rose scorse velocemente con lo sguardo tutti
i presenti «mi hanno sempre parlato di te, ma io
effettivamente non ti ho mai
conosciuto, perché so che tu te ne sei andato poco prima che
io nascessi. Per
cui non ho mai avuto l’occasione di incontrarti.
«Purtroppo»
Pan, con fare rassegnato, intervenne prima che qualcun
altro potesse aprir bocca «il nonno si è fatto
trasformare da alcuni scagnozzi
quando era al Palazzo del Supremo, che hanno espresso il desiderio che
lui
diventasse piccolo di nuovo. Per questo adesso è
così»
Rose notò che Pan era parecchio contraria alla cosa, ed anche molto scocciata. Quasi non la riconosceva: in quel tempo era così piccola, molto più piccola rispetto a come la conosceva lei. Era così buffa! Con quell’aspetto da teenager l’aveva vista solamente in alcune foto.
Ormai
era passato già
così tanto tempo da quando
non la vedeva, e le mancava tantissimo.
Era di certo felice che Pan, in quel momento, fosse al suo fianco, ma nello stesso tempo provò un senso di tristezza e di malinconia che le appesantirono il cuore…
Se solo fosse riuscita nel
suo intento, forse
avrebbe avuto la possibilità di rivederla…..
Poi,
le venne in mente che lo sapeva. Aveva già sentito quella
storia. Tempo fa, la stessa Pan glielo aveva raccontato: le aveva
raccontato di
quando Goku era stato trasformato in bambino, e di quando, in seguito,
avesse
dovuto affrontare, assieme a lui e a Trunks, un viaggio nello spazio
alla
ricerca
delle sfere del drago.
«Ah,
è vero! Adesso ricordo!» esclamò Rose
«la conosco questa
storia, me l’hai raccontata, me l’ero completamente
dimenticata!»
«Io?!»
domandò incredula
Pan.
«Quale storia?» Qualcuno parlò dietro di lei, e Rose si girò di scatto. Aveva riconosciuto quella voce. Si ritrovò davanti chi si aspettava: Trunks, con i suoi capelli viola portati a caschetto e i suoi occhi azzurri. Quegli occhi azzurri. Rose si soffermò per qualche istante a guardarli. Certo, li aveva guardati molte volte, ma non era quella la cosa più importante. Quegli occhi le ricordavano un’altra persona, una persona a lei molto cara.
I ricordi cominciarono a
riaffiorare nella sua testa, e in particolare andarono a soffermarsi
sull’avvenimento più recente, di certo non uno dei
ricordi più felici della sua
vita. Sentì gli occhi inumidirsi e un nodo formarsi alla
gola. Pensò di non
riuscire più a parlare: troppi ricordi cominciavano ad
affollarle la testa.
Per
fortuna, fu Bulma a
prendere in mano la situazione:
«Ciao,
tesoro! Sei uscito adesso da lavoro?»
«Sì.
Scusate per il ritardo, ma ho avuto parecchio da fare!»
«Non
ti preoccupare. Siediti e mangia! Ti abbiamo lasciato del
cibo!» disse Bulma entusiasta. Trunks si mise a sedere e
cominciò a prendere da
mangiare.
«Trunks,
questa è Rose» Bulma, da brava padrona di casa,
fece le
presentazioni. «Rose, immagino che tu non
abbia bisogno di
presentazioni» aggiunse, sorridendo e facendole l'occhiolino.
Trunks,
che stava per allungare la mano per presentarsi, la ritirò
e chiese: «Perché no? Mi conosci
già?»
Rose
si presentò brevemente: «Ehm, in realtà
sì, io… vengo dal
futuro, e conosco già tutti voi perché...
appartengo alla vostra famiglia» notò Trunks
aggrottarsi le sopracciglia, mentre un’espressione stupita
comparve sul
volto «Sono venuta qui per chiedere il vostro aiuto,
perché nel mio futuro la
situazione è molto grave. C’è un nemico
molto potente, che, come stavo dicendo
agli altri, ha fatto piazza pulita e ha sconfitto tutti voi.»
riprese dunque il
suo racconto da dove l’aveva lasciato prima.
«Ludir ha eliminato tutti voi, perfino Vegeta e Pan, che nel futuro sono i più forti. Ha lasciato in vita solamente noi, ovvero i “più giovani”, a parte mio fratello, che purtroppo è stato eliminato da Ludir mentre tentava di proteggere mia madre.» Fece una breve pausa, che le diede la forza di scacciare via quel brutto ricordo. «Oltre a noi, l’unica adulta che ha lasciato in vita è stata Bulma, perché ovviamente gli torna utile per le sue conoscenze scientifiche e tecnologiche.
E,
in questo anno intero, Ludir ha costretto tutti noi a vivere nello
stesso palazzo, insieme a lui. Insieme al mostro che ha sterminato la
nostra famiglia.»
la ragazza fece una smorfia
Spesso me lo sono
chiesta anche
io, e posso dire che ce l’abbiamo fatta solo facendoci forza
a vicenda.
L’obiettivo di Ludir è infatti quello di
trasformare noi Saiyan in esseri
cattivi a sua completa disposizione, in modo da dover obbedire a tutti
suoi
ordini. Lui vuole conquistare l’intero universo servendosi
della forza dei noi
Saiyan - anche perché lui non è poi
così forte -, per questo, durante l’ultimo anno,
ci ha sottoposto
ad allenamenti
durissimi, ma anche a prove durissime: dovevamo infatti dimostrargli
completa obbedienza, e in caso ci fossimo opposti ci avrebbe torturato.
Tuttavia, però, non avrebbe mai
potuto
eliminarci, anche perché il suo piano di conquista sarebbe
completamente fallito senza di noi.
Spesso ci chiedeva, come “prove della sua fedeltà”, di fare cose orrende, per esempio uccidere innocenti. Ellen all’inizio era molto restia a farlo, ma poi, per forza di cose, ha dovuto farlo. Non ha avuto altra scelta.
Io,
invece,
ci ho messo un po’ più tempo per trovare il
"coraggio" di farlo: le prime
volte mi rifiutavo
sempre, infatti sono stata torturata parecchie volte» Rose
mostrò loro la
lunga ferita che aveva sulla parte anteriore del braccio «ma
poi, purtroppo,
l’ho dovuto fare anche io.» La voce le si
spezzò e abbassò gli occhi, che
tradivano un profondo dolore e un grande senso di colpa. Un giorno,
pensò,
avrebbe ridato la vita a tutti quegli innocenti, in un modo o
nell’altro.
I
presenti, turbati dal racconto, guardavano la ragazza con enorme
dispiacere. Ma fu Pan, qualche secondo dopo, a interrompere il silenzio
che si era creato: «Chi è
Ellen?»
Rose,
talmente presa dal suo racconto, non si era nemmeno resa
conto di averla nominata. Ma poco importava, ormai: tutti dovevano
sapere anche
di lei e della sua storia.