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Autore: LadySissi    30/06/2016    0 recensioni
"Era il pomeriggio ormai inoltrato di un venerdì di febbraio. Durante la notte era caduta altra neve; un sottile strato, più fresco dei precedenti, ricopriva il ghiaccio che non accennava a sciogliersi già da diversi giorni. Di conseguenza, anche il cielo notturno aveva assunto delle sfumature violette. Non era uno spettacolo frequente in pianura; poteva capitare, al massimo, un paio di volte ogni inverno, di più se la stagione era particolarmente rigida. Ma ormai erano quasi dieci giorni che la città era stretta in una morsa di gelo. E proprio in questo periodo, pensò."
Certe persone faranno sempre parte di te, anche se sei costretta a lasciarle andare.
Questa è la storia del viaggio di una ragazza, grazie a loro e dopo di loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA AUTORE: Cari lettori, grazie di cuore a chi ha letto il primo capitolo di questa raccolta, "Per dirti ciao!". Questo secondo capitolo è presente anche all'interno della mia raccolta "because Taylor inspires life", ma ho voluto riportarlo anche tra i capitoli di questa storia, perché, secondo me, fa parte di entrambi i percorsi. Spero che lo apprezzerete.
Nel caso passiate di qui, lasciate pure un commento...anche molto breve!!
Grazie ancora ed a presto.

 

THIS LOVE
(marzo 2014)


(Citazioni tratte da: This love, Taylor Swift)

Acqua blu e chiara

l'alta marea è arrivata e ti ha portata qui

e come un fantasma, ancora e ancora, ancora e ancora

le cicatrici si fanno più scure, le correnti ti hanno portato qui ancora

 

Le onde si rifrangevano sulla sabbia, portando a riva la spuma bianca del mare. Era una giornata di una bellezza rara, considerando la stagione. Marzo era appena iniziato; tuttavia, il sole brillava, riflettendosi sull'acqua chiara, pulita e forse già troppo calda.
Quanto a lei, era una vera fortuna che fosse scesa per le vacanze di Carnevale e che avesse trovato un panorama splendido ad accoglierla. Certo, per lei quella piccola baia di scogli e sabbia, con l'acqua così stranamente trasparente, era un posto speciale da molti anni: l'aveva sempre considerata un angolo di mondo riparato, tranquillo, quasi riservato a lei.
Seduta su quegli scogli proprio in riva al mare, nel corso degli anni, aveva ripensato a moltissimi eventi della sua vita.
Ora, ad oltre 24 anni, si ritrovava a fare quello che già una volta le era accaduto ed aveva sperato non sarebbe successo più: affidare alle onde un dolore imprevisto ed una malinconia che non poteva fare a meno di insinuarsi in lei. Non c'era un modo di allontanare fisicamente quel ricordo da lei, neppure percorrendo mille miglia, nemmeno immaginando di strapparsi il cuore. Più fissava la splendida distesa marina di inizio primavera, più una serie di immagini le si presentava nella mente.
 

Un mese. Un tempo che era passato fin troppo in fretta, e che, in ogni caso, non era bastato a guarirla dallo strappo doloroso che aveva subito. Vi erano momenti in cui riusciva quasi a scordare quello che era successo; poi, però, tutto le ritornava in mente, più vivo e più crudele di prima, come a ricordarle che le sue cicatrici si stavano facendo di giorno in giorno più scure e profonde.
 

Uno dei motivi per i quali era così un bene che se ne fosse andata al mare per qualche giorno era il fatto che, spesso, la sua stessa casa non la aiutava a dimenticare.
 

C'era sempre un quadro, una foto, un oggetto di troppo.
 

Senza dubbio quello che lei aveva appena trascorso era stato uno dei periodi più emozionanti e movimentati della sua vita.
 

Tuttavia, non bastava guardare tutto il servizio fotografico della sua laurea, avvenuta tre settimane prima. Non era sufficiente dedicarsi al nuovo stage, trovato in frettissima ed a sorpresa. Non era nemmeno abbastanza rifugiarsi nel ballo, cosa che aveva cercato disperatamente di fare fin dal 4 febbraio.
 

Dovunque si girasse, il suo sguardo cadeva su qualcosa che riportava alla memoria la nonna M.

 

urlando in silenzio, e nei miei sogni più selvaggi

non ho mai sognato questo

 

Il primo pensiero, quando aveva saputo che per la nonna non c'era più niente da fare, era stato: per favore, non domani, non di nuovo. Il ricordo della scomparsa del nonno, avvenuta ormai quasi quattro anni prima, e, in modo particolare, del giorno del funerale, le era rimasto fortemente impresso. Quello che più ricordava di quella caldissima giornata di giugno era l'atmosfera che l'aveva accompagnata.
Per tutto il tempo si era sentita come se fosse preda di una lenta corrente: case, fatti, persone le scivolavano a fianco, e lei non poteva far altro che muovere un piede dopo l'altro ed affrontare quello che le si presentava davanti. Proprio come succedeva ad una corrente, le cui acque si fanno sempre più tumultuose, fino ad arrivare alla cascata finale, così per lei quella giornata era stata una lenta discesa, e le era toccato fare tutto, dall'arrivo a casa dei nonni fino al ritorno dal cimitero.
 

Aveva odiato quella sensazione di impotenza e tristezza, quasi, all'improvviso, il mondo fosse stato coperto da una coltre soffocante, e non poteva proprio pensare di rivivere tutto questo una seconda volta.
 

… Eppure, non più di quattro giorni dopo, aveva dovuto farlo. Il 6 febbraio, dopo due giorni di pianti e di urla (non sempre così) silenziose, una settimana prima della sua laurea, lei e la sua famiglia avevano seppellito la nonna. Era inverno, il freddo era pungente, e non si trattava né della stessa chiesa né dello stesso cimitero dell'altra volta, ma fin troppi dettagli erano simili.
 

Il sole continuava a brillare, il cielo seguitava ad essere azzurro, le lacrime scendevano senza alcun preavviso e, tutto intorno, la vita era come ovattata.
 

Fino a quando non aveva visto il nome della nonna sulle carte funerarie, lei si era sentita come illusa, quasi ci fosse una piccola speranza che non fosse vero; tuttavia, quel nome, impresso nero su bianco, l'aveva riportata alla realtà.
 

Il resto della mattinata era stata soltanto una lunga discesa lungo un fiume scivoloso e fangoso che non pensava avrebbe avuto la forza di attraversare. Non si sa come, aveva tirato fuori dal cuore, ancora una volta, il coraggio di guardare i fatti così com'erano e di restare presente a se stessa. Solo in quel modo la sua vita aveva potuto ricominciare lentamente a scorrere.

 

scuotendomi, girando, lottando nella notte per qualcosa di nuovo

e noi siamo come un fantasma, ancora e ancora, ancora e ancora

una lanterna che brucia e scintilla solo per te

ma tu sei sempre andata, andata, andata

 

I mesi successivi, sia quelli primaverili che quelli estivi, erano stati, allo stesso tempo, insoliti e frenetici. Oltrepassata la soglia cruciale della laurea, era iniziato un periodo di sperimentazione, di ricerca, di nuova organizzazione delle giornate.
 

I momenti di pausa e di soddisfazione si alternavano ad altri di incertezza e paura del futuro, e le era chiaro che molte delle sue certezze avrebbero presto dovuto essere messe in discussione.
 

L'unica costante di quel periodo non riusciva però a non essere il ricordo della nonna M. Non c'era fine settimana in cui suo padre non tornasse dall'appartamento ormai vuoto, portando con sé fotografie, servizi, statue, persino quadri che avevano lentamente iniziato a riempire la loro casa. Poche cose l'avevano sbigottita come quelle poche volte che le era capitato di entrare nel piccolo trilocale della nonna. L'aveva trovato, sì, dimesso e forse anche triste, ma, al tempo stesso, ancora pieno di vita, di ricordi, dell'essenza stessa di lei.

Quando la nonna era morta in ospedale, ed era stata portata in una cappella funeraria lì sotto, il suo primo pensiero era stato: “Nemmeno a casa sua ha potuto stare! Dovevamo mandarla a morire in quel posto di merda!”.
Tuttavia, nei mesi seguenti, aveva finito col sentirsi, in un certo senso, contenta che in quell'appartamento la nonna fosse stata soltanto viva. Quel luogo era ormai così legato alla nonna, e lei si muoveva dentro in modo tanto naturale e silenzioso, che si sarebbe aspettata di vedersela comparire davanti da un momento all'altro, con gli stessi occhiali e la medesima vestaglia. Sembrava quasi un controsenso pensare che tutti quegli oggetti non avessero più una proprietaria.
 

Tra quelli che si era portata a casa, c'era anche un piattino natalizio sui toni dell'azzurro, con alcune palle decorative blu ed una candela bianca. Ricordava luogo e tempo in cui l'aveva visto per la prima volta: davanti alla chiesa, esposto su una bancarella natalizia, in un inverno imprecisato tra il 2000 ed il 2002. Le era piaciuto subito; così, con i suoi pochi spiccioli (che forse erano ancora lire), l'aveva comprato e poi regalato alla nonna. Buffo che, in tutti questi anni, lei l'avesse conservato su un mobile, sopra un centrino di pizzo, senza romperlo e senza nemmeno utilizzare la candela. Ma lei era fatta così: apprezzava enormemente ogni piccola cosa e, soprattutto, cercava di farla durare. E poi, quando mai aveva avuto occasione di accendere una candela di Natale a casa sua? Non era stata mai sola. Era sempre stata ospitata dalla sua famiglia, anche per la notte.
 

Un altro pensiero che la intristiva era quello che la nonna M. non sarebbe più venuta a passare delle settimane da loro. Quando era piccola – ma non solo- aspettava quelle giornate con impazienza, e, nel momento in cui la nonna se ne andava provava un'improvvisa tristezza. Negli ultimi anni era diventato difficile occuparsi della nonna, per via della demenza senile, ed anche per sua madre era diventato piuttosto pesante. Le tornavano in mente episodi delle più recenti vacanze di Natale, quando era lecito aspettarsi da lei le trovate più strambe, e quando, a volte, era difficoltoso dormire la notte, perché la nonna avrebbe potuto benissimo alzarsi alle tre di notte ed accendere tutte le luci. Eppure le ultime pazzie non riuscivano ad offuscare tutto quello che, in oltre vent'anni, la nonna aveva fatto di buono per lei e per la famiglia.
 

Era stata una persona paziente, gentile e generosa, e la sua presenza silenziosa, nel corso degli anni, era stata un dono prezioso.

 

io ho perso l'interesse, oh, sono affondata con le navi

e tu sei apparsa, proprio in tempo

 

C'era un pensiero che, durante e dopo la morte della nonna, si era fatto sempre più insistente in lei: quello di essere stata, in modo del tutto inconscio ed involontario, un po' la sua preferita. Sulla carta, ne avrebbe avuto tutti i motivi: per la nonna, era l'unica femmina su due figli e quattro nipoti, e questo aveva sicuramente pesato.

Tuttavia, la nonna le era stata spontaneamente vicina in tanti momenti della sua vita piuttosto importanti.
 

Per esempio, c'era stato un giorno in cui lei non aveva avuto affatto voglia di andare a scuola, e lei l'aveva curata come se fosse stata davvero malata, con tanto di riso in bianco e boule dell'acqua calda.
 

Oppure uno degli ultimi giorni di scuola delle superiori, quando il tempo non aveva permesso di festeggiare poi molto, così si erano consolate guardando un film.
 

O ancora quando si era ammalato il nonno, il consuocero della nonna, ed era stata proprio lei a convincerla a non essere triste davanti a lui.
 

Certo, ripensandoci, forse alcuni di questi erano stati momenti tra donne, ma era sicura che questo c'entrasse fino ad un certo punto.
 

La verità è che si erano volute bene perché, in un certo senso, si erano scelte. Si erano trovate bene fin da quando lei era piccolissima, questo sentimento le aveva accompagnate fino alla fine.

 

questo amore sta lasciando un marchio permanente

questo amore sta brillando nel buio

 

Dopo la morte della nonna M., aveva dovuto lottare con una serie di sentimenti spiacevoli.

Vi era innanzitutto il modo in cui era morta: nella più totale confusione. Era stata ricoverata per un presunto ictus, curata per un'infezione, ritenuta fuori pericolo e poi, due giorni dopo, mentre suo padre stava firmando le carte per una lunga degenza, il suo cuore aveva iniziato a cedere. Questo aveva portato lei, come già le era successo in passato, ad inveire contro medici, ospedali, sanità ed ordine costituito. In alcuni momenti le sembrava che il malessere della nonna fosse stato sottovalutato; in altri, che i medici avessero preso deliberatamente in giro la sua famiglia.
 

Non aveva nemmeno amato l'atteggiamento di parte della famiglia, e si era ritrovata più volte ad arrabbiarsi con altre persone.
 

Lei si era portata nel cuore un risentimento ed una rabbia che, alcune volte, durante la notte, pareva quasi stringersi in un groppo alla gola e soffocarla. C'erano attimi tremendi in cui aveva paura che la sua famiglia andasse in pezzi, che non restasse più nulla della sua infanzia, che, con la dipartita della nonna, si fosse chiusa una splendida parte del suo passato, di cui sarebbero rimaste solo delle memorie, forse sempre più cristallizzate e sbiadite.
 

Tuttavia, con il passare dei mesi, si era accorta che quelle sue paure e quelle sue – comunque giustificabili – rabbie non erano altro che ombre che danzavano nel buio.
 

Purtroppo neanche il più grande luminare del mondo avrebbe potuto salvare nonna: aveva quasi 90 anni, pesava 30 chili e quasi niente in lei, ormai, funzionava come avrebbe dovuto.
 

La sua famiglia non stava sparendo, ma semplicemente cambiando. Una generazione se ne stava andando, ma tutti stavano facendo nuove scelte di vita, e, chissà, forse prima o poi sarebbero arrivate anche grosse sorprese positive.
 

E, sì, forse i ricordi della nonna, con gli anni, si sarebbero fatti più rari e confusi, ma, allo stesso tempo, il suo affetto le aveva impresso un marchio che nemmeno il tempo sarebbe riuscito a rimuovere.

 

hai baciato la mia guancia e ti ho guardato andar via

il tuo sorriso è il fantasma che non ce l'ho fatta a lasciare

quando sei giovane, corri e basta

ma poi torni a quello di cui hai davvero bisogno

 

Il segreto di tutto, chissà, poteva essere in quel pomeriggio di inizio febbraio, quando era andata in ospedale a salutare la nonna, quando ancora si sperava che si sarebbe ripresa. La nonna era in uno stato di confusione totale, confondeva tutti i nomi, era controllata a vista. Eppure l'aveva guardata, l'aveva riconosciuta, le aveva parlato, le aveva chiesto se era stanca. Mi ha decisamente viziato, erano stati i pensieri di lei in quel momento.
 

Quando se n'era andata insieme agli altri, la nonna aveva detto: “Ciao, ciao a tutti.... ciao, Silvia”. Il suo era stato l'unico nome che era riuscita a ricordare... l'unico che aveva azzeccato. Era stato allora che una scossa elettrica l'aveva pervasa: lei lo sa, se ne sta andando, mi sta dicendo addio.

 

Visto che le condizioni mediche della nonna, quel giorno, erano così discrete, era stato facile scacciare il pensiero. Tuttavia, non più tardi della sera successiva, il cuore della nonna aveva iniziato a cedere, e lei aveva capito di aver avuto ragione.

 

L'immagine del suo ultimo sorriso rivolto a lei le era venuta in mente, a tratti, nelle situazioni più disparate. La sua vita, nel frattempo, era andata avanti nel modo più inusuale, con molte novità e moltissimi cambiamenti. Soprattutto ora che aveva iniziato a lavorare, si domandava spesso che cosa ne avrebbe pensato la nonna. La immaginava felice mentre le dava la notizia, preoccupata che la cose andassero bene, soddisfatta di sua nipote.
 

I suoi ultimi mesi erano stati una corsa, a volte difficile ed a volte sfrenata, verso il futuro. Per quanto, però, fosse ancora giovanissima e avesse ancora molto da fare, vedere e pensare, sarebbe sempre tornata, con il cuore, a quello di cui aveva realmente bisogno, proprio come la sua famiglia, e come la nonna, che ne era stata – ed ancora era – una componente essenziale.

 

Era davvero l'amore tra loro due ad aver formato un “ponte” tra la vita e la morte.
 

Era un affetto che le portava gioia e dolore allo stesso tempo, ma niente vi avrebbe posto fine.
 

Nel momento in cui aveva lasciato fisicamente andare la nonna, le era entrata nel cuore. L'amore che la nonna le aveva donato era tornato da lei, ed ora toccava a lei custodirlo e farlo crescere. Questo sarebbe stato il modo migliore di tenerla sempre con sé.

 

questo amore è buono, questo amore è cattivo

questo amore è una vita che torna dal regno dei morti

queste mani...ho dovuto lasciarle libere

e questo amore è tornato da me.

 
  
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