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Autore: michi_993    01/07/2016    1 recensioni
Non provengo da una famiglia povera e non sono rimasta sola. La vita di corte non fa per me, ingiustizie, complotti , tradimenti non fanno parte del mio essere. Il mio lavoro è concludere affari, sono simile ad un banchiere quanto ad una prostituta...
Mi chiamo Fiora Cavazza e ho deciso di servire me stessa.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Masque sia!  
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Le prime settimane furono impegnative, cercavo di capire da Amelia come gestire il bordello, segnare le paghe, le tasse, le spese, dire che la parte contabile era la più complicata era una blasfemia, bisognava ordinare i fiori freschi, acquistare il cibo dal mercante, ispezionare le stanze, acquistare l’acqua dai venditori e si arrivava a sera esauste ma pronte a fare il nostro dovere e piacere. I clienti non mancavano mai, eravamo aperti tutto il giorno ma con il sole alto nel cielo i clienti erano pochi e potevamo sbrigare le nostre faccende di gestione, al calar del sole come api che tornano all’alveare gli uomini svolazzavano da una prostituta all’altra mentre io passeggiavo per tenere le ragazze sotto stretto controllo al riparo da molestie o amanti troppo focosi.
Il bordello guadagnava molto bene e parte dell’incasso ovviamente andava al mio “carceriere spagnolo”, in fin dei conti dovevo tutto questo a lui.
- Amelia, potresti venire qui un momento, per cortesia –
La ragazzina si avvicinò con piccoli passetti. – Si, Madonna Fiora? –
- Vedete quell’uomo laggiù? –
- Quale Madonna, quello con il cappuccio appena entrato? –
- Esatto, secondo voi perché porta il cappuccio? –
Rimase sorpresa mentre continuavo a fissare l’uomo.
- Ma.. Madonna, non vuole essere riconosciuto, c..credo –
- Perché pensate che gli uomini trovino eccitanti i bordelli mia cara? –
Sgranò gli occhi. – Ehm.. io… credo lo facciano per noi Madonna,  per le donne –
- Si.. ma sapete agli uomini piace fare le cose di nascosto, lo trovano eccitante, e beh il cappuccio è un ottimo modo per scomparire o… sembrare qualcun altro –
- Non vi capisco, Madonna Fiora –
- E’ un po’ come mascherarsi –
 La sua perplessità raggiunse il limite, le sue sopracciglia si alzarono sino all’attaccatura dei capelli.
Mi girai verso di lei. – Organizziamo un masque, una festa in maschera! –
Le brillarono gli occhi e le sopracciglia ripresero il loro naturale posto.
- Così che gli uomini possano trovare eccitante non sapere chi hanno scelto! –
Presi sotto braccio la mia pupilla e le stampai un bacio sulla fronte, come una mamma amorevole nonostante avevamo solo due anni di differenza.
- Che festa in Maschera sia! –
 
Passai intere giornate in giro per Roma a cercare delle maschere e ne ordinai alcune da Venezia, erano famosi per il carnevale oltre che per il pesce, ordinai maschere dai cerusici e moltissimi mantelli e cappelli. Lasciai la gestione delle sale ad Amelia che si sbizzarrì più che mai. Ogni sera distribuivamo piccoli bigliettini facili da nascondere alle mogli, con la pubblicità di questa grande festa in maschera, il Masque delle Rose.
 
Era una piacevole sera di primavera quando aprimmo ufficialmente il Masque, man mano che il sole lasciava il posto al buio, gli uomini affluivano mascherati in qualsiasi modo, alle mie ragazze avevo promesso che avrei lasciato una buona parte del guadagno a loro per togliersi qualche sfizio, molte sognavano cosmetici orientali, altre abiti nuovi oppure riserve di cioccolata.
La serata procedeva piacevole, tra vino e risate, intrattenevo gli ospiti e mi concedevo qualche cliente ogni tanto, le monete tintinnavano nei borselli degli uomini e finivano nei seni delle ragazze.
Intravidi un ragazzo alto, giovane a dirsi, indossava un abiti scuri e un mantello nero con il cappuccio calato, ovviamente non l’avevo notato solo io e un gruppo di ragazze avevano abbandonato i loro vecchi clienti per la “carne fresca” , questa sera potevano permetterselo, stavamo guadagnando moltissimo e anche loro.
Il ragazzo sparì tra le sottane di due ragazze e raggiunse le stanze al piano di sopra.
Il vino scorreva a fiumi tanto che pensavo di non aver ordinato abbastanza barili, i dolcetti erano stati divorati e sulle tavole non rimanevano che le briciole.
Cominciavo a sentire la stanchezza della giornata, era quasi l’alba ma il bordello era ancora colmo, chissà cosa avrebbero detto alle loro mogli o promesse spose!
Il ragazzo che avevo intravisto prima mi si parò davanti mezzo spogliato, non disse una parola, mi porse solo la mano, non potevo vedere il volto celato da una maschera bianca e il cappuccio malamente calato.
- Avete combattuto una battaglia messere prima la sopra? –  ridacchiai.
Nessuna risposta.
- Siete sicuro di voler combattere la guerra? – sussurrai lentamente.
La sua riposta fu ben chiara e immediata, mi prese il polso a forza e mi trascinò sulle scale, lo guidai io fino alla mia camera, il vino stava facendo effetto e incespicai più volte.
Richiuse la porta alle spalle e mi spinse sul letto.
- Preferite spogliarmi o lo faccio io? –
A quanto pare decise lui, tutto.
Si girò e nel farlo si tolse la maschera e il cappuccio.
Ezio.
- Preferite uccidervi da sola o lo faccio io? – la lama celata scintillò alla luce delle candele.
Tolsi la maschera per avere più visibilità, e gliela lanciai contro, rotolai sul letto dibattendomi mentre Ezio cercava di afferrarmi, urlai come una pazza ma la musica al piano di sotto era troppo forte, chi diavolo aveva chiamato quei musici?! Maledetta Amelia!
Sfiorai con le dita la maniglia della porta prima che Ezio mi tappasse la bocca con la mano e mi puntasse la lama alla gola.
- Shhhh, disturberete i vostri clienti Fiora –
Sentivo il freddo della lama penetrarmi nelle ossa, stavolta ero spacciata, lui non mi avrebbe perdonata. Pregai con tutta l’anima che lo Spagnolo entrasse da quella porta, la sua ira sarebbe stata minore rispetto a quella di Ezio.
Le lacrime bagnavano le dita di Ezio, le parole erano bloccate dalla lama.
- E’ un piacere sentirvi piangere, Fiora. Dopo tutte le lacrime che ho versato io quella sera quando non vi ho trovata al mio fianco. Dopo che sono stato incolpato di aver ucciso il Doge sono fuggito come il peggiore criminale, mentre io mi trovavo li solo per avvertirlo di ciò che i vostri confratelli stavano per fare –
Il mio corpo sobbalzò, e lui se ne accorse, poiché anche il mio respirò mutò.
- Ahh, non ve l’ha detto?  L’hanno ucciso loro, avvelenato, e lo stesso che aveva piazzato il veleno nel calice del doge fuggi all’impazzata e a quanto mi hanno detto pochi minuti dopo era al porto a spargere la notizia. Buffa la vita! –
Cercai di sbiascicare qualcosa ma mi strinse al suo corpo.
- Tanta bellezza… -  passò la lama sul seno e cominciò a tagliare i nastri del corsetto.  – è uno spreco uccidervi, ma a quanto pare domarvi è impossibile, tanto che siete passata dalla parte del nemico, siete una templare, non avete fatto molta strada però, puttana siete e tale rimanete anche ora… con il cliente sbagliato. –
Mi spinse sul letto e mi afferrò la gola con la mano che poco prima mi tappava la bocca, con l’altra alzò le gonne e dopo la ramanzina mi prese come se non aspettasse altro, come se fosse venuto per quello, la mia mente non aspettava altro, il mio corpo non aspettava che questo. Mi dimenticai, per quanto possibile, della mano che mi strozzava, cercavo di attirarlo a me e di spogliarlo, avevo bisogno di lui.
Sentii una goccia cadere sul mio seno, mentre il volto di Ezio mi baciava il collo, libero finalmente. Avvolti nell’oscurità, gli sfiorai il volto sentendo che le guance erano umide, non mi lasciò il tempo di parlare e prese a spingere più forte.
- Non potete lasciarmi così, Fiora Cavazza, non si può vivere con il cuore a metà –
Lo spinsi di lato e salii sopra di lui, finalmente potevo vederlo in faccia,  nel tirarsi seduto mi attirò sempre di più a se.
- Ho bisogno di voi Fiora… - sospirò.
- E allora, Ezio Auditore… non lasciatemi più andare –   










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