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Autore: Eris Archon    02/07/2016    1 recensioni
Sembrava quello, in fondo, il destino della sua esistenza. Nel momento in cui si cibava di un attimo di felicità, le restavano solo le briciole. E quelle non bastavano a sfamarla.
**********
Quando tutto sembra perduto, c'è sempre un modo per incontrare l'Amore.
Hope ha una missione da portare al termine, ma quando il destino porta il nome Jorgen tutto può accadere.
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando si era svegliata la mattina seguente, illuminata da un raggio infiltratosi dalla finestra, Hope sperò che quello del giorno prima altro non fosse che un sogno.

 Scese dal letto a piedi nudi e si diresse verso la scrivania, dove il suo taccuino grigio le fece ricordare di quel volto misterioso. Sospirò appena, poi aprì il frigo e prese un succo di frutta che iniziò a sorseggiare. Non aveva molta fame quel giorno, il che era molto strano dato che- nonostante le sue forme perfette- lei era una mangiona a tutte le ore. 

Afferrò il telefono e si sedette sulla sedia con il fondoschiena appoggiato delicatamente sui talloni, poi  si decise a chiamare Matt, suo cognato. 

Matt era una persona per bene e faceva il giornalista per una trasmissione nazionale. Era sempre puntuale e le era stato molto accanto dopo la morte di Paul. Anche lui, come lei, sembrava voler trovare i colpevoli e cercava con ogni mezzo di darsi da fare e scovare qualcosa in più.

- Ciao Matt, sono Hope. Come va?

- Heilà cognatina, erano già due giorni che non ti sentivo. Non saranno troppi? Dillo che non resisti senza sentirmi, è per questo che mi hai chiamato.

Hope fece una smorfia annoiata: voleva bene a Matt, ma non le era mai piaciuto il modo di approcciare a lei, con quelle battute poco eleganti e quelle mani sempre pronte a toccarla, anche solo con una scusa. Si era convinta che lo facesse per l'affetto che li legava e le stava bene così, perchè era l'unica persona della famiglia di Paul che sentiva e che le stava accanto. Gli altri si erano chiusi in un silenzio tombale, non accettando l'accaduto e vedendolo come una tragedia a cui nulla potesse porre rimedio. 

- Piantala di fare il cretino, ricordati che hai una moglie e dei figli. Se ti sentissero...

- Sto parlando proprio perchè non sono qui.

Minuto di silenzio.

- Hai scoperto qualcosa, Matt? Io qui sono rimasta a quei famosi tre nomi. Sto facendo seguire Angelina, ma pare che non stia portando a nulla. Non so proprio dove sbattere la testa.

- Non so cosa dirti, Hope. Non dobbiamo arrenderci. Ho chiesto aiuto al mio amico Karl, ma ...

- QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON METTERE IN MEZZO NESSUNO SE NON NOI DUE!!!

Hope urlò, furibonda, massacrando l'orecchio del suo interlocutore. Era una ragazza calma, che sapeva rispondere però a tono, ma mai farle perdere la pazienza. Se aveva detto che non voleva altre persone di mezzo, bisognava ascoltarla o avrebbe ribaltato il mondo intero.

- Ehi... stai tranquilla. Karl è un amico fidato e senza lui possiamo saper poco su Berry Black. Lo sai che suo cugino è in quella banda di teppistelli...

Hope non rispose.

- Io voglio sapere la verità quanto te. Non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo usare tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Fidati di me, in fondo sono suo fratello.

A quella parole, la ragazza si decise a parlare.

- Hai ragione scusami. E' che... Nulla. Sono suscettibile su queste cose. Fammi sapere se hai novità..

- E tu fammi sapere se vuoi un caffè o una cena!

- Piantala, cretino.

Riattaccarono quasi in contemporanea e Hope , dopo una doccia fredda,  sbattè la porta di casa dietro di sè e uscì con il suo vestitino rosso. Arrivò fino alla villa dei Cage e si nascose dietro al cancello. Sperava di vedere qualche movimento sospetto, ma così non fu. I Cage sembravano tranquilli in casa e i loro figlioletti starnazzavano come oche in piscina. 

Se qualcuno l'avesse scoperta, l'avrebbe denunciata. O forse ancora peggio.

 Passò dietro a quel cancello, in sordina, quasi tutta la mattinata e si allontanò solo per pranzo. Il pomeriggio, invece, lo trascorse in casa, intenta a mettere insieme stralci di ricordi  delle sue conversazioni con Paul. Ad un certo punto, per la stanchezza, chiuse gli occhi e si addormentò.

Un ragazzo dai capelli lunghi si stava avvicinando alle sue labbra e lei poteva sentire il suo odore.Quanto gli piaceva! E quelle braccia poi, quanto la stavano stringendo. Quel tocco le dava speranza, la faceva sentire di nuovo viva. Eccoli, si stavano baciando e...

Hope si svegliò di scatto e sudava freddo. Perchè lo aveva sognato? Perchè continuava a sperare di rincontrare quegli occhi nocciola? 

                                                                                             *********

Forse fu proprio per questo che, tacitamente, verso le dieci di sera, senza neppure mangiare un boccone, si diresse vero il molo, teatro di emozioni e spettacoli. 

Si guardò intorno e non vide nessuno. 

Sul bordo del molo, però, dei sassi erano stati preparato tutti in fila, come se qualcuno sapesse della sua strana abitudine di lanciarli nel mare.  Iniziò a tirarli in acqua, scaricando la tensione, ma quando prese l'ennesimo sasso, si accorse che era più grande degli altri e solo un piccolo Golia avrebbe potuto tirarlo in acqua senza sentire tensione al braccio.

Lo sollevò e no... non poteva essere. Sotto alla pietra vi era una foto, la sua foto, quella che aveva lasciato la sera prima in quel luogo, senza neanche rendersene conto. La prese tra le mani tremanti, poi la girò: dietro, in una calligrafia elegante erano state scritte quattro parole con una bic nera.

Where is Hope, now?

 

Già.. Dov'era? Non fece in tempo a domandarselo che sentì dei passi dietro di sè. Si voltò, riconoscendo il rumore di quella camminata che le sembrava già familiare. 

- Tu, che cosa vuoi da me? Chi sei?

Jorgen tirò un sospiro, incapace di rispondere a quella domanda in tutta sincerità. In effetti, cosa voleva da lei? L'aveva conosciuta solo qualche ora prima e già aveva preparato qualcosa per loro due. La sua Germania, il luogo da cui proveniva, gli aveva imposto di essere fermo e introverso, ma qualcosa con Hope aveva messo a soqquadro il suo carattere, la sera prima.

- Volevo solo ballare ancora.

Senza aggiungere altro, le riprese le braccia e se le portò al collo. La ragazza non parlò e sembrava come rapita. Aprì appena le labbra, poi sentì l'uomo che la stava stringendo con delicatezza, sussurrare qualcosa. Stava cantando e la sua voce era calda e particolarmente intonata.


And so it isJust like you said it would beLife goes easy on meMost of the timeAnd so it isThe shorter storyNo love, no gloryNo hero in her skyI can't take my eyes off of you

Le parole della canzone di Damien Rice rimbalzarono sul suo cuore e la fecero calmare: i suoi muscoli si rilassarono e il suo volto assunse un'espressione quasi distesa, di quelle che non si vedevano da tempo ormai. Si lasciò cullare dall'emozione, ma quando Jorgen staccò la mano sinistra dalla sua schiena per spostarsi un ciuffo di capelli dalla fronte, la ragazza notò una macchia nera fare capolino dalla camicia, sulla parte interna del polso. 

Era un tatuaggio.

   
 
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