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Autore: Steno    03/07/2016    2 recensioni
A proposito di dei recalcitranti, principi falliti, stupidi sexy demoni, palle di fuoco e una laurea in arti magiche.
P.S. c'è anche un drago!
°°°
Dal capitolo 15:
Era circondato da persone che si preoccupavano per lui, era ora di dimenticare il ragazzino solo ed impaurito che era un anno prima “Vedi Ylva, se c’è una cosa che ho imparato è che attaccare in svantaggio numerico non è mai una buona idea”
°°°
Nota dell'autrice:
Non penso che anche usando tutte le duecento parole a mia disposizione riuscirei a descrivere l'enorme bagaglio di idiozia che i miei protagonisti si portano dietro.
Non voglio mandare messaggi particolari con questa storia: ho solo due personaggi stupidi che mi divertirò a mettere in tutte le situazioni più assurde e imbarazzanti a cui riesco a pensare.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Principi e Dei'
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Vi rubo solo un momento.
Forse avrete notato il leggero innalzamento del ranting ma, come dice la guida galattica per autostoppisti: don't panic. La virtù del nostro povero Ageh è salva :P
Volevo rivolgere un ringraziamento in particolare a Chelibe per tutti i complimenti, l'incoraggiamento  la tenacia nel commentare ogni singolo capitolo. Sappi che le tue attente osservazioni e i tuoi consigli mi stanno aiutando a migliorare; almeno spero. Cerchrò di non deluderti.


 
7.

Frenuh aveva molte qualità. Era brillante e sapeva divertirsi, la sua intelligenza non le impediva di seguire Ylva nelle sue follie. Era in grado di andare d’accordo con tutti, interi corsi di laura a Plaurani erano rimasti affascinati dal suo sorriso e dalla sua arguzia. E poi era bellissima, al di là di ogni ragionevole dubbio e della sua specie.

Ylva più di una volta era rimasto incantato dai suoi capelli: lei gli aveva spiegato che per la razza demonica la cura dell’acconciatura aveva un’importanza simbolica quasi impossibile da spiegare. Tutti i demoni mettevano un’attenzione maniacale nel sistemarsi i capelli, che venivano portati rigorosamente lunghi da tutti.
Una volta gli aveva confessato che trovava il suo taglio corto quasi un sacrilegio; anche se il colore le piaceva moltissimo: per la sua specie il biondo era una tonalità impossibile. La ragazza adorava passargli le dita fra le ciocche e guardare il contrasto fra il colore chiaro e la sua pelle nerissima.

Era stato per quel motivo che Ylva aveva iniziato a farsi crescere i capelli.

Anche in quel momento, mentre la teneva stretta a se e ondeggiavano lentamente a tempo con la musica, una mano di Frenuh gli accarezzava lentamente la nuca distraendolo piacevolmente.

L’ampia sala sotto Aggar, la città dei demoni era interamente scavata nella roccia, gli interventi sull’ambiente erano stati ridotti al minimo e le pareti irregolari, da una certa altezza, presentavano sporgenze e stalattiti. Infiniti rocciacristalli dai diversi colori rischiaravano l’ambiente con i loro riflessi.

Il profumo di lei quasi lo stordiva: dolce ma con una nota di aspro.

Fino a qualche tempo non credeva possibile affezionarsi a qualcuno a tal punto. Sentiva che sarebbe uscito di testa se avesse passato troppo tempo lontano da lei.

“Ylva” era così perso che ci mise un secondo a rendersi conto che lo aveva chiamato “Grazie per avermi costretto ad organizzare questa festa” gli occhi della ragazza raccolsero ciò che li circondava con un’occhiata sognante “Non pensavo che si potesse essere così felici” il suo tono si era abbassato e il cuore del ragazzo si strinse quando notò che aveva gli occhi lucidi.

Prima di rendersene conto si era abbassato ad incontrare le sue labbra; la strinse a se mentre lei si aggrappava alle sue spalle sorridendo nel bacio.
Sui baci avevano dovuto lavorare un po’; erano entrambi privi di esperienza e Ageh li aveva cacciati con parole irripetibili quando gli avevano chiesto consiglio. Però ne era valsa la pena.

Frenuh si tirò indietro con un sorriso splendente come il sole:
“Ti amo” gli sussurrò dandogli il colpo di grazia, non glielo diceva spesso perché secondo la sua cultura solamente le cose rare sono davvero preziose, ma questo dava a quei momenti un sapore davvero unico.

Intorno a loro si era sollevato un coro di fischi e Frenuh si nascose imbarazzata contro la sua spalla.

Fu allora che si rese conto che qualcosa non andava.

“Ehm, Frenuh?”

“Sì?”

“Credo che Ageh non stia bene”

La ragazza si voltò a seguire il suo sguardo.

Il suo posatissimo compagno di stanza era seduto davanti al fratello maggiore di Frenuh, Zetnuh, un demone alto dai folti capelli rigorosamente lilla raccolti in una grossa treccia fatta di treccine più piccole, e ad un leggermente stordito Nren.
Sembravano impegnati in una qualche specie di sfida.

Il trio era circondato da un discreto gruppetto esaltato.

“Ali!” proclamò Ageh fissando Nren che sbatté gli occhi. La folla riprese la parola alzando un coro del tutto scoordinato.

L’elementale si alzò rischiando di cadere e sollevò le braccia per quietare il i suoi tifosi. Annuì a chissà chi con gli occhi mezzi chiusi e improvvisamente le sue sgargianti ali rosa si spalancarono accompagnate da un boato entusiasta. Gli passarono un bicchiere di idromele che scolò versandosene addosso buona parte.

Il ragazzo si appoggiò al tavolo con una mano chinandosi verso Zetnuh, sembrava fare fatica a metterlo a fuoco.

“Capelli scolti!” intimò ad un punto alla destra del suo interlocutore, poi si voltò verso il vero demone e si corresse “Volevo dire; sciolti! Tutti e due!” il suo dito accusatore indicò un paio di volte Zetnuh e lo spazio vuoto fra le risate generali.

Il demone si alzò di scatto rischiando di precipitare all’indietro ma fu prontamente sorretto e rimesso in piedi, afferrò la treccia convinto e iniziò a strattonarla con aria confusa:
“Stupidi laccio, arrenditi alla mia volontà superiore!” continuava ad ondeggiare pericolosamente, infine ebbe la meglio sul nodo e la miriade di treccine ricadde a cascata sulle sue ampie spalle.

Il pubblico esultò e anche lui si scolò in un fiato il suo bicchiere d’idromele fatato.

L’attenzione dei due sfidanti in piedi si catalizzò su Ageh che, appoggiata la guancia ad una mano, sembrava sul punto di cadere dal tavolo.

“Verdi!” tuonò Zetnuh sbattendo una mano sul tavolo e svegliandolo di soprassalto “Falli verdi!” ripeté gesticolando in direzione dei suoi capelli “Usa le tue diavolerie magiche!”

Il disorientato Ageh sembrò riprendersi di colpo a questa frase.

“Magia!” esclamò “Io la so la magia!” saltò in piedi anche lui puntando un dito al cielo e per un attimo non accadde nulla.

“Ylva, forse dovresti fermarlo” ma Frenuh non fece in tempo a finire la frase che un lampo li accecò tutti.

Quando le macchie di colore svanirono Ageh sfoggiava un brillantissimo verde smeraldo al posto dell’usuale castano.
Qualcuno riempì la sua inseparabile tazzina di liquore, ma prima che potesse portarla alla bocca Ylva gliela strappò di mano passandola a Frenuh.

“La mia tazzina!” piagnucolò il ragazzo accasciandosi sul biondo nel tentativo di raggiungerla “È la mia tazzina!” insisté agitandosi nella stretta dell’amico.

“Si è proprio la tua tazzina” gli confermò Ylva “Adesso perché non ti vieni a mettere a letto?”

“No! Non sono stanco!” cercò di sfuggire alla presa del biondo “Stavo vincendo!”

Ylva lanciò un’occhiata agli altri due concorrenti: Zetnuh si era comodamente acciambellato sotto il tavolo e dormiva della grossa, Nren volteggiava fra le travi del soffitto cantando una canticchiando in rima.

“Posso farli anche più verdi!” continuò Ageh alzando nuovamente il dito.

“No!” Ylva gli abbassò il braccio con decisione “Per stasera basta!” lo fissò negli occhi intensamente e mormorò con un filo di magia per aiutare l’ipnosi “Tu non userai più la magia finché non lo dirò io”

Ageh ricambiò lo sguardo improvvisamente serio.

“Ylva?” la sua voce sembrava nuovamente ferma.

“Si?”

“Hai degli occhi bellissimi” con un sorriso idiota Ageh gli buttò le braccia al collo “Perché non balliamo?”

Ylva si guardò interdetto con Frenuh che non tratteneva più le risatine.

“Con Frenuh hai ballato tutta la sera, anche io voglio ballare!”

“Aggie per me andrebbe anche bene, ma ho idea che domani te ne pentiresti” Ylva fece mente locale, non era abituato a essere quello ragionevole, lui era quello che provava a congelare un uovo sodo per vedere se tornava crudo (storia vera).
Fortunatamente c’era Frenuh a salvarlo.

“Aggie” gli disse con quel tono di voce in falsetto che si usa con i bambini “Ti ricordi di me?”

Ageh ci riflettè:
“Sei la bellissima ragazza dello scemo! Anche io voglio una ragazza bellissima!”

Frenuh gli sorrise con tenerezza:
“Proprio così sono la ragazza dello scemo” Ylva aprì la bocca per obiettare ma fu fermato da un gesto deciso di lei “Proprio per questo non puoi ballare con Ylva, poi sarei gelosa, capisci?”

“Oh…” in qualche modo il ragionamento sembrò quietare Ageh che cercò di rimettersi dritto e si rivolse al biondo “Mi dispiace! Tra noi non può funzionare!” sentenziò per poi voltarsi malfermo sulle gambe.

“Aggie” lo chiamò ancora Frenuh “Sai che oggi è il mio compleanno?”

Ageh gli sorrise acchiappandosi al tavolo per stare dritto:
“Auguri!” disse giulivo.

“Grazie caro! Dato che è il mio compleanno devi fare tutto quello che dico io, no?”

“Mi sembra giusto” annuì convinto.

“Quindi se io voglio che vai a letto lo farai?”

“Ma io non sono stanco!”

Frenuh scosse energicamente la testa:
“Ma non è per dormire!” disse come se fosse un’ovvietà “Dobbiamo giocare a nascondino: ci andiamo a nascondere di là mentre Ylva conta, che ne pensi?”

“Ma Ylva sa contare?” chiese serissimo avviandosi appoggiato a lei.

“Si si,” ho controllato personalmente. Frenuh gli strizzò l’occhio da sopra la spalla e si allontanarono lentamente.

“Ciao Ylva! Noi ci nascondiamo di là!” lo salutò Ageh e l’interpellato alzò la mano in risposta.

Gli altri due fratelli di Frenuh, Cugiah e Jenuleh, stavano recuperando Zetnuh da sotto il tavolo. Nren già da qualche minuto si era appollaiato sopra uno sperone roccioso, a giudicare dal russare non si sarebbe svegliato presto. Anche il resto della sala si stava lentamente svuotando.

Frenuh tornò da lui abbracciandolo:
“Andiamo anche noi?” gli sussurrò in un orecchio, mandando una cascata di brividi lungo la sua schiena “Non ti ho ancora fatto vedere la mia stanza…”

 
°°°°°°°°°°

A svegliare Ageh fu una fastidiosa sensazione di freddo ad un piede. Scocciato lo tirò sotto la coperta.
Aveva un leggero mal di testa e un sapore schifoso in bocca. Avrebbe dormito volentieri un altro paio d’ore…anche tre. Si girò cercando di riaddormentarsi, ma ormai il suo cervello si era messo in moto e una parte della sua coscienza lo stava già assillando con il trattato sulla Foresta Notturna lasciato a metà. In qualche modo era convinto che fosse colpa di Ylva.

Era sempre colpa di Ylva.

Infine si rassegnò a svegliarsi. Gli sembrava di avere le palpebre incollate insieme. Aprire gli occhi era sempre stavo così difficile?

Ancora con la vista annebbiata si mise a sedere. Nella stanza regnava il buio quindi strisciò fuori dal letto a tentoni, sul momento non riusciva a ricordarsi molto del giorno precedente. Aveva una gran voglia di tè, avrebbe rimesso tutto nella giusta prospettiva.

Poggiò i piedi a terra con un sospiro, il pavimento leggermente irregolare di roccia levigata era freddo ma piacevole.

Roccia?

Aprì gli occhi di scatto.

Buio.

Alzò una mano e senza la minima esitazione schioccò le dita per evocare una scintilla.

Attese pazientemente, con il braccio ancora alzato.

Niente.

Si portò le dita nello spazio ipoteticamente davanti agli occhi e le schioccò ancora, e ancora.

Ma non accadde nulla. Sentì distintamente i brividi di freddo scendergli lungo la spina dorsale e annidarsi comodamente nel suo stomaco.

La sua magia non funzionava.

Cosa cavolo era successo?

Si concentrò sul giorno prima e i ricordi riaffiorarono in una serie d’immagini confuse: la vestaglia, Ylva con le orecchie da gatto, Inashari e la sua tazzina da tè. Poi c’era stata la festa e da lì le immagini sbiadivano, anche perché era altamente improbabile che avesse ballato con Ylva…no?

Perso in un senso di terrore galoppante fu colto di sorpresa dalla mano poggiata sulla schiena; alla faccia dell’addestramento militare. Schizzò in piedi come una molla con un acuto che probabilmente aveva infranto i muro degli ultrasuoni. A metà strada lo colse una vertigine fortissima e precipitò al suolo trascinandosi le coperte.
Con l’orgoglio in frantumi cercò di darsi un contegno raccogliendosi il piumone attorno al petto. Provò a scrutare l’oscurità, ma a mala pena si distinguevano le sagome. Che si fosse immaginato tutto?

Poi quello che pensava essere un mucchietto di lenzuola si mosse e due occhi brillarono nel buio, letteralmente, il loro lieve bagliore per quanto tenue gli ferì gli occhi fu costretto a distogliere lo sguardo, accusando un’altra fitta alle tempie.

“Silenzio! Ho sonno!” biascicò l’intruso per poi premersi un cuscino sulla testa.

-Era una donna! -

Ageh si trascinò indietro sul pavimento sconvolto.

-Perché era a letto con una donna? –

Nel sua disordinata ritirata finalmente incontrò una parete e con gratitudine poggiò la fronte contro la roccia fredda. Il mal di testa e la nausea si affievolirono un poco.

Doveva riflettere.

Cosa diavolo era successo?

I suoi ricordi sembravano avvolti dalla nebbia più fitta.

Si alzò appoggiandosi al muro con le coperte ancora drappeggiate intorno, si era appena reso conto di indossare solo l’intimo e stava equamente dividendo i suoi sforzi in due direzioni: rimanere in piedi e ignorare il fatto di aver passato la notte mezzo nudo con una donna sconosciuta. L’intero argomento apriva tutta una serie di possibilità che si rifiutava anche solo di prendere in considerazione.
La parete lo condusse a una porta finalmente.

Grato per una via di fuga sgusciò in quello che poi si rivelò essere una specie di bagno. Alla luce tenue di un roccia cristallo dorato si vedeva un lavabo posizionato sotto un grande specchio incassato direttamente nel muro, la stanza si affacciava su un’altra della quale s’intravedeva solo il bordo di una grossa vasca scavata direttamente nel pavimento.

Stordito si trascinò davanti allo specchio con il potente bisogno di sciacquarsi il volto.

L’acqua fresca fu un sollievo e si bagnò sotto il getto anche la parte superiore della testa nel tentativo di schiarirsi le idee. Sollevò il capo finalmente lucido e si trovò a fissare il suo riflesso attraverso una cortina di verde.

 
°°°°°°°°°°

La luce del sole mattutino entrava dalla finestra scaldando le due figure nel letto.
Ylva giocava con i capelli di Frenuh e lei gli accarezzava pigramente un braccio.

Un grido squarciò la quiete della città incastrata fra gli alti picchi della catena montuosa orientale.

“YLVAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

 
°°°°°°°°°°°
Nella stanza accanto, la ragazza si girò fra le coperte.
Stava andando tutto secondo i suoi piani; quel pelle bianca non sapeva cosa lo attendeva.
 
   
 
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