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Autore: rocchi68    03/07/2016    1 recensioni
“L'umano il cui nome verrà scritto su questo quaderno morirà”
Questa è la prima regola del Death Note e questa è la storia di come un umano qualunque cadde nel mondo degli shinigami.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Erano tornati da poco nel triste mondo di Ryuk e quest’ultimo sentiva il bisogno di rivedere i suoi vecchi amici.
Era da quando aveva iniziato a viaggiare che non stava più in loro compagnia.
Scott aveva avuto per la prima volta il piacere di segnare la penultima croce nel casellario che lo shinigami aveva disegnato sulla sabbia.
Anche se doveva ammettere che più che un piacere, quello era autolesionismo.
Più leggeva quelle croci più le registrava come tentativi falliti di farsi apprezzare.
E l’ultima casella intatta, con il vuoto totale sul nome del giudice, era una pugnalata dolorosa.  
Come poteva avere una seconda possibilità se non conosceva nessuno che poteva beneficiare del suo carattere?
Aveva riflettuto molte volte su quella figura, ma finiva solo con il confondersi ancora di più le idee.
L’unica cosa che lo rinfrancava era sapere che Duncan non sarebbe stato l’ultimo giudice.
Aveva imparato troppo tardi ad assumersi le sue responsabilità.
Nessun amico, nessun lavoro e nulla che potesse sorridergli.
La sua vita commisurata a quella degli altri era un fallimento su tutta la linea.
E l’ultimo giudice ormai era solo una formalità.
Anche i sassi sapevano cosa sarebbe successo e non poteva inventare nessun altro scenario.
“E quindi tutto finisce così?” Gli chiese una voce alle sue spalle.
Scott, sentendola, gettò il sasso che aveva in mano nel burrone e girò la testa in direzione della nuova visita.
Non aveva mai visto una shinigami così strana.
Lui non aveva mai parlato volentieri con gli amici di Ryuk, ma lei era diversa ed era pronto a fare un’eccezione.
“E tu chi saresti?”
“Sono Rem.”
“E cosa vorresti da me?” Chiese il ragazzo.
“Ho sentito da Ryuk che hai paura e sono qui perché devo spiegarti una cosa.”
“Parli di cosa potrebbe accadere se tornassi in vita?” Borbottò il giovane, mentre lei si sedeva vicino all’anima.
Era completamente bianca e i capelli richiamavano alla mitologia greca con Medusa.
Sembrava meno rigida rispetto agli altri shinigami, ma anche molto più razionale.
Aveva le ali in perfette condizioni, a differenza di Ryuk che le aveva lacerate in più punti.
Inutile dire che era in grado di volare e possedeva gli stessi poteri degli altri shinigami.
“Errore, sono venuta solo per consigliarti di non arrenderti.”
“Sul serio?” Riprese con un ghigno sarcastico.
“Credi davvero che Ryuk possa essere felice qualora tu finissi all’Inferno? Avrebbe una parte della colpa e non vorrebbe che finissi male.”
“È troppo tardi.”
“Tardi è quando si è ad un passo dalla morte, ma tu sei ancora nel limbo.”
“Limbo che diventerà morte se non trovassi nessuno che ha bisogno di me.” Le fece notare il ragazzo.
“Per quanto sia difficile, tutti hanno un qualcuno che soffre.”
“Ho solo visto persone festeggiare per la mia morte, perché dovrei crederci?”
“Non hai imparato nulla da Ryuk?” Gli chiese la shinigami.
“Cosa c’è da imparare? Ho visto che tutto finisce bene senza di me, perché dovrei coltivare l’impossibile?”
“Siamo noi stessi gli artefici del nostro destino.”
“L’ho sentito diverse volte, ma la verità è che non c’è nulla che possa salvarmi.”
“Qualcuno c’è.” Borbottò Rem, facendo girare il ragazzo.
“Promettimi di non dirlo a nessuno, ma questo è l’unico indizio che posso darti. C’è una persona che potrebbe salvarti e a cui manchi da morire.”
“Davvero?”
“Gli shinigami non possono mentire.” Borbottò, rialzandosi in piedi e andandosene, lasciando il ragazzo in preda a molti dubbi.
Era riuscito solo ad ammazzare un po’ il tempo, ma non si fidava completamente di quelle parole.
Certo, erano delle belle rassicurazioni, ma non erano sufficienti.
“Sei pronto per il viaggio?” Gli chiese Ryuk che era appena tornato dal suo breve giretto con la sua allegra combriccola.
“Certamente.”
“Nessuna domanda da farmi?”
“E le due Entità?”
“Romperebbero solo se dovessi parlarne molto prima che la macchina sia carica.”
“Vorrei sapere dove ho conosciuto questo giudice.” Tentò il ragazzo, mentre lo shinigami si ritrovava ad armeggiare con leve e pulsanti.
“È una ragazza.”
“L’ultimo giudice che dovrebbe salvarmi è una lei? Assurdo.”
“Nemmeno io potevo credere ai miei occhi quando ho visto che lei sarebbe stata l’ultima a giudicarti.”
“Hai qualcosa da dirmi su di lei?”
“È una ragazza fuori dall’ordinario.”
Davanti ad una simile risposta Scott avrebbe voluto fargli notare molte cose.
Nemmeno Blaineley era normale dato che aveva sempre odiato Chris, salvo poi diventare sua moglie.
Nemmeno Jo era indice di normalità dati i suoi battibecchi con Brick.
E volete che parliamo di Heather che era finita a fare un buco nell’acqua con quella patetica avventura con Alejandro?
Non che Gwen con la sua pazzia per Trent prima, poi Duncan e poi di nuovo Trent avesse le idee ben chiare.
E non consideriamo Dakota.
Una che pur di guadagnare qualcosa nella carriera di modella aveva finito con il farsi contaminare dalle scorie radioattive e che era stata costretta a usare parte dei suoi guadagni e della sua fama per cercare una cura.
E anche Courtney non era così apposto…psicologicamente parlando.
Prima il punk, poi l’anima defunta, quindi il punk di nuovo.
Poi una guerra senza fine con Gwen, la riappacificazione, la possibilità di diventare l’amante di Duncan con tutti i problemi del caso.
Tra tutte le ragazze che avevano giudicato la sua vita, l’unica su cui non aveva da ridire era Zoey.
Era davvero l’unica che non aveva nemmeno una pecca.
Amava Mike, l’aveva sempre difeso e rassicurato e non aveva scatenato alcun conflitto con nessuno, se non con Anne Marie che aveva solo una leggera attrazione per la personalità rappresentata da Vito.
“Perché le altre com’erano?” Chiese sarcasticamente il ragazzo.
“Un po’ strane.”
“Prima di partire, mi potresti spiegare dove l’avrei conosciuta?”
“Me lo chiedi spesso, ma la mia risposta è sempre la stessa. I reality di Chris ti sono serviti per conoscere gente nuova.”
“Lo sospettavo.”
Lo shinigami tirò quindi un’ultima leva, si aggrappò alla spalla del ragazzo e insieme varcarono il portale.
 
Facendo mente locale Scott cercò di capire il luogo dove sarebbero comparsi.
Chris era nella sua villa ed era impossibile che accettasse con facilità qualcuno dei reality passati e che lo avevano reso famoso.
Beverly era nella sua cameretta intento a realizzare prototipi di qualche macchinario che potesse migliorare la vita degli uomini.
Brick poteva essere nel suo accampamento oppure con Jo.
Alejandro e Heather dovevano essere insieme.
Gwen nella sua stanza lugubre.
Sam e Dakota in giro per negozi.
Lightning al campo d’atletica o a studiare i suoi avversari.
Cameron da qualche parte con Scarlett.
Courtney con concorrente che aveva partecipato al reality di Don.
Zoey e Mike intenti ad amoreggiare come se non ci fosse un domani.
E Duncan a rovinarsi l’esistenza e a piangersi addosso.
Fu quando comparve il campo della quarta stagione e quando Ryuk gli mostrò il giudice che iniziò a preoccuparsi.
“Perché proprio lei?” Chiese, guardando il cielo senza badare minimamente a ciò che stava dicendo Chris.
“Ti mostrerò l’episodio che vi riguarda da vicino.”
Il tempo fu leggermente velocizzato e Ryuk lo riportò alla sua normale velocità solo dopo essere giunto al punto desiderato.
“Che crudeltà.” Borbottò il ragazzo, mentre lo shinigami ridacchiava divertito.
“Chissà cosa proverebbe se ti vedesse così buono e cambiato.”
“L’unica che ha provato a capirmi ed io me ne sono accorto troppo tardi.” Riprese, versando qualche lacrima e asciugandosi gli occhi con calma.
“Che cosa fai?” Chiese Ryuk che non aveva mai visto nessuno piangere.
“Non sai cosa sono le lacrime?”
“Con gli altri non l’hai fatto.” Borbottò Ryuk, facendolo annuire.
“Dovevi piangere almeno un po’ anche con loro.” Riprese di nuovo lo shinigami, mentre Scott ascoltava quelle preziose parole.
“È vero…hai ragione.”
“Ti ricordi cosa è successo?” Domandò lo shinigami, mentre il ragazzo si torturava le mani in preda alla rabbia.
“Sì.”
Anche uno stupido lo sapeva e quella domanda era superflua.
L’aveva accusata di una cattiveria che non avrebbe mai commesso.
Nemmeno se quella stessa cattiveria le avesse assicurato la salvezza del mondo.
Lei non l’avrebbe mai fatto perché non era capace d’essere malvagia.
Non sapeva nemmeno cosa fosse la rabbia, l’odio, il rancore o la vendetta.
Lei era così forte proprio perché era pura.
Tutto ciò non era indice di debolezza.
Forse era debole solo per i reality di Chris, dove a trionfare, erano sempre il cinismo, la furbizia e l’inganno.
Qualcosa che lei non avrebbe mai compreso.
Nemmeno se l’avessero rinchiusa in un centro specializzato nel lavaggio del cervello, avrebbe mai rinnegato le sue scelte.
Sarebbe stata capace di far convertire i suoi aguzzini e Scott lo sapeva bene.
Sapeva che se lei fosse sopravvissuta a quella prova e se fosse giunta tra gli ultimi 5, lui si sarebbe rammollito e avrebbe perso come un’idiota.
Comunque non avrebbe mai avuto la riprova dei suoi pensieri, né tantomeno poteva averne la certezza.
Ricordava solo che da quel giorno non aveva più ascoltato la sua voce.
Dopotutto come poteva lei parlare volentieri con una bestia insensibile.
Sì proprio una bestia.
Non esistevano parole per esprimere ciò che aveva combinato.
Aveva sbagliato su tutto e il primo errore era farsela amica.
Era riuscito a conquistare la sua fiducia per poi farla cadere come gli altri, nonostante lei fosse speciale.
Non voleva farlo, ma lei aveva compreso quel segreto che era stata la rovina della sua squadra sabotata.
Il segreto che lo aveva portato a eliminare buona parte dei suoi compagni.
Aveva fregato la sua squadra e lei l’aveva capito e colpito con quella scomoda verità.
 
Tutto era iniziato con le solite giornate terribili del reality.
Era una di quelle classiche sfide da sadico che Chris proponeva con il chiaro intento di divertirsi e di far salire gli ascolti alle stelle.
Troppo tardi si era accorta che il rosso era riuscito a sabotare anche quella sfida, ma forse aveva ancora una flebile speranza.
La statuetta dell’immunità che garantiva un bonus e che permetteva di resistere alla cerimonia dei marshmallow.
Tutto preparato nei minimi dettagli.
Eppure era fin dall’alba, da quando aveva abbandonato quella statuetta intagliata, che Scott si sentiva strano.
Era sicuro che non fosse giusto e che lei non si meritasse quella fine.
Con il senno di poi però era la soluzione migliore.
Aveva già preparato tutto.
Secondo i suoi calcoli sarebbe riuscito a ottenere anche il suo perdono, ma aveva fatto i conti senza considerare gli altri concorrenti.
Erano arrivati in nomination e anziché proteggerla e salvarla dalla catapulta, aveva preferito fare lo gnorri e scaricarla senza troppi complimenti.
Questo è quello che credevano gli altri, ma non era quello a cui aveva pensato tutto il tempo.
Le sfide erano sempre più pericolose e temeva che si facesse male andando avanti.
L’aveva eliminata con la speranza che lo capisse e che approvasse la sua scelta.
E invece, uscito dal gioco, si scontrò con la rabbia della ragazza e fu costretto a parare giù un boccone amaro.
Doveva rinunciarvi.
Lui non l’avrebbe mai resa felice e considerandola debole, l’avrebbe solo ferita ulteriormente.
Tanto valeva fingere e buttarsi via.
Si piegò e si spezzò, pur di farla stare meglio.
Lei non ne aveva colpe: era lui l’unico colpevole.
E aveva deciso.
Non meritava il suo perdono.
Sapeva che meritava molto di più, ma lui l’aveva fatto solo per proteggerla.
Possibile che non lo capisse?
Lei che era tanto brava a leggere nel cuore degli altri, come poteva essere così cieca?
Come poteva non accorgersi di una cosa tanto lampante?
“Triste?” Gli chiese lo shinigami, mentre osservavano la ragazza intenta a raccogliere delle conchiglie.
“Abbastanza.”
“Hai perso l’amore della tua vita?”
“Probabile.” Borbottò apatico il ragazzo.
Anche quella era una maschera e a essere sinceri era deluso da morire.
“Vuoi che ascoltiamo cosa è successo con la tua morte?”
“Abbiamo percorso così tanta strada, perché tornare indietro proprio ora?”
 
Ryuk aprì quindi un secondo portale che li avrebbe condotti nel luogo in cui il giudice avrebbe saputo della morte del rosso.
Lui credeva che l’avrebbe vista nella sua stanza, intenta a festeggiare, intonando magari anche cori da stadio per la sua dipartita, ma aveva sbagliato di nuovo.
Lei era sempre lì.
Era persa nel suo piccolo mondo fatto di fiori, alberi e animali tranquilli.
Era intenta a meditare e Scott aveva intuito che era venuta a sapere della sua dipartita attraverso quella strana posizione di riflessione.
“Come dici piccolo? Un mio amico è morto?” Chiese ad un certo punto la ragazza, rivolgendosi verso uno scoiattolo che in segno di ringraziamento aveva ricevuto qualche lieve carezza e un po’ di cibo.
“Come potevi farle del male?” Domandò Ryuk, mentre Scott abbassava la testa deluso.
“L’ho fatta eliminare solo perché non volevo che si facesse male.” Alzò la voce, sentendosi da subito più leggero.
Finalmente si era liberato di un peso insopportabile che lo aveva logorato per una vita intera.
“Sei così fortunato…”
“Fortunato?” Chiese alterato il ragazzo.
“Con la scusa di metterti fretta con gli altri giudici, ora abbiamo molto più tempo da spendere.”
“Capirai che fortuna.” Borbottò sarcastico il giovane, mentre Ryuk accelerava parzialmente il tempo, portando il tutto a una settimana dalla sua scomparsa.
Scott non riusciva a capire il perché Ryuk si comportasse così.
Con gli altri avrebbe aperto un portale sul futuro, avrebbe commentato con acidità ciò che aveva fatto e lo avrebbe rispedito nel suo mondo.
“Perché sei così fissato con lei?”
“Perché devi ammettere la verità.”
I due la videro.
Era di nuovo lì a leggere le foglie di un albero, a osservare gli animali, ma aveva un qualcosa di diverso negli occhi.
Era un qualcosa d’illogico che il rosso non aveva mai visto nel suo sguardo, ma che lui conosceva molto bene.
Era la stessa immagine che notava quando si specchiava la mattina prima di perdersi nello squallore della realtà orrenda in cui viveva.
Aveva visto la sua felicità e la sua rabbia, ma quello sguardo era complicato.
“Rassegnazione?” Chiese, parlando più con se stesso che con Ryuk.
“Esattamente.”
Di lì a poco una giovane donna uscì dalla casa di campagna e andò incontro alla giovane intenta a meditare.
“Ti prego Dawn, vieni a mangiare.”
“No mamma.” Borbottò sconsolata la ragazza.
“Perché? È da quasi una settimana che non tocchi cibo, ti prego.”
“Sto bene così.”
Inutile.
Quando Dawn si metteva in testa qualcosa, diventava più cocciuta di un mulo e infatti la madre fu costretta a fare marcia indietro e a tornare quindi in casa.
Scott per la prima volta fece una cosa che non aveva mai fatto con nessuno.
Nonostante sapesse che non poteva essere sentito, né tantomeno visto, si avvicinò alla sua figura.
“Perché è così?”
“Non lo immagini?” Chiese Ryuk, rispondendo al quesito del giovane.
“Per me?”
Lo shinigami non poté far altro che annuire, mentre vedeva il rosso avvicinarsi alla ragazza.
“Dawn…cazzo, vai a mangiare e non consumarti per uno come me. Vivi la tua vita e fregatene di me. Hai capito?”
Avrebbe tanto voluto darle una scrollata, ma le sue mani passavano attraverso la figura della giovane.
“Non puoi fare nulla ormai.” Borbottò Ryuk, mentre guardava il rosso che continuava nei suoi patetici tentativi e che versava lacrime amare.
“Non m’importa. Dawn…non farmi questo, ti prego. Se tu dovessi morire, finiresti in Paradiso, ma io dove andrei? Andrei all’Inferno. Mi basta sapere che tu sei viva, non m’importa di nient’altro.
Devi solo dimenticarmi…non è difficile.”
“Non può sentirti.”
“Vuoi che lo dica? E va bene…sì…Dawn…io ti amo, ma non puoi fare nulla. Sono morto, ma io ti amo comunque. Ti prego…continua a vivere. Anche Beverly mi andrebbe bene, ma tu devi dimenticarmi.”
Era la disperazione a parlare per lui.
Pur di non sapere la verità era pronto anche ad accettare l’amicizia di Beverly.
“Anche ammettendo i tuoi sentimenti, non potrai salvarla dal suo destino.” Riprese Ryuk, facendo spaventare il rosso.
“Di che parli?” Chiese il ragazzo, mentre abbandonava i suoi tentativi di strattonare l’amica.
“Il suo futuro non è molto ampio. Un mese al massimo e poi vedrai.”
“Un mese? E cosa dovrei vedere? Puoi essere più chiaro?”
Ryuk aprì quindi un altro portale e Scott lo attraversò con calma, seguendolo in quella nuova parte del loro viaggio.





Angolo autore:
Eccomi con l'aggiornamento così come avevo promesso.
In questo capitolo fa la sua comparsa l'ultimo giudice ed è inutile che presenti la sfortunata che dovrà decidere del destino di Scott.
Nonostante questa long non sia ancora conclusa, ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia.
Il nuovo aggiornamento sarà disponibile tra due settimane, mentre ci becchiamo un po' prima per coloro che leggono anche "2184".
Onde dilungarmi troppo vi saluto e vi auguro una buona settimana.
Alla prossima.
 
   
 
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