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Autore: Yavanna97    04/07/2016    1 recensioni
"Ma,ma tu sei di fuoco!?"
"Ti sbagli,Mastro Hobbit,io SONO il Fuoco!"
Alhara dei Cinerei, metà Haradrim e metà Demone di fuoco, è il decimo membro della Compagnia dell'Anello. Acuta,testarda e particolarmente incline all'insubordinazione,custodisce in sé un potere immenso e terribile capace tanto di creare quanto di distruggere. La sua storia si intreccerà irrimediabilmente con le vicende dei Nove Compagni e porterà Alhara a crescere e a combattere per le persone che ama, a sconfiggere i suoi demoni, a dimostrare che le donne sanno essere forti e combattive quanto gli uomini e perché no anche a trovare l'amore.
Questa è la storia della Stirpe di Fuoco, i cui membri influenzeranno e cambieranno per sempre la storia di Arda...
STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Le dune di sabbia scarlatta ardevano come fuoco alle ultime luci del tramonto, il cielo si colorava di pennellate vibranti d’oro, arancio e rosso e un dispettoso scirocco spirava di tanto in tanto. Tutto era immerso nel silenzio e solo ogni tanto si udiva in lontananza il grido di un falco o l’ululato di uno sciacallo. Lo Specchio di Fuoco,così chiamato dagli Haradrim1 , era il deserto più inospitale di tutta Arda2 per vie delle sue altissime temperature e nessuno vi si addentrava se non spinto dalla disperazione, ed era sicuramente disperazione quella che albergava nei cuori dei due Haradrim che continuavano ad arrancare tra le dune sostenendosi a vicenda. Improvvisamente il più minuto perse l’equilibrio e cadde rovinando a terra, l’altro lo aiutò a rialzarsi e gli asciugò teneramente una lacrima sfuggita alle lunghe ciglia nere. “Non piangere Alhara, so che sei stanca ma devi tenere duro ancora per un po’, quando inizieranno a spuntare le prime stelle ci fermeremo, ma…” “Dobbiamo allontanarci il più possibile dal Raj2a e uscire dal deserto, lo so Jamali” rispose la bambina strofinandosi gli occhi con la stoffa della manica; dimostrava circa dieci anni, sul suo viso rotondo e color caramello brillavano due grandi occhi cremisi venati d’oro resi lucidi dal pianto, il tutto era incorniciato da una cascata di treccine nerissime. L’altro, Jamali, dimostrava quattordici anni e il suo viso leggermente squadrato portava già i segni del lutto e del dolore. Come la sorella aveva due occhi rossi, ma i suoi erano di una tonalità più cupa e una massa informe di ricci gli dava un’aria un po’ sbarazzina. Dopo averla aiutata a rialzarsi la prese per mano e si sforzò di sorridere e di infonderle quel coraggio che lui stesso sperava di avere. Ripresero la marcia attraverso lo Specchio di Fuoco con il pensiero fisso di raggiungere Gondor al più presto: erano due settimane che viaggiavano e cinque giorni che il loro cammello Hump3 li aveva abbandonati stramazzando a terra morto dalla fatica e per di più le provviste cominciavano a scarseggiare.

Era da poco calata la notte sul deserto e la temperatura era scesa sensibilmente, un mare di stelle punteggiava il cielo e una pallida falce di luna rischiarava le dune. Alhara batteva i denti per il freddo e si stringeva convulsamente nel pesante burnus4che poco prima le aveva dato il fratello che intanto continuava a setacciare l’orizzonte in cerca di un posto per riposarsi fino all’alba successiva. Dopo un paio di miglia Jamali tirò un sospiro di sollievo: semisommerso dalla sabbia rossa si stagliavano imponenti le rovine di un vecchio castello con solo due torri sopravvissute al passare dei secoli, ma sarebbero bastate. I due fratelli si avvicinarono alla prima torre e si misero a cercare un’entrata, per fortuna il crollo di una parte della cinta muraria aveva aperto un passaggio grande abbastanza e in un batter d’occhio i due furono dentro. “Non si vede niente qui!” esclamò Alhara che subito chiuse gli occhi, si concentrò e dal palmo della sua mano aperta nacque una piccola fiammella che si trasformò in una palla di fuoco della grandezza di un pugno, la sfera si sollevò dalla mano della bambina e volò sopra le loro teste. “Complimenti sorella, fai progressi!” le disse Jamali battendo le mani e guidandola verso un angolo della torre. L’interno era molto spazioso e caotico, c’erano massi e mucchi di mattoni sparsi per la stanza, qua e là erano spuntati dei ciuffi d’erba e la luce della sfera illuminò addirittura una dozzina di grandi e vecchie anfore di quelle usate per trasportare l’olio o il vino.

I due Haradrim si diressero verso un mucchietto di mattoni e iniziarono a preparare i giacigli per la notte: Jamali stese i loro burnus sul pavimento e iniziò a rovistare in una sacca di tela estraendo due fagotti di cotone e una borraccia di pelle semivuota, nel mentre Alhara aveva accatastato qualche ramoscello trovato per caso nella stanza e aveva trasformato la sfera in un focherello scoppiettante che contribuiva a rendere quella tetra torre un po’ più accogliente. “Quanto ci è rimasto?” chiese la bambina alzando un sopracciglio, anche se suo fratello aveva fatto di tutto per tranquillizzarla sapeva che le provviste si erano drasticamente ridotte. Jamali si sedette vicino al fuoco e sospirò mestamente: “Poco, sorella. Solo mezza pagnotta e un quarto di formaggio, per non parlare dell’acqua! Non ti si può nascondere niente vero, piccola volpe?” la canzonò il ragazzino stirando le labbra in un sorriso. Alhara rise, forse per la prima volta dopo giorni e si sedette anche lei vicino al fuoco prendendo le due fette di pane scuro e raffermo e una fetta di formaggio, guardò il fratello e prese a divorare con voracità la sua razione, si era quasi dimenticata di avere tutta quella fame. Jamali fece lo stesso e dopo aver finito la loro misera cena si passarono la borraccia, l’acqua scendeva come nettare nella loro gola secca. Dopo aver mangiato il ragazzino prese la sacca e ne trasse fuori un semplice janyar4a: “Ora dormi, il primo turno di guardia spetta a me” esclamò imperioso e dopo aver dato un bacio sulla fronte alla sorella si mise a gambe incrociate dando le spalle al fuoco per poter sorvegliare meglio l’entrata. “Buonanotte Jamali e che Varda5 possa vegliare su di te” sussurrò la bambina oramai vinta dal sonno. “Buonanotte Alhara” rispose Jamali.

Rumore di zoccoli ed grida angosciose destarono Alhara dal mondo dei sogni, anche Jamali si svegliò di colpo e girandosi fece cenno alla sorella di seguirlo in silenzio fuori dalla torre. “JAMALI! ALHARA!” chiamava una voce forte e antica. “JAMALI! ALHARA! Oh, per tutti i Valar5a ! Che sia accorso troppo tardi?!” continuava la voce. Mentre il sole iniziava timidamente a sorgere i due Haradrim erano usciti dalla torre e si erano nascosti dietro la parte della cinta muraria ancora in piedi. Jamali sfoderò lo janyar e concentrandosi fece apparire una sottile lingua di fuoco simile ad una frusta, si girò verso Alhara ed esclamò concitato: ”Resta qui, vado a vedere chi è, so a cosa pensi sorella ma bisogna avere prudenza!”; la bambina fece un cenno con la testa e si nascose meglio dietro al muro pregando tutti i Valar di proteggere suo fratello. Jamali strinse la presa sullo janyar e la frusta arse più intensamente, con un urlo il ragazzo corse oltre il muro e si lanciò sullo sconosciuto, un possente stallone bruno si impennò e il suo cavaliere cadde al suolo, subito il ragazzo fu sopra di lui. “Jatrah Valar’ann ghadabi kwami elayk!7”sibilò tra i denti. L’uomo, o meglio, il vecchio signore lo guardò e scoppiò in una fragorosa risata. Jamali spalancò gli occhi e si rialzò di scatto barcollando indietro:”Mithrandir8 , sei proprio tu?!” balbettò sconcertato lasciando cadere lo janyar e la frusta di fuoco che si dissolse in uno sbuffo di fumo. Mithrandir, l’anziano signore, era completamente vestito di grigio dalla tunica al cappello a punta, aveva un viso rugoso e antico su cui spiccavano due vispi occhi azzurri, stringeva in mano un bastone la cui punta nodosa conteneva una preziosa gemma bianca. Raggiunge l’Haradrim e lo abbracciò chiedendo:”Jamali figlio di Huruma il Giusto non riesci più a riconoscere gli amici?!”. Il ragazzo ricambiò l’abbraccio e scoppiò in lacrime : ”Che Varda sia lodata, sei tu! ALHARA E’ LUI, VIENI!” esclamò tra un singhiozzo e l’altro. La bambina uscì dal nascondiglio e corse ad abbracciare l’uomo mentre il cavallo nitriva gioioso. “Lo sapevo, lo sapevo che ci avresti salvato!” sussurrò Alhara. Dopo qualche minuto Mithrandir sciolse quell’abbraccio che sapeva di famiglia e di casa e guardò i due ragazzini ,era passato solo un anno dal loro ultimo incontro ma sembrava trascorso un secolo: Jamali era più alto e il suo sguardo aveva acquistato un che di maturo, Alhara invece era rimasta come se la ricordava eccezion fatta per le profonde occhiaie che le scavavano il volto. L’uomo sorrise e fischiando chiamò a sé un altro cavallo più piccolo e nero, assicurò con una fune l’animale alla sella del suo, montò sul destriero e invitò i due a fare lo stesso.”Presto non abbiamo molto tempo, dobbiamo partire! Ho promesso ai vostri genitori che vi avrei protetto e non ho nessuna intenzione di venir meno alla parola data!” affermò risoluto e si girò per scrutare l’orizzonte. “Dove hai intenzione di portarci? Io e Alhara dobbiamo andare a Gondor!” ribatté Jamali aiutando la sorella a montare sul cavallo, poi fece lo stesso e prese le briglie. Mithrandir spronò la cavalcatura al galoppo e aggiunse:”Mi dispiace ma non andremo a Gondor, troppo pericoloso, troppo vicino a Mordor. Vi porterò a Nord, lì sarete al sicuro.”

1) Popolazioni che abitano l’Harad, il sud della Terra di Mezzo

2) E’ il continente/pianeta dove si trova la Terra di Mezzo.

2a) Il Sultanato del Raj si trova ad ovest nel Lontano Harad

3) Vuol dire “gobba” in Swahili.

4) E’ un ampio mantello con cappuccio di lana, perlopiù bianco, che costituisce l'elemento tipico dell'abbigliamento maschile nell'Africa del Nord. In caso di freddo e maltempo ci si avviluppa in esso tirandosi il cappuccio sulla testa. Spesso viene semplicemente portato sulle spalle, a volte appoggiandolo senza neanche infilare la testa nell'apertura anteriore.

4a) Lo janyar è una sorta di pugnale con una corta lama ricurva e abbinata con un fodero ancor più marcatamente ricurvo.

5) Varda è la protettrice delle stelle e della loro luce, tra le Valie è la più potente e la più importante.

5a) I Valar sono una sorta di divinità.

6) Significa: ”supplica i Valar che la mia furia si abbatta velocemente su di te”

7) Altro nome Sindarin per Gandalf il Grigio usato dagli Elfi e dagli uomini di Gondor.

______Nota dell’Autrice________

Ehilà! Sono nuova su EFP e questa è in assoluto la mia prima fanfiction. Sicuramente avrete notato che i miei personaggi hanno una fisionomia e una cultura affine a quella africana e per la lingua, non essendo Tolkien e non avendo lo strabiliante dono di creare lingue e nomi come fa lui, ho deciso di servirmi delle varie lingue africane e arabe. In conclusione spero che come inizio vi appassioni, per favore recensite e…

Come avrete notato ho aggiustato il formato del prologo visto che qualche tempo fa mi era stato fatto presente che non si leggeva bene perchè troppo piccolo, in più sempre dietro suggerimenti ho apportato alcune modifiche che non comprometteranno assolutamente la storia.

Grazie e ciaoooooooo :3

Yavanna97

   
 
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