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Autore: QueenVLondon    04/07/2016    5 recensioni
Quando a Sarah viene affidata un’intervista con George Wellington, uno dei suoi attori preferiti da sempre, la ragazza non riesce a credere alla propria fortuna. Ma durante il loro primo incontro l’uomo si mostra totalmente diverso dall’idea che lei aveva costruito di lui e, dopo una serie di sfortunati eventi, Sarah sembra pronta a metterci una pietra sopra.
Tuttavia, cosa succederebbe se il fato decidesse di farli incontrare di nuovo? Sarah sarà capace di resistere al suo fascino e a non permettere a se stessa di lasciarsi coinvolgere da lui?
Dopotutto ogni sogno ha il suo prezzo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I raggi del sole si riflettevano sulle lenti dei suoi occhiali scuri. Ogni tanto lanciava un’occhiata distratta in direzione dell’entrata del ristorante.

Era seduto a quel tavolo soltanto da un paio di minuti, ma gli pareva di essere lì da un’eternità. Ticchettò nervosamente l’indice sul menù. 

L’ultima volta che aveva visto Sarah la presenza di Margaret era stata inaspettatamente d’aiuto per porre un freno ai propri pensieri. Non si erano mai visti da soli da quando l’aveva accompagnato a New York e l’idea che a breve si sarebbe trovato da solo con lei, seppur in un ristorante molto affollato, lo faceva sentire agitato.

Era una sensazione insolita per lui. Si era sentito nervoso per molte cose, ma mai di fronte alla prospettiva di un pranzo con un’amica.

Forse il problema era esattamente quello: non riusciva più a guardarla in quella maniera.

Aveva cercato in ogni modo di razionalizzare quello che provava per lei, di comprendere come potesse sentire quello che sentiva.

Sarah gli era stata vicina in un brutto momento e nonostante i suoi tentativi per allontanarla, lei non gliel’aveva mai permesso. L’aveva sostenuto anche quando lui non voleva essere aiutato.

Sarebbe stato fin troppo facile ridurre tutto a questo: avrebbe davvero desiderato che la ragione intrinseca ai suoi sentimenti fosse semplice riconoscenza o infatuazione.

Magari si trattava veramente di questo. Forse poteva ancora fare marcia indietro, forse non era innamorato di lei, forse poteva non amarla. Aveva commesso molti errori nella sua vita, ma mai aveva posato i suoi occhi su una donna che apparteneva a un altro.

Tuttavia, quando la vide entrare da quella porta, posta proprio di fronte a sé, realizzò che era inutile continuare a raccontarsi storie o ideare scuse: ne era follemente innamorato. Sarah aveva conquistato il suo cuore e il fatto che non ne fosse consapevole, o che non provasse lo stesso nei suoi confronti, non lo rendeva meno reale. La amava.

Voleva che lei fosse felice e per questo non poteva dirglielo. Non avrebbe mai potuto dirglielo.

Forse la lontananza l’avrebbe aiutato a dimenticarla.

«Ciao!», lo salutò lei. «Scusami per il ritardo, ma Sam mi ha trattenuta al telefono», aggiunse a mo’ di spiegazione.

«Ciao. Figurati, non c'è problema. Sono arrivato pochi minuti fa anch'io», le assicurò lui, alzandosi e scostandole la sedia.

Era strano come nel solo averla vicina la sua agitazione fosse completamente sparita. 

Sarah prese posto di fronte a lui e lo osservò incuriosita. 

«È tutto a posto?», gli domandò. 

Lui si affrettò ad annuire.

«Sì, certo. Perché?»

«Non lo so, ma mi sembri diverso».

George trattenne una risatina. Era una fortuna che avessero riservato un tavolo sulla terrazza del ristorante, alla larga da sguardi indiscreti, e soprattutto che la luce del sole fosse una scusa più che ottimale per poter continuare a indossare gli occhiali da sole.

Era certo che tutto quello che aveva pensato si stesse riflettendo nei suoi occhi.

«Ho una novità in effetti, ma non è ancora sicura...», esordì.

Non era ciò che avrebbe desiderato dirle, tuttavia era l'unico argomento che in quel momento sentiva di poter gestire. Così finì per raccontarle della sua ultima conversazione con Stephen e di come il suo agente fosse stato contattato dall'assistente di Nicholas Ellis. 

Sarah lo ascoltava con grande attenzione e non lo interruppe finché non ebbe terminato.

«Quindi Ellis vorrebbe incontrarti?», gli chiese infine.

Lui annuì.

«A quanto pare sì».

«Wow! Sono contentissima per te! Te lo meriti, George», gli disse sincera. «Ellis è un regista a dir poco straordinario».

«Lo so, ma non è ancora una cosa sicura, per cui... Probabilmente non se ne farà niente».

Non voleva apparire modesto, semplicemente aveva imparato a proprie spese che finché non c’era un contratto firmato c’era ben poco da star tranquilli.

«Ellis non è il genere di persona che si prende la briga di intrattenere rapporti di cortesia se non è interessato a una collaborazione», proseguì Sarah, saggiamente. 

Giravano molte voci nell'ambiente e tutti sapevano che il regista, sebbene fosse un genio, non era un uomo convenzionale e non amava piegarsi ai voleri dello star system.

«Dovresti darti più credito, sai?»

«Naturalmente. Stavo già pensando di far costruire una mensola per il mio inevitabile Oscar!», esclamò lui.

La ragazza sorrise.

«Non escluderei l'ipotesi in effetti».

Lui scosse leggermente la testa.

In quel momento era l'ultima cosa che gli importava, invece, avrebbe dovuto essere il suo primo pensiero. Aveva già messo da parte una volta la propria carriera per una donna e non poteva ripetere di nuovo il medesimo errore, anche perché stavolta l’oggetto dei suoi desideri era più che inarrivabile.

«In ogni caso, fammi sapere come andrà il vostro incontro», si raccomandò lei. 

«Certo. Vuoi un articolo per la prima pagina?»

«Può darsi», rispose lei, scherzando.

Rimasero un paio di minuti in silenzio, consultando i loro menù, dopodiché ordinarono il pranzo e, mentre la guardava sottecchi, George non poté fare a meno di domandarsi quanto sarebbe passato prima di poter trascorrere ancora un po' di tempo insieme a lei. 

Si era imposto di non vederla subito, aveva bisogno di chiarirsi le idee prima; tuttavia, quando lei gli aveva annunciato l'imminente arrivo in città della futura suocera, si era trovato a proporle di andare a farle visita e una volta lì non era riuscito ad andarsene.

Era rimasto per ore, spesso limitandosi ad ascoltare ciò che Sarah o Margaret avevano da dire e l'aveva trovato incredibilmente rilassante.

Amava stare con lei e il fatto che lei stesse per sposarsi rendeva tutto ancora più difficile.

Poteva ripetere a se stesso che lei non era la donna giusta, ma la verità era che probabilmente in circostanze diverse – e se Will non ci fosse stato – avrebbe davvero potuto esserlo. 

«Come procedono i preparativi per le nozze?», le domandò.

Non era l’argomento di cui avrebbe voluto parlare, ma se avesse fatto finta di nulla sarebbe parso ancora più strano. In fondo erano amici. Poteva ancora esserle amico, poteva lasciare che i suoi sentimenti fossero soltanto un proprio problema.

Lei si lasciò sfuggire un sospiro.

«Sono finalmente riuscita a trovare il vestito e Margaret è stata sorprendentemente molto carina con me. In realtà sono più preoccupata per domani».

«Per il tuo ritorno a Inside

Sarah si mordicchiò il labbro inferiore. Aveva cercato di non pensarci, sapeva di essere preparata e in grado di fare quel lavoro, ma non era facile dimenticare il modo tutt’altro che piacevole nel quale era stata trattata.

Aveva parlato con Mr Portman al telefono uno svariato numero di volte nelle ultime due settimane e non tutti parevano entusiasti del cambiamento di rotta che la direzione avrebbe preso. Tutti erano affezionati al vecchio Bones.

«Non dovresti esserlo, Sarah», disse George. «E te lo dice uno che era terribilmente nervoso ogni volta che si imbarcava in un nuovo progetto fino a qualche anno fa. Sarai fantastica».

Lei sorrise.

«Grazie».

Pochi istanti dopo il cameriere tornò con le loro ordinazioni. Sarah abbassò lo sguardo sul proprio piatto, la leggera brezza californiana le scompigliò i capelli e George si ritrovò a fissarla incantato.

Era bellissima.

Rimasero seduti a chiacchierare del più e del meno per un po’. Avrebbe potuto trascorrere ore, giorni interi, soltanto a guardarla. Per un attimo si concesse di immaginare come sarebbe stato far scorrere le dita fra i suoi capelli, accarezzarle il collo, fino a raggiungere il suo seno. Baciarla sulle labbra, ovunque.

Socchiuse un istante gli occhi e quando li riaprì fu costretto a guardare in faccia la realtà. Non sarebbe mai accaduto, non poteva far sì che succedesse, perché se avesse tentato e avesse fallito non sarebbe mai sopravvissuto a una vita senza di lei. Averla come amica era una prospettiva migliore di non averla affatto. Poteva sopravvivere a qualunque cosa, l’aveva già fatto, ma non all’alternativa di perderla per sempre.

Quando arrivò il momento di salutarsi, George le augurò buona fortuna per il giorno seguente e le assicurò che l’avrebbe tenuta informata per i possibili futuri sviluppi con Ellis.

Doveva solo stringere i denti e prima o poi tutto sarebbe tornato alla normalità. O almeno questo era quello che voleva credere. Poteva farcela.

                                                                      ***
 
Dopo aver salutato George, Sarah fece un paio di telefonate. Nonostante le parole dell'attore non vedeva l'ora che la giornata seguente si concludesse in modo da poter vivere la sua nuova realtà. 

Tuttavia, mentre guidava verso Venice  Beach, non poté fare a meno di ricordare che una delle ultime volte in cui si era recata lì era stata quando aveva ricevuto il benservito da Bones.

Era strano pensare che in meno di ventiquattro ore sarebbe stata proprio lei a occupare il suo ufficio. 

Sette mesi prima, per un istante, aveva davvero creduto che non sarebbe mai riuscita ad avere la vita che aveva sempre desiderato, invece, il fato le aveva regalato più felicità di quanto avrebbe mai osato immaginare. 

Non solo aveva un uomo che l'amava incondizionatamente al suo fianco – e che probabilmente si sarebbe gettato nelle fiamme se lei gliel'avesse chiesto – ma era anche riuscita a realizzare uno dei piccoli grandi sogni che aveva conservato a lungo nel cassetto.

Lavorare per George era stato un regalo e dovervi rinunciare per tornare a Inside, al lavoro che tanto amava, segnava quasi la fine di un ciclo. Era come se la ruota fosse tornata a girare e forse in fondo Will aveva ragione: si trovava esattamente dove avrebbe dovuto essere.

                                                                       ***   
 
Il giorno seguente quando varcò la soglia del grattacielo dove avevano sempre avuto sede gli uffici del magazine insieme a Mr Portman, Sarah non si sentiva più nervosa.

Era come se una nuova consapevolezza si fosse fatta strada in lei: meritava di essere lì e non ci sarebbe stato scoglio che non sarebbe stata capace di superare.

Fu il suo boss a fare gli onori di casa e a parlare con azionisti e impiegati dei cambiamenti che sarebbero stati apportati fin dal principio.

Tutti lo ascoltarono in religioso silenzio: l’uomo, infatti, aveva la straordinaria capacità di far concentrare l’intera attenzione su di sé e ciò che disse ricordò alla ragazza quanto gli piacesse lavorare con lui. Molti non davano importanza all’aspetto umano di quello che facevano, ma a Mr Portman era sempre piaciuto rammentare che erano esseri umani prima di tutto il resto.

Aveva imparato a stimarlo e a guardare a lui come a un modello ed era per questo che sapeva cosa doveva fare per dimostrarsi degna di quella opportunità.

Una volta che la riunione fu conclusa, tutti furono congedati e Sarah si recò nel suo nuovo ufficio. Nonostante avessero apportato delle migliorie al mobilio non riusciva ancora a sentire quel luogo come suo, ma forse le serviva solo un po’ di tempo.

Si era da poco accomodata di fronte alla sua scrivania quando qualcuno bussò alla porta.

Sarah fece un bel respiro e invitò la sua ospite ad accomodarsi.

«Rose mi ha detto che volevi parlarmi», esordì Misha Collins senza troppi preamboli.

«Infatti».

La sua interlocutrice accennò una risatina amareggiata.

«Vuoi vantarti con me del tuo nuovo posto? Va bene. Hai vinto!», esclamò.

«Non si tratta di questo», la smentì Sarah in tono impassibile, indicandole la sedia, che l’altra ignorò.

«Cosa vuoi che ti dica, Sarah? Che sei la migliore fra noi? Che sei riuscita in tutto quello in cui io ho fallito».

«Non siamo mai state in competizione, Misha», replicò sincera.

La donna rise.

«Credi davvero in quello che dici? Pensi che non mi sia mai accorta di come Chad ti mangiasse con gli occhi, di come suo padre ti portasse in palmo di mano? Ho lavorato qui per quasi quattro anni e poi arrivi tu e ti prendi tutto quello che doveva essere mio. Non meriti niente di quello che hai».

«Hai finito?», le chiese Sarah tranquilla.

«Perché? Così puoi finalmente prenderti la tua rivincita, licenziandomi?»

«No».

Misha la fissò incredula.

«Non sono come te. Non traggo alcun piacere dalle sventure altrui e sì, mi piacerebbe licenziarti, ma non lo farò. Perché, se lo facessi, non sarebbe perché non sei competente, sarebbe una questione personale. Quindi questo è quello che succederà da oggi in poi: tu verrai qui ogni santo giorno e svolgerai il tuo lavoro con la massima professionalità che ti compete. Noi non parleremo, se non per questioni strettamente professionali, e io mi scorderò quello che è successo in passato», disse Sarah. «Ma prova ancora una volta a mancarmi di rispetto, o a insinuare qualcosa sui miei amici e sulla mia famiglia e non sarà Mr Portman a licenziarti, lo farò io. È chiaro?»

Misha rimase per un istante in silenzio. Non era abituata a sentirla parlare con quel tono e forse fu questo a sopraffarla, ma in breve tempo riacquistò la sua solita sfacciataggine.

«Tu non sei migliore di me come vorresti dimostrarmi con questo discorsetto. Lo sai tu e lo so io. Ma mi piace il mio lavoro, quindi… sì. D’accordo. Hai vinto. Quelle come te vincono sempre», disse infine. «È tutto, o vuoi deliziarmi con qualche altra lezione di vita?»

«Abbiamo finito».

La sua collega le diede le spalle e se ne andò senza replicare e soltanto quando rimase sola Sarah tirò un sospiro di sollievo.

Non era stato facile mantenere la calma e non cedere alle sue illazioni, ma sapeva che non le avrebbe portato alcuna gioia affondare Misha: lei non era così e questo per quella mattina era una certezza sufficiente.

Se avesse raccontato l’accaduto a Mr Portman probabilmente la sua collega non avrebbe più rimesso piede in quell’edificio, ma non voleva la carriera di Misha sulla sua coscienza; inoltre, nonostante l’avesse ferita sentire ciò che aveva da dirle, aveva compreso che per attaccarla così tanto doveva essere veramente una persona infelice e questo era sufficiente a non farle desiderare di ferirla a sua volta.

Probabilmente il suo stesso odio le aveva già fatto più male di quanto avrebbe mai potuto fargliene qualcun altro.


Ciao!
Sarah è tornata a Inside e la prima cosa che ha deciso di fare è stato affrontare la sua ex amica e collega, Misha, che se ricordate l'aveva offesa in malomodo quando aveva accompagnato lì George per un'intervista svariati mesi prima.
Dal punto di vista professionale la ragazza non potrebbe chiedere di meglio, ma come stanno adesso le cose con George? Lui è decisamente innamorato di lei e pare intenzionato a non fare nulla per rovinare il suo imminente matrimonio. Ce la farà a tacere?
Lo scoprirete molto presto, perché mancano solo due capitoli alla fine!
Se voleste farmi sapere che cosa ne pensate ne sarei felice. :)
Alla prossima!
Vale



 
  
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