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Autore: Stella cadente    05/07/2016    13 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.
 
 
«Com’è andato il compito, Quentin?» chiese Aurora al giovane Tassorosso, una volta fuori dall’aula.
«Oh, beh» si strinse nelle spalle lui «non male. Credo, magari una A, di avercela strappata. Almeno spero» aggiunse, sottovoce.
Aurora sorrise gentilmente.
«Dai, vedrai che il tuo impegno sarà riconosciuto. Sono certa che la professoressa Cecaelia non vede l’ora di darti una bella O.»
La sua compagna di Casa era una ragazza dal viso roseo come una pesca, dolci occhi azzurri, boccoli di uno splendente biondo grano – talmente splendente da sembrare perfino che illuminasse l’ambiente circostante –  e un sorriso sempre stampato in faccia. Amava la natura e gli animali. E Pozioni. Infatti era bravissima e Quentin si faceva aiutare sempre da lei, dal momento che lui invece era imbranatissimo – davvero, un fiasco totale.
«Speriamo» disse, un po’ preoccupato.
«Io starei tranquilla. In fin dei conti, non avrebbe motivo per avercela con te. Ti sei sempre impegnato e comportato bene. Ma poi, quale Tassorosso non lo fa?» fece con un gran sorriso.
«"O forse è a Tassorosso la vostra vita, dove chi alberga è giusto e leale: qui la pazienza regna infinita e il duro lavoro non è innaturale”» citò il ragazzo con tono pomposo, essendosi rianimato un pochino.
«Esattamente» fece Aurora, con una risatina.
«Ragazzi!»
Un ragazzone biondo si precipitò fuori dall’aula con una faccia terrorizzata.
«Non so voi, ma quel compito era... terrificante» disse, con gli occhi nocciola spalancati in un’espressione di orrore.
«Oh, suvvia, Kristoff» disse Aurora, con i suoi soliti modi di fare principeschi. «Non era poi così terribile.»
«Cosa?» strepitò il ragazzo. «Forse per te non lo era. Ma oggettivamente era... beh, terrificante» ripeté, con lo sguardo vuoto, come se fosse in uno stato di trance.
Aurora incurvò le labbra in un sorriso – uno dei suoi, dolce e delicato.
«Hai ripassato con Anna, prima?» chiese, cercando di mascherare il tono allusivo dietro alla gentilezza.
«Chi?»
«Anna Arendelle. Sai, Grifondoro, capelli fulvi, occhi azzurri, lentiggini, una gran parlantina...» si mise ad elencare con il suo tono morbido.
«Ho capito, ho capito. Beh, sì. Perché me lo chiedi?» fece Kristoff, burbero.
«Niente» disse la ragazza, guardandolo. «Solo che, probabilmente...»
«No, zitta, non voglio sentirti» la interruppe bruscamente lui. Sapeva già che cosa stava per dirgli.
Era dall’anno precedente che i suoi amici erano entrati in fissa con il fatto che gli piaceva Anna. Ma non era così. Erano solo... buoni amici. E basta. Senza se e senza ma.
«Ma Kristoff», provò a convincerlo, «se ne sono accorti tutti tranne te.»
«Oppure lo pensano tutti tranne me. Io so quello che provo. Non mi piace Anna, punto e basta.»
Silenzio.
«Cambiando discorso» disse Quentin, giusto per evitare situazioni spiacevoli. «Avete saputo del duello che ci sarà stasera tra Merida ed Eris?»
«Oh, sì» disse Aurora, non prima di aver lanciato un’occhiataccia (ignorata spudoratamente) a Kristoff. «Sapete, è una cosa incredibile, tra quelle due è un continuo vendicarsi di questo e quello. Ma non hanno proprio niente da fare?»
«Evidentemente...» replicò Quentin. «Pare che abbiano dato un filtro d’amore l’una al fidanzato dell’altra ed è scoppiato il putiferio.»
«Davvero?» chiese Kristoff. Poi scoppiò a ridere. «Oh, Merlino, non ci posso credere!»
«Ma tu com’è che sai tutto così nei particolari?» fece Aurora, curiosa.
«Esmeralda» rispose lui, telegrafico.
«E adesso che cosa farà Merida?» chiese Kristoff.
«Duellerà, ovviamente» disse Quentin. «Ha la fama di essere una bella testa calda, d’altronde. E, per quel poco che l’ho conosciuta, devo dire che è vero. Tra l’altro, ho come l’impressione che gli altri duelleranno con lei contro la ragazza di Serpeverde, anche se mi sono raccomandato mille volte di non farlo. O perlomeno assisteranno allo scontro.»
«Beh, amico, per un Grifondoro mi sembrerebbe strano se facesse il contrario» replicò il ragazzo, divertito.
«Che cosa barbara, però» commentò Aurora, arricciando il nasino. «Io non fare mai niente del genere. Non ne sarei proprio in grado.»
Quentin sorrise all’amica.
«Allora sappiamo che non sei stata smistata nella Casa sbagliata.»
E lei lo ricambiò, facendo comparire quel sorriso delicato e luminoso al tempo stesso che da sempre la caratterizzava.
 
 
 
*
 
 
Elsa era chiusa nel bagno delle ragazze, rannicchiata in un angolo, e piangeva silenziosamente.
Tutti i suoi piani erano falliti. Non era riuscita a controllare il suo potere; anzi, era aumentato di pericolosità con il tempo.
I primi anni, dopo aver parlato al preside Merman dei suoi poteri, aveva rivelato, entusiasta, il suo segreto alla sorella – spesso giocando con lei e creando stupefacenti statuette e arabeschi sul soffitto con il suo ghiaccio magico.
Il potere di Elsa era magnifico, lo era davvero. Il preside Merman glielo aveva sempre detto. Tra l’altro, si era rivelato proprio la persona giusta a cui dirlo, dal momento che anche lui, quando andava a scuola, aveva un potere che gli altri non avrebbero capito, un potere che non dipendeva dalla sua bacchetta magica: era in grado di produrre e controllare l’acqua. Un potere singolare, ma anche pericoloso. Come il suo.
Il Preside era appartenuto anche alla sua stessa Casa, Corvonero. Perciò, Elsa aveva subito capito che per lei sarebbe stata una figura importante, nello sviluppo di questa sua anomalia rispetto agli altri maghi e streghe.
E, come aveva intuito, lo era stato. Merman le aveva insegnato a controllare il suo potere, a vedere solo la bellezza in esso, a provarlo, non a reprimerlo. E così Elsa lo scopriva pian piano, affiancata dalla sorella Anna, che la incoraggiava sempre. Anche nei momenti di sconforto.
Ed era felice. Talmente felice che si sentiva quasi di mostrarlo a tutti – anche se alla fine aveva deciso di tenerlo solo per lei e per Anna.
Peccato che, due anni prima, avesse accidentalmente colpito la sua sorellina alla testa, e che per rimediare avesse dovuto farle un Incantesimo di Memoria, cancellando così il ghiaccio dalla sua mente, e con lui tutti i ricordi ad esso legati.
Cancellando parte della sua speciale preadolescenza.
Aveva iniziato a vivere nell’isolamento. Aveva iniziato a respingere Anna, come mai avrebbe voluto fare. La sua gemella, nata il suo stesso giorno alla sua stessa ora, non era più parte di lei come un tempo.
Elsa respingeva tutti, per dir la verità.
Ora, a sedici anni – ne avrebbe compiuti diciassette a Gennaio – era una ragazza completamente sola.
Non le importava, perché gli altri sarebbero stati meglio, senza di lei.
Lei era un mostro. E i mostri non possono avere amici.
Lei stava male, certo – no non stava male, stava uno schifo – ma che cosa importava, se gli altri invece avrebbero continuato la loro vita tranquilli?
Forse era quello il suo destino. Restare sola.
Sì, doveva essere così.
Eppure, quando era sola – e ultimamente lo era molto spesso – il fantasma di sua sorella, i fantasmi della felicità, tornavano a tormentarla con visioni che non sarebbero mai diventati realtà – e lei, questo, lo sapeva.
E i fantasmi non li puoi uccidere. O congelarli, come avrebbe fatto volentieri la ragazza.
Elsa si alzò, si asciugò in fretta le lacrime con un gesto brusco e raddrizzò le spalle, inspirando profondamente.
Su, dai. Almeno mentre corri fino al tuo Dormitorio, o in biblioteca, fingi di essere normale, si disse.
Se resti concentrata, se sei brava, non lo verrà a sapere nessuno.
Continua a fingere, Elsa.
Dimostra solo eleganza, da perfetta Corvonero quale sei.
Almeno in pubblico.
Ti prego.
Ma mentre usciva dal bagno, un’altra lacrima ghiacciata rotolò sul suo viso dolce e pallido.
 
 
*
 
«Anna, per favore! Devo assolutamente andare, Aurora mi aspetta sulle rive del Lago!»
A parlare era un ragazzotto alto di Grifondoro, dal fisico asciutto, i capelli castani e gli occhi color cielo.
Philip Knight stava cercando di metter fine a quella discussione al più presto – anche perché tanto non sarebbe servita a niente. Accanto a lui, Jehan Frollo guardava la scena in silenzio, ridacchiando sotto i baffi.
«No, voglio capire! Nel senso, perché siete tutti così... così ossessionati dall’idea di me e Kristoff insieme? Siamo solo amici, basta! Voi vi fate i film, te lo dico io. Non mi piace, se non come amico, insomma non mi ci vedo, ecco. Lo sai che a me piace Hans. E sono sicura che quello tra noi sarà vero amore
Anna aveva sottolineato le parole “Vero Amore” con aria saccente, come se fosse strasicura di quello che diceva.
E in effetti, ostentava proprio una gran sicurezza. A giudicare dalle gote arrossate, era anche piuttosto arrabbiata.
Philip alzò un sopracciglio.
«Ma chi, Westergård?» fece, con un tono del tipo “quell’idiota?”
«Ebbene, sì» affermò la ragazza. «Qualcosa in contrario?»
Philip trattenne a stento una risata.
«No comment» disse solo.
«In effetti...» aggiunse Jehan. «Non è il massimo.»
«Tuo fratello è in buoni rapporti con lui, però» disse Philip, rivolto al suo compagno. «Almeno mi pare.»
«Già che me lo ricordi: devo chiedere gli appunti di Artimanzia a Claude. Io non ci capisco un’acca» saltò su il ragazzo.
«Ma studiare, no?» fece Philip.
«Naah» ribatté Jehan. «Ho cose più importanti da fare» rise.
«Comunque» si intromise Anna. «Io credo che Hans non sia così male come sembra. Non sapete niente di lui... è sempre stato molto gentile con me. E poi è molto, come posso dire... elegante» disse, con un gran sorriso. «L’ho incrociato per caso a Diagon Alley, sapete, mentre prendevo i libri nuovi» si lanciò, con gli occhi persi nel suo racconto. «Beh, sì insomma... per dire la verità gli sono inciampata addosso » ammise, «ma lui l’ha presa sullo scherzo, e mentre mi scusavo mi ha detto che sono simpatica e che ci teneva a rivedermi, così poco dopo l’inizio della scuola ci siamo dati appuntamento nella Stanza delle Necessità e ci siamo baciati!» esclamò tutto d’un fiato, entusiasta, allargando ancora di più il sorriso. « Così adesso stiamo insieme... credo » concluse.
Jehan rise.
«Credi? Sei sicura che non ti stia invece usando per, tipo... strani esperimenti di magia oscura?» disse solo. «Io non lo conosco bene, ma Claude sì; e credimi, le cose che fa Westergård e la sua famiglia non sono né simpatiche, né eleganti. La mia famiglia e la sua sono rivali da sempre» si incupì. «E per dei buoni motivi.»
«Concordo in pieno con quello che dice Jehan; dovresti stare attenta» rincarò Philip.
«Oh, ma dai! Ma perché ce l’avete tutti con lui? Solo perché è un Serpeverde? È assurdo pensare che una persona sia cattiva solo perché appartiene alla Casa di Serpever...»
«Non è solo questo» la interruppe Philip. «È che pensa di essere superiore a tutti, e di avere più diritto degli altri ad essere istruito solo perché proviene da una potentissima stirpe di maghi. Questo è un pensiero molto pericoloso, oggi come oggi, che dovrebbe essere estinto ormai.»
«Oltretutto, è da una vita che la sua famiglia fa il doppiogioco; sono anni che mettono su la faccia dei maghi tolleranti; ma tutti sanno che sono molto... conservatori, ecco.» si inserì Jehan.
«Infatti» riprese Philip. «E lui non potrà essere molto diverso. Sei ingenua a fidarti di lui» concluse, diretto.
Anna si zittì.
«Scusami» disse Philip. «È che sono preoccupato per te. Perdonami.»
Sul volto lentigginoso di Anna apparve l’ombra di un sorriso – vago, spento, ma pur sempre un sorriso. Sembrava che ci fosse rimasta male, ma che non volesse darlo a vedere. Forse perché, in fondo, sapeva che i suoi amici avevano ragione.
«Oh, non fa’ niente. Ora vai da Aurora, che altrimenti fai tardi» cambiò bruscamente argomento, e il Grifondoro capì che, come aveva immaginato, aveva ferito i suoi sentimenti. «E tu» la ragazza si rivolse a Jehan. «Prendi quegli appunti e studia.»
Il biondo roteò gli occhi.
«Sì, mamma» disse ironicamente.
«Sei sicura che sia tutto a posto? Senti, io, insomma mi dispiace...» aggiunse Philip, un po’ apprensivo.
«Sto bene, tranquillo» lo rassicurò lei. «Ci vediamo dopo, ragazzi!» trillò poi, facendo un cenno con la mano anche a Jehan.
E si avviò in biblioteca, dove la stavano aspettando Esmeralda e Merida.
Philip la guardò correre trafelata nei corridoi, per poi sparire in breve tempo.
Sorrise.
Anche se era un po’ maldestra e parlava decisamente troppo, Anna era davvero un’ottima amica.
Hans Westergård non se la meritava.
 
 
*
 
«Penso che convenga che ti accompagniamo, Eris; credo che la bestiolina voglia portarsi dietro anche i suoi amici» disse Melicent quella sera al tavolo dei Serpeverde, durante la cena in Sala Grande. «Almeno la ragazza Arendelle sicuramente. E forse anche Esmeralda Trouillefou.»
«Un classico» sospirò Eris con la sua voce dolce e annoiata. «Non avevo dubbi.»
«E quindi?» fece Megara. «Dai, ragazze, stiamo facendo di un topolino una montagna.  Batti la Grifondoro e basta, Eris. Non ho nessuna voglia di duellare anche io per una cosa vostra.»
«È solo per divertirsi, Meg» replicò la ragazza. «Dai, che ti costa? Vieni... ti prego» disse, sporgendo un po’ il labbro inferiore.
Megara roteò gli occhi.
«Oh, va bene.»
«Sì!» esultò Eris, entusiasta.
«E sentiamo, cosa dovrei fare esattamente?» fece Meg, con aria saccente.
«Coprirmi, e, nel caso, intervenire. Giochiamo al suo stesso gioco» disse l’amica, strizzandole l’occhio.
«Andiamo solo noi tre? Mi sembra di aver capito che la Dunbroch porterà tutto il suo gruppo...» si inserì Melicent.
Megara fece spallucce.
«Direi che non ci serve fare gruppo, no? Penso che io e te non dovremmo neanche intervenire.»
«Chiedevo e basta» disse l’amica, con il suo solito tono serio e vago, mentre manteneva quegli inusuali occhi color topazio sul gruppetto dei Grifondoro che parlava fitto fitto dall’altra parte della Sala.
Eris ridacchiò.
«Oh, ragazze, sarà fantastico. Non vedo l’ora.»
 
 
*
 
Quella sera era splendida. Il posto che aveva scelto Eris era bellissimo; in lontananza si vedevano scintillare le acque del Lago Nero. Ma di certo lei non era venuta lì per godersi il panorama.
Merida sospirò dall’agitazione; non vedeva l’ora di dare finalmente una bella batosta a quella smorfiosa di Eris.
Dietro di lei, la attendeva anche Anna – che si attorcigliava su un dito le trecce rosse con fare nervoso.
Avrebbe voluto partecipare anche Esmeralda, ma era andata di corsa da Quentin, dopo che aveva saputo che era finito in infermeria.
«Buonasera, Dunbroch.»
Merlino, le avrebbe rovesciato volentieri addosso un secchio pieno di Puzzalinfa. Giusto per vedere la sua reazione, nel sentire i suoi bellissimi capelli neri tutti impiastricciati e puzzolenti.
«Ciao, Goddess» ricambiò lei, senza preoccuparsi di sembrare gentile.
Eris avanzava con la sua solita andatura calma e paziente. Alle sue spalle – come si aspettava, del resto – c’erano Megara Greek e Melicent Somber, quelle che sapeva essere le sue migliori amiche.
«Vedo che, come credevo,  hai portato i tuoi amici» disse la Serpeverde, con un sorrisetto canzonatorio sul volto.
Senti chi parla!
«Anche tu se è per questo» la sfidò Merida «La guerra è guerra.»
Eris aggrottò le sopracciglia, ma subito dopo le si dipinse sul volto il suo solito sorriso astuto.
«Beh, in questo caso», fece, tirando fuori la sua bacchetta magica, «cominciamo.»
«Certo» ricambiò Merida. «Ti straccerò, Goddess. Preparati.»

 
 
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Finalmente il duello tra Merida ed Eris sta per cominciare!
Claude Frollo e Hans Westergård ancora non si vedono bene, ma arriveranno.
Dunque, abbiamo come sempre un’inquadratura globale di un po’ tutti i personaggi, e per la prima volta vediamo i ragazzi di Tassorosso e Corvonero – anche perché questo capitolo era partito come capitolo introduttivo per le Case Tassorosso e Corvonero. Spero, in particolare, che io abbia rappresentato bene Elsa, e che il personaggio vi piaccia. Ci tengo moltissimo.
Detto ciò, che cosa vi aspettate dal duello tra Merida ed Eris? Sono curiosissima :)
Alla prossima,
Stella cadente




 
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