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Autore: adorvlou    06/07/2016    0 recensioni
"Alcuni dicono che il tempo sana tutte le ferite. Io non sono d'accordo. Le ferite rimangono. Col tempo, la mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza,e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai."
(Rose Kennedy)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paul Wesley, Phoebe Tonkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"E tutto seppe, e non se stessa, amare."
(Umberto Saba)

Nel corso dei miei vent'anni, più volte mi ero chiesta chi fossi veramente, chi fossero i miei antenati, se lì fuori ci fosse ancora qualcuno che non aveva perso le speranze e continuava a cercarmi. Ma con il passare del tempo mi rendevo conto che queste erano solo delle mere fantasie. Mi piaceva pensare che, come me, la mia "famiglia" mi stesse cercando. Ma come potevano fare una cosa del genere le stesse persone che mi avevano abbandonata? Come poteva importargli di me?

La mia vita, a parte questo intoppo, non era stata poi così brutta. I miei genitori adottivi mi amavano, dal primo momento mi avevano accolta a braccia aperte e avevano fatto di tutto affinché mi sentissi a mio agio, affinché il dolore passasse, e fino ad un certo punto ci avevo creduto anche io. Poi arrivava la notte e distruggeva tutte le mie certezze, le gioie, i ricordi felici.

Avrei pagato qualsiasi cifra pur di vedere una sola foto della mia mamma e del mio papà, ricordare per un attimo i loro volti, i loro sorrisi, i loro occhi....

Tutte queste possibilità mi erano state strappate via, proprio come le loro vite. Non sapevo niente su di loro e questa era la parte più difficile della mia vita.

Oggi, come ogni altro giorno, stavo aspettando Paul, il mio migliore amico. 
Washington era una città abbastanza confusionaria la mattina e per raggiungere l'università io e il mio amico ci mettevamo tanto tempo.

Questa mattina i miei erano usciti presto perché avevano una riunione molto importante, perciò, mia madre mi aveva lasciato un sacchetto con dentro del cibo. 
Mentre aspettavo Paul, lo aprii, avevo un certo languorino ma non appena ne vidi il contenuto lo richiusi senza provare a mangiare nulla di ciò che c'era dentro. Mia madre era una di quelle donne fissate con cibi sani e roba varia, era difficile che in casa mangiassi qualcosa di diverso dalla verdura o dalla pasta integrale.

Per mia fortuna, qualche secondo dopo, Paul arrivò strombazzando con la sua auto. 
Salii in macchina di corsa, accorgendomi solo in quel momento di essere rimasta a congelare mentre lo aspettavo.

-Spiegami per quale assurdo motivo mi stavi aspettando fuori casa quando oggi ci sono al massimo sei gradi..- mi guardò sconvolto. -Oh e comunque buongiorno.
-Ero talmente assorta nei miei pensieri da non accorgermene completamente.- risposi guardandolo a mia volta. -Oh e buongiorno anche a te.- conclusi copiandolo. 
-Fra cinque giorni finalmente maggiorenne eh..- commentò premendo il piede sull'acceleratore. 
-Già... almeno non dovrei più farmi da babysitter.- borbottai guardando fuori dal finestrino.
-Babysitter? Ne sei davvero convinta?! Se dovessi ubriacarti fino a svenire io mi aggregherei a te, sai benissimo che non sono quel tipo di amico- scoppiò a ridere. -Non ti ho mai fatto da babysitter e mai lo farò, non ne hai di bisogno.
Non risposi, rimasi in silenzio a fissare il mondo all'esterno. 
-Ehi, scusa..non volevo.- il suono tono si fece triste. Tra me e lui c'era sempre stata grande intesa, era l'unica costante nella mia vita, avevo solo lui e nessuno altro, Paul era il mio unico amico. All'inizio non mi ero fidata di lui, mi sembrava così strano che potesse darmi delle attenzioni, ma con il passare del tempo, fu così facile credere che era sincero, che era vero.
-Tranquillo, è tutto ok- risposi. -È solo che stamattina mi sento un po' triste, tutto qui.- cercai di non farlo sentire in colpa, ero difficile da saper prendere ma lui non aveva mai mollato. 
-Che ne dici se oggi non andiamo all'università? Guarda che coda, arriveremmo in ritardo e dovremmo aspettare la lezione successiva, in più a me non va proprio di sedermi in aula e ascoltare quel bisbetico del professore blaterare per ore.- la proposta era allettante. -Che ne dici?- chiese aspettando una risposta.
-Dico che è la cosa più intelligente che tu abbia mai detto!- esclamai scoppiando a ridere. -Ma non voglio che tu salti ore preziose di lezione solo per farmi felice.
-Dico davvero, non mi va di andare a lezione oggi, e poi, sai benissimo che la tua felicità è la mia priorità.

A primo impatto potevamo sembrare una di quelle coppiette smielate, che vivono in simbiosi, ma bastava osservarci qualche secondo in più per capire che eravamo grandi amici. Entrambe le nostre famiglie ci avevano sempre chiesto se fra noi ci fosse qualcosa ed ogni volta scoppiavamo a ridere. Nessuno di noi due provava sentimenti diversi dall'amicizia nei confronti dell'altro e se così non fosse stato, ce ne saremmo accorti subito.

-Cosa hai deciso di fare per il tuo compleanno?- chiese Paul con la bocca piena di cibo.
-Dal momento che tu sei il mio unico amico avevo pensato che una festa era fuori discussione.- alle volte poteva sembrare triste pensare di avere solo un amico ma per me era normale, mi piaceva avere solo lui. 
-Allora festeggeremo solo noi due.- disse dando un altro morso alla ciambella. -Insomma, sono uno, ma faccio per cento.- si vantò scherzosamente.
-Ovviamente! Credimi, sono d'accordo con te.- risposi ridacchiando. Era da un paio di giorni che volevo parlargli del viaggio che volevo fare ma ogni volta che ci provavo mi si formava un groppo in gola.
-Va tutto bene?- Paul poggiò la sua mano sulla mia. Era un gesto che faceva spesso quando mi vedeva assorta nei miei pensieri. 
-Non lo so...devo dirti una cosa importante ma ho paura che tu possa essere in disaccordo.
Il mio amico mi fissò e poi, pulendosi gli angoli della bocca, scosse la testa.-Su, parla.
-Okay...sai benissimo quanto io sia testardamente decisa a scoprire chi sia la mia vera famiglia e dal momento che nessuno mi ha mai voluto assecondare ho pensato che, dopo aver compiuto ventun anni, avrei potuto fare un viaggio.- terminai la frase senza fiato nei polmoni. Quando ero agitata tendevo a parlare velocemente.
-Un viaggio?! Da sola?! Assolutamente no!- rispose con una punta di rabbia nella sua voce. 
-Paul, noi siamo amici da anni e ti voglio bene e tu ne vuoi a me, ma non puoi impedirmi di conoscere la mia vera famiglia. Anche se a loro non importa di me, questo non mi fermerà dal cercarli.- risposi decisa.
-So quanto sia importante per te e so quanto ti faccia star male sentirti all'oscuro di tutto ma se vuoi partire io verrò con te. Non accetterò un no come risposta e nemmeno una delle tue scuse. Verrò con te, che tu lo voglia o meno, non posso lasciarti sola ad affrontare qualsiasi cosa ci sia lì fuori ad aspettarti.
-Sei davvero così sicuro di voler perdere tutto questo tempo?- chiesi perplessa.
-Il tempo che passo con te non è mai perso, Emma. 

   
 
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