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Autore: morgana_pendragon7    06/07/2016    2 recensioni
Dopo la sconfitta di Morgause la pace sembra essere finalmente tornata ad Avalon, che, nonostante le perdite, ha trovato nei semidei nuovi e affidabili alleati sia nelle difficoltà che nei momenti di festa. Ma la pace non è destinata a durare, perché una nuova minaccia sta mettendo a rischio l'antica terra. Il trono di Camelot chiama a gran voce un re, e nuove lotte si intercorreranno per decidere chi è il vero e ultimo erede di Artù Pendragon. I semidei combatteranno al fianco dei cavalieri? Chi pagherà il prezzo più alto per raggiungere la vittoria?
" Degli ultimi tra i Pendragon la battaglia combatteranno
E due eroi tra loro la vita perdere dovranno
Uno per il ritorno di Morgana dovrà morire
Un altro per amore di una promessa perire
La speranza dell'antica terra persa andrà
Per lo scettro di Merlino il prezzo più alto si pagherà
Solo la regina romana la pace riportare potrà”

Seguito di “The mystic's dream – La terza sorella” (titolo modificato)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Reyna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The mystic's dream '
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Lady Viviana gli aveva sempre detto: “Il destino non è qualcosa con cui si può giocare”, forse era anche vero, ma alla fine il suo desiderio di potere consisteva anche nel giocare al meglio le carte che stringeva tra le mani e l'unico modo per non fare errori era conoscere in anticipo le mosse dei propri avversari. Uther aveva giocato tante volte con il destino, si era scottato, ci aveva rimesso la sua stessa anima, ma alla fine aveva avuto la possibilità di scoprire cosa il fato avesse in serbo per lui, anche se quelle che gli passavano davanti agli occhi erano solo immagini sconnesse e dolorose di un futuro senza luce e di un passato di debolezze. Per tale motivo quando quelle improvvise immagini di Gorlois gli erano passati davanti agli occhi aveva sentito una gran fiducia inondarlo, il fato gli stava sorridendo, mai prima di allora aveva visto un passato che non fosse il suo, ma, come una manna dal cielo, quelle immagini gli avevano mostrato una via di uscita a una situazione che stava precipitando in suo sfavore.
Acquattato nella tenue boscaglia sulla cima della collina che circondava, accerchiato da quei pochi uomini che gli erano rimasti, il giovane principe esiliato attendeva solo il momento opportuno per attaccare e distruggere nell'oscurità della notte suo fratello e quei pazzi che si ostinavano a seguirlo. Quand'anche l'ultima fiaccola si spense, lasciando brillare nel buio solo il falò al centro dell'accampamento, Uther si voltò verso i suoi compagni, visi rudi dagli occhi spenti che ubbidivano ciecamente solo a lui, il vero re, come giusto che fosse, fece cenno loro con capo e sguainò Clarent, il cui candore era paragonabile solo alle stelle che lo osservavano dall'alto della volta notturna. Guardò la propria immagine specchiata nella lama e per un attimo, un solo impercettibile attimo, ai suoi occhi azzurri se ne sostituirono un paio neri. Uther sentì un brivido percorrergli la schiena, scioccato, ma si riprese immediatamente, scuotendo il capo e uscendo dal suo nascondiglio seguito dai suoi uomini.
Rapidi e silenziosi come topi, giunsero ai confini dell'accampamento, con pochi gesti Uther indicò ai Sassoni di agire rapidamente senza farsi sentire, non facendo prigionieri ma sterminando chiunque avessero davanti, come già deciso in precedenza. Intanto lui si incamminò verso la tenda del sovrano, rimanendo sorpreso che nessun soldato o sentinella pattugliasse il perimetro del campo, ma non gli diede troppo conto pensando che, forse, il fratello si era montato la testa credendo di essere al sicuro. Aprì in malo modo il passaggio verso l'interno della tenda, sperando di trovarvi anche quella ragazza che gli si era presentata come il pretore di Nuova Roma in modo da levarsi entrambi da piedi in un colpo solo di spada. Insieme alla propria amata anche nella morte, pensò il giovane principe, ma mentre pregustava già di affondare la lama nelle loro carni, il volto di Victoria gli balenò dinanzi agli occhi, costringendolo a fermarsi e a poggiarsi una mano alla fronte che aveva preso a pulsare. Scosse il capo, riprendendo a camminare verso la branda che doveva accogliere il re dormiente, spostò in malo modo la tendina che lo separava da lui, ma quando abbassò lo sguardo per infliggere a lui e alla sua compagna il colpo di grazia trovò, con sua enorme sorpresa, solo una branda vuota.
La rabbia gli montò dentro, perché non era nella sua branda? Possibile fosse in un'altra tenda? Mentre queste domande gli frullavano per la testa, fece alcuni passi indietro, finché la sua schiena non tocco qualcosa di freddo e appuntito: una spada.
- Mi spiace mandare a monte il tuo bel piano, ma non posso permetterti di ucciderlo, tu puoi capire-.
- Tse- sorrise il principe sentendo il suono di quella voce femminea.- E il fatto che sia tu ad affrontarmi e non lui mi fa aprire gli occhi su quanto sia codardo-.
- Chissà, magari è una dote di famiglia, dopotutto sei tu che hai attaccato il tuo avversario mentre era di spalle-.
Uther sgranò gli occhi, si girò di scatto verso Reyna, incrociando la lama di Clarent con quella che il pretore stringeva tra le mani.
- Come fai a saperlo? Non c'era nessuno...-.
- Me lo ha detto un uccellino, lo stesso che mi avvisato delle tue intenzioni-.
- Dannata!-.
Il biondo non attese per attaccare, colpendo poderosamente la lama che la sua avversaria teneva alta con fierezza, Reyna riusciva a parare i suoi colpi e a sfiorarlo con la sua spada, senza, tuttavia, riuscire a colpirlo gravemente. Capendo che contro di lei non poteva avere facilmente la meglio, il principe colpì con forza il pretore, spingendola all'indietro, e, approfittando della sua difficoltà, scappò all'esterno della tenda. Davanti ai suoi gli occhi gli si parrò lo spettacolo che mai si sarebbe aspettato: l'accampamento era stato messo a ferro e fuoco, i suoi uomini erano decimanti dall'alzarsi delle fiamme ma anche il campo era cosparso dei cadaveri dei guerrieri della fazione avversa.
Avvertendo l'avvicinarsi del pretore, Uther prese a correre nella mischia, nella speranza di trovare il fratello. Le lotte si estendevano fino alla collina da cui erano giunti, comprendendo il fallimento del suo piano, il principe esiliato decise di scappare dalla parte opposta, nella speranza di potersi salvare la vita ed escogitare un nuovo piano per distruggere definitivamente il fratello con tanto di cavalieri e compagnia bella.
Si avvisò, cercando di dare meno nell'occhio possibile, evitando lo scontro. I suoi stavano avendo la peggio, nonostante il consistente numero di vittime che stavano facendo, e lui, lo sapeva, non sarebbe sopravvissuto un attimo di più se non avesse lasciato quel luogo il prima possibile. Saltò i cadaveri, colpì qualche avversario che gli intralciava il cammino e, con un fruscio del suo mantello, si infilò nella rada boscaglia dalla parte opposta da cui era giunto con i suoi, senza rendersi conto che due pozzi neri lo avevano notato più che bene.

Quando Reyna e Frank gli avevano fatto evacuare l'accampamento dato l'imminente arrivo di Uther e dei suoi, il primo pensiero che sfiorò la mente di David fu trovare Nico. La sua impresa si rivelò più complicata del previsto, dato che il semidio si mimetizzava piuttosto bene nell'oscurità, quando lo trovò, erano acquattati nella rada boscaglia per nascondersi dai Sassoni che avevano iniziato a occupare il loro campo, Nico era in attesa dell'ordine di attaccare, una luce omicida, che inquietò il cavaliere, gli brillava negli occhi. David si tenne sempre dietro di lui, per controllarlo, così come aveva promesso, aveva una mezza idea su ciò che frullava nella mente del figlio di Ade e non voleva che compiesse qualche stupidaggine che lo avrebbe lasciato secco.
Forse fu il fato a far s che la sua mente si risvegliasse, troppo concentrata sulla battaglia che li infuriava intorno, ma chiunque altro al posto suo non si era minimamente accorto di Uther che scappava, quasi come un ombra si muoveva tra i combattenti cercando di raggiungere la boscaglia, il suo primo pensiero fu quello di inseguirlo, evitare che il semidio che doveva proteggere si lasciasse travolgere dal suo desiderio di morte e agire prima di lui, ma era troppo tardi, una scheggia nera gli passò di fianco prima ancora che potesse muovere le gambe in quella direzione, fu un secondo, un solo, singolo, maledetto attimo, e anche Nico scomparve dietro quei poveri alberi dietro il principe. Ripresa la concezione di ciò che stava accadendo, David eliminò gli ultimi nemici che gli sbarravano la strada e, con una velocità che non credeva possibile alle sue gambe, si avventurò anche lui nella boscaglia; inciampò un aio di volte nei suoi stessi passi, forse causa dell'ansia oppure per paura, il cuore batteva a mille, come a volergli uscire dal petto, mai gli era capitata una cosa simile, mai aveva sentito il sudore freddo scendergli lungo la schiena provocandogli un brivido, mai, mai e poi mai, aveva sentito le sue gambe tremare, Si sentiva così per quello che quel pazzo di un semidio stava per fare? O si sentiva così per se stesso? Per un attimo fu tentato di dare ascolto a quella vocina nella sua testa che gli ripeteva che la risposta era una sola: doveva darsela a gambe, girarsi e tornare indietro ad aiutare i suoi compagni, come giusto che fosse, se quel folle del figlio di Ade voleva firmarsi la condanna a morte chi era lui per impedirglielo? Fermò di colpo la sua corsa, chiedendosi se davvero stava facendo la scelta giusta. Prese un respiro profondo. Il cuore batteva ancora a mille ma la sua mente era calma, sulle sue labbra un lieve ma triste sorriso, nei suoi occhi si faceva nitida l'immagine di una ragazzi bionda che gli sorrideva allegra, le maniche della tunica troppo lunghe le coprivano le mani, i lunghi capelli biondi chiusi in una coda alta. Le sue orecchie si riempirono del suono di quella voce ancora da bambina, che voleva diventare forte, e chiamava il suo nome.

Manterrò la mia promessa, solo per te, giurami solo che ti rivedrò

David

Alzò gli occhi al cielo, il cuore che finalmente riprendeva un battito normale, la volta della notte, sulla sua testa, tinta di nero, risplendeva, come il più pregiato dei tessuti, di milioni di stelle, che incuranti guardavano dall'alto la follia dell'uomo violento, chissà se tra loro c'era qualche eroe del passato che li osservava? Prese di nuovo un profondo respiro e, fiducioso di quegli occhi antichi che vegliavano su di lui, riprese di corsa la sua strada, sperando di non aver perso quei due, ma soprattutto pregando di non aver perso troppo tempo.
Corse a una velocità che non credeva possibile ai suoi piedi, con i polmoni che sembravano sul punto di voler esplodere. Finalmente riuscì a sentire le voci dei due ragazzi, anche se non riuscì a comprendere le loro parole, ma, che, ovviamente, si stavano affrontando, dato il rumore del ferro che sovrastava quello delle voci. Si fermò un attimo per poter riprendere fiato, ma soprattutto per poter sentire ciò che quei due si stavano dicendo.

Uther fu scalzato indietro dall'ennesimo fendente della spada nera del suo avversario, si ripulì il sangue dal labbro spaccato e sorrise scanzontorio al semidio, facendolo irritare ancora di più. Inizialmente, quando aveva capito che qualcuno lo stava seguendo, aveva ben pensato di raccattare le forze che gli erano rimaste ed evitare una battaglia inutile, ma quando aveva visto chi era il suo inseguitore non aveva saputo resistere all'idea di portare a termine il lavoro sbarazzandosi anche di quel bastardello.
- Cosa c'è?- chiese deridendolo.- Stai perdendo smalto? Mi sembri fiacco, non volevi vendicarti?-.
Il semidio tirò un grido di rabbia e, alzando la spada, lo attaccò di nuovo. Uther non smise di ridere e di provocarlo, anche quando il loro visi si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro, separati solo dal ferro delle lame, e riuscì a leggere la rabbia nei suoi occhi scuri. La forza del figlio di Ade sembrava superiore della sua, forse perché in quel momento era guidato dall'ira, ma Uther, anche se spinto indietro da tanta forza, non si arrendeva, anzi, vedeva quella rabbia come un qualcosa da sfruttare per affaticarlo e, infine, dargli il colpo di grazia.
- Cos'è? Già ti arrendi?- gli domandò quando lo vide ansimare dopo averlo respinto.- E pensare che Victoria ha continuato a lottare anche in punto di morte-.
Ridacchiò, accarezzando la lama di Clarent ancora limpida tra le sue mani, il ragazzo davanti a lui grugnì di rabbia, per l'ennesima volta, caricandolo, ma, ancora una volta, riuscì a parare il suo colpo pochi secondi prima che si abbattesse sul suo volto.
- Non osare dire quel nome- soffiò Nico scandendo bene le parole sul suo viso. - Dicevi di amarla ma l'hai condannata a una fine atroce-.
- Come sei melodrammatico- e lo spinse via.- Ho fatto solo quello che era giusto fare. Perché non incolpi te stesso? Se tu fossi rimasto al tuo bel campo al sicuro, lei sarebbe tornata da me. Se qui c'è qualcuno da incolpare della sua morte quello sei tu, io ho solo impedito che il tuo puzzo d'oltretomba la rovinasse. Dovresti ringraziarmi...-.
- Sta zitto!-.
Il semidio balzò all'attacco, ma Uther lo aveva capito che ormai era stanco, aveva impiegato talmente tanta forza nei colpi precedenti che era rimasto completamente spolpato, perciò il principe decise di approfittarne per passare al contrattacco. Le lame si scontrarono di nuovo, ma Uther non si lasciò sopraffare; rapido respinse Nico all'indietro, con una forza tale che lo fece barcollare, e prima che potesse ripartire all'attacco, lo allontanò ancora di più facendolo balzare all'indietro con una potente folata di vento richiamata sul momento. Si avvicinò a lui con passo fiero, mentre era ancora inerme a terra, frastornato dal colpo, senza togliersi quel ghigno divertito dalla bocca, e alzò la spada per colpirlo, ma, un attimo prima che la lama si infrangesse sulla testa del semidio frastornato, una seconda lama si frappose fra la sua e il suo obiettivo.
- David?- disse il semidio che stava rapidamente riprendendo la concezione della situazione.
- Maledetto- soffiò invece Uther guardando il cavaliere che aiutava il figlio di Ade a rimettersi in piedi.- Che fai? Aiuti il bastardello semidivino che ti ha portato via la ragazza?-
- Diciamo che mantengo una promessa- rispose l'interessato sorridendo.
In quell'istante Uther non ci vide più, preso dall'ira cominciò ad attaccare in contemporanea i suoi due rivali, che, naturalmente, essendo in maggioranza numerica, gli erano di molto superiori. Continuò, tuttavia, imperterrito a menare fendenti alla ceca, spinto più dall'odio verso i due ragazzi che altro, finché, stufo di quella situazione di stallo, non decise di sbarazzarsi velocemente di uno dei due. Spendo che avrebbe potuto occuparsi in seguito di David e che il piano originale prevedeva di passare a fil di lama il collo del semidio, dopo l'ennesima parata che lo porto ad essere spinto indietro, Uther alzò un braccio in direzione di David, i suoi occhi assunsero il colore dell'oro fuso, e una potente raffica di vento spinse il cavaliere contro un albero, facendogli battere il capo e svenire per il colpo.
- Ora sbarazziamoci della spazzatura-.
Così detto si avvicinò a Nico, che ancora stava osservando con occhi sgranati il corpo privo di sensi del cavaliere sdraiato ai piedi dell'albero, e lo attaccò, sollevano la spada sulla sua testa a creare un arco vero il corvino. Tuttavia il ragazzo fu rapido, riuscì a intercettare il colpo dell'avversario e a pararlo prima che gli dividesse in due il cranio. Da quel momento Uther sembrò scatenarsi, cominciò ad attaccare Nico con una serie di affondi e stoccate che il semidio riusciva a parare solo per il rotto della cuffia, si sentiva esausto e per un attimo temette di aver fatto una scelta azzardata nell'inseguire il principe, che ora sembrava essere guidato da una nuova forza che proveniva dalla sua ira.. I colpi del biondo, anziché indebolirsi a causa della stanchezza provocata da quello scontro, sembravano intensificarsi sempre di più, a ogni colpo Uther lanciava una specie di grido di guerra seguito da un grugnito quando il semidio riusciva a parare l'attacco. A ogni attacco il figlio di Ade, tuttavia, non si dava per vinto e rispondeva a sua volta, cercando di far indietreggiare quanto più possibile l'esiliato e tentando di colpirlo.
Dopo che ebbe spinto per l'ennesima volta Uther quanto più lontano possibile da lui, Nico si concesse un solo secondo per voltare il capo verso David, che lentamente stava riprendendo coscienza, fu questo, purtroppo, il suo errore: approfittando della sua distrazione, Uther gli tirò un pugno dritto sul viso, facendolo indietreggiare, Nico, per quanto fosse stato tramortito, riuscì a parare il primo colpo che Uther tentò di infliggergli con la spada, ma non il secondo pugno che lo tramortì. Da quel momento fu tutta una serie di immagini sconnesse agli occhi del semidio, intontito dai colpi ricevuti.
Vide Uther, anche se un po' sbiadito, caricare verso di lui, la spada pronta ad un affondo, il rumore del metallo che trapassava la carne, il puzzo del sangue, il freddo del metallo che gli sfiorava appena il ventre da sotto la maglietta nera e la chioma castana di David, in piedi davanti a lui, fiero, che manteneva la promessa fatta alle stelle. Si sentì appena Uther grugnire di rabbia mentre estraeva Clarent dal ventre del ragazzo. David cadde n ginocchio e Nico lo seguì, afferrandolo e facendogli posare la testa contro la sua spalla.
- Sei un imbecille! Perché lo hai fatto?- chiese Nico in preda alla rabbia mentre il cavaliere alzava i suoi occhi smeraldini su di lui senza smettere di sorridere.
- Mantengo una promessa-.
- Sei ridicolo- lo ammonì Uther mentre ripuliva Clarent dal sangue.- Difendi chi ti ha portato via la tua amata-.
- Cerca di restare vivo, io finisco questo buffone e poi ti riporto all'accampamento per farti curare- disse Nico, stringendo con rabbia il braccio di David che gli strinse a sua volta, debolmente, la spalla.
Il cavaliere annuì convinto e il corvino lo lasciò andare, poggiandogli delicatamente la testa al suolo, recuperò la spada, che aveva gettato a terra per prendere David, e si rimise in piedi, con una nuova furia a brillargli negli occhi. Senza dare il tempo al principe di accorgersene, Nico lo attaccò violentemente, facendolo piegare sulle ginocchia per parare il colpo, ma questo lo spinse indietro, riprendendo a parare i diversi colpi che il semidio continuava a scagliargli con una furia indescrivibile senza dargli un attimo di tregua, gli procurò diverse ferite superficiali in quello scatto d'ira. Un affondo ben piazzato del semidio in nero trafisse la spalla di Uther, che urlò di dolore mentre indietreggiava con la mano stretta intorno al braccio, Nico, a quel punto, lo colpì con il piatto della lama sulle gambe, facendolo finire a terra, e gli puntò la spada alla gola.
- Le tue ultime parole?- soffiò il semidio con la voce ricolma d'odio e il fiato corto.
- Va al diavolo!-.
Uther tirò fuori dalla manica della casacca un coltello che affondò nel fianco del corvino; Nico traballò e il principe ne approfittò per assestargli l'ennesimo pugno che lo mandò a terra privo di sensi, recuperò la spada e, con il braccio sano, la sollevò sopra il petto del semidio svenuto pronto a trafiggerlo.
- NO!-.
Un attimo prima che la lama calasse sul suo obiettivo, fu sbalzata via dalle mani dell'esiliato che, sconcertato, si voltò verso il punto da dove proveniva quella voce femminile, trovandosi davanti una figura nascosta in un lungo mantello nero, con un braccio sollevato verso di lui.
- Come osi...- ma Uther non completò la frase, avvertendo un'incredibile forza a lui fin troppo conosciuta provenire dall'incappucciato davanti a lui, una forza, tuttavia, più grande di quanto ricordasse.
Il misterioso individuo abbassò il braccio e mosse qualche passo verso di lui, quel tanto che bastava perché il biondo potesse vedere gli occhi che si celavano sotto il pesante cappuccio.
- Non è possibile- sussurrò il giovane facendo qualche passo indietro.- Tu non puoi essere...lei-.
- Sparisci Uther Pendragon- lo ammonì con dolce voce femminea la misteriosa figura.- Questo non è il tempo di affrontarci-.
Il ragazzo raccolse Clarent e senza aggiungere parola scomparve nelle ombre con un ghigno di disapprovazione dipinto sul volto, ma era vero, se l'avesse affrontata in quel momento non ci sarebbero stati vincitori.

Quando Uther scomparve si permise di respirare normalmente, senza mostrarsi più grande di quanto in realtà non fosse. Subito corse dal semidio e, inginocchiatasi al suo fianco, estrasse il coltello che ancora gravava sul suo fianco; era vivo ma non sapeva ancora per quanto, strappò alcune bende dalla sua gonna e le utilizzò per tamponare alla bene e meglio l'emorragia, concluso il lavoro si avvicinò al cavaliere.
David respirava a fatica, la mano stretta al ventre e gli occhi spalancati sul manto stellato, quando la sentì inginocchiarsi al suo fianco voltò a fatica il capo verso di lei e le sorrise, per poi tornare a osservare le stelle.
- Che magnifico cielo- disse ingoiando la saliva che aveva il sapore metallico del sangue.
- Si è una notte stupenda-.
- Peccato averla sporcata con i nostri peccati-.
Sollevò una mano tremante verso il cappuccio che copriva il volto della ragazza e con il suo aiuto lo lasciò scivolare via dal suo capo, rivelandone il bel volto, David sorrise mentre lei lo prendeva tra le braccia.
- Che cieco che sono stato, vi ho sempre avuta davanti agli occhi e solo ora mi accorgo di chi siete davvero- sussurrò il giovane raccogliendo una lacrima che prepotente marchiava il bel volto della giovane- Perdonatemi-.
- Sei sempre stato un buon amico David e un ottimo cavaliere, non hai nulla di cui farti perdonare, pensa solo a guarire-.
- Non c'è più speranza per me, pensate a lui invece- e indicò con un cenno della testa il semidio.- Sono stato bravo, ho mantenuto la mia promessa-.
La ragazza annuì, mordendosi le labbra per non scoppiare a piangere e lasciare il giovane cavaliere con la dolcezza che lo aveva sempre caratterizzato.
- Sono felice- sussurrò con gli occhi fissi sul cielo.- Perché, anche se alla fine, ho potuto... vedere... Lady... Morgana-.
E il nobile David Done, cavaliere della casata di Lancillotto, si spense tra le sue braccia con quel nome sulle labbra.

Angolo dell'autrice ritardataria e dispiaciuta:
salve gente, scusate, scusate tanto tanto tanto, ma finalmente ho finito gli esami così posso tornare a dedicarmi un poco a questa storia, lo so, molto probabilmente qualcuno di voi si chiederà: e questa mo che vuole che non si fa sentire da due mesi o poco più? Ecco se volete prendetevela con Uther che continua a fare fuori gente random ma colpo di scena, tan tan taaaaan, arriva lei: la unica, la sola, la bellissima, simpaticissima Lady Morgana, che non sono io, ma chi sarà mai? Nico intanto se la ronfa, vedremo nella prossima puntata se è vivo o morto, fino ad allora lasciatemi pure recensioni ricche di insulti. Alla prossima Era Glaciale. Un dolce ciao dalla vostra dispiaciuta e libera Fata Morgana.

   
 
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