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Autore: Tsuki 96    07/07/2016    2 recensioni
Mary non solo non ha ancora trovato pace al suo animo travagliato da eventi passati e un posto a cui sentire di appartenere: Laito è impazzito e se inizialmente era riuscita a moderare la sua preoccupazione, dopo più di tre mesi di coma da parte del vampiro non sa più che pesci pigliare; e i fratelli non sono altro che insensibili scansafatiche.
Yui fa del suo meglio per rallegrarla e aiutarla, ma non sa che sotto lo sguardo pensieroso e ansioso della nuova amica si cela ancora quello spirito che non si arrende di fronte a nulla.
Mary infatti nutre ancora speranza, non si dà per vinta; ma i problemi non finiscono lì: altri avvenimenti stanno per accadere, e c'entrano quattro vampiri già incontrati mesi prima.
E incubi, fantasmi del passato non le danno tregua, continuando a torturarla nel profondo.
(NdA: Presenza di personaggi appartenenti al seguito del videogioco, Diabolik Lovers More Blood.)
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter 37

 

- Lily-chan, per piacere, porta qui quella provetta; Martha-chan, puoi mettere sul fuoco quella soluzione rosa in quella beuta? Grazie.

Quando si erano trasferite in quella città, all’inizio, le due vampire non riuscivano a orientarsi nel laboratorio di Elena: ce n’erano migliaia di provette e centinaia di miscele dal colore rosato e dopo un paio di mesi si erano abituate, trovando nelle istruzioni di Elena delle indicazioni utili; per esempio, quando diceva “quello” intendeva solitamente l’ultimo oggetto che aveva toccato, ma come capirlo se non sapevano quale fosse stato? Facile: essendo abituata a ripassare più volte lo smalto sulle unghie nello stesso giorno, dato che si rovinava a causa degli ininterrotti esperimenti e attività che svolgeva, spesso non aspettava che si asciugasse prima di ritornare al lavoro.

Quindi, quando Martha trovò, tra una decina di beute con una soluzione rosa, quella che recava sulla superficie tracce di smalto più fresche, capì che era quello l’oggetto voluto e afferrò il recipiente con cautela, mettendolo sul fuoco di un becco di Bunsen: il colore sfumò presto su un color indaco, cambiamento che fu osservato con entusiasmo dalla vampira.

La sorella maggiore nel frattempo, aveva consegnato una provetta contente una polverina verde a Elena, la quale l’aveva versata in un miscuglio strano e bollente: lo stesso scoppiò di lì a poco e in tempo la donna allontanò se stessa e la ragazza.

- Mi scusi, signora Elena, ma cos’era esattamente quello – mormorò con un filo di voce Lily, togliendosi gli occhiali per pulire le lenti sporcate dal fumo rosso accesso.

- Sto cercando di creare una pozione che possa far funzionare più a lungo il polmone di Mary-chan – spiegò la dottoressa, avvicinandosi di nuovo ed esaminando il liquido ottenuto: nero pece, al contrario delle sue aspettative – Dannazione… così non va bene…

Lo sguardo di Elena vagò nella stanza, fermandosi sul calendario e sull’orologio da parete: non restava molto tempo…

 

 

Mary sfrecciava alla massima velocità possibile con la sua moto, lungo le strade cementate, prima di eseguire un brusco spostamento sulla destra e addentrarsi nella foresta.

- Ma-Ma-Ma-Ma-Ma-MARY-CHAN?! – strillò terrorizzato Ryan, aggrappandosi a lei più forte che poteva e ringraziando il Creatore che non potesse percepire alcun dolore mentre sobbalzava brutalmente a ogni buca, dosso naturale o quant’altro.

- Scorciatoia – spiegò molto sinteticamente l’altra, evitando per un pelo il robusto tronco di un abete.

Il ragazzo abbozzò un sorriso poco convinto e ancora per niente rassicurato; alzò la testa verso il cielo, osservandone la limpidezza e l’azzurro tanto inusuale per il mese di novembre che volgeva alla fine: sembrava quasi che anche il cielo li stesse tradendo, fingendo che la situazione fosse ben tranquilla e senza pericoli in vista. Non sapeva spiegarselo, ma qualcosa gli diceva che tante cose sarebbero andate nel verso sbagliato.

Era tanto distratto da quei pensieri negativi che non sentì l’avvertimento di Mary e improvvisamente si ritrovò a volteggiare in aria, dopo aver sentito uno strano rumore di ossa o rami rotti, e finì a terra, vedendo in lontananza l’amica frenare  e voltarsi verso di lui, lo sguardo accigliato da dietro le lenti di protezione; c’era tuttavia un altro dettaglio che non gli quadrava e, focalizzandosi meglio, si rese conto che il suo corpo era steso a terra, con un ramo spezzato poco distante.

Adesso si spiegava il perché non riuscisse a sollevarsi sulle braccia per rialzarsi.

- Eeehm… Mary-chaaan, sarebbe gentile da parte tua se mi aiutassi…

La fanciulla sbatté una mano contro la fronte, ravviandosi i capelli in un gesto seccato e, poggiata la moto contro un enorme masso, lo raggiunse per prendere tra le mani la sua testa, un po’ orripilata, tenendola il più lontano possibile da se stessa.

- Non sono radioattivo, tesoro – borbottò Ryan mentre veniva restituito al suo corpo: dal collo acefalo uscivano delle linguette nere e viola che, non appena fu vicina la sua testa, si riagganciarono a quelle che fuoriuscivano da quest’ultima e dopo un sono tritruck (?) il ragazzo si raddrizzò in piedi sgranchendosi, sotto gli occhi scioccati di Mary.

- Oh su, Mary-chan, non eri tu quella che dissezionava i pesci morti trovati in spiaggia…

- QUELLI ERANO SOLO PESCI! – ribatté schiaffeggiandolo sulla testa.

Il ragazzo annuì fingendosi poco convinto e rise nel ricevere un pugno sul braccio, seguendola per rimettersi in moto; d’un tratto, udirono uno strano urlo animalesco.

Mary ammutolì, cercando di identificare la creatura a cui apparteneva quel verso.

- Meglio sbrigarci… - suggerì Ryan – Non voglio Mietitori alle calcagna… potrebbero rendermi uno di loro.

La ragazza annuì e partirono.

 

 

- Signorine, da questa parte, prego~ - esclamò allegramente Theo, guidando un gruppo di ragazzine di circa undici anni verso la scala conducente all’interno della struttura che fungeva da rifugio secondo i piani di evacuazione (ovvero l’interno di una collina, costituita da una massiccia e resistente roccia poi scavata ingegnosamente); le fanciulle sobbalzarono e s’affrettarono nella direzione indicata.

Il mago le osservò ridacchiando, intenerito, e per un momento vide al loro posto le sue quattro kohai, anni prima, affrettarsi verso l’edificio scolastico, in ritardo a causa di Claire, svegliatasi molto tardi; i suoi occhi si velarono di nostalgia e si concesse un attimo ancora di distrazione per massaggiarsi le tempie, prima di ritornare al suo dovere.

Nel frattempo, Mark ascoltava tutti i suoni, tutte le voci dei dintorni, concentrandosi in particolare su quelle delle persone care e che conosceva; se l’amico fosse passato per caso accanto a lui, si sarebbe reso conto dal rossore sulle guance che aveva udito la voce della sua Ellen, impegnata altrove a ostacolare dei nemici con la sorella Angela e altri compagni: la determinazione della ragazza e la sua personalità combattiva e fiera, tipica della propria famiglia, aveva sostituito l’eventuale preoccupazione del mezzo mago con l’amore e l’ammirazione nei suoi confronti.

Tanto che, tramite i suoi pensieri, le mandava messaggi d’incoraggiamento…

E Dio solo sa cosa Ellen gli rispondeva, tanto da farlo diventare ancora più paonazzo.

 

 

Il venticello gelido soffiava docile, accarezzando i capelli biondi di Morten; dall’alto di un muro che cingeva la baia, poggiatovi di schiena a braccia conserte, osservava le persone radunate sulla spiaggia, soffermandosi soprattutto sulla figura di Isa che veniva preparata con le vesti e gli accessori che da anni erano tradizionalmente fatti indossare quando sacerdotesse e sacerdoti si riunivano per incontrare il Drago dell’isola.

Il mago sospirò amareggiato, rammentando malinconico l’ultima volta che aveva visto la famiglia riunita per lo stesso evento, molti anni prima di venir massacrati durante quell’attacco

Isa sembrava abbastanza tranquilla, più di quanto si sarebbe aspettato: probabilmente perché era fiduciosa nelle capacità del Drago e quindi certa che la situazione non sarebbe precipitata drasticamente; ciò lo aveva messo di buon umore, dato che tra le cose che sopportava meno c’era proprio l’atteggiamento demoralizzato della streghetta.

Essendo stato coetaneo e compagno di classe di Rose, nonché suo compagno di squadra, era solito frequentare molto la sua famiglia, perciò tra tutti era quello che conosceva meglio Isa: l’aveva vista crescere, e la considerava al pari di una sorella, come Finn, la quale oltretutto era la migliore amica della ragazza dagli occhi ambrati.

Si allontanò dal muretto, chiudendo la zip della giacca di pelle nera, infreddolito, e scese qualche gradino delle scale che portavano alla spiaggia, fermandosi ad ammirare i colori delle stoffe addosso ad Isa, e delle perline con cui alcune donne le stavano ornando i capelli, lucide e scintillanti; i suoi occhi color nocciola si spostarono sulle onde del mare, appena mosso, e respirò l’aria impregnata di salsedine.

Sì, amava davvero tanto la sua casa.

 

 

Ari osservò alcune fotografie incorniciate e appese alla parete dello studio del signor Flyer, il quale stava comunicanda al telefono con la moglie, per apprendere notizie dal Regno dei Demoni; alcune ritraevano la famiglia al completo, prima che la Signora di Vetro partisse per la sua missione, altre immortalavano i gemelli, talvolta in compagnia dei loro amici.

Tutte quelle in cui che avevano incluso anche Rose era stato eliminate, probabilmente, appese lì dove erano rimaste le impronte rettangolari di alcuni quadri.

Sospirò, chiedendosi per l’ennesima volta come non avessero notato nulla di anomalo nel comportamento della traditrice in tutti quegli anni passati: né lui, né Isa, né il resto della famiglia, né gli amici, né i gemelli; e in quel momento, sospettava che altri membri della città fossero della stessa natura

- Ari – lo chiamò il signor Flyer, riportandolo alla realtà; il giovane uomo voltò gli occhi scuri verso quelli castani spruzzati di verde, serio e in attesa di aggiornamenti.

- A quanto pare il Signore dei Demoni è responsabile di tutto il casino… aver saputo solo dopo più di diciassette anni che Cordelia era stata uccisa non ha giovato molto a tenerlo buono – disse, ravviandosi i capelli – Per di più dagli stessi figli avuti da Karlheinz  - sospirò seccato.

- Quindi immagino abbia sollevato tutto questo disordine per rinfacciare la colpa a quell’uomo – suppose l’altro, lasciandosi sfuggire un grugnito di fastidio e ribrezzo.

Il signor Flyer annuì, aggiungendo che per lo meno non si era verificato di peggio: l’eclissi lunare avrebbe potuto occorrere contemporaneamente nel Regno dei Demoni e in quello umano, influenzando i poteri di Kalrheinz e di conseguenza indebolendo la barriera che aveva creato per tenere in prigionia gli ultimi sopravvissuti dei First Blood, i due fratelli Tsukinami; quest’ultimi ne avrebbero approfittato per cercare altri discendenti dei progenitori, scoprendo che l’unica persona in vita era Yui Komori, un’umana vampirizzata possedente il cuore di Cordelia, la cui madre, defunta moglie del Re dei Demoni, era zia degli stessi fratelli Tsukinami.

Ari, un po’ confuso, considerò che ci fosse anche la Signora di Vetro; dopotutto, era la sorella maggiore di Cordelia.

Il signor Flyer tacque un attimo, prima di guardarlo e rivelargli che il sangue dei First Blood poteva essere ereditato solo dalle quattro sotto-razze (di cui facevano parte i vampiri); essendo la moglie una demone, non era possibile che questo sangue scorresse nel suo corpo.

Passò qualche secondo di silenzio prima che l’ex-insegnante domandasse se Karlheinz stesse facendo qualcosa di utile.

- L’ultima volta che ha cercato di fare qualcosa di utile ha fatto un disastro – fu la risposta.

I due uomini si lasciarono sfuggire un sospiro esasperato, prevedendo tempeste.

 

 

- SHUU! MUOVI QUEL MALEDETTO DERETANO E SVEGLIATI, CAZZO!

Qualche ragazza nelle vicinanze che tratteneva un avversario dall’attaccare la collega fulminò con lo sguardo Subaru, inorridita dalla sua volgarità; l’albino arrossì violentemente e distolse lo sguardo, borbottando qualcosa, per poi rifilare un calcio negli stinchi a Laito dopo che gli commentò di essere fortunato che Isa non fosse rimasta troppo impressionata dal suo carattere scorbutico.

Shuu intanto si sollevò stancamente dalla panchina, protestando che aveva bisogno di riposare per un paio di minuti, ogni tanto.

- Con “ogni tanto” intendi dire ogni tre minuti?! – sbottò irritato Subaru, con una vena che gli pulsava dolorosamente sulla fronte.

Nel frattempo, gli occhi di Laito avevano scorto del cielo un lampo rosso.

- Ragazzi… ho visto qualco-…?!

 I vampiri balzarono indietro appena in tempo prima di venir investiti da un enorme palla scarlatta luminescente, che presto divenne opaca e si crepò; infine si ruppe in mille pezzi come se fosse stata di vetro, rivelando al proprio interno un uomo dai capelli rossi, muscoloso e ricoperto quasi totalmente da tatuaggi che raffiguravano streghe sul rogo e corpi martoriati di vampiri e demoni.

- Non si capisce che è un cacciatore, eh – esclamò ironicamente Laito, indietreggiando non perché intimorito, bensì perché non era esattamente il tipo da cimentarsi in scontri: era una persona pacifica lui (finché non si trattava di torturare delle donzelle…).

- Taci, porcone – borbottò l’albino, stringendo i pugni e osservando con attenzione l’uomo, preparato ad affrontarlo; Shuu, notando la sua prontezza, bofonchiò se non fosse piuttosto il caso di teletrasportarsi altrove ed evitare quella seccatura.

Mentre lo diceva, si vide arrivare a un soffio dai capelli un oggetto di metallo, schivato con un riflesso involontario del corpo che ne aveva percepito il rapido avvicinamento: l’uomo aveva appena cercato di tramortirlo con un enorme martello, massiccio e dal manico piuttosto lungo e robusto per sorreggerne il peso, spuntato da chissà dove; i tre vampiri si scoccarono un’occhiata a vicenda e, pensando inconsciamente alle decine di giovani che avrebbero potuto giacere a terra uccisi da quell’arma, decisero di intervenire.

Tuttavia, non fecero in tempo a muoversi di un solo passo che addosso al cacciatore atterrò Finn, dritto sulla faccia con i piedi; sentirono dei crack di ossa rotte e l’uomo cadde a terra, il viso illividito dalla potenza della strega che balzò indietro, raddrizzandosi e rivolgendo un cenno di testa ai tre fratelli di allontanarsi e raggiungere i Mukami che arrivarono di lì a poco ai piedi delle scale dove altre persone si affrettavano per rispettare il piano di evacuazione.

Si scambiarono un altro sguardo d’intesa e seguirono l’indicazione, raggiungendo gli altri quattro, Yuuma commentando a Shuu che si fosse perso per una buona volta di vederlo finalmente in azione; improvvisamente, Azusa sobbalzò.

- Finn…! Attenta…!

La strega sgranò gli occhi: stava voltandosi per avvicinarsi agli altri a sua volta, dopo aver verificato di aver stordito efficacemente l’avversario, quando si vide arrivare il martello dritto allo stomaco: venne sbalzata violentemente contro la parete dietro di lei, procurandoci delle crepe a causa della forza con cui era stata colpita e cadendo a terra su mani e ginocchia, tossendo malamente a causa dell’impatto.

Il più giovane dei Mukami urlò qualcosa che giunse indecifrabile alle orecchie di Finn, la quale strinse i pugni e digrignò i denti, alzandosi in piedi; ignorò il dolore e si tolse la giacca, per poi scrocchiarsi le mani e concentrarsi sui propri poteri: luminescenti linee azzurre le percorsero la pelle in arabeschi.

Il nemico si precipitò verso di lei, sferrando un altro colpo di martello: la strega trattenne contemporaneamente il respiro e afferrò la testa dell’arma sotto gli occhi stupiti dei vampiri e quelli sconcertati dell’uomo; Finn strattonò l’arma in modo da sbilanciare l’avversario verso la propria sinistra e, avanzando in avanti e prendendo tra le mani il manico, assestò un calcio contro il suo torso, sbalzandolo in avanti e facendogli perdere la presa del martello.

L’avversario non fece tempo a riprendersi che venne tramortito dalla sua stessa arma, impugnata dalla strega; il colpo fu talmente potente che rimbalzò sul terreno per parecchi metri prima di sbattere e distruggere in parte il muro di un garage.

Finn espirò finalmente, lasciando cadere a terra l’enorme martello; le linee scomparvero e barcollando raggiunse i vampiri, subito approcciata da un ansiosissimo Azusa che la toccò ovunque: nessuno, a parte lui, poteva procurarle lividi o ferite…!

- Ehi, tutto bene, nanetta? – le si rivolse Yuuma.

Shuu ridacchiò non appena il gigante imprecò di dolore dopo aver ricevuto una pedata sulle ginocchia da parte della minuta ragazza, imbronciata per il nomignolo che le era stato affibbiato, stringendosi al corpo del suo amato vampiro, lieto di sentirsi stritolare e che stesse ancora bene, nonostante fosse esausta.

E poi udirono l’urlo penetrante che raggelò loro il sangue nelle vene e che subito riconobbero appartenere a Isa: Subaru sentì il cuore in gola.

 

 

Cazzo!

Morten non era il tipo da imprecare troppo spesso, ma in quel momento era l’unica parola che il suo cervello riusciva a suggerire ripetutamente, come una radio rotta, fissando sconvolto la scena dinnanzi a sé, nella baia, appoggiato al muretto per evitare di afflosciarsi sulle gambe per lo shock.

Fino a pochi minuti prima, vestita e ingioiellata alla perfezione, Isa si era presentata davanti al mare, decisa, e con i piedi nudi abbelliti da un paio di anelli in corallo e una cavigliera di lapislazzuli si era incamminata sul pelo dell’acqua, focalizzandosi sui suoi poteri, lasciando che la pelle venisse solcata da delle linee arancioni; aveva pronunciato delle parole in una lingua antica e le onde del mare si erano innalzate a creare una sorta di bozzolo d’acqua, che poi si era sciolto rivelando il corpo lungo e maestoso del Drago, dalle squame lucenti e cerulee e gli occhi rosa pallido, gentili.

E poi, si era visto un lampo bianco attraversare l’aria, e la testa del Drago era caduta in acqua, tingendola di verde scuro con il sangue, e Isa aveva lanciato un urlo talmente terrificante che Morten aveva sentito le proprie viscere contorcersi su se stesse.

Erano accorsi dei compagni, combattendo i nemici che si erano presentati, e il mago aveva osservato muto e a occhi spalancati, incapace di muoversi; finalmente, scorgendo Isa che si dimenava nelle acque cercando di raggiungere la testa, seppe qual era il suo compito.

Deglutì e saltò giù, aiutandosi con i suoi fili, pronto ad affrontare eventuali ostacoli e determinato a recuperare la testa del Drago, il cui corpo era stato inghiottito dal mare, diretto verso una zona più sicura...

 

 

Intanto, a decine di metri dall’uscita dalla foresta, due giovani in moto fuggivano a una coppia di Mietitori e un demone.

 

 

  
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