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Autore: Inevitabilmente_Dea    08/07/2016    1 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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"T-Tutto è andato secondo le... aspettative?" ripetei, scombussolata e stupefatta dalle sue parole. Ma certo, per la W.I.C.K.E.D. eravamo solo esperimenti da laboratorio, ci studiavano e appuntavano i nostri comportamenti. "Vuoi dirmi che tutto questo..." indicai la stanza bianca, sollevando un braccio per poi lasciarlo ricadere, abbastanza furiosa. "...è stato solo uno stupido test pianificato?"
Lui aprì la bocca per rispondermi, ma non gliene diedi il tempo. "Tutto questo!" gridai infuriata, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. "Ho ucciso un mio amico e tu ora mi vieni a dire che era una prova per testarmi?" urlai, ormai perdendo l'ultima briciola di sanità che avevo nella mente.
Iniziai a dare pugni contro la parete di vetro, pur sapendo che non sarei mai riuscita a romperla. "Ci studiate dietro a degli schermi; ci fate passare le peggiori disavventure che possano mai esistere; i vostri test puntano sempre e solo alla morte, e alla sopravvivenza da essa; e quando è ora di affrontarci di persona vi nascondete dietro a muri invisibili! Siete dei codardi! Codardi e psicopatici! Avete preferito usare delle cavie umane, ragazzi e bambini, piuttosto che scendere voi in campo e cercare direttamente quella fottutissima cura! Sono stufa di tutto questo! Noi non siamo delle marionette e voi non siete dei dannatissimi burattinai!"
Durante tutto il mio sfogo, l'Uomo Ratto mi aveva fissata con occhi inespressivi. "Hai finito?"
"No che non ho finito!" Erano giorni che aspettavo l'opportunità di parlare, di dire veramente alla W.I.C.K.E.D. cosa pensavo, e adesso che finalmente l'occasione era arrivata, la mia mente era piena di insulti e parole da usare, ma non scovavo nulla che mi sembrasse utile abbastanza per fargli capire quanto avevamo sofferto tutti noi. "Probabilmente ti starai chiedendo se non sia l'Eruzione a parlare al posto mio. Be' è probabile dato che mi sembra di star diventando sempre più pazza, ma ti assicuro che tutto quello che ti ho detto è perchè lo volevo fare. E prova a dirmi un'altra volta che tutto è andato secondo le aspettative e giuro che ti spacco quella faccia da topo che ti ritrovi!" gridai dando un ultimo pugno contro la parete, facendomi addirittura male.
"Oh, Elena." l'Uomo Ratto parlò con calma, come se stesse per dare una brutta notizia a un bambino piccolo. "Se così ingenua. Pensi davvero che questo basti per smuovermi o per farmi smettere tutto questo? Be', ti darò una notizia flash, dato che ancora − come d'altronde i tuoi amichetti −non sembri averlo capito : tutto questo, lo stiamo facendo per voi, per curare l'Eruzione; tutto questo è per un bene superiore che voi ancora non comprendete. La W.I.C.K.E.D. è buona e voi di certo non intralcerete i nostri piani."
"Di certo non state aiutando noi. Ho l'Eruzione e non ho intenzione di diventare una Spaccata, ma di certo non ho neanche intenzione di continuare ad aiutarvi a mandare avanti questa casa degli orrori. Voi non ci aiutate, voi ci distruggete e io non voglio continuare a fare parte di tutto questo."
Janson rise beatamente e di gusto, come se il mio discorso fosse stato un realtà una barzelletta. "Credi davvero di avere scelta?" chiese poi, tornando spaventosamente serio. "Non stiamo chiedendo il tuo permesso e di certo non hai scelta. O meglio, tu avevi una scelta, ma poi hai deciso di buttarti dentro tutto questo e ora non puoi più uscirne. E poi anche se ti lasciassimo andare, dove ti rifugeresti? Con gli Spaccati? Non dureresti neanche un giorno."
Rimasi spiazzata dalle sue parole. Per quanto fosse difficile, dovevo ammettere che aveva dannatamente ragione. Non conoscevo nulla all'infuori dei corridoi illuminati della W.I.C.K.E.D. e anche se fossi riuscita a scappare con i Radurai, sapevo che non saremmo resistiti abbastanza per fare un secondo tour della Zona Bruciata. Ci serviva un posto sicuro in cui stare, lontano dagli Spaccati e... Era impossibile. Anche se fossimo riusciti ad isolarci dal resto degli infetti, sicuramente con il passare del tempo sarebbe arrivata una nuova minaccia, che questa volta non avremmo avuto la forza di combattere: noi stessi. Avevamo tutti l'Eruzione e tutti lentamente saremmo impazziti, uno dopo l'altro. 
Saremo capaci di combattere tra di noi per evitare di mangiarci l'un l'altro? 
In realtà non era questo che mi preoccupava. Ciò che mi tormentava era il fatto di impazzire: perdere il controllo completamente e fare male alle persone che amavo. Avrei avuto la forza di combattere contro me stessa per evitare che qualcuno si facesse male?
Chissà, magari un giorno mi sarei svegliata, avrei afferrato un coltello, sarei andata in camera di Newt e lo avrei accoltellato al petto, giusto perchè le voci nella mia testa mi avevano ordinato di farlo. Sarei stata capace di difendere gli altri da me stessa? Per quando cercassi di fingere di non sapere la risposta, in realtà ero a conoscenza della verità e non mi piaceva.
Sentii un brivido freddo attraversarmi la schiena, segno che non solo la rabbia aveva iniziato a ribollirmi dentro, ma che ora si stava anche mischiando con il terrore, creando qualcosa che a stento sarei riuscita a controllare. 
C'era stato un momento − dopo tutto quel tempo passato nella Zona Bruciata, insieme a Stephen, circondata dagli Spaccati − in cui mi ero domandata fino a che punto avrei resistito: avrei combattuto la pazzia o semplicemente gli avrei aperto le porte? Mi ero rassicurata dicendo a me stessa che avevo ancora del tempo, che stavo ancora bene. Che ero ancora lucida. Ma era una bugia. Una bugia bella e grossa. Stavo impazzendo lentamente e lo sapevo, lo vedevo e lo percepivo nelle ossa e nella mente. Era come avere delle mosche nella testa. Sentivo la necessità di aprirmela in due per farle uscire tutte.
L'Uomo Ratto sospirò, riportandomi immediatamente alla realtà. "Tu non capisci. Non capisci quello che sono venuto qui a dirti."
"Perché dovrei credere a una sola parola che ti esce dalla bocca? Cosa ti aspettavi? Un abbraccio caloroso?" Avevo il respiro affannato e non sapevo se fosse dovuto ai miei pensieri troppo laboriosi e terrorizzanti, o alla rabbia che mi ribolliva nel sangue. Dovevo riprendere il controllo di me stessa. L'Uomo Ratto mi fissava con sguardo freddo, gli occhi come due buchi neri. Che quell'uomo mi stesse mentendo o meno, sapevo che se volevo uscire dalla stanza bianca avrei dovuto ascoltarlo. Feci uno sforzo per rallentare il respiro. Aspettai. Dopo diversi secondi di silenzio, il mio visitatore proseguì. "So che vi abbiamo mentito. Spesso. Abbiamo fatto delle cose orribili a te e ai tuoi amici. Ma faceva tutto parte di un piano che..."
"Smettila." sentenziai dura, priva di sentimenti e fredda come se lo stessi rimproverando nel peggiore dei modi. "Ti ho detto di smetterla di dire che tutto era stato pianificato."
"Ma è la verità, perchè dovrei nasconderlo o negarlo?"
"Ci avete mentito per tutto il tempo, non credo che tu faccia fatica a smettere di dire quella frase. Ti sto chiedendo di ometterla in mia presenza." dissi in modo calmo e pacato, nonostante sentissi il bisogno pressante di urlargli in faccia. "E in ogni caso, non mi hai risposto. Come puoi aspettarti che io creda a una sola parola di quello che dici?"
"Perché non è vantaggioso tenerti all'oscuro. Non ha senso." disse l'Uomo Ratto. "Non più."
Mi sentii improvvisamente stanca, come se tutta la forza mi avesse abbandonata, lasciandomi senza niente. Sapevo che era dovuto al fatto di non capire nulla di ciò che mi stava dicendo. Ero confusa, stressata, arrabbiata, frustrata. Tutti sentimenti che richiedono uno sforzo, in particolare quando si vogliono mantenere nel tempo per questioni di orgoglio. Scossi la testa. "Non so neanche cosa voglia dire." 
Che senso aveva discutere con qualcuno quando non ci si poteva fidare delle sue parole? L'Uomo Ratto continuò a parlare, ma con un tono diverso: diventò meno distaccato e freddo, più accademico. "Te l'ho detto: tutto quello che abbiamo fatto è stato solo per trovare una cura all'Eruzione e salvare il mondo da questo disastro. Per riuscire a porre fine a tutto questo, abbiamo dovuto fare dei test, analizzare i vostri schemi mentali e da essi realizzare una cianografia. L'obiettivo è usare questa cianografia per creare una cura contro l'Eruzione. Ma tutto ciò richiede un prezzo: le vite perse, il dolore e la sofferenza; tutti conoscevano la posta in gioco quando tutto è cominciato. Ogni cosa è stata fatta per garantire la sopravvivenza della razza umana. E siamo molto vicini. Molto, molto vicini."
Sbuffai: io non stavo capendo lui e lui non capiva me. "Le tue sono solo parole e lo saranno sempre. Tutto sembra semplice quando osservi la cosa da fuori, ma sopravvivere a questo genere di abusi è molto diverso dal concepirli. Quando ci sei dentro è diverso. Quando da una scelta ne dipende della tua vita, è diverso. Non è giusto, punto." spiegai in tono pacato. "E' inutile che provi a spiegarmi che 'è tutto per un bene superiore' perchè tanto non cambio idea. Se ci tenevate tanto a salvare la razza umana, potevate trovare un modo che fosse meno crudele e che non comprendesse lo sterminio di decine di adolescenti innocenti."
L'Uomo Ratto si grattò il naso e cambiò posizione sulla sedia. Dalla sua espressione sembrava quasi che qualcosa in quello che avevo detto, lo avesse colpito. Ma probabilmente era solo un'impressione, una fantasia. "Mi stai dicendo che non vale la pena perdere poche vite per salvarne una quantità infinita?"
"No. Ti sto dicendo che forse, se tutto questo è successo c'è un motivo. Forse è arrivata la fine dell'uomo, è arrivata l'ora di pagare il conto e lasciare il posto ad altri. Cercare di rimediare a tutto questo è un pensiero nobile e degno di rispetto, ma se poi quell'idea si trasforma in un pensiero pazzoide e psicopatico, allora non è più eroismo: è pura pazzia." sentenziai, finendo definitivamente tutte le frasi del mio repertorio.
L'uomo riprese a parlare con passione, allungandosi in avanti, come se in qualche modo volesse farmi arrivare meglio le sue opinioni. "È un assioma molto antico, ma non credi che il fine giustifichi i mezzi quando non c'è altra scelta?" 
Lo fissai e basta. Era una domanda a cui avevo già risposto: no, non c'è giustificazione per quello che avevano fatto, nonostante l'idea iniziale fosse pienamente saggia. Rimasi zitta, a fissarlo, impegnandomi nel mettere negli occhi tutto l'odio che provavo per loro e quello che avevano fatto. Cercando forse di sorridere, l'Uomo Ratto fece un ghigno. Probabilmente era felice nel vedere che ero rimasta priva di parole, probabilmente pensava di avermi zittita. In realtà ero solamente stanca di combattere una guerra in cui sapevo che non ci sarebbe stato nessun vincitore e nessun vinto. Ognuno sarebbe rimasto nelle proprie trincee, a difendere le proprie opinioni. Non ne valeva la pena. Stavo solo sprecando tempo se credevo veramente di potergli far cambiare idea.
L'uomo cominciò a raccogliere i fogli come se stesse andando via, ma non si mosse. "Io sono qui per dirti che è tutto pronto e che i dati di cui disponiamo sono quasi al completo. Siamo sul punto di raggiungere un risultato grandioso. Una volta che avremo la cianografia, potrai andare a piagnucolare dai tuoi amici quanto vorrai e lamentarti di come siamo stati ingiusti."
Improvvisamente il mio cuore ebbe un balzo. I miei amici dove erano?
"Loro dove sono?" chiesi furiosa, ma anche stanca e preoccupata. "Newt, Minho, Thomas e tutti gli altri, dove sono?"
L'Uomo Ratto fece un respiro profondo. "Non posso rivelarti niente, se non che stanno facendo ognuno dei test. Abbiamo scelto per ognuno di voi degli esperimenti differenti, in base ai dati che ci mancavano su di voi. Non posso dirti altro, ma stanno bene."
Scossi la testa, indecisa se fidarmi delle sue parole o meno. "Nel frattempo..." disse l'uomo, alzando il tono di voce e acquistando nuovamente la mia attenzione. "...c'è qualcosa che devi sapere, e potrebbe addirittura farti rinsavire."
"E cosa sarebbe?" chiesi spazientita. 
L'Uomo Ratto si alzò in piedi, diede una lisciata alle pieghe dei pantaloni e si sistemò la giacca. Poi incrociò le mani dietro la schiena. "L'Eruzione vive in ogni parte del tuo corpo, eppure su di te non ha alcun effetto, né lo avrà mai. Tu fai parte di un gruppo di persone estremamente raro. Tu sei immune all'Eruzione."
Spalancai gli occhi e deglutii, ammutolita. "Là fuori, per strada, chiamano le persone come voi Muni e vi odiano perchè avete questo privilegio." proseguì l'Uomo Ratto. "Sarai felice di scoprire che non sei la sola e che altri tuoi amici hanno questa particolare caratteristica."

   
 
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