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Autore: Maty66    10/07/2016    4 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EROE
Capitolo 14
Tempi disperati

Il cielo era completamente nero su Remus.
L’unica luce era il bagliore chiaro emesso dal pianeta gemello, Romulus, alto nel cielo.
Il paesaggio brullo e deserto contribuiva a rendere ancor più cupa l’atmosfera.
Jim uscì all’aperto respirando a pieni polmoni l’aria della sera.
Dietro di lui il dispositivo di occultamento rendeva completamente invisibile l’incrociatore che era stato la sua casa in quell’anno.
Casa…ma la sua casa era l’Enterprise.
Probabilmente non l’avrebbe più rivista, come non avrebbe più rivisto la sua famiglia.
Perso nei  suoi pensieri cupi Jim  si avviò verso le alture di fronte a lui, incurante dell’oscurità che lo avvolgeva  sempre più ad ogni passo.
Aveva sempre avuto la capacità di camminare ed orientarsi al buio; Sam suo fratello maggiore lo chiamava ‘Jimmycat’ quando erano piccoli, proprio per la sua capacità di strisciare ovunque anche nell’oscurità più profonda.
Jim sapeva orientarsi nell’oscurità esterna, ma aveva poca dimestichezza con l’oscurità del suo animo.
L’incontro con Bones, del tutto inaspettato, lo aveva colto impreparato.
Vederlo così cambiato, stanco, gli occhi cerchiati e tristi, aveva sconvolto Jim come non era mai successo in quell’anno.
Istintivamente si passò la mano sulla spalla: anche sotto la maglietta sottile riusciva a sentire la spessa cicatrice lasciata dal colpo di phaser, memoria probabilmente perenne di quello che era successo.
Chissà come avrebbe reagito Bones se al posto di Susan ci fosse stato lui a curarlo.
Quando si era svegliato, dopo la sua ‘esecuzione’, fra dolori atroci e confusione, non aveva trovato ad accoglierlo i rimproveri bonari, ma pronunciati con voce  piena di sollievo, del suo migliore amico, ma solo la fredda professionalità di Susan.
E già da allora aveva capito che era solo.
Era rimasto completamente solo in quell’anno con la sola consolazione del pensiero di stare facendo la cosa giusta. La cosa necessaria a salvare la sua famiglia.
 
“Eagle” lo richiamò una voce alle sue spalle.
“Ti ho già detto che non devi andare a zonzo su Remus di notte? I grishnar sarebbero lieti di averti come pasto serale”
Nuhir gli venne incontro sinuosa, avanzando sicura nella semioscurità.
“So cavarmela. Ho fatto molte volte campeggio  nei deserti dell’Arizona” rispose duro Kirk.
La ragazza non rispose, limitandosi, con un gesto sinuoso, a buttare indietro sulle spalle i lunghi capelli neri.
Jim l’aveva vista poche volte con i capelli sciolti: in azione li teneva sempre rigorosamente raccolti sulla nuca.
“Visto da qui sembra straordinariamente pacifico, quasi bello” disse Nuhir, guardando in alto verso Romulus.
Nella penombra la figura sottile e sinuosa appariva ancor più affascinante.
“Ti manca?” chiese Jim.
“Cosa? Il mio pianeta? No, non proprio. La nostalgia non è un sentimento che si addice ad un guerriero”
“A me mancano” ammise di impulso Jim.
“La mia casa, l’Enterprise… il mio equipaggio, la mia famiglia” spiegò quando Nuhir lo guardò con aria interrogativa.
La donna si sedette, elegante come un felino, su di una roccia, sempre guardando in alto.
“Non mi sono mai sentita completamente a casa su Romulus. Mio padre era la mia casa e la mia famiglia. Io sono una mezzosangue, sono cresciuta come una romulana solo perché mio padre l’ha voluto e mi ha sottratto dalla casa dei servi dove mia madre umana mi aveva partorita” disse con voce calma e bassa.
Jim si sedette accanto a lei.
“Quindi stai facendo questo solo per vendicarlo? Non per salvare Romulus dal disonore e dalla guerra?” chiese.
Nuhir lo guardò fisso, gli occhi neri scintillanti anche nell’oscurità.
“Colpire pianeti ignari uccidendo civili, senza combattere, è disonorevole. La dinastia di mio padre non merita quest’onta” fece  sicura.
“E tu? Perché lo stai facendo, Kirk?” chiese usando il suo vero nome.
Jim esitò solo un attimo prima di rispondere.
“Per la mia famiglia”
“Ma probabilmente non li rivedrai mai più”
“Non importa. Il necessario è che siano salvi” rispose sicuro Jim.
I due rimasero in silenzio per un po’.
“Ti fidi di Tiger?” chiese all’improvviso Nuhir, guardandolo con aria di sfida.
“Cosa ti fa pensare che non ci possa fidare?” chiese a sua volta Jim.
Conosceva Gary Mitchell, nome in codice Tiger, da molti anni, dai tempi dell’accademia, e nonostante i dissidi ed i battibecchi continui, aveva sempre avuto fiducia di lui.
“Stiamo girando a vuoto da un anno. Ogni volta che abbiamo una traccia si dissolve nel nulla. Hai avuto fortuna a non morire quando la  monoposto è precipitata”
“La monoposto è precipitata perché i motori non hanno retto la velocità di curvatura”
“Cosa che avevi previsto ampiamente. Ti ripeto la domanda: ti fidi di Tiger?”
Jim guardò verso il vuoto prima di girare la testa  di nuovo verso Nuhir, un leggero sorriso sulle labbra.
“Sai è strano… lui mi ha fatto pochi giorni fa la stessa domanda su di te. Ti darò la stessa risposta che ho dato a lui: sì, mi fido, almeno sino a che non avrò prove contrarie” fu la sua risposta secca, anche se  dentro di lui tutto gridava in allarme.
Da un lato era convinto che la paranoia si fosse impossessata di tutta la squadra, tanto da indurli a chiudere ogni contatto sia con la Flotta sia con il gruppo di Aerv, ma dall’altro il suo istinto gli diceva che c’era qualcosa di profondamente sbagliato: ed il suo istinto non aveva mai fallito.
“Torniamo dentro. Ci possono vedere” fece la donna alzandosi senza commentare ulteriormente.
Mentre si alzavano Jim sfiorò involontariamente il braccio della ragazza.
Una scossa elettrizzante gli percorse tutto il corpo.
“Smettila Kirk… non hai tempo per queste cose” pensò  tra sé e sé il giovane capitano.


“Mapporca… tu guarda che roba!” imprecò Scotty scorrendo i dati sul suo PADD.
“Hanno un incrociatore con un dispositivo di occultamento che fa impallidire quello in uso ai klingon” disse ancora, senza alzare lo sguardo dallo schermo.
“A quanto pare anche la tuta che lei, dottore, ha visto indossata dal capitano è tecnologicamente molto avanzata. Praticamente  impedisce l’intero spettroscopio di luce… rende invisibile  chi la indossa, oltre a costituire un tricorder medico ed interagire con le banche dati cui è collegata”
L’ammiraglio Archer aveva inviato a tutti le specifiche della missione in cui era coinvolto Kirk.
“Magnifico, quindi stiamo cercando  qualcuno che viaggia su di una nave invisibile, che può indossare una tuta che lo rende  invisibile e ha un collegamento diretto con qualsiasi banca dati voglia” disse ironico McCoy.
La voce era amara e disincantata, la ferita di aver scoperto la ‘vita segreta’ del suo amico bruciava ancora.
“Jim aveva anche uno strano apparecchio sotto pelle, dietro l’orecchio destro…” ricordò.
“Quello è un comunicatore, collegato direttamente alla corteccia celebrale. Serve anche come localizzatore e per agganciare il teletrasporto. Che, tra l’altro, è a transcurvatura e non lascia tracce” rispose Spock con voce atona, consultando il PADD.
“Sempre meglio… toglierlo sarà un  inferno” borbottò il medico.
“Almeno sappiamo chi sono gli altri componenti di questa squadra?” chiese Sulu.
Uhura armeggiò con il suo PADD e subito dopo una serie di volti comparve sul grande schermo della stanza di albergo dove erano riuniti.
“Gary Mitchell?” fece McCoy avvicinandosi e guardando la prima foto in alto a sinistra.
“Lo conosce?” chiese Spock.
“Era con me e Jim all’Accademia. Era amico di Jim… ma io non mi sono mai fidato di lui. Non so perché… era una cosa a pelle” ammise il medico.
“Tenente comandante Gary Mitchell. Ufficialmente è addetto all’Ufficio Armamenti della Flotta” recitò Uhura leggendo le  informazioni sul PADD.
Ma l’attenzione di McCoy era già focalizzata sulla foto di una donna bionda, profondi occhi verdi.
“Ma non è possibile… la dottoressa Meyer è scomparsa dieci anni fa” balbettò.
“Susan Meyer, genetista e specializzata  in traumatologia e chirurgia di urgenza. Ufficialmente risulta dispersa dopo il disastro della Pegasus, insieme al marito Richard Meyer”
“Conosce anche lei?” chiese Spock con  la solita aria stoica.
“No, non di persona, ma tutti i medici del quadrante sanno chi erano Susan e Richard Mayer. Sono stati i primi a sperimentare i rigeneratori ossei sugli esseri umanoidi.  E’ stata data per morta sulla Pegasus insieme al marito e ai due figli”
Il gruppo scorse rapidamente i files dei restanti membri della squadra.
“Ovviamente c’è anche la romulana” sibilò McCoy guardando la fotografia di Nuhir.
“Archer l’aveva anticipato. E’ stata lei a salvare Aerv dall’attentato” ricordò Scotty.
“E’ comunque un membro del Tal’Shiar” obiettò McCoy.
“Bene… allora che facciamo?” chiese impaziente Chekov che sino ad allora era rimasto in silenzio.
“Signor Chekov lei non aveva iniziato uno studio sul sistema di occultamento degli sparvieri klingon? Questo sistema sembra molto simile, anche se più sofisticato”
“Sì, ma tutti i miei dati sono rimasti nei pc sull’Enterprise. La Flotta mi ha impedito di fare i backup”
“Signori vorrei farvi notare che attualmente non abbiamo neppure una nave con cui andare a cercare Jim. E che la Flotta si rifiuta di fornirci ausilio” chiosò McCoy.
“L’Enterprise attualmente è ferma in banchina. Ufficialmente è in riparazione, ma è perfettamente funzionante” disse Spock calmissimo.
“Stai proponendo di 'rubare' l'Enterprise?" chiese  con gli occhi strabuzzati McCoy.
"Dottore rubare implica una appropriazione definitiva. Noi useremo la nave solo temporaneamente e poi la restituiremo" rispose con calma assoluta Spock.
“Un attimo… siamo solo in sei… come facciamo a pilotare una nave stellare?”
“Con la subroutine che il capitano ha fatto installare al signor Spock e al signor Chekov subito prima che iniziasse questa storia” rispose Spock.
“Ho  installato un sistema che può dirottare tutte le funzioni della nave direttamente in plancia. La possiamo comandare da lì esattamente come faceva Khan con la Vengeance” ridacchiò soddisfatto lo scozzese.
“Ti rendi conto vero  che questo può portarci diritto alla Corte Marziale? E che nel caso Archer non farebbe niente per  difenderci?” chiese McCoy.
“Come si suol dire dottore:  tempi disperati richiedono misure disperate”
 
 Star Trek non mi appartiene.


Spoiler per il prossimo capitolo.
"Questa me la paghi Jim... lascia che metta le mani su quel tuo collo magro, e me la paghi" pensò McCoy mentre si costringeva a sorridere malizioso alla donna, che già aveva lasciato il suo posto di guardia per farsi avanti, con sguardo voglioso.

PS dell'autrice: la virtù di Bones in pericolo??? 
 
  
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