Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    10/07/2016    5 recensioni
L’autunno è colorato, matto e, al contempo, saggio. Il momento perfetto per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto, e di ciò che vorremmo fare il prossimo anno. Le foglie variopinte sono le fiaccole che illuminano la via delle decisioni, il profumo della pioggia aiuta a ricordare antichi impegni. E la coscienza di Alice verrà messa a dura prova con il bivio che le si para davanti, tra una vita di sogni e tra la fredda realtà, le fantasie di una bambina e le responsabilità di una giovane adulta. E' tempo di decidere, Alice.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alice e il Cappellaio'
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Ciao! Scusate il ritardo, ma oggi sono stata strapiena di impegni.
Ma alla fine, sono riuscita a creare questo capitolo nuovo.
Quindi, non mi soffermo e vi lascia alla lettura. Grazie per la pazienza.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!
CAPITOLO 4
LO SCHERZO DEL DOLCETTO
 
Senza dubbio, le dispiaceva moltissimo aver saputo che dietro quel grande sorriso di Castagna, si nascondesse un passato pieno di sofferenze.
Tuttavia, nonostante Castagna le avesse permesso di guardare nei suoi ricordi, mettendo a nudo le proprie angherie del passato, Alice non riusciva a fidarsi totalmente di lei.
L’ultimo ricordo era stato come ricevere una coltellata dritta al cuore.
Volendo, le sue gelosie erano fondate. Ma perché, si domandava, Castagna le aveva anche mostrato i sentimenti provati verso il Cappellaio? Quali erano le sue intenzioni? Cosa si celava dietro quel sorriso? Era veramente una persona generosa o, in verità, stava tramando qualcosa?
Castagna, per sfortuna di Alice, notò uno strano scintillio negli occhi di lei.
- Lo so cosa starai pensando, Alice. – disse lei tranquillamente – Anche se ti avevo detto di non volere la tua pietà, so che ora che hai visto i miei ricordi ti farò compassione. –
Alice, dentro di sé tirò un sospiro di sollievo nell’apprendere che Castagna non avesse capito cosa stesse pensando in verità.
- No, non è così. – rispose Alice – E’ vero, sono molto dispiaciuta per tutto quello che ti è capitato. Nessuno meriterebbe di essere trattata così, ma non mi fai affatto pena. – Alice, in effetti, si rese conto di trovarsi davanti ad una persona sacrificata, schiacciata dalle violenze e niente le era mai stato permesso, nemmeno la volontà di aprire il proprio cuore al Cappellaio nonostante la propria libertà, quindi usò la massima sensibilità, dimenticando i propri risentimenti – Io credo che tu sia stata molto coraggiosa. –
- Lo dici per soddisfarmi o lo pensi veramente? – chiese Castagna usando tutta la sua dolcezza.
Alice rimase un attimo in silenzio, prima di rispondere.
- Hai preferito ribellarti a tuo padre pur di seguire i tuoi amici ed ora, nonostante tutto, continui ad aiutare tutti coloro che hanno bisogno di una mano. Senza dubbio, non ho mai visto una persona tanto coraggiosa. –
Castagna abbassò gli occhi e poi riprese a sorridere.
- Io credo che l’unica cosa degna di essere fatta, è quella che fai per gli altri. -
Il cuore di Alice mancò un battito quando sentì quella frase: era la frase che usava il suo adorato padre. I suoi occhi si aprirono vistosamente, impallidì e il suo respiro si era fermato.
- Non sono nata per essere una contessina, – continuava Castagna – ma per aiutare chi è meno fortunato di me. E’ questo quello che mi fa sentire veramente viva. – e il colpo di grazia di Alice non tardò ad arrivare – Come avrai visto, - Castagna si morse un labbro – io ero innamorata del Cappellaio, del mio fratellino con il quale sono cresciuta, la persona per la quale ho sfidato mio padre. Ma per colpa delle mie paure verso un suo rifiuto, pronosticando la rovina di un’amicizia molto lunga, ho preferito tacere. E il silenzio è stata la mia rovina. Forse, non è stata una grande idea mostrarti anche questo mio ricordo, ma io ho voluto essere sincera con te in tutto e per tutto, Alice. Anche se alcune verità potrebbero farti male. –
Alice si sentì il cuore esplodere e, come detto da Castagna, quelle parole le stavano facendo male. Però, saggiamente, pensava che Castagna non la stesse sfidando o minimizzando: la stava aiutando, anche a costo di apparirle una sciocca e arrendevole piagnucolona.
- Quando ho saputo dal Cappellaio – continuava Castagna con voce triste - che provasse dei sentimenti di puro affetto verso di te, lo ammetto, c’ero rimasta molto male. Ma che colpa ne aveva lui, se io non gli ho mai detto niente riguardo il mio amore verso di lui? Se avessi seguito il mio istinto, sono sicura che avrei solo rovinato lui e la nostra amicizia. Con che cuore avrei dovuto cercare di convincerlo di lasciarsi il tuo ricordo alle spalle, quando si vedeva lontano un miglio che fosse innamorato di te? Era così felice che non ho avuto il coraggio di rovinare la sua speranza di poterti rivedere, un giorno o l’altro. –
- Castagna, tu... – Alice stava perdendo ogni forma di pensiero negativo verso la ragazza e iniziò a commuoversi.
- Lui e la sua felicità vengono prima di me e della mia. – concluse Castagna – E’ il mio fratellino e questo mi basta. – finalmente, Castagna riuscì a sorridere.
Alice, al contrario, si era sentita molto colpevole.
Ora poteva dire di aver conosciuto il lato più coraggioso di Castagna: ci voleva tanto coraggio per lasciare andare via la persona tanto amata per lasciarla tra le braccia di qualcun altro, per la sola fissazione di vederla felice.
Non era una cosa da tutti. Lei, pensava, ci sarebbe mai riuscita? Questo non lo sapeva.
Castagna stirò le labbra.
- Quindi, Alice... Non fermarti mai davanti alle paure. Segui sempre il tuo cuore e non fermarti mai davanti a niente. Vedrai che riuscirai a fare la scelta giusta. –
Alice annuì.
- Posso abbracciarti? – le domandò a bruciapelo e Castagna allargò le braccia.
- Ma certo, mia cara. – l’accolse tra le sue braccia e Alice si sentì avvolta in un’aura di bontà e serenità.
Quando si staccarono dall’abbraccio, Castagna le fece una scherzosa linguaccia.
- Ora che sai il mio vero nome, beh... non pronunciarlo mai. –
Alice sorrise e le fece “no” con la testa.
 
La mattina seguente, Alice venne svegliata dal profumo del tè e di un panino al latte farcito di marmellata alle ciliegie. Castagna gliele aveva lasciate davanti al comodino, vicino al letto dove l’aveva fatta dormire – in una stanza accanto alla propria -.
Ci mancava solo la colazione a letto, pensava una sorridente Alice e continuava a realizzare di quanto fosse infinita la generosità di Castagna.
Finita la colazione, Alice si alzò dal letto e si avviò per ringraziare la sua nuova amica.
La vide in giardino attraverso la finestra intenta a parlare con una lucertola alta quando un giovane uomo, vestita interamente di nero e con un berretto sulla testa, con una scopa di ferro in una zampa e una scala nell’altra. La sua faccia era quasi tutta coperta di nera fuliggine e Alice pensò si potesse trattare di uno spazzacamino.
Alice li raggiunse e Castagna la salutò.
- Ben alzata, Alice. Lui è un mio amico spazzacamino, si chiama Bill. –
La lucertola fece un inchino aggraziato alla presenza di Alice.
- Bill la Lucertola. Al vostro servizio, madamigella. – si presentò con voce nasale e con fare intimidito alla vista di una bella fanciulla come Alice.
- Bill è un bravo lucertolone. – disse Castagna – Dovresti vederlo all’opera quando pulisce i camini. Un giorno, diventerà il re degli spazzacamini. –
- Mi lusingate, madamigella Castagna. Conosco solo tutti i camini del regno e ho spazzato e pulito anche i camini di principi, re e regine, ma questo non fa di me un re degli spazzacamini. O forse sì? –
Alice alzò un sopracciglio.
Quando Castagna gli chiese di pulire il proprio camino, Bill era entusiasta di mettersi a lavoro.
- Pensi di riuscire a finire entro un’ora? – domandò gentilmente Castagna mentre lo vide appoggiare la scala sul tetto della sua casa.
- Lucerto, madamigella. – Bill continuava a salire fino alla cima – Vedrete che il vostro camino sarà più lucido di un paio di scarpe lucertostrate. –
Alice si voltò verso Castagna, chiedendo cosa avesse detto Bill.
Castagna le tradusse quanto la lucertola avesse detto.
- Vuole dire “scarpe lustrate”. A Bill piace inaugurare parole nuove che contengano suoni che ricordino la parola “lucertola”. –
Alice annuì, ma in realtà era più confusa che mai ora che aveva conosciuto un altro personaggio al quale mancasse qualche venerdì.
Bill arrivò al camino e Castagna si sentì in dovere di avvertirlo.
- Spero che i ragni non ti diano delle noie. –
- Non preoccupatevi, madamigella. – rispose Bill, ma il suo tono cambiò subitaneamente – Ragniiiiiiiii? – emise un urlo isterico e scese dal tetto come un fulmine – Aiutooooooo! Ragniiiiiii! –
Castagna chiese ad Alice di aiutarla a fermare Bill.
Riuscirono entrambe ad afferrarlo per la coda.
- Lasciatemi! Lasciatemi! – urlava acutamente Bill.
Per fortuna, Castagna aveva un asso nella manica. Sapeva che Bill, come lei aveva detto, coltivasse il sogno di diventare famoso un giorno e, quindi, si giocò quella carta.
- Andiamo, Bill. Non ti piacerebbe diventare un eroe? –
- Un eroe? – come previsto da Castagna, Bill mutò atteggiamento.
- Certo. – sorrideva Castagna - Vedi, come posso ospitare i miei amici con tutti quei ragni? Se li togliessi di mezzo, i miei amici e tutti gli abitanti del regno ti ricorderanno come un eroe che non si ferma davanti a niente. –
- Sul serio? – chiese Bill con entusiasmo.
- Lucertamente. – Castagna gli fece l’occhiolino – Sarai famosissimo. –
- Sul serio? – ripeté Bill.  
- Lucerto. – assicurò Castagna e in men che non si dica un “ciao”, Bill era risalito sul tetto e si infilò nel camino con un’agilità impressionante.
Castagna fece l’occhiolino ad Alice.
- La fama è il suo punto debole. –
- Gli hai detto una bugia. – osservò Alice.
- Non esattamente. – sorrise Castagna – Grazie a Bill, i ragni del camino non daranno più fastidio. Quindi, Bill sarà davvero il mio eroe. E’ solo questione di prospettiva. – sogghignava Castagna.
Dal camino uscivano nuvole nere di fuliggine e Alice cercò di immaginare come facesse Bill a non soffocare. Udirono un lamento e Castagna rassicurò Alice. Molto probabilmente, il povero spazzacamino se la stava vedendo con dei brutti ragnacci.
- Ragniiiiiii! – urlò la lucertola.
- Coraggio, Bill. – lo spronava Castagna – So che non hai nessuna paura. Diventerai un eroe. –
Altre nuvole di fuliggine da sopra il camino e, in poco tempo, Alice vide una decina di ragni neri come il carbone fuoriuscire dalla cima del camino come la lava che spunta fuori dal cratere di un vulcano.
Bill, con il muso interamente sporco di fuliggine, gridava il suo urlo di vittoria.
- Sono un eroeeeee! – e alzò la scopa in alto nel cielo come se al posto di essa vi fosse una spada.
- Sei stato fenomenale. – lo incoraggiava Castagna – Sei un vero eroe. –
Bill scese velocemente dal tetto e fece un inchino alle due ragazze e Castagna diede un colpetto ad Alice con il gomito, invitandola a lodare lo spazzacamino.
- Sei stato molto coraggioso, Bill. – improvvisò Alice.
Castagna giunse le mani e sorrise ad entrambi.
- Penso proprio che il nostro eroe meriti un premio. – fece cenno ad entrambi di entrare in casa sua – Venite, vi offro dei dolcetti. –
- Toooortaaaaaa? – esclamò Bill pregustando il sapore delizioso che Castagna le avrebbe offerto.
Alice continuava a domandarsi se la generosità di Castagna possedesse un limite.
Fece accomodare la lucertola anche senza preoccuparsi delle zampe sporche. A Castagna non diedero fastidio. Poco importava, lo sporco si sarebbe pulito.
Castagna chiese gentilmente ad Alice di passarle il cestino che si trovava in un angolo della cucina, accanto al tavolo, contenenti dei dolcetti che la signora Malloy, una coniglia mamma di dieci cucciolotti, le aveva regalato il giorno prima. Qualche ora prima che lei, il Cappellaio e gli altri le facessero visita.
Alice riuscì a trovare il cestino immediatamente.
C’erano sei dolcetti dai colori vivaci, che ricordavano vagamente la forma di pasticcini. Due dolcetti a testa. Castagna, però notò qualcosa di strano.
Alice addentò il proprio, era buonissimo e molto dolce. Ne assaggiò un altro pezzetto. Ma improvvisamente, si sentì strana.
Castagna si voltò subito verso Alice quando quest’ultima disse di avvertire qualcosa in lei e, infatti, con occhi sorpresi di Castagna e terrorizzati di Bill, Alice aveva iniziato a crescere a dismisura.
Castagna avvertì Bill di uscire subito fuori di casa.
Alice aveva mangiato una Tortinsù e anche troppa.
Arrivò a toccare il soffitto con la testa e, per evitare di distruggerlo, si vide costretta a piegare il collo. Non poté fare niente per le finestre: le sue braccia e le sue gambe arrivarono a sfondarle.
Castagna e Bill erano in giardino e osservavano le gambe e le braccia di Alice uscire dalle finestre, per fortuna non si era procurata dei tagli a causa dei vetri.
Castagna era su tutte le furie.
- E’ stato uno scherzo di uno dei cuccioli della signora Malloy! – Castagna era molto preoccupata per la povera Alice – Va tutto bene, mia cara? -
- E’ difficile a dirsi. -  bisogna tener conto che Alice, oltre a sopportare l’idea di essere diventata gigantesca, aver rotto le finestre di Castagna, la poveretta doveva fare i conti con i propri vestiti fatti a pezzi a causa della sua statura. Un imbarazzo totale.
- Non avere paura. – disse Castagna cercando di tenersi calma – Sistemeremo tutto. -
Si mise una mano in fronte, doveva farsi venire un’idea al più presto.
- Bill, ascoltami. -
- Sissignora. – Bill si mise sull’attenti.
- Vai immediatamente dal Cappellaio e digli di correre immediatamente qui con della mezzastazza. -
- Sissignora. – rispose Bill.
- Corri, Bill, corri. –
- Sissignora! – Bill obbedì e sgattaiolò per recarsi il più velocemente possibile dal Cappellaio.
 
Il Tea Party era iniziato da un pezzo e questa volta era molto più armonioso ora che il Cappellaio era più euforico che mai, dato che nella sua testa matta sprizzava gioia da tutti i pori per il ritorno di Alice.
Già non vedeva l’ora di andare da Castagna e passare a salutare lei e Alice.
Festeggiava come un matto - termine adeguato – in compagnia dei suoi inseparabili amici, il ghiro e il Leprotto.
- Chissà cosa staranno facendo Alice e Castagna? – domandò il Leprotto e la risposta non tardò ad arrivare.
- Aiutooooo! – udirono ad un tratto, interrompendo il loro divertimento tra tè e leccornie.
Il Cappellaio alzò lo sguardo e vide Bill la Lucertola correre a più non posso nella loro direzione.
- Che cos’ha da gridare, quello? – sbuffò Mally.
- Ehi, c’è il mio amico Bill. – lo indicò il Leprotto – Sei arrivato in tempo per il tè! – e, come al solito, gli tirò una tazzina... colpendo la povera lucertola in pieno volto.
Bill cadde a terra, stordito per il colpo.
Il Cappellaio si alzò di scatto dalla sedia e andò in soccorso del povero Bill, mentre Mally tirò una zolletta di zucchero in faccia al Leprotto, dandogli dello zuccone.
- Va tutto bene, amico? – il Cappellaio lo aiutò a rialzarsi.
Bill si massaggiò la zona colpita e, appena vide il Cappellaio, lo attirò a sé afferrandolo per la giacca.
- Aiuto, Cappellaio! E’ successo un disastro! –
- Calmati. – disse il Cappellaio confuso – Dimmi cos’è accaduto. –
- Tortinsù! Gigantesca! Mezzastazza! – farfugliava Bill e il Cappellaio, a malincuore, gli diede uno schiaffetto.
- Ho detto “calmati”. –
- Grazie... – Bill parve riprendersi – Oh, Cappellaio. Devi venire subito a casa di Castagna.
Alice ha mangiato della Tortinsù ed ora abbiamo bisogno del tuo aiuto. Castagna mi ha detto di dirti di portare della mezzastazza. –
Il Cappellaio si preoccupò immediatamente quando Bill nominò Alice.
Non si fece spiegare nemmeno tutti i dettagli che già era pronto per correre in aiuto della sua amica in difficoltà.
- Veniamo con te. – disse Mally. Ma il Cappellaio fece “no” con la testa: non valeva la pena per gli altri e sprecare tanto buon cibo e tè solo per portare ad Alice della mezzastazza.
Insieme a Bill, il Cappellaio si diresse il più veloce possibile verso la casa di Castagna.
 
- Alice, perdonami. – implorava Castagna – Non sapevo niente di quella tortinsù. Purtroppo, alcuni figli della signora Mallory sono dei monelli. Ma domani parlerò io con la signora. –
- Non fa niente. – disse Alice da dentro la casa. Il collo le faceva molto male e sperava di uscire da quella situazione al più presto. Finalmente, udì la voce di Castagna che la informava di una bella notizia.
- Eccoli. Sono arrivati. –
Meno male, disse tra sé la gigantesca Alice.
Quando il Cappellaio arrivò, si poté leggere nel suo volto tutto il suo stupore.
- Bontà Divina! – esclamò inorridito.
- Finalmente, siete arrivati. – disse Castagna speranzosa – Hai portato la mezzastazza? -
Il Cappellaio guardava le gambe e le braccia di Alice che uscivano dalle finestre della casa, con la bocca spalancata.
- Fratellino? – lo richiamò Castagna e il Cappellaio si riprese.
- Oh, sì. Sì, - frugò nella sua tasca e trovò la bottiglia di mezzastazza – Eccola. – poi riguardò Alice, o, meglio, le sue braccia e le sue gambe – Vado dentro e la farò ritornare normale. –
Castagna lo fermò. Entrare in casa da escludere: Alice era troppo grande per dare spazio a qualcuno di entrarvi.
Cercò di farsi venire in mente un’idea per fare bere ad Alice la mezzastazza.
Poi guardò la scala ancora appoggiata sul tetto, i suoi occhi di cacao si posarono sul camino. L’idea le era arrivata.
- Bill. – si girò verso la lucertola – E’ ora che tu compia una seconda impresa eroica. -
- Davvero? Come? –
Castagna le indicò il camino.
- Tu sei l’unico in grado di entrarci. – gli diede la mezzastazza – Vai lì dentro e fai bere ad Alice solo un sorso di mezzastazza. Vai, adesso. Salva Alice. -
Bill si mise sull’attenti.
- Lucerto, madamigella. Farò in un lampo. -
- Corri. – il Cappellaio gli diede una spinta per spronarlo a sbrigarsi.
Bill salì velocemente sul tetto, entrò nel camino e in pochi secondi raggiunse Alice.
Della fuliggine uscì da sotto il camino, dentro la casa di Castagna, salendo verso le narici della povera ragazza. Alice trattenne uno starnuto.
Bill si presentò davanti a lei con la bottiglia di mezzastazza. Arrossì vistosamente quando la vide senza vestiti e cacciò un urlo. Ma doveva fare il suo dovere.
Si arrampicò tra i capelli di lei, cercando di non guardarla e la raggiunse al volto.
- Solo un sorso, madamigella. – balbettò.
Alice aprì la bocca e Bill le versò la giusta dose di mezzastazza.
Qualche secondo e Alice tornò alle sue dimensioni normali.
Fu un sollievo per Castagna e il Cappellaio vedere quelle braccia e quelle gambe ritirarsi all’interno della casa. Bill ce l’aveva fatta.
Ma in quel momento, la porta si spalancò e da essa uscì un povero Bill che correva come un fulmine. Sembrava molto spaventato. La lucertola corse via da lì, scordandosi i suoi attrezzi del mestiere.
Il Cappellaio si preoccupò moltissimo ed entrò in casa per capire cosa fosse accaduto.
- Alice, stai ben... AH! – il Cappellaio emise un urlo di vergogna quando vide Alice completamente nuda, intenta a coprirsi con le mani con occhi pieni di imbarazzo. Il Cappellaio si coprì gli occhi e si girò dall’altra parte.
- Perdono! – era più rosso dei propri capelli.
Castagna li raggiunse, arrossì anche lei.
- Oh, mamma mia... Vieni, Alice. Ci penso io. – Castagna si voltò verso il Cappellaio – Fratellino, per favore, dammi la giacca. –
Il Cappellaio non se lo fece ripetere due volte e, quando Castagna la prese tra le mani, coprì Alice con essa.
La portò nella sua stanza e la aiutò a vestirsi.
L’imbarazzo era alle stelle. Il Cappellaio si maledì per essere entrato in casa e avere visto la povera Alice senza vestiti addosso.
Si vergognava come se si fosse macchiato di un orrendo scandalo.
 
  
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