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Autore: Mary P_Stark    12/07/2016    1 recensioni
Per chi ha letto "Honey" e desidera rimanere immerso nel mondo di Hannah, Nick e famiglia, ecco una serie di OS dedicate ai vari personaggi della storia. Tra nuovi amori, vecchi amici e piacevoli incontri, ecco cos'è avvenuto prima e dopo la storia narrata in "Honey".FA PARTE DELLA SERIE "HONEY'S WORLD".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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Una piacevole trasferta – 4 –

(Dicembre 1975)

 

 

 

 

 

Il volo era avvenuto senza problemi e, quando erano atterrati al Boston Logan International Airport, avevano trovato una straordinaria giornata di sole, ad accoglierli.

Certo, tutt’intorno la neve abbondava e le temperature si aggiravano intorno ai – 10°C, ma Grace non ci fece affatto caso.

Bart, invece, rimase colpito dalle sferzate di vento gelido e, quando salirono su un taxi per raggiungere la casa dei Brown, il giovane mormorò: “E’ sempre così freddo?”

“Siamo nella norma. Va anche detto che sono solo le otto e mezza del mattino, e il sole si è appena alzato. Nel giro di qualche ora, dovremmo aggirarci attorno ai due, tre gradi sottozero” replicò con naturalezza lei, prima di aggiungere per il tassista: “Ci può portare al civico 11 di Graystone Way, nella contea di Southborough?”

“Subito, signorina” assentì l’uomo, di chiare origini indiane, facendo partire il tassametro.

“Come mai non sono venuti i tuoi, a prenderci?” le domandò Bart, curioso.

“Gliel’ho vietato. Non volevo che ti subissassero di domande quando ancora non avevi messo piede su suolo americano” ironizzò Grace. “Inoltre, così, possiamo chiacchierare ancora un po’ per conto nostro. Quando saremo a Walden House, sarà impossibile.”

“Walden… House?” ripeté sorpreso il giovane, facendo tanto d’occhi.

Sorridendo, Grace gli disse: “Mio nonno è sempre stato un estimatore di Henry David Thoreau, così ha voluto chiamare la casa di famiglia come il suo libro più famoso. Comunque, abbiamo anche una Brown House, se proprio ti mancano i nomi altisonanti. Si trova a Beacon Hill, nel centro di Boston.”

“Molto spiritosa” ironizzò Bart, dandole un pizzicotto affettuoso su una mano.

Lei ammiccò divertita, gli diede un colpetto spalla contro spalla e alla fine chiosò: “Sai, so quanto i nobili tengano alla loro discendenza.”

“Fai, fai la spiritosa” mugugnò lui, pur sorridendole. “Devi ancora spiegarmi cos’hai detto a mio padre, per tranquillizzarlo. Sulla mamma non sono ancora del tutto sicuro, perché lei è notoriamente lunatica, ma papà…”

Arrossendo suo malgrado – l’essere stata pizzicata fuori dalla stanza di Bart, le pesava ancora – Grace distolse lo sguardo e mormorò: “Beh, gli ho solo detto di non ficcare il naso nei tuoi affari privati, perché avrebbe trovato me a difenderli.”

Ridendo sommessamente, Bart esalò: “E tu gliel’hai detto con queste esatte parole?”

“Diciamo che il discorso è stato più ampio di così ma, nella sostanza, ha capito che io tengo a te, tu tieni a me, e non si tratta di un colpo di testa.”

“Mi preoccupa, però, non aver saputo in anticipo il nome della tua casa natale… c’è altro che mi hai nascosto?” le fece notare lui, prima di ridere di fronte al suo apparente sconcerto.

Storcendo appena la bocca, Grace borbottò: “Non pensavo fosse necessario approfondire una scemenza simile ma, se vuoi, ti elencherò tutti i nomi dei miei parenti fino al sedicesimo grado… poi, vedremo se saprai ricordarteli tutti.”

“Mettimi alla prova” ammiccò lui, sorridendole sempre più divertito.

Accigliandosi un poco, la giovane mormorò: “Che intendi dire, Bart? Che davvero… te li ricorderesti?”

“Forse, non saprei associare nomi a volti, visto che non li ho mai incontrati, ma ho una memoria ferrea, Grace, e posso dimostrartelo quando vuoi.”

“Cosa indossavo il giorno in cui ci siamo visti per la prima volta?” gli domandò a quel punto.

“Facilissimo. Un dolcevita bianco con camicia color perla. Pantaloni scuri con la piega e decolleté dal tacco basso, nere” scrollò le spalle lui, mentre Grace faceva tanto d’occhi.

“Oookay. Non ti scoccia, vero, se io non me lo ricordo?” ironizzò a quel punto Grace, accennando un sorrisino.

“No. Mi basta solo che ti ricordi del nostro primo bacio serio” la stuzzicò Bart, allungandosi verso di lei per baciarla.

“Oh, questo è semplice. Come potrei dimenticarlo? E’ stato anche il giorno in cui noi…”

Bart la azzittì con un altro bacio, prima che proseguisse con quel discorso fin troppo privato e, mentre il tassista sorrideva sornione, Grace gli descrisse tutto ciò che comparve alla loro vista.

Impiegarono quasi un’ora, a causa del traffico e della presenza di diversi spartineve sulle strade ma, verso le nove e trenta, si ritrovarono infine di fronte alla villa di famiglia.

Grace sorrise spontaneamente nel vedere la sua forma massiccia, dalle pareti chiare, le finestre ampie e il rosone sopra la porta d’ingresso.

Il giardino, completamente ricoperto di neve, lasciava solo intendere le sue bellezze, così come l’ampia terrazza di fronte a casa dove, solitamente veniva montato il gazebo.

“E’ un luogo bellissimo in cui crescere” mormorò ammirato Bart, sorridendo a Grace.

“Non è Ingleton Manor, ma ci accontentiamo” ammiccò Grace, avviandosi verso la porta.

Non fece però neppure in tempo a mettere i piedi sul primo gradino in cotto che, la lucida porta rosso carminio, si aprì di botto, mostrando sull’entrata una figura di donna.

Alta, slanciata ed elegante, Magdalen Buchanan Brown accolse figlia e fidanzato con un sorriso entusiastico e, raggiuntili sui gradini, esclamò: “Dovete perdonarmi, ma non ho potuto fare a meno di essere la prima ad accogliervi. Bentornata, cara!”

Maggie – come veniva chiamata da tutti, in famiglia – si affrettò ad abbracciare la figlia, che venne letteralmente stritolata dalla madre, dopodiché si scostò e, allungata una mano, esclamò: “Io sono Magdalen, ma puoi chiamarmi Maggie. Lo fanno tutti, Bart. Posso chiamarti Bart, vero? O preferisci Bartemius? E’ un nome così nobile ed elegante!”

Letteralmente travolto dalla verve di quella donna, che sprizzava energia da tutti i pori, Bart strinse la sua mano protesa e disse: “Va… va benissimo Bart… Maggie.

“Oh, bene!” esalò eccitata la donna, battendo le mani prima di sospingere i due giovani all’interno della villa.

Subito, Bart ne notò l’eleganza e il gusto per il mobilio, così come i colori caldi e le strutture morbide, ad arco.

La prima impressione che ebbe il giovane, fu che non v’erano spigoli, in quell’enorme casa padronale.

La seconda impressione fu che era molto accogliente, così come vissuta.

Non sembrava un museo, ma un posto in cui i bambini avevano corso avanti e indietro per anni, magari facendo anche qualche danno.

Tenendo sia Bart che Grace sottobraccio, Magdalen disse loro: “Papà ci sta aspettando nella veranda chiusa, mentre il nonno è impegnato in città assieme a Edward. Pare che sia successo un mezzo disastro con un progetto ma, a volte, il nonno esagera.”

Rassegnata a sorbirsi la parlantina irrefrenabile della madre, Grace si limitò ad annuire a tutto ciò che la donna le disse.

Si era aspettata un agguato di quel genere fin da quando avevano preso l’aereo, ma aveva preferito non dire nulla a Bart per vedere come si sarebbe comportato.

Sua madre sapeva essere esasperante, quando ci si metteva, ma la amava anche per l’attenzione con cui trattava i figli, e il suo costante interessamento nei loro confronti.

Bart, però, non la deluse e, non solo le sorrise affabile, ma rispose a tutte le sue domande un po’ folli, così come assentì a tutte le sue informazioni ‘di servizio’.

Quando infine raggiunsero la veranda, chiusa da una serie di vetrate e da cui si poteva intravedere la piscina – ora vuota – , un uomo robusto e alto si levò da una poltrona di vimini per accoglierli.

Avvicinandosi al trio, si rivolse subito a Bart, allungando una mano per poi dire: “Ben arrivato, Bart. Spero che il viaggio non sia stato troppo pesante. Grace ci ha vietato di venire e, visto che non volevamo finire l’anno con uno spargimento di sangue…”

“Tutto bene, Mr Brown. E neppure io avrei voluto assistere a una guerra intestina” ironizzò Bart, ammiccando a Grace, che scosse il capo all’indirizzo del padre, il quale sogghignò.

“Chiamami pure Oscar, ragazzo…” poi, rivolgendosi alla figlia, aggiunse: “…ed è del tutto inutile che mi guardi così, ragazzina. Sai bene che sarebbe finita in un bagno di sangue. Sai essere estremamente testarda, quando ti ci metti.”

Un attimo dopo, però, la abbracciò con una certa energia e Grace, sospirando esasperata, lo strinse a sua volta, chiosando: “Se non fossi così, non sarei una Brown.”

“Poco ma sicuro, ragazza!” rise il padre, invitandoli ad accomodarsi.

“Allora, Bart… Grace mi ha detto che sei un nobile. E’ vero, o ci ha presi per i fondelli?” esordì Oscar, accavallando con naturalezza le gambe.

Magdalen, nel frattempo, si accomodò su un divanetto e sorrise gentile al giovane.

“Per quel che vale, sì. Sono un visconte, anche se onestamente è un orpello piuttosto fastidioso, più che un vantaggio sul piano sociale” ammise Bart.

Non si era aspettato tanta familiarità, un ambiente così leggiadro e informale, eppure sapeva bene che, pur quanto Oscar fosse tranquillo e pacifico, lo stava studiando con attenzione.

Dopotutto, stava con la sua ragazza.

Oscar rise, assentendo come se comprendesse benissimo e, battendosi una mano sul ginocchio, esclamò: “Più si hanno titoli e più la gente ti subissa di richieste, vero?”

“Abbastanza.”

“Spero che la mia Grace non ti abbia tormentato troppo, per questa cosa. Sa punzecchiare come non mai, quando ci si mette.”

“Ha punzecchiato nel modo giusto” chiosò Bart, sorridendo alla ragazza, che stava ascoltando il padre con aria accigliata, quasi furiosa.

“Non saremo dei nobili titolati, ragazzo, ma i Brown possono vantare una storia familiare assai lunga… e molto variegata.”

“Tra gli Ingleton c’era un contrabbandiere” intervenne Grace, ghignando furba. “Me lo ha raccontato sua madre. Era anche un bell’uomo, a giudicare dal quadro che gli avevano fatto.”

Oscar fece tanto d’occhi, a quella notizia e, sorridendo divertito, replicò: “Niente a che fare con il nostro pro-prozio pirata, ti pare?”

“Non è detto. Dovremmo sapere a quanto ammonta il maltolto, per sapere chi è stato più bravo” ribatté Grace, allungando gli avambracci sulle cosce, lo sguardo tutto per il padre.

Oscar, allora, ne imitò la postura e soggiunse: “Dimentichi, ragazza, che non è la quantità, che conta, ma la qualità.”

“Oh, lo so. Infatti, gli Ingleton contrabbandavano ottimo whishy scozzese.”

“E il prozio contrabbandava in splendide stoffe provenienti dal Canada. Pura seta olandese!” ritentò Oscar, già pronto a dar battaglia.

Bart li guardò curioso, domandandosi dove volessero andare a parare con quella specie di diatriba ma Magdalen, nel sorridergli, mormorò: “E’ normale, per loro due. Devono sempre primeggiare. Stavolta, poi, Grace vuole primeggiare per te.”

“Per me?” ripeté sorpreso Bart.

Battendogli una mano sul braccio, la donna assentì, asserendo: “I Brown sono gente orgogliosa e tengono molto al buon nome di famiglia… anche dei membri non proprio limpidi, come avrai potuto notare. Grace vuole fargli capire che anche la tua famiglia è degna di lode e ha personaggi bizzarri e curiosi… anche se è inglese.”

Sorridendo, Bart assentì. “Oh, sì, la faccenda della discendenza irlandese. Mio padre me ne ha accennato con gran divertimento, tra l’altro. È ansioso di conoscere Oscar, per la verità.”

Magdalen allora rise, mentre i due contendenti proseguivano nel loro dibattito, e chiosò: “Questa sì che sarebbe una disfida da guardare con interesse!”

“Cos’è che sarebbe interessante?” sbottò Oscar, interrompendo la diatriba con la figlia per guardare curioso la moglie.

“Mr Ingleton sarebbe interessato a conoscerti, caro.”

“Ah! Un nobile inglese interessato a me?!” rise l’uomo, battendosi una mano sul ginocchio. “Dovevate portarlo con voi, ragazzi. Sarebbe stato un Capodanno davvero col botto, a quel punto!”

Grace ammiccò spiacente all’indirizzo di Bart che, però, scosse il capo e rise a sua volta.

La famiglia Brown era davvero sopra le righe, ma gli stava già piacendo.

***

Sistemando la cravatta attorno al collo del marito, che si stava ammirando allo specchio, Magdalen mormorò: “Mi sembra un giovane con la testa sulle spalle. Non è un damerino come temevamo.”

“Tu, forse, lo temevi. Io di certo no! Mia figlia non ci avrebbe mai portato a casa uno sciocco vanesio dalla mano flaccida!” protestò orgoglioso Oscar, sistemandosi la giacca dal taglio impeccabile.

“Vero, verissimo, caro” sorrise affabile Magdalen.

“Va pur detto che è piuttosto silenzioso, e non so se riuscirà a sopravvivere a una serata con noi. Diciamo pure che, se riuscirà a farsi sentire almeno una volta, potrò ritenerlo un partito papabile per la mia ragazza. Diversamente, Grace dovrà scordarselo.”

“Anche se ne è innamorata?”

“Puah. Si può innamorare solo di un uomo degno di lei, altrimenti nisba” borbottò Oscar, passandosi una mano tra i capelli sale e pepe.

“Non sei nel cuore di tua figlia, caro.”

“Ma la conosco. Ed è una Brown. E i Brown non sbagliano mai” sentenziò lui, dandole un bacetto. “Lo dimostra il fatto che io ho sposato te.”

“Oh, sì, certo, questo è un ottimo metro di misura…” ammise la moglie, dandogli una pacca sul sedere scolpito. “… ma voglio rammentarti il tuo prozio Sebastian, che sposò una spogliarellista dopo due sole settimane dall’averla conosciuta. Dopo sei mesi, questa fuggì con il maggiordomo, portandosi dietro un cospicuo capitale in gioielli.”

“Era adottato” brontolò Oscar, avviandosi verso la porta.

Sorridendo sorniona, Magdalen mormorò: “Certo, caro. Certo.”

“Ti stai burlando di me, Maggie?” borbottò l’uomo, fissandola burbero.

Fingendo un’aria angelica, la moglie replicò: “Io, caro? Non mi permetterei mai.”

Oscar la fissò ancora per un istante con aria accigliata ma, alla fine, scoppiò a ridere e decretò: “Quando mamma mi disse di farmi ingannare dalla tua aria tranquilla, non le volli credere. Eppure, ha sempre avuto ragione.”

“Perché mamma Bernadette è sempre stata una donna furba e in gamba” chiosò Magdalen, avviandosi lungo il corridoio assieme al marito.

“Poco ma sicuro” assentì tronfio il marito. “Vedremo cosa dirà stasera, vedendo quello sbarbatello di Bart.”

“Solo perché è educato e cortese, non puoi dargli dello sbarbatello.”

“Se vuole sopravvivere ai Brown, deve tirare fuori gli attributi” le ricordò l’uomo, ghignando.

“Ora, sembri davvero un pirata” sottolineò la moglie, levandosi in punta di piedi per dargli un bacetto. “E io amo i pirati.”

Un luccichio malizioso passò negli occhi verdi di Oscar che, ammiccando, mormorò a Maggie: “Vedremo più tardi, se sarai all’altezza di questo pirata.”

“Quando mai non lo sono stata?” replicò serafica la moglie, allontanandosi dal marito per poi lanciargli un’occhiata di fuoco da sopra la spalla.

Oscar desiderò tornare subito in camera, ma sapeva bene che quella benedetta cena andava affrontata.

La famiglia doveva conoscere l’uomo che Grace aveva portato a casa, con la chiara intenzione di intraprendere una relazione più che seria.

Era la prima volta che lo faceva, perciò avrebbero dovuto dedicare alla cosa tutta l’attenzione possibile.

Dopotutto, si stava parlando della sua Grace.

***

Sorseggiando del buon brandy invecchiato alla perfezione, Edward lanciò un’occhiata divertita all’aria pensierosa di Bart e, serafico, disse: “Io non mi preoccuperei più di tanto. Hai detto che l’ami, no? Salterà fuori l’evidenza dei fatti, e tutti si daranno pace.”

“Ne sei convinto? Io sono quasi sicuro che la tua famiglia mi calpesterà come uno scendiletto. Mi ero aspettato dei personaggi volitivi – Grace mi ha detto che siete piuttosto… competitivi, tra di voi – ma non pensavo fino a questo punto.”

Edward scoppiò in una calda risata, dandogli una pacca sulla spalla e, nell’osservare le trenta e più persone presenti nel salone, tutte impegnate a parlare cacofonicamente, ammise: “Siamo un branco piuttosto caotico, e vogliamo sempre avere l’ultima parola. Temo dovrai abituarti, se hai intenzioni serie con Grace.”

“Togli pure il ‘se’. Ho intenzioni serie con tua sorella, ma non so se sarò in grado di piacere a tutto il vostro… branco. Non sono abituato a una simile … beh, esternazione liberale delle proprie idee” ammise Bart, ancora un po’ frastornato.

Quando la villa aveva cominciato a riempirsi di cugini, zii e parentato vario, Bart aveva iniziato a preoccuparsi.

Certo, rammentava alla perfezione i nomi e i gradi di parentela, ma ora che aveva avuto la possibilità di abbinare nomi a volti, la cosa aveva preso i contorni dell’assurdo.

Sembravano tutti entusiasti e curiosi di conoscerlo, e tutti – proprio tutti – avevano un’opinione sull’intera faccenda, e volevano fargliela conoscere.

Senza sconti.

Davano l’impressione che, per nessuno di loro, vi fosse stata l’occasione di avere un po’ di privacy, al momento opportuno, e ora si stessero prendendo una piccola soddisfazione personale.

Il tutto condito da affetto e confidenza, ma Bart aveva notato come, alcune cugine già maritate, avessero sottolineato la ritrosia di Grace a impegnarsi davvero nei rapporti amorosi.

Gelosia? Semplici lingue velenose?

Non che Grace non gliel’avesse mai detto.

Era stata chiara, su questo punto. Aveva sempre aborrito l’idea di legarsi a qualcuno e, per questo, non aveva mai avuto un fidanzato fisso.

Con lui, invece, si era dichiarata disposta non solo a correre il rischio, ma a battersi per difendere ciò che stava crescendo tra loro.

Quando infine la vide arrivare, bellissima nel suo tubino nero e con una splendida parure di diamanti e smeraldi a completare l’insieme, Bart sorrise sollevato, lasciandosi alle spalle quei tetri pensieri.

Si avviò spontaneamente verso di lei e Grace, in barba alle occhiate curiose di tutti, strinse le mani sulle sue braccia e si sollevò appena per baciarlo sulle labbra.

“Sei splendida” mormorò lui, lasciandola andare.

“E tu sei agitato… oltre che bellissimo” sorrise lei, carezzandogli il bavero del doppio petto che indossava con grazia innata.

Era inutile. Per quanto Bart odiasse il suo titolo, gli usciva da tutti i pori della pelle. Era nato per essere un nobile, non solo nel portamento, ma anche nell’animo.

Non aveva emesso un solo lamento, da quando erano arrivati, nonostante il fuoco incrociato di cugini e parentato più o meno ficcanasante.

Lei aveva parlato in modo molto sbrigativo e lapidario con suo padre Leonard, a York, e aveva avuto a che fare solo con i suoi genitori e il fratello.

Bart, invece, si era ritrovato subissato da una quantità esorbitante di parenti curiosi e pestiferi, eppure non aveva mostrato la minima flessione, il minimo cedimento.

Grace, però, sapeva che era nervoso all’idea di conoscere i nonni, i veri giudici di quella disputa silenziosa.

“Andrai benissimo, vedrai.”

“Mi divoreranno… e tu lo sai. Ma morirò con onore, portando con me il maggior numero di nemici” replicò stoicamente Bart, sorridendole.

Un’improvvisa pacca sulla spalla tolse il fiato al giovane, mentre Oscar Brown si intrometteva tra loro due, esclamando: “Ecco il nostro inglese! Ti sei già presentato a tutti, Bart?”

Cercando di recuperare l’uso della parola – e dei polmoni – il giovane assentì, replicando: “Ho già conosciuto tutti, grazie, Oscar.”

“Bene, ragazzo… allora, lascia che ti presenti i miei genitori” sentenziò l’uomo, volgendo a forza Bart perché lo seguisse.

Rivolgendosi poi alla figlia perché non si accodasse a loro, le domandò: “Perché non vai a prepararmi un vodka martini con tre olive, cara?”

Mettendo il broncio, Grace assentì di malavoglia e lasciò che Bart affrontasse da solo i capofamiglia dei Brown.

La coppia, appena giunta sul fondo del salone, ammirò con un sorriso i suoi parenti riuniti – chi di loro erano riusciti a intervenire – e, quando videro il loro primogenito, si fecero attenti.

Accanto alla figura di Oscar notarono un giovane alto ed elegante, dal portamento naturalmente nobile e lo sguardo attento, intelligente.

Sapevano trattarsi del giovane che Grace aveva condotto lì come suo fidanzato, ma conoscevano ben poco di lui, a parte che era un titolato inglese.

Willard Brown aveva storto il naso, al solo sentir parlare di inglesi e titoli nobiliari, ma sua moglie Bernadette lo aveva redarguito, ricordandogli che non erano più in guerra da anni.

Certo, c’erano stati gli scontri della Bloody Sunday nel ’72, in Irlanda del Nord, ma non si poteva certo imputare la stupidità della corona a quel giovane.

Quando infine la coppia giunse da loro, Oscar batté una mano sulla spalla di Bart e disse: “Papà, mamma, lui è Bart Ingleton. Bart, loro sono Willard e Bernadette, i miei genitori.”

“E’ un vero piacere fare la vostra conoscenza” dichiarò il giovane, stringendo la mano di Willard e facendo un baciamano di prim’ordine a Bernadette, che sorrise.

Il vecchio Brown, a quella vista, bofonchiò una battuta e, rivolgendosi al giovane, gli domandò: “Fai il baciamano a tutte, ragazzo?”

“Solo alle donne più affascinanti, signor Brown” replicò Bart, con naturalezza.

Bernadette sorrise ancora di più e chiosò: “Questo è fascino inglese, mio caro.”

Willard bofonchiò ancora una volta qualcosa di incomprensibile ma la moglie, nel dargli un colpetto sulla pancia, ammise con Bart: “Devi sapere, ragazzo, che ero fidanzata con un ragazzo inglese, all’epoca, ma mio marito fece il tutto e per tutto per avermi. E ora sono qui.”

“Posso solo dire che ha agito per il meglio, e mi duole pensare che quel giovane inglese non abbia avuto la stoffa per tenerla stretta, Mrs Brown” soggiunse Bart, sorridendole cordiale.

Bernadette allora rise, gli batté una mano sul braccio e, con dolcezza, mormorò: “Solo Bernadette, caro. O nonna Bernie.”

Willard storse il naso, a quella concessione, ma la moglie non vi fece caso e, dopo aver preso sottobraccio Bart, si allontanò con lui per raggiungere la nipote.

Rimasti soli, i due Brown si guardarono vicendevolmente e Oscar, ghignando furbo, dichiarò: “Ha capito come prenderla.”

“Bernie adora essere vezzeggiata” brontolò il padre, pur annuendo. “Come diavolo faceva a saperlo? Glielo ha detto Grace?”

“Non credo. Quel che so, è che quel ragazzo ci darà del filo da torcere, anche se non alza la voce come noi” sghignazzò Oscar, allungando una mano quando vide Maggie con il suo martini. “Lo ha dato a te, cara?”

“Me lo ha quasi lanciato addosso, per la precisione” sottolineò la moglie, consegnandoglielo. “Cattivo Oscar, che non le hai permesso di venire qui assieme a Bart.”

“Come vedi, se l’è cavata anche da solo” ironizzò l’uomo, indicando Bernadette al braccio di Bart, e Grace che parlava allegramente con loro.

“Già” assentì Maggie, sorridendo sorniona. “Stai a vedere che ha capito come arginare l’uragano Brown.”

“Non siamo un uragano!” protestò Oscar, aggrottando la fronte.

La moglie lo fissò con autentica ironia e replicò: “Caro, siamo una delle famiglie più caotiche e disturbanti che io abbia mai conosciuto, ammettilo. Metteremmo a disagio un branco di squali, se ci mettessimo dell’impegno, eppure quel ragazzo se ne sta lì, adocchiato da tutti come se fosse un pesciolino pronto per essere divorato, e non fa una piega.”

“Che brutta metafora, Maggie…” borbottò Willard, scuotendo il capo.

“Papà Will, è verissimo. Lasciatelo dire da una che viene da fuori. La prima volta che Oscar mi portò qui, tremavo come una foglia.”

“Siamo davvero così indisponenti?” esalò Oscar, a metà tra il sorpreso e lo sconcertato.

“Siete solo voi stessi e, se ho capito come è fatto Bart, lui è abituato a un ambiente sicuramente più tranquillo” precisò Maggie, osservando il giovane mentre preparava un cocktail per Bernadette. “Oh, bene. La prova del drink. Mamma è spietata.”

Scoppiando a ridere, Oscar chiosò: “Nessuno si immagina che lei lo voglia come James Bond. Agitato, non mescolato.”

“Perché nessuno si immagina che la cara Bernie sia stata nei servizi segreti” ghignò Willard, osservando a sua volta mentre Bart si dava da fare con lo shaker.

Oscar fece per aggiungere altro ma, quando vide Bart lavorare con maestria al cocktail della madre, per terminarlo con una scorzetta di limone, borbottò: “Okay, Grace ha parlato. Per forza.”

Maggie sorrise divertita e, nel dare una pacca sul braccio al marito, chiosò: “Ho idea che il nostro bell’inglese azzittirà tutti, stasera.”

Ciò detto, si allontanò per unirsi alla suocera e ai due fidanzati.

Willard affiancò il figlio, lo squadrò preoccupato e disse: “Non mi va l’idea di avere un rampollo della nobiltà inglese in famiglia.”

“E vuoi dirglielo tu, a Grace, il perché?”

“Non c’è un perché! E’ solo l’idea, che mi urta i nervi” brontolò il vecchio Brown, intrecciando le braccia sul torace.

Oscar ghignò divertito, replicando: “Tua nipote ti divorerà un pezzo alla volta, se ti sentirà dire una cosa del genere.”

Rabbrividendo suo malgrado, Willard brontolò: “Gracie è spietata, quando ci si mette. Ma non potevi crescerla più docile e mansueta?”

“E’ una Brown” sentenziò orgoglioso Oscar.

***

Sorseggiando il buon drink preparato da Bart, Bernadette fissò sorniona la nipote – che resse bene lo sguardo – e domandò: “Quanto ti ha parlato, di noi, la mia cara Gracie?”

“Non siamo scesi nel particolare e, lo devo ammettere, la vostra famiglia mi ha colpito molto” ammise Bart. “A casa mia, siamo in pochi e, soprattutto, siamo molto legati a rigidi schemi comportamentali. Insomma, siamo un po’ noiosi. Stare con Grace, per me, è stato come imparare nuovamente a respirare. E ora, onestamente, non potrei più farne a meno.”

Annuendo compiaciuta, nonna Brown asserì: “Mi hai dato l’idea di un ragazzo educato e per bene, ma ora scopro che non esiti a essere anche umile, o a elencarmi i difetti della tua famiglia. Non pensi che potrebbe essere un tuo discredito, dirmi tutto ciò?”

“Penso che l’onestà venga sempre ripagata. Inoltre, Grace già sa come siamo e, a parte l’aver scoperto che mio fratello è uno scapestrato Casanova, penso che niente l’abbia veramente sconvolta” ammiccò Bart, sorridendo a Grace, che assentì.

“Andrew ti divertirebbe molto, nonna Bernie. E il nonno lo caccerebbe fuori a pedate, sentendosi minacciato nell’onore” chiosò la nipote, facendo ridere la nonna.

“Oh, un giovanotto così intraprendente?” ironizzò Bernadette. “Mi piacerebbe conoscerlo, così come la tua famiglia. Se non hanno impegni, puoi chiamarli perché festeggino con noi il Capodanno, Bart.”

“Telefonerò per sapere che impegni hanno, Bernadette” assentì il giovane.

“Bene, bene…” mormorò la donna, battendogli affettuosamente una mano sul braccio. “… e grazie per il drink. È davvero ottimo.”

“Grazie a lei per avermi fatto capire che ha un debole per James Bond” ironizzò lui, ammiccando.

Sorridendo sorniona, nonna Brown replicò: “Ci vuole un orecchio attento, per cogliere le citazioni di un film all’interno di un discorso.”

“Si dà il caso che ami a mia volta il personaggio” le confidò lui, facendola sorridere compiaciuta.

Quando la governante entrò per informare la signora che la cena era pronta, Bernadette batté un paio di volte le mani, azzittendo tutti e, preso sottobraccio Bart, esclamò: “D’accordo, gente! Tutti a tavola, e il primo che si azzarda a dare fastidio a questo ragazzo, lo butto in mezzo alla neve del giardino, è chiaro?!”

Tutti risero e Bart, venendo praticamente trascinato verso la tavola dall’intraprendente nonna, si sentì dire da Edward, poco distante da lui: “Benvenuto in famiglia!”

Grace sorrise, gli si affiancò e, quando nonna si accomodò al posto di capotavola, fece sedere Bart accanto a sé, sussurrandogli: “Con l’accenno a James Bond, l’hai conquistata. Sai che era una spia della CIA, tra gli anni cinquanta e sessanta?”

“Che cosa?” esalò Bart, fissando sorpreso nonna Brown, che sorrise maliziosa.

Quando Willard si accomodò al fianco della moglie, fissò a sua volta il giovane inglese, sorrise bonario e dichiarò: “Fatti raccontare di quando scovò una spia russa nel bel mezzo di Times Square, ragazzo. Sarà esilarante.”

“Non mancherò” assentì Bart.

“E tu, ragazza, smettila di fare quel sorrisino tronfio. Non ho ancora detto se mi piace o meno” brontolò poi nonno Brown, rivolgendosi alla nipote.

Grace, però, non se la prese e replicò: “Piace alla nonna. Tanto mi basta. Tu hai meno potere di lei.”

“Oh, tu, piccola…” sbottò l’uomo, prima di scoppiare in una grassa risata assieme alla nipote.

Certo, forse Bart avrebbe impiegato ancora un po’ a comprendere tutte le sottigliezze di quella strana famiglia ma, di sicuro, una cosa era certa.

Si stava divertendo un mondo e, quando anche Andrew e i genitori fossero stati lì, ci sarebbe stato da ridere.

 

 

 

 

 

(per chi non conoscesse Henry David Thoreau, scrisse Walden-Vita nei boschi, da cui è tratto un famoso scritto, che vi lascio)

 

“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.”

 

Per quanto riguarda la Bloody Sunday, citata nel testo, mi riferisco ai fatti di sangue avvenuti il 30 gennaio 1972 nella cittadina di Derry, in Irlanda del Nord, dove un reggimento dei Paracadutisti inglesi sparò su una folla di manifestanti, colpendone 26.

Tredici morirono e, anche grazie ai testimoni oculari (tra cui un giornalista italiano) si seppe che i manifestanti erano tutti disarmati. Fu una delle pagine più brutte della storia moderna del Regno Unito.

  
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