Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Zagras94    12/07/2016    2 recensioni
[Crossover][Crossover]C'è chi dice che esistono infiniti universi paralleli... In cui per ciascuno di essi esiste il riflesso vivo di storie narrate nel nostro mondo....
Realtà? Finzione? Mero dogma moderno? Forse. Ma quando, per un motivo apparentemente inspiegabile, Ralph Spaccatutto si ritrova con uno strappo dimensionale in piena regola nel suo videogame, non può non contattare in aiuto i vari esponenti del suo universo: il mondo Disney.
Ed è un bene... specie se il loro mondo pacifico stesse per essere stravolto dalla più cruenta e sanguinaria invasione mai esistita.... e soprattutto se la loro sopravvivenza dipendesse dal più variegato, folle e sorprendente gruppo di eroi che essi abbiano mai visto....
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 3 : RACCONTI DI SANGUE – Parte Due.

 

 

 

ATTENZIONE!

Come ho avvertito precedentemente nella prima parte del capitolo, in questo episodio saranno presenti due scene abbastanza violente che, pur non descritte nel dettaglio, potrebbero costringere il sottoscritto a cambiare il rating della fanfiction. Dato che sono ancora inesperto degli effettivi punti di demarcazione fra i colori, chiedo a tutti voi di leggere e in seguito consigliarmi tramite le recensioni se cambiare o meno il rating da arancione a rosso.

Seconda importante novità: tra una settimana dal rilascio di questo episodio, “The Dark War” si sposterà temporaneamente dalla sezione generica “Disney” a quella più specifica di “Frozen”, dal momento che molti capitoli iniziali saranno ambientati ad Arendelle. Ricordatevi di ciò, qualora vogliate continuare a seguire questa storia. Per il resto, buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Dopo aver sbloccato la serratura con i suoi consueti quattro giri di chiave, Elsa aprì decisa entrambe le ante della porta massiccia del suo studio privato, invitando poi con un pacato cenno Calhoun, Felix e Vanellope a seguirla al suo interno, ansiosa com'era di apprendere finalmente di più riguardo alla nuova minaccia. Per tutto il tragitto dall'ingresso fino alla stanza, ella non aveva fatto altro che domandare al sergente la natura dell'imminente discussione, o perlomeno se avesse potuto anticiparle qualcosa circa la gravità di essa; tuttavia, ad ogni suo tentativo, la soldatessa aveva risposto ai suoi quesiti con un fermo: << Dopo. Dove orecchie troppo grandi non potranno sentirci. >>. Certo, da un lato questo confermava ad Elsa che si trattava di notizie di vitale importanza, ma dall'altro ciò non aveva fatto che aumentare il suo livello di agitazione interiore.

Così, non appena il trio di amici era entrato nella stanza e dopo aver richiuso l'unico ingresso con tutte le mandate consentite dalla serratura d'ottone (credette di contarne sei), la regina si lasciò umanamente crollare sopra la sedia imbottita dello studio, la stessa che aveva sostenuto il suo peso per tutta la notte precedente di ricerca febbrile. Ora, a quanto pareva, le risposte tanto agognate erano venute a bussarle direttamente alla porta.

<< Allora. Qui siamo al sicuro da occhi e orecchie indiscreti. Potete dirmi tutto liberamente. >>. Elsa pronunciò queste parole cercando d'apparire salda nella voce, ma dal tono traspariva tutta la sua spossatezza. Voleva sembrare forte dinanzi ai propri amici, allo stesso modo con cui tentava di tenere alto il morale dei suoi sudditi vestendo la maschera della regina dal polso di ghiaccio. Tuttavia, la maschera stava cominciando a sgretolarsi.

Per una manciata di secondi, nessuno parlò. Poi, nel silenzio della stanza, la voce di Felix proruppe in una cascata di singhiozzi. << Oh, Elsa.... è stato... è stato orribile... >>. Il piccolo aggiustatutto tirò su col naso, cacciando in contemporanea indietro le lacrime per poter parlare. << E' accaduto tutto così... all'improvviso. >>.

<< Non appena ci eravamo resi conto di cosa stesse succedendo, abbiamo cercato tutti di metterci in salvo, fuggendo dal nostro videogioco e rifugiandoci nella Stazione di memoria centrale della sala giochi... ma erano già a decine ad essere arrivati. Di tutti gli abitanti di Belposto, solo un gruppo di dieci persone si è salvato, e con ferite varie. Il resto.... il resto.... >>. Non riuscì a finire la frase, rotto dal pianto violento che non seppe più in grado di controllare e che scese a fiotti, ma il messaggio sottinteso era chiaro: il resto dei suoi amici, la maggior parte delle persone con cui era cresciuto e maturato nel corso della sua vita in pixel, tutto ciò che rappresentava il suo passato era stato letteralmente macellato a colpi di spada. E il ricordo di quel cavaliere oscuro e scheletrico, lordo di sangue e dallo sguardo folle e spietato, che distruggeva lo Specchio in un solo fendente, tornò vivido e violento sotto gli occhi della mente di Elsa.

<< E'... terribile. Orrendo. Io.... >>. La regina annaspava, tentando di trovare le esatte parole per esprimere il proprio turbamento. Poi, un orrido pensiero. << Un momento. Hai detto che vi siete rifugiati nella Stazione, giusto? Ma questo non porterebbe a rischio anche gli altri vostri mondi? Potrebbero passare da lì e raggiungere ogni singolo videogioco! >>.

Elsa pose istintivamente questa domanda a Felix, dato che aveva parlato solo lui finora, ma a raccogliere il compito della risposta fu Calhoun, la quale strinse a sé con dolore suo marito, troppo scosso dai ricordi tremendi, prima di parlare.

<< Gli altri giochi non corrono alcun pericolo, almeno per ora: non appena abbiamo dato l'allarme, i sistemi di sicurezza e protezione della Stazione hanno completamente isolato il mondo di Ralph dal resto della sala giochi. Nemmeno un supervirus potrebbe superare la barriera eretta dal computer centrale. >>. Il sergente disse queste parole con un cipiglio deciso, frutto di anni d'esperienza militare nel calmare soldati durante missioni ad alto rischio. Tuttavia, le seguenti le pronunciò con tutta la gravità possibile per un essere umano, fissando Elsa negli occhi. << Ma.... non sono gli altri giochi ad interessare quegli assassini. Sono i nostri frammenti distopici. Non è stato un raid casuale, una razzia di un gruppo nomade o qualcosa del genere. No. E' stato un attacco, Elsa. Un attacco a lungo premeditato e pianificato da un'organizzazione strutturata. Il mondo di Ralph è stato soltanto l'inizio, il ponte di passaggio, il trampolino di salto per quella che è stata e sarà questa mattanza: un'invasione di conquista. Sono venuti in cerca di qualcosa, Elsa. E saranno disposti a sterminare chiunque si opponga a loro. >>.

Elsa rimase in silenzio per lunghi secondi, pietrificata dal terrore della rivelazione di Calhoun, che fissava con occhi grandi di paura. Dopo, con quel filo di voce che le era rimasta nei polmoni dall'apnea, sussurrò: << Sai questo.... Come? >>.

Il sergente inspirò profondamente, prima di rispondere. << Perchè l'ho visto. >>.

 

 

 

Non aveva mai corso così tanto in vita sua.

Mentre i rami della foresta limitrofa di Belposto seguitavano a graffiargli la faccia con le loro nodose dita, quasi come volessero trattenerlo in quell'incubo, Felix correva a perdifiato senza fermarsi; dove, verso quale meta, non lo sapeva. E nemmeno gli importava, a conti fatti: l'unico suo desiderio era di allontanarsi da quel luogo, quell'orrore che era divenuta la sua casa. Non esistevano più i ricordi felici delle giornate passate a compiere il loro ruolo nel gioco, delle torte mangiate e delle finestre riparate, neppure i più recenti con Ralph erano sopravvissuti: ora, solo memorie da far tremare i polsi erano state marchiate a fuoco nella sua mente, fagocitando gli altri con il loro peso. A cominciare da Ralph, che vide dalla finestra del suo appartamento venire colpito alla testa da quel maledetto damerino, cadere al suolo e sparire nel nulla... “Ralph... Oh, Ralph....”, pensava l'aggiustatutto, sempre correndo, sempre con un mantello di lacrime alle spalle. “Se tu solo fossi stato presente... Se tu solo fossi stato ancora viv-”.

I suoi pensieri, così come la sua corsa, vennero bruscamente fermati da un sibilo nell'aria e da un'esplosione di dolore alle gambe, la quale fece catapultare il povero ometto in uno spiazzo libero dal sottobosco con un urlo. Rialzandosi a sedere con fatica, guardò i polpacci, ed impallidì: due coltelli da lancio, fini e perfettamente bilanciati, erano saldamente conficcati nelle sue carni, impedendogli di muoversi da quanto male gli procuravano.

Poi alzò lo sguardo. E lo vide.

Facendosi strada con calma tra le felci e i rami bassi, avvistabile già in lontananza per il bagliore vermiglio dei suoi occhi, emerse uno dei cavalieri-scheletro. Felix iniziò a fremere incontrollabilmente in tutto il corpo, osservando con ansia il sanguinario guerriero che, lentamente, tagliava la vegetazione colla sua spada dalla lama larga per raggiungerlo, conscio che la sua preda non sarebbe potuta scappare. E anche lui era perfettamente consapevole di ciò.

Una volta entrato nello spiazzo, si fermò ad osservare l'aggiustatutto con una posa divertita, lasciando l'arma cosparsa di sangue secco a ciondolare pigramente lungo la gamba e posando la mano sinistra libera sul suo fianco. Forse era colpa della maschera metallica a forma di teschio, ma pareva mostrare un ghigno colmo di sadismo.

<< Na'grat, gu rumén? Nigaravisil' durkùr, zaràh?* >>disse dapprima il predatore, in una lingua cupa e dura, ma che traspariva una nota di ilarità. Poi, in seguito al silenzio di Felix, sbuffò e disse più seccamente: << Devo proprio esprimermi in questa vostra stupida lingua? Tanto siete un mucchio di esseri inutili ed insignificanti... >>.

Iniziò ad avvicinarsi, con passi lenti e rilassati. Felix tentò in preda al panico di saltare sulle sue gambe e di ricominciare a fuggire il più lontano possibile, con ancor più lena di poco prima, ma la scossa di sofferenza che partì dai suoi polpacci lo fece ripiombare pesantemente al suolo con un gemito. Da lì, steso sulla sua schiena, vide il suo inseguitore inginocchiarsi a terra, chinandosi poi fino a che il suo volto non si fosse trovato in parallelo sopra il proprio, ad una distanza così ravvicinata che Felix potè vedere ogni dettaglio degli occhi dietro la maschera; i quali sarebbero potuti benissimo appartenere ad un comune essere umano, se non fosse stato per il luminescente colore rosso emanato dalle iridi e dalla crudeltà inumana che trasmettevano.

<< Sai, non sembri un granchè... così piccolo.... così gracile.... >> e premette un dito sull'elsa di uno dei coltelli che spuntava dalla carne ormai vermiglia dell'aggiustatutto, strappandogli un urlo agghiacciante. << Eppure, corri come una lepre. Beh, correvi, ovviamente. >>, disse sghignazzando. Poi, alzò in un arco dietro a sé la mano sinistra. Che iniziò a circondarsi di un nebuloso bagliore purpureo d'energia.

Felix sentì il proprio cuore perdere dei battiti. Era lei, quella strana e terrificante tecnica che avevano utilizzato quei mostri durante l'attacco: quando non si limitavano a squartare, mutilare e decapitare colle lame, afferravano le vittime con quelle mani precedentemente caricate di quell'energia, penetrando magicamente nel loro petto come fantasmi; poi, un lampo rosso, la mano usciva reggendo una cosa nera e bianca.... e dei precedenti amici vivi restavano dei corpi essicati come mummie, paralizzati in una smorfia di disperazione.

<< Tanto tempo fa, sentivo rimorso quando lo facevo.... >>. Il cavaliere guardava la propria mano stregata, con uno sguardo d'ammirazione. << Mi sentivo male... pensavo che una sola di esse sarebbe bastata per tutta la mia vita... >>. Tornò ad osservare Felix dritto negli occhi, gioioso e feroce. << Ora, invece, mi accorgo che non mi bastano mai. E credimi, è una delizia! >>.

Sempre tenendo il contatto visivo con la sua preda, il guerriero portò all'apice la mano, pronto a colpire.

<< Balàtusk**, piccolo uomo!! >>. E calò il braccio su di lui.

Afferrando il terreno vuoto.

<< Ma cosa...? >>.

Sentì uno scatto alle sue spalle, come un rumoroso fruscio, e si voltò: reggendo un Felix traumatizzato fra le braccia, una bambina dai capelli neri e i vestiti verde menta lo osservava con rabbia ed odio, dopo essersi materializzata dal nulla.

<< Lascia stare Felix, brutto mostro crudele!! >> gli urlò addosso Vanellope.

Mandando dagli occhi bagliori ancora più rubicondi, il cavaliere si alzò e si diresse spedito verso il duo, con un'espressione furente nello sguardo. << D'accordo, insetto! Prima ammazzo te allora! >>. E brandì in alto la larga spada....

. Che non potè abbattersi sui due amici: dietro il guerriero partì un forte rumore esplosivo, seguito da un impatto violento sulla spalla del braccio armato, che fece ruggire il proprietario di furia e dolore e bloccandone l'intento omicida.

Alle sue spalle, salda sulle sue gambe e in posizione di tiro, Calhoun puntava la canna ancora fumante del suo fucile d'assalto, con un volto di pietra e fiero come una leonessa. << Non. Azzardarti. A toccare. I miei. Amici. >>.

Il cavaliere si voltò, tornando perfettamente eretto e dedicando ora al sergente tutta la sua attenzione. Nei suoi occhi, un turbine di folle eccitazione e rabbia. << Un vero guerriero, dunque! Bene! >>. Detto questo, si scagliò su di lei.

Calhoun settò velocemente il suo fucile dalla modalità semiautomatica a quella a raffica e, mirando sicura contro il petto dello spaventoso avversario in avvicinamento, aprì il fuoco.

Quella meravigliosa arma era un gioiello dell'industria bellica: capace di sparare proiettili di titanio da 150 millimetri in una cadenza di 70 colpi al minuto, realizzato con la migliore fusione fra fibra di carbonio e resina artificiale e perfetto in balistica, resistenza e praticità, quell'affare era stato in grado di forare le corazze dell'esoscheletro di uno Scarafoide come se fossero state ricotta fresca, durante le sue missioni in “Hero's Duty”.

Perciò, fu soltanto naturale lo stupore di Calhoun, quando dopo aver svuotato un intero caricatore si accorse che il proprio nemico ne era uscito completamente incolume. E ne vide il motivo.

Dinanzi al cavaliere, proiettata dal palmo della mano sinistra, si estendeva un'ampia massa rotonda di materia oscura: dalle tinte nere e porpora, tale vorticosa energia plasmata aveva funto da scudo, riuscendo a parare ogni proiettile sparato dalla soldatessa, come testimoniavano gli svariati bossoli metallici sparsi tutt'attorno. E prima ancora che lei potesse ricaricare il fucile e tentare di oltrepassare la guardia di quella barriera, il guerriero scheletrico fece un agile balzo in avanti, portandosi a mezzo metro da Calhoun e piantando la propria spada nell'arma da fuoco con un veloce e potente fendente ascensionale. Danneggiando gravemente il suo nucleo elettrico.

Il lampo di scintille e di scosse ambariche che ne seguirono furono tanto abbaglianti da costringere Vanellope a schermarsi gli occhi, mentre assisteva allo scontro sulla cima di un albero, ove aveva messo al sicuro Felix: quando potè finalmente aprire le palpebre, vide i due combattenti raggomitolati a terra per l'elettroshock, e un ammasso mezzo fuso e fumante poco distante da loro, ovvero ciò che restava della lama e del fucile.

Rimessisi entrambi di nuovo in piedi, Vanellope potè constatare come il loro avversario fosse uscito dall'incidente decisamente meglio di Calhoun: se la ragazza faticava a stare sulle gambe e aveva un'espressione stordita in faccia, il cavaliere era invece nuovamente sveglio ed attivo, seppur emanante fumo da tutto il corpo. Guardò la sua vecchia arma, oramai inutilizzabile, e fissò il sergente con odio.

<< E va bene... Alla maniera di una volta! >>. Detto questo, fece due passi e, dopo aver fatto schioccare le nocche, sferrò un poderoso gancio destro direttamente sulla mascella della sua avversaria. Calhoun, nonostante lo stordimento, potè distintamente sentire le ossa della sua mandibola incrinarsi per il colpo violentissimo: aveva fatto risse, a volte in gioventù, e le era anche capitato di dover ficcare del sale in zucca alle sue unità sotto forma di pugni, battendosi con quei gorilla dei marines. Ma, giurò a se stessa, nessuno era mai riuscito a quasi romperle un osso con un singolo colpo, fino a quel momento. Non riusciva a metabolizzare il fatto: quel guerriero era sì ben piazzato e muscoloso, ma possedeva una corporatura normale e del tutto simile alla sua. Non era fisicamente possibile che potesse possedere una tale forza...

Dovette ricredersi, dato che il cavaliere l'afferrò subito per i capelli e le mollò tre affondi devastanti all'addome. Il primo la fece strabuzzare. Il secondo le fece buttare tutta l'aria dai polmoni. Il terzo, rabbioso colpo la fece piegare sulle ginocchia e vomitare tutto quel che aveva mangiato a colazione e pranzo.

<< Alzati, verme!! >> le urlò ferocemente l'altro, “invitandola” a seguire l'ordine con un deciso calcio in volto, il quale la fece volare di un metro più avanti, atterrando di peso sul dorso e respirando a fatica per il sangue che cominciava a colarle dal punto d'impatto.

Il cavaliere si avvicinò furibondo. Calhoun poteva sentire da lì il suo respiro forte d'ira e disprezzo. << Il Padre aveva ragione su di voi. >>. Il guerriero ora troneggiava sul corpo esausto del sergente, stringendo i pugni nei guanti metallici. << Siete solo una marmaglia di senza-palle, smidollati e deboli... Non valete nemmeno lo spreco del filo d'una lama.... >>. Mentre diceva ciò, si chinò e serrò la mano destra attorno al collo di lei, sollevandola poi come se fosse stata un sassolino, fino alla sua altezza. Calhoun lottava per cercare ossigeno: quel... mostro aveva una presa salda d'acciaio, nonostante avesse appena ricevuto un proiettile direttamente sulla spalla e in seguito una forte scossa elettrica!

<< Valete però senz'altro un lauto pasto... >> sussurrò dolcemente il cavaliere.... caricando intanto di nuovo la mano sinistra dell'orrido potere mortale.

Vanellope, comprendendo cosa stesse per accadere e desiderosa d'aiutare, si gettò in un salto-glitch contro il nemico, nel tentativo di sbilanciarlo e fargli mollare l'amica, ma aveva sottovalutato il cavaliere: non appena si materializzò a mezz'aria verso di lui, egli si girò e le rifilò una rapida e precisa gomitata sul petto, spedendola contro il tronco di un albero. La fissò, rise e pronunciò le parole: << Non avere fretta, nana. Dopo verrò anche per te. Ma per ora consumo questa - >>.

In verità, non andò come aveva previsto Vanellope; ma nondimeno, fu proprio il suo intervento a cambiare le cose.

Approfittando della momentanea distrazione del suo strangolatore, infatti, conscia di non potersi liberare colla forza, Calhoun aprì rapidamente una delle tasche presenti intorno al suo cinturone da soldato ed prese ciò che sapeva esserci all'interno: una granata Semtex, un piccolo ordigno esplosivo che poteva essere attaccato come una gomma. E così fece: come il cavaliere tornò a guardarla mentre parlava, lei gli appiccicò la bomba dritto sul volto, premendo al centro per azionare il timer. Per la sorpresa, quello lasciò andare la soldatessa e si portò entrambe le mani alla faccia per cercare di staccare quel congegno, il quale aveva cominciato a emettere dei sempre più rapidi “bip”.

Calhoun, mentre il cavaliere imprecava nella sua lingua e si dimenava sul posto, si gettò immediatamente sopra Vanellope, facendole da scudo col proprio corpo e urlandole: << GIU'!!! >>. Chiuse gli occhi, in attesa.

Infine, dopo l'ultima, squillante frequenza di “bip”, la Semtex detonò.

Nessuno vide coi propri occhi l'effettiva esplosione, dato che li tenevano serrati per proteggerli da schegge o shock luminosi; tuttavia, sentirono l'assordante tuono che razziava l'integrità dei loro padiglioni auricolari e che le rese sorde per un certo periodo di tempo. Poi, quando riacquistarono l'udito e sentirono pressochè solo quiete attorno, li riaprirono e studiarono il risultato.

Dove prima c'era il cavaliere-scheletro, ora non vi era altro che la parte inferiore del suo corpo, squarciata e mezza bruciata, mentre tutto il resto di quel che componeva il guerriero si trovava sparso qua e là per lo spiazzo, a volte sotto forma di pezzi riconoscibili e a volte ridotto a dei grumi di carne e metallo devastati dalla deflagrazione; il tutto incorniciato da una marea di sangue che aveva tinto praticamente ogni cosa. Compreso il dorso della corazza di Calhoun.

Uno spettacolo macabro, sicuramente. Ma se non altro, quello spietato assassino ora era decisamente morto.

Vanellope, cercando di non badare a quella vista sgradevole (ancora un organo identificato e avrebbe rimesso pure l'anima), si teletrasportò veloce sull'albero e trasportò giù Felix. Il piccoletto continuava a gemere, molto di più ora che veniva necessariamente spostato. Esaminandolo rapidamente, sia lei che Calhoun furono subito d'accordo su una cosa: le ferite alle gambe del loro caro amico andavano medicate presto, o si sarebbero gravemente infettate. Senza considerare poi il pericolo di cancrena e la già abbondante perdita sanguigna, cosa che poteva sfociare in un'emorragia. Quei pugnali erano stati lanciati con assoluta maestria.

<< Presto, Cal, dobbiamo curarlo subito! Aiutami a portarlo via, tu potrai maneggiarlo sicuramente meglio di me... >> cominciò a dire spaventata la piccola, smorzando le parole quando vide l'altra donna fissare concentrata il folto della foresta. << Cal, che c'è ora? >>.

Sempre con lo sguardo irremovibile dalla vegetazione, il sergente le disse frasi semplici, ma vitali: << Vanellope, torna all'elicottero con Felix. All'interno dell'abitacolo troverai un sistema computerizzato di assistenza medica: azionalo e seleziona “Rimozione oggetti estranei e medicamento”. Posiziona le sue gambe sotto lo scanner che si aprirà in seguito: il resto lo farà il computer. Se non torno entro due ore, immetti il pilota automatico e ritorna alla Stazione. Io devo andare a fare una cosa. >>. Dopo aver detto queste così dirette parole, ella si alzò e si diresse a passi decisi verso la foresta, nel punto da cui stava scappando il suo amato.

La bambina guardava stranita la propria amica, nonostante stesse eseguendo quanto richiestole e tenesse sulle spalle l'aggiustatutto. << Ok... Ma dove stai andando? >>, chiese ansiosa, prima di incamminarsi in destinazione del veivolo.

Calhoun si voltò a farle un sorrisino furbo. << A raccogliere informazioni. Ricordi che la mia tuta può entrare in modalità Mimetica, no? >>.

 

 

 

<< Allora? E' tutto pronto? >>.

L'alto uomo dalle vesti nere a capo dell'attacco sedeva composto ed elegante sopra un ceppo sul limitare della foresta, in una posa dalle gambe accavallate che sarebbe potuta apparire aggraziata, se le tracce di spruzzi di sangue non avessero macchiato la sua tenuta di pelle e i suoi stivali in maniera tale che sembrasse appena tornato da un'allegra gita in un mattatoio. Col suo cilindro ben piazzato sulla testa e il finissimo bastone da passeggio su cui appoggiava aristocraticamente entrambe le mani, non si sarebbe mai potuto dire che lui fosse il macellaio responsabile di aver serenamente ordinato l'esecuzione di tanti piccoli maialini; tuttavia, la colossale balestra che teneva a terra, con la quale aveva commesso il suo “primo sangue”, fungeva da perfetto memento della sua vera natura.

<< Quasi pronto, Lord Chester. Gli ultimi colpi di vanga e il sistema sarà operativo. >> gli rispose un cavaliere scheletrico, levandosi ritto da una fossa di media profondità in cui stavano scavando alacramente altri due suoi simili. Nonostante stessero lavorando con semplici mezzi agricoli, la struttura disegnava un cerchio perfetto, dai bordi ben definiti e compatti, di un diametro di circa tre metri: ad intervalli regolari, dalla circonferenza esterna della piccola trincea dipartivano sei canaletti, i quali sfociavano in altrettante sei buche rotonde, tutte uguali fra loro e con un simbolo di un occhio aperto inciso al loro centro. L'unico elemento non parallelo del progetto era un singolo canale, originante dal cerchio interno di terra lasciato dallo scavo, che si collegava alla fossa come il condotto di un ricettacolo...

<< Molto bene. Non possiamo far attendere troppo il caro Babbo, no? E poi, abbiamo ancora un ultimo dovere da compiere.... >> disse mellifluo Chester, provocando le risate crudeli dei suoi sottoposti, mentre calava lo sguardo e la mano ad accarezzare ciò che custodiva sul suo fianco destro: l'unico belpostiano rimasto sul posto, il vecchio Gene, ossia l'uomo che aveva scommesso con Ralph in passato per far sì che dimostrasse di poter essere qualcos'altro che il cattivo del videogioco; ora, legato e tremante, lo scorbutico ometto fissava ora la fossa, ora il suo aguzzino con occhi disperati.

<< V-Vi prego.... Lasciatemi an-andare.... Io... Io non voglio.... >>. Le parole gli morirono in gola, soffocate dal terrore dato dalla consapevolezza di cosa lo attendesse. Chester sospirò in modo enfatico, scuotendo delicatamente la testa; poi prese Gene per il fascio di corde che lo serravano, lo sollevò e con una breve camminata lo portò con sé al centro della fossa, dove i soldati stavano finendo gli ultimi ritocchi.

Con fare teatrale, indicò al suo prigioniero il lavoro eccellente di scavo, orgoglioso in volto. << Ma come, caro amico? Ma non vedi quanto sei importante per noi? Guarda quanto abbiamo fatto e realizzato per te, solo e unicamente per te! Tu sei la star, il protagonista dell'ultimo atto di un'opera magistrale! Come potresti non volere tanta gloria? >>. La gioia genuina e sincera nelle sue pupille era così.... anormale.... distorta....

Gene iniziò a singhiozzare e piangere, senza speranza. << Ma.... Ma a me non serve tutto que-questo! Non... Non.... Soltanto, non voglio.... >>. Mentre parlava interrotto dai singulti, i cavalieri avevano già terminato la costruzione ed erano usciti per mettersi poco distanti da lì, per godersi lo spettacolo incombente.

Con un sorriso serafico, Chester levò il suo grosso globo rosso dal supporto della cintura e lo pose perfettamente sopra l'inizio del canaletto centrale. Poi, volse lo sguardo verso di lui e mormorò dolcemente al suo orecchio: << Morire? Oh, andiamo, amico mio.... Tutti noi siamo destinati a morire, prima o poi. >>. Con l'altra mano, estrasse rapido un coltellaccio da sotto il soprabito nero.

<< Chi tardi.... >>.

Gene emise un solo, lungo, straziante lamento.

<< …. e chi prima. >>. E, con un'unica passata, gli sgozzò la gola.

Nel silenzio pesante che seguì quel gesto, solo lo scrosciare violento del getto di sangue sul globo orchestrò quella sinfonia omicida. Nè i cavalieri più in là, col fiato sospeso, né Gene, oramai morente, osarono proferir parola alcuna. Solo la mano dello scannatore parlò, dopo qualche istante.

<< Mmmm..... Che odore è quello? >>. Il sangue, sgorgando copioso dal canaletto, iniziò a fluire per tutta la fossa. << Ah..... Il dolce sangue.... Oh, è come musica per me.... >>. Il liquido rosso aveva ormai riempito metà tracciato. << Così intenso.... Così inebriante..... >>. Il sangue aveva quasi raggiunto le buche incise. << …. Da far ammalare. >>. Le buche erano ricolme.

Il globo rosso dell'assassino risplendette all'improvviso di una luce scarlatta intensissima, accompagnata da un ronzio stridente ed acuto; nel giro di un minuto, la macabra energia dell'artefatto si propagò attraverso tutto il sangue di Gene, animando di propria volontà il fluido corporeo. Dalle sei buche simmetriche attorno al cerchio, il sangue iniziò a salire ed articolarsi in cinque colonne dalla forma umanoide, prive di caratteristiche nette ma dai contorni ben accennati, che si elevarono tremende nel vorticare della loro materia. Dei sei piedistalli, uno era rimasto inerte, mentre ora, intorno all'uomo in nero, stavano cinque figure sanguigne.

 

Theme dedicata ai Darkwraith (per atmosfera): https://www.youtube.com/watch?v=ux0Qnn2XEgM

 

<< Sei in ritardo, Chester. >>. A pronunciare queste prime, dure parole fu la sagoma in cima al cerchio: mostrava le vaghe fattezze di un uomo alto e largo di spalle, che pareva indossare una spessa corazza dagli ampi spallacci con delle stole pendenti dal torace, mentre il volto, su cui lampeggiavano due spettrali occhi vermigli, era incorniciato da una folta barba riccioluta e da capelli altrettanto ricci; un grosso spadone stava saldamente legato sulla sua schiena.

<< “Chester il Magnifico”, prego. E domando perdono, Padre, ma ho avuto parecchio da fare, qui! Sapeste quanta arte abbiamo perpetrato oggi... >> rispose divertito l'altro, voltandosi verso la figura e spalancando le braccia, come a volerlo abbracciare.

<< Basta con queste idiozie, damerino! Piuttosto.... hai fatto una buona caccia con quei maialini? Hai versato il loro sangue a fiotti? >>. A parlare, stavolta, fu la figura in basso a destra rispetto a Chester: una donna di media altezza, sinuosa, dotata di curve sublimi ben messe in mostra da una vestito di pelle dura e di una voce melodiosa e apparentemente dolce. Ma gli occhi brillavano di una sete omicida.

<< Ma certamente, mia cara. E non angustiarti per non avermi potuto accompagnare, tanto presto ci sarà carne da tagliare per tutti! Ahahahahah!!! >> disse euforico Chester, accompagnato dalla risata acuta e complice della donna.

<< A questo proposito, Chester: come procedono i lavori per i portali? Saranno pronti in tempo per il passaggio delle truppe? >>. Fu il turno di una voce roca e sommessa, come il rumore della carta vetrata, ad esprimere la sua presenza da parte della figura in basso a sinistra: un uomo abbastanza alto, indossante quella che sembrava un'armatura completa, con un piccolo scudo sul braccio sinistro ed una spada alla cintola, Tuttavia, il sangue che componeva la sua forma doveva avere qualche problema, dal momento che tutto il corpo presentava delle punte acuminate e fitte, come delle spine di rovi...

Chester si voltò a guardare il suo interlocutore con lo stesso sguardo paziente che si riserva ai bambini, quando non capiscono qualcosa di apparentemente ovvio e banale. << Sì, nessun intoppo, cavaliere mio... Proprio mentre stiamo parlando, le nostre truppe stanno costruendo tutto il necessario per aprire un ponte per ciascuno di questi mondi. Presto, potremo dare l'ordine e l'invasione inizierà. >>. Il sorriso del balestriere era più radioso che mai. << Ah, finalmente.... Un sacco di prede da cacciare.... >>.

<< YYYYAAAAAAAUUUUUUU!!!!! Sì!! Finalmente entreremo in azione, ah ah! Ah! Oh, non è così emozionante, ragazzi??? >>, disse saltellando e sghignazzando follemente la figura affianco al cavaliere di prima, facendo impazzire il sangue che lo formava: appariva come un essere umano maschile, vestito di abiti leggeri e ampi, probabilmente di seta lavorata, ma con diverse stranezze; difatti, sopra una gonna aperta il ventre e parte del petto erano nudi, mentre il capo era nascosto ed avvolto nel più alto e grande turbante che si potesse immaginare, tanto che si faceva fatica a comprendere dove iniziasse la testa e dove il bizzarro copricapo di quell'individuo caotico. Il fatto che agitasse a destra e a manca una frusta non ne diminuiva l'anormalità, anzi.

<< Calma, compagno. Non lasciare che la tua manìa ti offuschi la mente dai tuoi obiettivi. >> gli consigliò pacatamente il cavaliere, in un tono più cordiale di quello riservato a Chester; come era iniziato, il balletto dell'altro si fermò e il ballerino si calmò. << Oh.... Già.... Ehm, grazie, amico! >> disse riconoscente il folle.

L'evocatore centrale osservò tutto il siparietto con distaccata indifferenza. << Sì sì, è tutto molto bello e molto romantico, ma vorrei ricordare a voi tutti che, indipendentemente dai nostri scopi personali, il Serpente Oscuro ci ha dato una missione, che OGNUNO è tenuto a rispettare.... >>. Il tono di Chester, a pronunciare tali parole, divenne inaspettatamente algido, facendo ammutolire i due compagni.

<< Sia come sia, Lord Chester, noi abbiamo il sacro diritto e dovere di poter portare a compimento i nostri ideali. Ordini o no. >>. Fu l'ultima figura, quella che stava di fianco al Padre, a rispondere senza paura al balestriere: un essere umano alto, forte, saldo nella corporatura ed eretto in tutta la sua fierezza, che indossava un'armatura con veste che pareva, addirittura attraverso il rosso del sangue, irradiare una luce dorata. Appoggiato sulla sua spalla destra, di fianco ad un elmo a punta, reggeva un gigantesco martello dall'aria incredibilmente pesante, dalla cima scolpita e dal manico lungo, mentre sul braccio sinistro teneva uno scudo triangolare finemente dipinto.

Chester lo guardò con evidente, sardonico disprezzo. << Sempre virtuoso e onorevole come al solito, vedo. Nonostante tu sia in mezzo ai più famigerati criminali di tutta Lordran.... Vero, Campione della Via Bianca? >>.

<< Io - >>.

Prima che la figura di sangue potesse rispondere, quello denominato come il Padre interruppe il battibecco: << BASTA!!! Non mi sono collegato a questa visione soltanto per sprecare il mio tempo a sentirvi bisticciare come due zitelle di città! >>. A quell'esplosione di rabbia, ognuno dei presenti chinò la testa, senza neppur osare di controbattere. Nessuno metteva in dubbio il Padre, nessuno. << Kaathe ci ha dato un ordine. E quell'ordine è di conquistare questo universo e trarne più risorse possibili dalla sua corruzione. Noi eseguiremo il suo volere, fine delle discussioni, saluti, addio, ciao! Ci sono domande? >>. In seguito al silenzio degli altri, il Padre continuò: << Noi tutti siamo capitati qui per una ragione: chi per vendetta, chi per sport, chi per proteggere qualcuno e chi per un ideale supremo. Ma ciascuno di noi è quello che è: un membro della nostra “famiglia”. Uno Spettro Oscuro. Un Darkwraith. Perciò andremo avanti uniti, qualunque cosa accada! Chiaro? >>.

Dopo un << Sì! >> unisono e forte, il Padre si rivolse ai compagni: << Preparate le vostre unità all'attacco, e contattate i nostri alleati. Quando azioneremo i portali, entrando in quei piccoli e deboli regni.... tutto sarà reclamato dall'Abisso. >>.

Poi levò la mano sul petto, all'altezza del cuore, e, fatto un leggero inchino, pronunciò una lapidaria frase di saluto.

<< Che l'oscurità illumini il nostro cammino. >>.

<< CHE L'OSCURITA' ILLUMINI IL NOSTRO CAMMINO. >> ripeterono insieme gli altri cinque, eseguendo lo stesso gesto del loro capo.

Infine, tremolando appena, ognuna delle forme di sangue si afflosciò e perse luminescenza, tornando ad essere una pozza immobile e quieta, non più all'interno del morto Gene e rapidamente assorbita dalla terra, non sazia dell'abbondante rossa semina di quel giorno funesto.

 

 

Poco lontano, correndo invisibile tra i rami grazie alla modalità Mimetica della sua corazza, Calhoun s'affrettava al suo elicottero.

Doveva avvertire tutti del pericolo, e subito!

 

 

* Traduzione: "Dove vai, piccola preda? Stavi scappando da qualche parte, forse?" ** "Addio"

 

 

 

Sigla ending (consigliate le cuffiette per epicità):

 

https://www.youtube.com/watch?v=5N7J802QzP4




Chester il Magnifico.

   
 
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